giovedì 5 maggio 2022

Uranio impoverito: il processo

Stamattina al Tribunale ordinario di via Gambara 40 a Brescia si discuterà del caso del maresciallo dell’Aeronautica Militare Giovanni Luca Lepore, vittima nel 2005 secondo i familiari dell’uranio impoverito, materiale bellico di enorme pericolosità, che secondo molti osservatori sarebbe largamente impiegato anche dai proiettili sparati nella guerra che sta insanguinando l’Ucraina.
A sostegno dei familiari dell’ufficiale deceduto quasi 17 anni fa, dalle ore 9.30 alle 12.30 l’Associazione nazionale vittime uranio impoverito manifesterà con un presidio pacifista davanti al Tribunale in concomitanza con l’udienza.
“La Nato e gli Stati Uniti - scrive l’Anvui in una nota - hanno guidato le principali operazioni militari degli ultimi decenni, con il benestare della maggior parte della comunità internazionale. A tutte queste guerre ha partecipato in modo determinante e attivo anche l'Italia, senza alcuna opposizione, anzi con il mandato, di governi e parlamento. A questo si aggiunge tristemente il conflitto in Ucraina, fortemente voluto e alimentato da ogni paese occidentale pronto a mandare ulteriori soldati a morire alla prima occasione utile a giustificare l’intervento Nato”.
Secondo i promotori della mobilitazione – alla quale hanno aderito anche il cartello antimilitarista bresciano “Donne e uomini contro la guerra” - “negli scorsi conflitti e in quelli ancora in corso, oltre alle vittime morte cruentemente vi sono altre vittime… si tratta delle innumerevoli persone che a distanza di tempo hanno subito gli effetti deleteri per aver avuto contatti o essere state vicine all'uranio impoverito. Le vittime sono principalmente le popolazioni dei territori in cui vi son stati bombardamenti con l'uranio impoverito: ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e altri teatri di guerra”.
“Oltre ai sacrificati civili delle zone di guerra - sottolineano - vi sono quelli che abitano vicino ai poligoni militari in Sardegna dove sono stoccati e montati gli ordigni all'uranio. Da ultimi, ma non per importanza, vanno ricordati i militari che, inconsapevoli del rischio, hanno dovuto maneggiare e utilizzare l'uranio impoverito e i relativi congegni”.
“Il pericolo del coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in corso tra Ucraina e Russia è concreto e aggraverebbe solo la situazione” concludono.

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