domenica 27 febbraio 2022

Salviamo gli alberi: un dialogo fra nonno e nipote raccolto per le strade di Calcinato (parte 5)

Giosuè è a casa del nonno, dopo la pandemia.

Giosuè - Nonnooo ! Stai dormendo? 
Nonno - No, Giosuè non sto dormendo. Non capisco nonno, sono arrivate più di mille piante, le hanno già piantate e non mi hai detto nulla. 
Giosuè - Era la notizia che aspettavamo, non sei contento? 
Nonno - Mah, sono state donate al nostro Comune da una azienda che aveva inquinato più del dovuto, una riduzione e compensazione del CO2 emesso dalle attività produttive. 
Giosuè - Allora si sono pentiti. 
Nonno - Non sono convinto, non abbiamo elementi per affermare che ora stiano operando nel rispetto dell'ambiente. 
Giosuè - E della foresta che nascerà a Calcinato cosa mi dici? 
Nonno - Foresta è una parola grossa, un bosco, anzi una boschina. Un angolo di verde in un territorio in cui gli alberi che cadono o muoiono, da anni non vengono ripiantati, dove gli arbusti e le siepi che ornano le vie e proteggono i pedoni sui marciapiedi, si seccano perché gli impianti di irrigazione non funzionano e non vengono riparati. In via Brescia, salvo brevissimi tratti, sono rimasti solo i tubetti neri dell'impianto di irrigazione. Altre vie stanno subendo la stessa sorte. Caro Giosuè, dobbiamo trovare il modo per invertire questa indifferenza distruttiva o tu e i tuoi amici in futuro potrete ammirare i colori intensi della primavera e le sfumature tenui e variegate dell'autunno solo sulle fotografie del tempo.
Giosuè - Ho cominciato a leggere il libro che mi hai regalato; il mondo vegetale è incredibile, si riproduce, comunica e vive intorno a noi e respira e purifica l'aria che noi respiriamo. 
Nonno - Già. E noi esseri intelligenti non l'abbiamo ancora capito, cercate di farlo voi prima che sia troppo tardi.
Giosuè - Nonno, quando riprendiamo a contare gli alberi caduti? 
Nonno - Tra qualche giorno, quando i germogli spunteranno sui rami degli alberi avremo la certezza della loro vitalità.

sabato 26 febbraio 2022


 ADERISCONO
Cgil, Cisl, Uil, Anpi Brescia, Fiamme Verdi, Restiamo umani, Chiesa Evangelica Valdese di Brescia, Emergency – gruppo di Brescia, Pax Christi di Brescia, Associazione Marco Cavallo Forum Salute Mentale Brescia, ADL Zavidovici, Associazione di Amicizia Italia-Palestina, Coordinamento socie e soci di Banca Etica Brescia, Associazione Cultura Libera, Acli Provinciale Brescia, Consulta per la Pace di Gussago, Anpi Borgosatollo, Agesci zona di Brescia, Coordinamento Enti locali per la pace e la cooperazione internazionale, Articolo uno Brescia, Fiab Federazione Italiana Ambiente Bicicletta Brescia, Tavola della Pace Brescia est, Equipaggio di Terra Mediterranea saving Humans, Sinistra Italiana Brescia, Circolo Arci Colori e Sapori Brescia, Consulta per la Pace Brescia, Azione Cattolica Brescia, Movimento Focolari Brescia, Associazione genitori Collebeato Age APS, G.I.A.N. A.P.S. Bovezzo, Azione Cattolica Collebeato, Saveriani Brescia, Associazione Liberacion Carpenedolo, Ciurma Pastafariana Brescia, Anolf Aps Brescia, Chiesa Valdese Brescia, K.Pax Brescia, Opal Ets Brescia, Studenti Per-UdU Brescia, Libera Brescia e Vallecamonica, Socie e soci di Banca Etica Brescia, Associazione Cultura Libera, Acli Provinciale Brescia, Consulta per la Pace di Gussago, Anpi Borgosatollo, Agesci zona di Brescia, Coordinamento Enti locali per la pace e la cooperazione internazionale, Articolo uno Brescia, Federazione Italiana Ambiente Bicicletta Brescia, Tavola della Pace Brescia est, Equipaggio di Terra Mediterranea saving Humans, Sinistra Italiana Brescia, Circolo Arci Colori e Sapori Brescia, Consulta per la Pace Brescia, Azione Cattolica Brescia, Movimento Focolari Brescia, Associazione genitori Collebeato Age APS, G.I.A.N. A.P.S. Bovezzo, Azione Cattolica Collebeato, Saveriani Brescia, Associazione Liberacion Carpenedolo, Linea Indipendente Calcinato, Ciurma Pastafariana Brescia, Anolf Aps Brescia, K.Pax Brescia, Opal Ets Brescia, Studenti Per-UdU Brescia.

giovedì 24 febbraio 2022

Sabato a Brescia di nuovo in piazza contro la guerra

"Un'ora di silenzio per la pace, contro i rumori di guerra che giungono dall’Ucraina". E’ la proposta dei Focolarini, degli scout dell'Agesci, delle Acli, dell'Arci, dell'Azione Cattolica, di Pax Christi, del Movimento Nonviolento, di Missione Oggi, di Banca Etica e dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere per sabato 26 febbraio alle ore 16 in Largo Formentone, nella giornata di mobilitazione internazionale contro la guerra.
“Facciamo nostre le voci che si levano dal movimento pacifista ucraino, da una terra divisa e contesa che rischia di essere luogo di scontro tra potenti dove a pagare, come sempre, sono i più fragili” scrivono gli organizzatori.
“Le persone del nostro Paese e dell’intero pianeta – sottolineano - sono in un pericolo mortale a causa dello scontro tra le potenze nucleari dell’Est e dell’Ovest. Dobbiamo fermare l’ammassamento di truppe, l’accumulo di armi ed equipaggiamento militare in Ucraina e dintorni. Il denaro di noi contribuenti non deve alimentare la macchina della guerra, ma risolvere i gravi problemi socioeconomici e ambientali”.
Considerando “la guerra un crimine contro l’umanità”, invitano poi a “smettere di subire gli interessi crudeli delle lobby militari e delle oligarchie finanziarie che traggono profitto dallo spargimento di sangue innocente”, dichiarandosi “determinati a denunciare ogni pericolo di guerra e a lottare per l’eliminazione di tutte le pretese logiche militari causa di conflitti”.
Ancora, segnalano che “in questo delirio di spese per gli armamenti è coinvolta direttamente anche il nostro paese, che dovrà decidersi a ratificare il trattato delle Nazioni Unite e uscire dall’illusione dell’arma nucleare difensiva”.
La richiesta “al governo italiano e all’Unione Europea è di “avere il coraggio di difenderci tutti con una proposta di neutralità attiva, per ottenere la de-escalation immediata della tensione e avviare la ricerca di un accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte”.

mercoledì 23 febbraio 2022

Impianto forsu a Bedizzole: interviene In-Patto

In vista di mercoledì 2 marzo, giorno della Conferenza dei Servizi decisoria sul progetto per la realizzazione in località Fusina a Bedizzole di un impianto in cui A2A dovrebbe trattare tutta la frazione umida dei rifiuti domestici (la cosiddetta forsu) della nostra provincia producendo biometano e compost, si allarga il fronte dell'opposizione.
I cinque consiglieri di Calcinato In-Patto 2.0 - Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro Moratti Freschi e Annamaria Pennati - segnalano “il rischio di un ulteriore impianto impattante sull’ambiente e sulla qualità della vita e salute dei calcinatesi”, ribadendo “ferma e incondizionata contrarietà alla localizzazione dell’impianto sul confine con Calcinato”. La minoranza consiliare ritiene che “l’area sia già fortemente gravata da discariche ed impianti di trattamento di rifiuti e dai cantieri del Tav.
"È inoltre elevata - affermano - la preoccupazione per le potenziali emissioni odorigene che, nello studio commissionato dal Comune di Calcinato, supererebbero la soglia di percezione per 14 recettori sensibili su 22 presi in considerazione. Il territorio ha già patito, nel recente passato, le emissioni riconducibili all’impianto di trattamento di fanghi e gessi da defecazione tristemente noto alla cronaca locale e nazionale".
Inoltre “sulla scorta di dati oggettivi e di ricerche svolte sull’impatto cumulativo attualmente gravante sulle matrici aria-suolo-acqua del territori” pensano che “la situazione ambientale complessiva non sia mutata rispetto a quella dell’ottobre 2020, quando il primo progetto per analogo impianto fu bocciato dalla Provincia: semmai oggi, al contrario, la stessa è più compromessa di quanto allora accertato”.
La contrarietà dell’opposizione peraltro è ampiamente condivisa dai comitati ambientalisti che si battono da anni contro l’impianto.

venerdì 18 febbraio 2022

La Boschina tornerà ai cittadini

Approvato dalla Giunta Comunale, prende piede a Calcinato il progetto del “Bosco Diffuso” volto alla valorizzazione dal punto di vista paesaggistico, botanico, culturale, storico, artistico e sociale della Boschina.
“Quel bosco - spiega la scrittrice Milde Caffetto - ha tutte le potenzialità per diventare un luogo rigenerante di incontro comunitario. Tramite il costante contatto e supporto dell'amministrazione, stiamo cercando di coinvolgere scuole, associazioni, filiere produttive, enti attivi in ambito culturale, artistico e ricreativo, costruendo in tal modo anche legami di partecipazione civica con un denominatore comune: fare di quel bosco un luogo di rispetto, percezione e arricchimento”.
Quello della Boschina è un esperimento che si inserisce nell’ambito del progetto culturale “La ragazza a testa in giù”, che trae ispirazione da un fortunato racconto della narratrice calcinatese, pubblicato nel 2018 edito da Liberedizioni.
Nei giorni scorsi il “Bosco Diffuso” è già stato presentato con successo, in collaborazione con l’Officina Culturale di Luoghi e Paesaggi Alpes a Palazzo Martinengo a Brescia, all’Università degli studi Milano-Bicocca e anche in Val di Fiemme, nei luoghi devastati dalla tempesta Vaia.
“La Boschina è un’area di circa un ettaro posta nel centro di Calcinato” racconta l’artista. “Si trova nelle immediate adiacenze di un complesso immobiliare acquisito dall’amministrazione comunale, destinato a diventare un polo culturale in quanto vi verrà trasferita la Civica Biblioteca; inoltre vi sono annessi locali idonei ad ospitare eventi culturali, esposizioni d’arte, sale polivalenti ad uso laboratoriale, spazi di ospitalità, con l’opportunità di creare momenti di ristoro a supporto degli eventi. Un ampio parcheggio è posto nei pressi dell’area boschiva, all’interno della quale una scalinata consente l’attraversamento dell’intero bosco sino all’accesso che porta alla soprastante Chiesa Parrocchiale, nell’immediata prossimità di un auditorium e delle scuole materna, primaria e secondaria di primo grado, nonché della Casa di Riposo”.
Insomma, “un’area strategica che si presta a divenire un luogo identitario e culturalmente propulsivo. La prima sfida alla quale stiamo lavorando è l’organizzazione di una rassegna: si spazierà dalla letteratura alla musica, dall’arte al teatro, dalla scienza alla storia, dalla danza al benessere psicofisico con percorsi sensoriali, esperienze laboratoriali ed approfondimenti botanici. La rassegna sarà strutturata come un simbolico omaggio della comunità al suo bosco: ciascun evento ruoterà intorno alla piantumazione di un nuovo albero e alla valorizzazione delle piante esistenti e sarà un’occasione per lasciare nel bosco un segno tangibile e duraturo, con lo scopo di concorrere alla creazione di un rigenerante percorso al suo interno, tra botanica, arte, musica, storia e letteratura”.

giovedì 17 febbraio 2022

Farmacia di Calcinatello: a quando il ritorno in sede?

A otto mesi dal temporaneo trasloco della farmacia comunale di Calcinatello dalla centralissima Piazza Pertini in Piazza Europa, crescono i disagi per gli utenti del servizio.
A dare voce al malcontento è una interrogazione a risposta scritta del gruppo consiliare di Calcinato In-Patto 2.0 al sindaco Nicoletta Maestri, per conoscere il cronoprogramma dei lavori di ristrutturazione dell'immobile comunale in cui ha sede abitualmente la farmacia.
“Agli inizi di giugno 2021 - scrivono i consiglieri Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro Moratti Freschi e Annamaria Pennati - è stato effettuato il trasferimento temporaneo, resosi necessario per interventi di ristrutturazione edilizia nell’immobile di proprietà comunale che ospitava tale servizio. La sede prescelta in questa fase transitoria è distante qualche centinaio di metri e non è di proprietà comunale, andando ad aggiungere un’ulteriore voce di spesa sul bilancio della Azienda Servizi Comunali che gestisce gli esercizi commerciali, un bilancio che è indissolubilmente legato a quello comunale, considerando che il Comune è socio unico della stessa”.
“Abbiamo raccolto la preoccupazione di alcuni cittadini circa il procrastinarsi di questa situazione – sottolineano - considerando che lo spazio commerciale insiste sulla Piazzetta Europa di Calcinatello, crocevia a traffico intenso, aumentando i rischi per i pedoni che devono raggiungere la farmacia e, inoltre, non sono stati segnalati come riservati ai clienti della farmacia i pochi spazi di parcheggio antistanti le vetrine”.
Secondo la minoranza “non vi sono però notizie circa lo stato dei lavori, così come pure della durata dei medesimi”, temi sui quali chiedono chiarimenti al primo cittadino.

mercoledì 16 febbraio 2022

Brescia ripudia la guerra: sabato in piazza

Il movimento per la pace bresciano torna in piazza all'insegna dell'antico slogan antimilitarista “Non un uomo né un soldo per la guerra, in ogni parte del mondo”.
L'appuntamento è per sabato 19 febbraio alle ore 15 in largo Formentone, per sensibilizzare la cittadinanza sui pericoli di una escalation militare in Ucraina.
“Nelle ultime settimane intorno al possibile ingresso della Nato in Ucraina si sono sviluppati venti impetuosi di guerra” scrive in un appello un variegato arcipelago di associazioni. “I governi e le lobbies affaristiche che li sostengono giocano da apprendisti stregoni con armi ed eserciti per affermare la loro supremazia e i loro interessi” osservano i promotori. “Lo scioglimento del Patto di Varsavia e dell’Urss non solo non ha visto l’auspicabile scioglimento della Nato, ma un suo allargamento aggressivo e, con l’abolizione della definizione difensiva dell’alleanza militare nel 1991, lo scatenamento di guerre locali in Iraq e Afghanistan”.
“Il governo russo, dal canto suo, ha ripreso la corsa al riarmo e agli interventi militari in risposta all’accerchiamento della Nato” proseguono. “Il governo italiano, in violazione dell’articolo 11 della Costituzione, è partecipe attivo di questo mortale gioco, mentre potrebbe esercitare il suo diritto di veto sulle decisioni più gravi della Nato, per le quali è necessaria l’unanimità degli aderenti”.
I manifestanti sabato chiederanno “il ritiro immediato dei cacciabombardieri italiani dispiegati ai confini dell’Ucraina, di non inviare reparti di truppe corazzate in Europa orientale, il ritiro dell’esercito italiano dalle missioni all’estero e lo scioglimento della Nato”.

lunedì 14 febbraio 2022

Angurie e marinai: l'Ucraina prima della guerra

"Marina non vuole parlare della guerra” racconta preoccupato Giovanni Sguazzi, ingegnere bresciano di 49 anni che da oltre 3 trascorre lunghi periodi dalla sua compagna a Kherson, in Ucraina.
“Oggi da Folzano ho mandato pasta, olive e pesto affidando ai pulmini Vito il mio rito settimanale per sentirmi vicino a lei”.
“Non sono stati 3 anni normali come puoi immaginare. Là la Crimea è appena oltre il Dnepr, pochi chilometri di strade dritte ma generose: piccoli crateri, scheletri di vecchie industrie arrugginite, grovigli di cavi e reti elettriche, piccoli mercati di grandi sacchi di cipolle, patate e in stagione tante tante angurie”.
E’ la regione più mite dell’Ucraina: “il piccolo ufficio turistico offre escursioni sul grande fiume che a me sembra l’Adriatico, la visita ad una cantina e le calamite con la fetta di anguria e la faccia del Marinaio Russo. Ai tempi dell’Urss ci si veniva a studiare per diventare marinai anche da molto lontano, esattamente come aveva fatto, non credo volontariamente, il giovane Luis Kabrera che dalle spiagge di Cuba si era trovato su quelle dello Dnepr per studiare da marinaio frequentando una ragazza locale”.
“Cresciuta a Cuba fino a 6 anni, Marina, la mamma e il piccolo Luis tornarono a Kherson quando già la principale attività industriale, la costruzione di navi, era in rapida decadenza come tutto il carrozzone Cccp”.
Giovanni è a Brescia da qualche giorno: “I miei occhi non hanno visto nulla di veramente preoccupante che giustifichi il bollino giallo col punto esclamativo sulla mappa dell’Ucraina sul sito Viaggiare Sicuri” racconta. “Nessuna manifestazione, nessuna protesta in strada, nessuna concentrazione di polizia o militari, solo gente che passeggia e si accontenta di giostre, calcinculo e vecchie ruote panoramiche. Tutti hanno lo smartphone e chattano; i bambini giocano tra i block sovietici in piccoli parchi giochi delimitati da copertoni pitturati di giallo e blu, in quartieri ben definiti dalla rete del teleriscaldamento che viaggia aerea tra i palazzoni decadenti”.
“Quando Marina e Varya, sua figlia di 11 anni, mi hanno riaccompagnato alla stazione ferroviaria si sono scusate per come si presentava l’area retrostante lo scalo, quasi si vergognassero delle spettacolo postsovietico, ma io ho tagliato corto dicendo che tutte le zone dietro la stazione sono uguali, a Brescia come a Kherson, anzi mi piaceva molto come alcune pareti cieche dei block erano state ricoperte da bellissimi murales colorati”.
“Marina non parla della guerra - ripete Giovanni - ma mi ha sempre detto che là nessuno, a parte pochi fanatici, chiede di passare sotto il nuovo impero russo, nonostante la condizioni fatiscenti delle strade, le buche e il buio per colpa del quale Varya non può andare a danza per buona parte dell’anno”.
“Di recente - osserva - dai pulminetti gialli fatiscenti si è passati a più moderni Mercedes azzurri su cui si sale con la mascherina lasciando una manciata di banconote all’autista. Nei labirinti dei mercati si vende di tutto: sono bellissimi e orgogliosamente dignitosi, pieni di umanità della gente che capisce subito che non sei di Kherson perché ti guarda le Adidas o le Nike”.
Fra poco Giovanni tornerà da loro. “Ricevo aggiornamenti da Google che ha capito alla perfezione cosa mi preoccupa, guardo ogni giorno il sito di Ryanair aspettandomi di vedere che spariscano i voli per Kiev e Odessa e, senza dirlo a Marina, già immagino come si possa andare al confine più vicino possibile per intercettare i nuovi profughi d’Europa, che non vengono dalla Siria o dall’Afghanistan”.
“Io, pacifico dipendente di multinazionale anglofona piena di buoni principi” - dichiara - “penso che dopo il crollo dell’Urss, invece di provare sostenere una transizione democratica dell’Est, ci si sia accomodati a fare affari con i brillanti oligarchi vendendogli vestiti di lusso, marmi preziosi, bottiglie di bollicine, villoni sul Garda e tanta tecnologia per preparare quello che sta per succedere, in cambio del gas, facendo finta di nulla mentre questi affaristi investivano e investono a casa nostra da dove poi partono ministri duri e incazzati che fanno gli ultimi patetici tentativi di discutere coi loro omologhi del nuovo impero russo”.
E in attesa degli eventi “da giorni manca la corrente per ore, la gestione del calore è ridotta al minimo e i grandi caloriferi in ghisa vengono accessi quando proprio il Mar Nero non riesce più ad attenuare le ondate gelide che arrivan da nord-est”. 
Flavio Marcolini

domenica 13 febbraio 2022

Fermiamo la guerra in Ucraina

La crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, che potrebbe degenerare in un confronto nucleare.
Contro l'escalation militare è importante mobilitarsi perché anche l'Italia e l’Onu svolgano un ruolo di distensione in questo difficile momento.
Sosteniamo le iniziative di pace che fanno sentire la voce di chi ripudia la guerra, come recita l'articolo 11 della Costituzione Italiana.
Creiamo e organizziamo dove possiamo una, cento, mille attività e iniziative contro la guerra e per la pace.
Coordiniamoci con gli amici e i compagni già mobilitati qui:
https://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=104&id_topic=3

giovedì 10 febbraio 2022

Quale "Ricordo"?

Dagli anni ’90 è diventato dominante nel dibattito politico nazionale l’assillo per la memoria condivisa. Ricompare allora in Italia il tema delle foibe e delle “atrocità comuniste titine”. Vengono così recuperati viete modalità e falsi miti della propaganda fascista d’epoca.
Ci sono voluti alcuni anni, e cospicui finanziamenti pubblici, e nel marzo del 2004 - con il governo Berlusconi e un largo consenso bipartisan - si è arrivati ad approvare una legge sul “Giorno del Ricordo”, nota a tutti come la giornata delle foibe e dell’esodo.
È questo un clamoroso esempio di come legalmente si possa mistificare la storia. Prendiamo l’articolo 2, comma 3, della succitata legge: “Agli infoibati sono equiparati a tutti gli effetti gli scomparsi e quanti nello stesso periodo e nelle stesse zone sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati”. Insomma, bisogna far dimenticare che nei Balcani negli anni ’40 era in corso una guerra di liberazione contro la feroce invasione nazifascista. Fa comodo avere una legge che assimili agli “infoibati” tutti i morti e gli scomparsi di quell’epoca di guerra. In tutta Europa nel dopoguerra ci furono decine di migliaia di vittime delle vendette contro fascisti, nazisti e collaborazionisti: è l’esito tragico di ogni moderna guerra totale. Perché solo in Italia ci vuole un Giorno apposito che faziosamente le ricordi?
Non una parola sulle stragi, le violenze e i crimini perpetrati dall’esercito italiano e dai suoi alleati sul confine orientale. Non si ricordano le deportazioni di donne, anziani e bambini in decine di campi di concentramento. Non una parola sui paesi e villaggi saccheggiati e bruciati per rappresaglia dai nostri soldati. Meglio tacere anche sulla triestina Risiera di San Sabba, dove i nostri alleati nazisti bruciavano gli slavi nei forni.
Perché non ricordare un ventennio di “bonifica etnica”, con il divieto di usare la lingua croata o slovena, l’italianizzazione forzata dei cognomi, l’epurazione del clero cattolico slavo e l’impossibilità di esercitare attività economiche per i “non italiani” definiti “allogeni”?
Con il 10 febbraio si promuove invece il mito della pulizia etnica per far credere che quelle persone furono perseguitate e infoibate solo “in quanto italiane”. Non si ricorda che decine di migliaia di militari italiani dopo l’8 settembre 1943 hanno combattuto con l’esercito di liberazione jugoslavo contro i nazifascisti. Si sa, ma non si ricorda, che migliaia di soldati italiani sono stati salvati dalla deportazione in Germania dai partigiani slavi e nascosti dalla popolazione croata e slovena. Non si ricorda che rappresentanti italiani erano eletti nel parlamento comunista jugoslavo.
Si parla poi dell’esodo come fosse una tragedia solo italiana e si dimenticano le decine di milioni di profughi e rifugiati in tutta Europa durante la guerra e dopo il 1945. Si enfatizzano episodi e disagi patiti dagli esuli all’arrivo in patria. Vittimisticamente si ignora il contesto di distruzione post-bellica in cui si viveva in Italia. Si dimenticano i tanti provvedimenti a favore degli stessi profughi, tra cui le misure di sostegno economico e le agevolazioni nel trovare loro casa e lavoro.
Anche la data del 10 febbraio è stata scelta per cancellare il ricordo di quanto realmente accaduto quel giorno del 1947 in cui a Parigi veniva firmato il trattato di pace e l’Italia pagava il conto per una guerra voluta dalle farneticazioni imperial-nazionalistiche del fascismo. Una ideologia totalitaria al servizio di potentati economici che ora rialza la testa con i suoi variegati eredi, in nome di una necessaria italianità condivisa e perfino riabilitando il corporativismo e il razzismo, come già a Fiume insegnava nel 1919 Gabriele d’Annunzio.
ANED - Brescia
ANPI - Brescia
Movimento Nonviolento - Brescia

mercoledì 9 febbraio 2022

La salute torni a essere un diritto!

Mercoledì 9 febbraio 2022 alle ore 20.30
assemblea pubblica via Zoom https://us06web.zoom.us/j/82379394866
e in diretta sulla pagina Facebook di NonStaAndandoTuttoBene
Dopo due anni di pandemia la nuova legge sulla Sanità della Giunta regionale lombarda e il P.N.R.R del Governo Draghi non considerano la salute e la cura come beni primari, collettivi, gratuiti ed universali.
Il 30 novembre il Consiglio Regionale ha infatti approvato la revisione della legge regionale 23/2015 (la cosiddetta “riforma Maroni”) che regolerà la sanità pubblica in Lombardia per i prossimi anni. Dall’atteso potenziamento della sanità territoriale sono completamente assenti la programmazione sociosanitaria, la medicina preventiva, la tutela dell’ambiente. La sanità privata, già integrata nel “Sistema Sanitario Regionale”, viene definitivamente equiparata a quella pubblica con la possibilità di “concorrere alla istituzione delle Case e Ospedali di Comunità”. Ciò comporterà maggiori ingerenze e minori controlli, maggiori accaparramenti e profitti. Nel Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale (PNRR) del Governo Draghi, alla Sanità vengono destinati fondi insufficienti e orientati principalmente alla digitalizzazione e alla telemedicina che non vanno a risolvere i problemi strutturali o di carenza cronica del personale di assistenza e cura.
Ribadiamo dunque che Giunta Regionale lombarda e Governo Draghi non hanno imparato nulla dalla tragica lezione della pandemia che ha prodotto 35000 morti solo in Lombardia e 135.000 “ufficiali” in Italia!
Questi numeri derivano dalla progressiva distruzione del Servizio Sanitario Pubblico, dai tagli alla sanità pubblica a favore di quella privata (il 40% della spesa sanitaria corrente è destinata alle strutture private convenzionate), dallo smantellamento della sanità territoriale, dalla assenza di politiche di prevenzione e di programmazione sanitaria che partano dai reali bisogni di salute.
PER UNA REALE RIFORMA DEL SERVIZIO SANITARIO È NECESSARIO:
garantire il diritto alla salute come previsto dall’articolo 32 della Costituzione e dalla legge 833/78 che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale
predisporre un piano straordinario di stabilizzazione ed assunzione di personale sanitario e assistenziale, che né il PNRR né la Finanziaria del governo Draghi prevedono (oggi in Italia mancano 45000 medici e mediche, 75000 infermiere e infermieri, ma anche migliaia di OSS e di altro personale coinvolto nei luoghi di cura)
migliorare le condizioni di lavoro, di vita, di sicurezza ed economiche e parificare stipendi con contratti nazionali unici di dipendenti pubblici e privati
ripartire da una Programmazione Socio-Sanitaria Territoriale che coinvolga nei percorsi di scelta tutti i soggetti: le associazioni, gli Enti locali, (i Comuni, i Consigli di Rappresentanza dei Sindaci, ecc.) ma anche operatori e operatrici
attuare la prevenzione primaria negli ambienti di vita e di lavoro per contrastare la pandemia attraverso le misure di prevenzione e protezione, il tracciamento tempestivo di casi e contatti, le vaccinazioni, garantendo anche la vigilanza sulla salute e sicurezza del lavoro, sulla medicina ambientale e la medicina di genere
riorganizzare i servizi pubblici in Distretti, Dipartimenti, Presidi Ospedalieri, integrando gli aspetti sanitari con quelli socioassistenziali e quelli relativi alla salute mentale
mantenere una gestione pubblica delle Case e degli Ospedali di Comunità, collocandoli in ogni distretto sociosanitario. Chiedere implementazione di posti letto nelle strutture pubbliche (dal 1980 al 2013 i posti letto nelle T.I. si riducono da 922 a 275 per 100.000 abitanti, mentre dal 1997 i posti letto totali sottratti sono circa 22.000)
realizzare un piano di recupero delle visite specialistiche, esami ed interventi (10 milioni di prestazioni annullate nel 2020, migliaia rinviate o non evase nel 2021) abbattendo le liste di attesa e rientrando nei tempi previsti dai LEA
pretendere che l’accreditamento delle strutture private sia legato ai bisogni reali di salute e alla programmazione sociosanitaria e non agli interessi dei grandi gruppi privati
COSA POSSIAMO FARE COME PERSONE DIRETTAMENTE COINVOLTE?
pretendere un piano straordinario di stabilizzazioni ed un numero massiccio di assunzioni nelle strutture e servizi sia ospedalieri che territoriali ricordando che il personale(costretto a tacere su tutto con la scusa del discusso vincolo di “fedeltà aziendale”) è stremato fisicamente e psicologicamente da anni di mancate sostituzioni e di blocco di assunzioni e concorsi, ed ora è addirittura costretto a licenziarsi per il carico smisurato di stress o per curare le proprie patologie o le malattie professionali conseguenti (le più colpite, perché lavoratrici numericamente più presenti, sono ancora una volta le donne)
coinvolgere il personale, le e gli stessi pazienti, gli enti locali nella richiesta di risoluzione dei principali problemi Socio-Sanitari dei singoli territori
vigilare e controllare i progetti delle Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità previsti dal PNRR, perché non siano solo contenitori e muri che gli Enti privati riempiono, ma restino sotto gestione pubblica, siano disponibili in ogni distretto, abbiano personale adeguato e funzioni coerenti ai bisogni di cura e del territorio
richiedere un abbattimento delle liste di attesa attraverso un piano di recupero delle visite, dei controlli e degli interventi di elezione per rientrare nei tempi di attesa previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza anche avvalendosi di strumenti di legge già esistenti
vigilare sulla adeguata copertura dei Medici e Mediche di Medicina Generale, che con il pensionamento ora non vengono più neppure sostituiti, i quali devono poter essere supportati da un numero più consistente di Unità Speciali di Continuità Assistenziale (U.S.C.A.) al fine di poter garantire una assistenza domiciliare tempestiva
eliminare il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina
pretendere che le strutture private accreditate rispondano ai bisogni stabiliti dalla programmazione Socio-Sanitaria, con uguali doveri e stessa trasparenza nella gestione delle liste di attesa rispetto alle strutture pubbliche

Rete "Non Sta Andando Tutto Bene" - Brescia

sabato 5 febbraio 2022

"Flash Smog" oggi a Desenzano

"Flash Smog" oggi alle 14 in Piazza Malvezzi a Desenzano del Garda, comune nel quale non esiste nessuna centralina, come non esistono in tutto il basso e alto Garda bresciano, territorio che deve rifarsi ai dati dell'unica centralina fissa di Lonato.
Nonostante le ripetute richieste dei comitati ambientalisti ad oggi nulla è cambiato. PM10, PM 2,5, biossido di azoto sono i veleni sottili che tutti respirano, soprattutto in questi giorni di particolare condizione climatica, con assenza prolungata di pioggia. Nel  gennaio 2022 le giornate che hanno sforato i limiti di legge per gli inquinanti sono state 26 (delle 35 consentite per tutto l’anno). La richiesta dei manifestanti è un sistema di monitoraggio efficiente, anche con campagne di monitoraggio temporanee nei punti sensibili della città, perché conoscere il problema è il primo fondamentale passo per affrontarlo.
Anche il ripresentato progetto di A2A per un impianto FORSU per biometano da collocare a Bedizzole, tra i comuni di Lonato e Calcinato, preoccupa per le ricadute sul territorio e sui cittadini già provati dalle emissioni dei fanghi, dalle vicine discariche e dai cantieri dell’Alta Velocità.
Questi invisibili veleni sono dannosi per la nostra salute, provocano morti e riducono l’attesa di vita: non facciamo finta di niente!

mercoledì 2 febbraio 2022

Spagna: un dopo Franco indolore per i criminali franchisti

Domani sera alla Galleria dell'ombra di via Nino Bixio 14 a Brescia Flavio Guidi presenta il suo ultimo libro, "Il dopo Franco è già rosso. La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana", in uscita per le edizioni Porto Seguro.
Nel volume sono raccolte le riflessioni di chi sperava in una trasformazione epocale dopo la fine della dittatura in Spagna, mentre poi si è verificata una transizione indolore, soprattutto per gli autori dei crimini franchisti (e per i loro eredi), che non hanno dovuto rispondere dei loro delitti e hanno continuato a godere dei loro privilegi dal punto di vista economico e politico fino alla fine dei loro giorni. Ma negli anni ’70 questa soluzione non appariva così scontata, né agli oppositori del regime assassino né ai suoi sostenitori, come dimostra questo volume che passa in rassegna una cospicua quantità di articoli e saggi. Dialogherà con l’autore Chiara Buoni. L’appuntamento è alle ore 19.30.