martedì 29 novembre 2011

La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia

A Firenze venerdì 9 dicembre dalle ore 10 alle 16 al Teatro Puccini, in Via delle Cascine 41, la Rete@sinistra - in collaborazione con Sbilanciamoci!, il manifesto, Lavoro e libertà - organizza il convegno “La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia”.
Tra i relatori Rossana Rossanda, Maurizio Landini, Paul Ginsborg, Luigi Ferrajoli, Mario Pianta, Massimo Torelli, Gabriele Polo, Giulio Marcon, Guido Viale, Francuccio Gesualdi, Annamaria Simonazzi, Norma Rangeri, Donatella della Porta, Alberto Lucarelli, Mario Dogliani, Tania Rispoli.
L’Europa è sotto l’attacco della finanza, la crisi del debito pubblico ha travolto Grecia e Portogallo, investe Italia, Spagna e Francia; l’euro è in pericolo, l’Unione ha perso la rotta, la politica europea non sa dare risposte all’altezza della crisi. L’Italia ha un governo nuovo – come gli altri paesi del Sud Europa travolti dalla crisi – che progetta austerità e tagli di spesa non troppo diversi dalle politiche vecchie. A Bruxelles come a Roma le politiche liberiste lasciano fare alla finanza, peggiorano le condizioni di vita, non progettano uno sviluppo diverso, avvicinano una nuova grande depressione.
Non è una strada obbligata. Trovare una via d’uscita dalla crisi è possibile, cambiare direzione alla politica europea e italiana è necessario. E, oltre l’Europa, il nostro sguardo deve considerare i profondi cambiamenti in corso nel Mediterraneo e sulla scena internazionale.
Di questo si è parlato nel dibattito su “La rotta d’Europa” aperto nell’estate scorsa da Rossana Rossanda e animato da 50 interventi, apparso sui siti ilmanifesto.it, sbilanciamoci.info, e nella versione inglese su opendemocracy.net.
Di questo parla in Italia la “Controfinanziaria” appena presentata da Sbilanciamoci!, con le sue alternative praticabili, compatibili con l’esigenza di aggiustamento del bilancio dello stato e capaci di introdurre una discontinuità con l’azione del governo passato. Di questo parlano le proposte che vengono dal sindacato, dalle associazioni ambientaliste, di studenti, da reti della società civile; a un “programma per l’AltraItalia” è dedicato l’ultimo numero della rivista Micromega.
Dietro l’emergenza economica – a Bruxelles come a Roma – c’è un problema di democrazia. In Europa la democrazia è sempre stata debole e viene espropriata dal potere della finanza, dall’“autonomia” della Banca centrale europea, dall’asse Berlino-Parigi, le cui decisioni hanno fatto precipitare la crisi dell’euro. In Italia la democrazia è stata devastata dal berlusconismo, indebolita da una politica dei partiti sempre più lontana dalla società, e deve ora lasciare spazio alla natura “tecnica” del governo di Mario Monti e alla regia del Presidente della Repubblica.
È crisi della democrazia anche l’attacco ai diritti e alla dignità del lavoro, non più luogo di cittadinanza e partecipazione, ma mero ingranaggio della macchina produttiva, assoggettato alle dinamiche del mercato, privo di identità e voce.
Anche questa non è una strada obbligata. Una via d’uscita per la democrazia si trova in un profondo rinnovamento della politica, nelle pratiche di partecipazione, nella mobilitazione che ha portato alla vittoria alle amministrative e ai referendum del giugno 2011, nelle proteste degli “indignati” di tutto il mondo contro la crisi finanziaria. Tutto questo interroga i limiti della sinistra italiana, che non ha saputo cogliere queste spinte al cambiamento per cambiare se stessa, il proprio sguardo sul mondo e sull'Italia. Ed essere dunque protagonista della caduta di Berlusconi. Alla ricerca di queste vie d’uscita – per l’Europa, l’Italia e la democrazia – è dedicato l’incontro di Firenze, che ha l’obiettivo di chiarire i problemi dell’emergenza, avanzare proposte di alternative, estendere la discussione e le iniziative in tutta Italia.Vogliamo aprire una discussione concreta sulle politiche da realizzare e sulle forze in campo che possono cambiare direzione alle decisioni prese a Bruxelles e a Roma.
Il programma:
10.00 Prima sessione
La rotta d’Europa
Apertura dei lavori, Massimo Torelli
Rossana Rossanda
Mario Pianta
Luigi Ferrajoli
11.30 Domande e discussione
12.15 Seconda sessione
Italia, le alternative all’austerità, al debito, per il lavoro
Coordina Gabriele Polo
Giulio Marcon
Guido Viale
Francuccio Gesualdi
Annamaria Simonazzi
Maurizio Landini
13.30 Domande e discussione
14.15 Terza sessione
La democrazia, la politica
Coordina Norma Rangeri
Paul Ginsborg
Donatella Della Porta
Alberto Lucarelli
Mario Dogliani
Tania Rispoli
15.15 Domande e discussione
16.00 Conclusioni
Nel teatro sarà a disposizione un punto ristoro aperto dalle 11 alle 15.
per informazioni: info@reteasinistra.it cell. 347-0322101
www.reteasinistra.it
www.sbilanciamoci.info
www.ilmanifesto.it
www.lavoroeliberta.it

lunedì 28 novembre 2011

No all’acquisto di nuovi cacciabombardieri F-35

Noi sottoscritti
CHIEDIAMO
al governo di attuare il risanamento del bilancio statale apartire dal taglio drastico delle spese militari.
DICHIARIAMO CHE
votare a favore di missioni militari volte a partecipare ad azioni di guerra all’estero viola l’articolo 11 della Costituzione;
non sosterremo politicamente con il voto i partiti che in Parlamento voteranno a favore dei finanziamenti per tali missioni o per l’acquisto di cacciabombardieri F-35, ovvero i partiti che si dichiareranno favorevoli alle suddette iniziative, se non rappresentati in Parlamento.

Luisa Morgantini, Alex Zanotelli, Andrea Gallo, Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Mao Valpiana, Francesco Vignarca, Enrico Peyretti.

Informazioni e adesioni su www.peacelink.it

sabato 26 novembre 2011

Ah, il pio governo Monti!

Ah, il pio governo Monti! Che sciocca e pianificata malafede voler sanare l'economia con l'economia! Come se essa non dipendesse dalla salute della cultura civile ma fosse il toccasana metafisico che cambia il segno dei veleni terra terra che l'hanno ammazzata.
L'economia si sana se si bonificano le sacche dell'ignoranza, dei privilegi di troppe caste, della superstizione, dell'ingiustizia sociale, del razzismo, dell'omofobia, del razzismo, dello sfruttamento minorile, del clericalismo, dell'evasione fiscale, in altre parole, della violenza di uno Stato tanto più militarizzato e terrorista quanto più profittatore e latitante.
Aldo Busi

venerdì 25 novembre 2011

Salviamo i cani di Green Hill!

Sabato scorso da tutta Italia sono arrivate a Montichiari tantissime persone a protestare contro Green Hill e contro l’amministrazione comunale che continua a voler chiudere gli occhi e mantenere in piedi questa struttura di sofferenza.
Circa 4.000 manifestanti si sono riuniti davanti alPalageorge per poi sfilare in corteo nel paese, nel centro e fino al Municipio, simbolo in questo momento del conflitto con il sindaco ElenaZanola.
Questo corteo è nato come necessità immediata di dire la nostra e di aggiungere fiato sul collo al sindaco, in un momento di alta attenzionesul caso Green Hill e sulla vivisezione. In un momento in cui davvero il sindaco, se non avesse già deciso a priori da che parte stare, potrebbechiudere quel lager senza esitazioni. In un momento in cui era necessario esserci anche noi, noi che abbiamo lanciato questa lotta e svelato almondo la realtà di questo allevamento-lager, ma anche quel “noi” che racchiude tutti, tutti quelli che ogni volta a migliaia sentono forte ilgrido disperato di quei cani e che vogliono la loro libertà.
In sole due settimane siamo riusciti a portare migliaia di persone a raccolta e riempire le strade di Montichiari di un solo grido: Green Hill deve chiudere! Questo anche grazie a tutti coloro che si sono impegnati nelle loro zone per promuovere il corteo e organizzare pullman e a tutti quelli che hanno fatto anche viaggi lunghissimi pur di esserci. Fin dall’inizio sapevamo che non sarebbe probabilmente stata una giornata facile. Il sindaco da parte sua aveva provato a vietarci o renderci impossibile il corteo, per ovvie ragioni. Dapprima una richiesta dicauzione per eventuali danni che sarebbero potuti accadere, cosa assolutamente illegale e anticostituzionale, poi le evidenti pressioni pernon farci ritrovare in Piazza del Municipio. Ma anche se il ritrovo èstato spostato in una zona più defilata, il corteo ha comunque bloccato laviabilità delle principali arterie di Montichiari per tre ore, ha invasola città diramandosi addirittura in due spezzoni, uno dei quali è entratoin piazza del Duomo, che non era prevista, potendo essere visibile a tutti nel pieno centro del paese e riempiendolo per tutto il pomeriggio di cartelli, slogan, musica, discorsi.
Vedere il Municipio protetto da transenne e polizia ha reso chiaro quale sia in questo momento a Montichiari l’oggetto del conflitto e chi abbia davvero paura della rabbia, chi sa di non avere giustificazioni, di doversolo proteggere le proprie malefatte dietro a scuse, scudi e manganelli.
Tutta Italia ha parlato di questa giornata e ancora una volta si sonopuntati riflettori sulla vivisezione, di cui Green Hill è solo un simbolo eclatante, ma che continua a uccidere un milione di animali ogni anno nelgran segreto dei laboratori, senza che nessuno sappia. E tutta Italia adesso sa che c’è una persona, il sindaco, che deve delle spiegazioni serie, non il solito scaricabarile senza senso che continua a ripetere come un mantra per cercare di discolparsi.
Abbiamo purtroppo notato però in questa lunga e strana giornata anche alcune cose fastidiose e preoccupanti all’interno del corteo. Da una parte molte persone che sono arrivate fino a Montichiari, anche da lontano,senza nemmeno avere letto i nostri comunicati, le motivazioni del corteo, cosa saremmo andati a fare. Arrivate quindi alla cieca e pretendendo chesi facesse poi quello che loro avrebbero ritenuto migliore o che siaspettavano, senza però conoscere la situazione a livello locale o lastrategia con cui ci muoviamo, senza nemmeno chiedere spiegazioni o volerdiscutere, cosa che abbiamo provato a fare ripetutamente. Alcune di queste persone sembravano così preparate ad arte per mettere in cattiva luce la nostra campagna e il Coordinamento, così inutilmente aggressive, così infervorate nell’incitare gli altri, anche con atteggiamenti sospetti,tanto da farci pensare seriamente alla presenza di provocatori, mandati dachi possiamo solo supporlo.
Tra le proposte che più circolavano c’era la volontà di andareall’allevamento. Capiamo benissimo la rabbia, ma ci vuole anche un po’ dibuon senso.In questi due anni abbiamo organizzato diverse manifestazioni davanti a quel lager, il mese scorso ci siamo addirittura arrampicati su uno dei capanni e l’abbiamo assediato per più di 24 ore, altre volte invece abbiamo espresso il nostro dissenso davanti a chi ha la responsabilità ditenere aperto o collaborare con quell’inferno. Questo corteo era nato perportare una voce di dissenso in paese e creare una pressione sul Comune.Green Hill è defilato in una zona industriale, dove per arrivarci dobbiamofare strade assolutamente deserte e che per nessuno è un problema sevengono chiuse, dove nessuno ci vede, se non le centinaia di poliziottiche ci avrebbero bloccato all’accesso di via San Zeno.
Se Sindaco e Questura hanno pressato per non farci avere piazza del Municipio, mentre è stato esplicitamente detto che un corteo verso Green Hill o un presidio lì sotto non sarebbe stato un problema, possiamo capire dove è che non ci vogliono e che noi dobbiamo stare, a puntare simbolicamente il dito sulleresponsabilità di chi non vuole saperne di chiudere quel lager. Molti hanno detto che il municipio è chiuso di sabato, forse non sapendo che anche dentro l’allevamento a parte i cani prigionieri non c’era assolutamente nessuno a cui dare fastidio e da cui farsi sentire, e chel’allevamento probabilmente non lo avremmo nemmeno visto.
Non vogliamo di certo reprimere la rabbia e l’energia che abbiamo visto sabato, ma ricordiamoci che non sono i cortei una volta ogni qualche mesegli unici momenti di lotta, così come non sono momenti in cui sfogare le proprie frustrazioni. La lotta deve essere quotidiana, incessante, capillare. Questa è l’unica possibilità di salvare gli animali dalmassacro legalizzato di cui sono vittime, nei laboratori così come negliallevamenti intensivi o nei macelli. Ognuno di noi può fare la differenza per questi animali, con le proprie scelte personali, con la diffusione diinformazione, con la partecipazione e la creazione di proteste costanti edi pressione, con l’azione. Abbiamo di fronte un cambiamento epocale erivoluzionario da compiere, e non possiamo permetterci di aspettare ancora. Ogni giorno e ogni notte sono momenti per portare questo cambiamento.Siamo stati anche accusati di volere il monopolio della lotta contro GreenHill. Questo è assurdo, oltre che falso.Chiunque ha il diritto di manifestare e di lottare, come meglio crede, perla liberazione animale. Non vogliamo di certo avere la prerogativa sulleiniziative organizzate per portare avanti questo obiettivo, ma ci parescontato che chi prende parte a presidi, cortei, o campagne organizzati o portati avanti da altri, dovrebbe come minimo condividerne i presupposti, l’impostazione e le idee. Quello che vogliamo è solo poter gestire leiniziative che organizziamo nel modo che preferiamo, nei metodi, neicontenuti e nelle scelte strategiche. Quello che desideriamo è certamentela chiusura di questo allevamento, ma anche comunicare quello che pensiamo circa la condizione degli animali in questa società, la vivisezione, ilcambiamento che desideriamo, il mondo liberato che sogniamo.
Chi dice di lottare in difesa di tutti gli esseri viventi non puòaccettare che una tematica come l’abolizione della schiavitù animale sia slegata dalle forme di schiavitù e sfruttamento che riguardano gli individui umani. Se vogliamo un mondo diverso, dove gli animali non siano considerati inferiori perché di altra “specie”, non possano essere cavie per i laboratori, non possano essere considerati oggetti o merce da vendere a peso, dobbiamo per forza di cose desiderare che queste pratiche e queste concezioni discriminatorie cessino anche verso gli umani. Dobbiamo far sìche anche nessun individuo umano sia considerato inferiore, discriminato, umiliato, usato come cavia, picchiato e incatenato solo perché differisceda noi nella specie, nel colore della pelle, nella lingua, nell’orientamento sessuale o nella religione. Perché se vogliamo abbracciare l’idea rivoluzionaria che anche gli umani sono animali,abbattendo quindi lo specismo e mostrando la necessità di accordare agli altri animali gli stessi nostri diritti alla vita e la libertà, èparadossale poi non accordarli ad alcuni animali umani. Ci sembra una coerenza necessaria per un movimento che vuole abbattere una delle più grandi e radicate discriminazioni della società e che vuole creare un mondo completamente diverso, in cui l’empatia abbia la meglio sul profitto.
Coordinamento Fermare Green Hill

giovedì 24 novembre 2011

Lunedì 28 novembre c'è il consiglio comunale

Lunedì 28 novembre approda in consiglio comunale a Calcinato il nodo della commissione sport, attraverso la discussione di una interrogazione presentata da William Spassini e Flavio Vida che, per conto del gruppo Linea Indipendente, chiedono all’amministrazione comunale un chiarimento sui lavori e l’utilità delle commissione, “a seguito di reiterate segnalazioni da parte dei membri indicati dai gruppi di minoranza”.
“In luglio – spiegano i due consiglieri - per mezzo di formale comunicazione i membri di minoranza, ai sensi del regolamento avanzavano richiesta di convocazione della commissione; essa non ha trovato accoglimento entro i termini stabiliti e non le è stata data una risposta”.
“Nel frattempo – sottolineano i due consiglieri di opposizione - l’amministrazione ha patrocinato numerose attività sportive, alcune di rilevanza sovracomunale, senza coinvolgere gli organi consultivi. Lamentiamo quindi il venir meno del senso della commissione: quella della partecipazione e del coinvolgimento del maggior numero possibile di persone alle attività municipali”. In apertura di seduta risponderà loro il vicesindaco Alberto Bertagna.
Fra gli altri argomenti posti all’ordine del giorno della seduta si segnalano approvazione del regolamento per l’istituzione e il funzionamento del consiglio tributario, l’assestamento definitivo al bilancio di previsione per l’anno in corso, l’esame del Piano d'intervento per l’attuazione del diritto allo studio, la nomina dei rappresentanti dei genitori in seno al comitato di gestione dell’asilo nido Magica Bula di via Stazione, l’analisi della convenzione tra i comuni del distretto della Bassa bresciana orientale per la gestione del servizio tutela a favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria, la sdemanializzazione di un reliquato stradale in via Stazione e la contestuale autorizzazione all’alienazione.
L'appuntamento per gli interessati è alle ore 20.45 nella sala consiliare in municipio.

martedì 22 novembre 2011

Un Gruppo di acquisto solidale a Calcinatello

Anche nella nostra provincia stiamo assistendo al diffondersi di esperienze che propongono nuove forme di un’economia che ha scelto di chiamarsi solidale ed è basata sul rispetto dell’uomo, che si lega al territorio e dà forte risalto al rapporto tra le persone e la difesa dell’ambiente. E così sorgono un po’ dovunque botteghe del commercio equo, sportelli di banca etica, uffici del turismo responsabile, piccoli produttori di alimenti biologici.
In questa galassia da qualche tempo c’è posto anche per il Gruppo di acquisto solidale (Gas) di Calcinatello, che da qualche anno lavora per uscire dalle logiche commerciali tradizionali e orientare il mercato e i consumatori verso un consumo critico e consapevole.
Autogestito con la modalità della partecipazione volontaria e attiva, il sodalizio no profit raccoglie decine di famiglie che mediamente coprono quasi metà del loro budget mensile per alimentari e vestiti con questa originale forma di acquisto, basato su alcuni principi fondamentali, la valorizzazione della dimensione locale, l’economia di giustizia, la sostenibilità sociale ed ecologica dei prodotti, l’eticità della filiera produttiva.
Sugli scaffali del Gas si trovano un po’ tutti i generi alimentari del commercio equo e solidale con i paesi in via di sviluppo (cacao, caffè, zucchero, miele, frutti esotici, thé, tisane, riso, funghi, succhi di frutta, biscotti, cioccolato, farine) man anche arance siciliane, riso piemontese, formaggi biologici bresciani, e ancora detersivi ecocompatibili, conserve, cereali, legumi che hanno in comune la caratteristica di avere prezzi non determinati dalle multinazionali che troppo spesso monopolizzano i mercati, ma da una rete di produttori e cooperative agroalimentari che garantiscono la qualità sociale e la genuinità dei prodotti.
I consumatori interessati a questa singolare esperienza conviviale possono consultare il sito web http://gascalcinato.blogspot.com.

sabato 19 novembre 2011

Il 26 novembre torniamo in piazza per l'acqua, i beni comuni e la democrazia

Partiranno anche da Brescia i pullman per portare i cittadini interessati a partecipare alla manifestazione nazionale “per l’acqua, i beni comuni e la democrazia”, organizzata sabato 26 novembre a Roma da un vasto cartello di associazioni cattoliche e laiche. A promuovere il viaggio è il Comitato Acqua Pubblica, intenzionato a rafforzare con un amassicci apresenza il risultato dei referendum del giugno scorso, quando la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato “per l'uscita dell'acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico”, come spiegano gli organizzatori.
“Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato attuazione” sottolineano. “La legge d'iniziativa popolare è ferma nei cassetti del Parlamento e gli enti locali continuano a gestire il servizio idrico come prima e, grazie ai diktat della Bce, il Governo ha rilanciato, attraverso l'art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni. Governo e poteri forti resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia”.
Quello che avviene per l'acqua per il Comitato “è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea, ma i poteri forti ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro, la precarizzazione dell'intera società”.
Sabato 26 l’appuntamento è alle ore 5.30 dal Piazzale Iveco. Informazioni e prenotazioni i n. 338/0951715 o 328/0096615

venerdì 18 novembre 2011

Domenica 20 novembre c'è Ramona Parenzan a Calcinato

Cosa accade ogni giorno all’interno di un gigantesco condominio composto da 480 appartamenti e abitato, in estate, da circa tremila persone con lingue, culture e provenienze differenti?
Lo racconterà domenica 20 novembre a Calcinato Ramona Parenzan presentando il volume ”Babel Hotel” (Infinito Edizioni, pagg. 144 , euro 17, prefazione di Gian Antonio Stella) nel quale raccoglie una serie di “vite migranti nel condominio più controverso d’Italia”.
Scrittori, poeti e musicisti, ma anche mediatori e operatori interculturali di diversa provenienza geografica raccontano in queste pagine una realtà babelica, traducendo in narrazione i dati reali delle interviste e le esperienze vissute in prima persona all’interno di questo microcosmo a Porto Recanati. Il libro si offre così come un progetto di scrittura in cammino, una “presa di parola” collettiva sul tema delle città plurali, della loro possibile interculturalità ma anche delle diverse forme di marginalizzazione sociale causate dal sentimento di paura legato all’arrivo dei migranti.
Laureata in filosofia, Ramona Parenzan è laureanda al corso di specialistica in sociologia della multiculturalità; da anni lavora nella nostra provincia come formatrice e operatrice interculturale.
Nel corso dell’iniziativa organizzata dal Gruppo libertario Spartaco, oltre all’intervento dell’autrice, ci saranno un intrattenimento musicale e la lettura di brani del testo. L’appuntamento è alle ore 17 alla Sala Civica Morelli in Piazza della Repubblica.

giovedì 17 novembre 2011

Una pattuglia civica per un paese pulito

Da qualche tempo a Calcinato è in azione una vera e propria, anche se informale, pattuglia civica di netturbini fai da te. Si tratta di cittadini che, a mani nude o armati di guanti e sacchetti, ripuliscono i luoghi in cui camminano andando a scuola o al lavoro, in palestra o in biblioteca, dal dottore o al bar.
“Nessun angolo viene risparmiato, il suolo pubblico è fatto oggetto di ogni tipo di aggressione, iniziando dai rifiuti disseminati ovunque per finire con gli atti vandalici sulle cose pubbliche (fontane, lampioni, staccionate, cassonetti, contenitori che si trovano nei parchi ecc.)” racconta la signora Itala, l’esile folletto dal passato scout che ha dato inizio a quella che in paese è diventata un tendenza, seppure di nicchia.
“Si possono trovare semplici cartacce, brandelli e frammenti di materiali vari, pacchetti vuoti di sigarette, polistirolo, indumenti usati, involucri alimentari di ogni tipo anche con parte del contenuto, bottiglie di vetro, plastica, lattine, contenitori in tetrapak di ogni dimensione - spiega - lanciati da automezzi in movimento, nascosti nelle siepi o nei cespugli, lungo le scarpate, nei prati e nei campi, infilati in ogni anfratto possibile, a volte difficilmente recuperabili o inaccessibili”. Con guanti monouso e borsine, queste persone raccolgono tutto ciò che è possibile lungo i loro percorsi, depositando i rifiuti nei cassonetti di raccolta differenziata. “Sporcare dove si passa purtroppo è diventata la norma” osserva Monica, insegnante che ha seguito di buon grado l’esempio di Itala. “Oltre a far sparire i rifiuti in vista sulla strada, mi capita di richiamare, alla raccolta delle deiezioni dei loro animali, noncuranti passanti a spasso con cani. Alla scuola media poi un’ingegnosa bidella si è inventata il premio ‘Riempiamo i nostri cestini’, assegnato a fine anno ai ragazzi della classe che ha raccolto più rifiuti. E’ un’iniziativa che meriterebbe di essere ripresa in altre forme sul territorio, per recuperare il rispetto degli spazi e dei beni comuni”.
A Gianni, invece, ex operaio ora in pensione, accade di “dover ripristinare l’ordine e la pulizia nelle isole ecologiche dove, forse per la fretta, qualcuno abbandona spesso i rifiuti fuori dalle campane”, mentre Roberto, impiegato, raccoglie “quantità enormi di volantini pubblicitari, davvero troppi e inutili qui da noi, caduti dalle casette postali in strada, portandoli poi nei cassonetti per la carta”.
“Spero che nessuno si senta offeso, perchè ciò non è certamente nelle nostre intenzioni” conclude ancora Itala. “Anzi, le aspettative sono di trovare sostenitrici e sostenitori”.

martedì 15 novembre 2011

Tagliamo le spese militari: no all'acquisto di nuovi cacciabombardieri

Anche se nessun giornale ne ha parlato, sabato 12 novembre si è tenuta a Novara la manifestazione contro la decisione governativa di “spendere” 16 miliardi di euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35. Decisione assunta e riconfermata dagli ultimi tre governi che si sono alternati in parlamento.
La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 1500 persone, numerosa la presenza dei vicentini che in città si devono digerire il raddoppio della base militare americana e numerosa la presenza dei Valsusini che vedono il loro territorio dichiarato “zona strategica di interesse militare”.
Alla manifestazione hanno partecipato varie associazioni tra cui il Mir e il Movimento Nonviolento, Pax Cristi, Legambiente, gli umanisti e gli anarchici. Il corteo ha sfilato per la città, a volte applaudito e a volte alla presenza di qualche negoziante (pochi per fortuna) che abbassava la saracinesca del negozio. Ai vigili urbani presenti è stato regalato un ramoscello di ulivo.Anche se con un numero di persone limitato, questa manifestazione vuole essere un punto fermo nel ribadire il nostro “ripudio della guerra” e dei suoi strumenti di morte.

lunedì 14 novembre 2011

Con Ferlinghetti al Caffé Trieste

I giovani dovrebbero fare gli esploratori, ha scritto Lawrence Ferlinghetti, poeta di San Francisco ed editore delle più grandi penne della Beat Generation. E la poesia, in questo caso, è il territorio più vasto in cui perdersi e trovarsi di nuovo.
Con lui ha conversato a lungo Olga Campofreda, realizzando la docu-fiction "Caffè Trieste" (Giulio Perrone editore, pp. 126, euro 10).
"Caffè Trieste" sta a metà fra il reportage narrativo e la guida poetica alla città di San Francisco: l’esplorazione geografica s'intreccia a quella letteraria ed umana attraverso lo sguardo di una giovane scrittrice che intraprende un pellegrinaggio alla ricerca delle radici dei suoi miti. Dieci giorni a Frisco rincorrendo un incontro - quello con Ferlinghetti - che comporterà una serie di altri incroci inattesi: da Jack Hirschman e la sua Brigata di Poeti Rivoluzionari a Neeli Cherkovski, poeta, amico intimo e biografo di Charles Bukowski. Una serie di interviste che si stagliano nella storia come racconti, racconti che si lasciano leggere come parabole. Il Caffè Trieste, nel cuore di North Beach, è lo scenario contro il quale tutto si muove, attraverso una serie infinita di caffè ordinati e bevuti d’un sorso, sigarette accese e consumate, le suole contro l’asfalto, sempre, per arrivare fin dove si spinge lo sguardo, fin dove suggerisce la poesia. Si legge, questo libro, per conoscere i luoghi di Kerouac, Ginsberg, Bob Dylan attraverso le parole di chi li ha vissuti come testimone. E si finisce poi per scoprire quanto oltre il mito è sopravvissuto, sorpassandolo.
Chi volesse ricevere una copia del volume può scriverci a linea.indipendente@hotmail.it

sabato 12 novembre 2011

La mela avvelenata

Dal quotidiano il manifesto di ieri pubblichiamo l'illuminante editoriale della direttrice Norma Rangeri.

L'applausometro al seguito del senatore Mario Monti, timoniere di un governo di emergenza nazionale dal Pdl al Pd, va di pari passo con la bordata di fischi contro le voci che invece indicano la via maestra delle elezioni. Non c'è tempo per i bizantinismi del Palazzo, meglio mettere tra parentesi la politica per dare tutto il potere all'economia.A caratteri cubitali il messaggio viene inviato dalla prima pagina del giornale di Confindustria ("Fate presto"), per spiegare che i tempi della politica (della democrazia) sono troppo lenti e poco conciliabili con quelli della crisi finanziaria. Quindi si può al massimo concedere un rapido passaggio parlamentare per il via libera a Monti, ma chiedere agli elettori come uscire dalla crisi non si può. In altra forma, lo stesso pensiero unico è replicato sulle colonne del Corsera, in prima linea nella battaglia a sostegno «delle qualità super partes» di Monti, come scrive il direttore De Bortoli. Siccome il gettonatissimo candidato a palazzo Chigi è chiamato a salvare l'Italia con «scelte impopolari», sarà bene non mischiare l'alto incarico con gli intralci delle forze politiche (una traduzione dei famosi «lacci e lacciuoli»). Come se essere super partes e impopolari fosse oggi il valore aggiunto, la chiave di volta necessaria per uscire vivi dalle macerie del berlusconismo. Come se dopo il colossale spostamento della ricchezza del paese dal lavoro al profitto (8 punti di Pil: ogni anno 120 miliardi di euro), eredità dell'ultimo quindicennio italiano, non fosse ancora giunta l'ora di chiamare al governo una politica esplicitamente di parte, di quella parte che, altrimenti, sotto le macerie resterà sepolta.
Su queste pagine Guido Viale sottolineava il monopolio degli economisti nel dibattito sulla crisi finanziaria. Avergli delegato la "narrazione" degli eventi, che fossero liberisti e keynesiani, ha avuto l'effetto, e lo vediamo in queste febbrili giornate, di camuffare le leggi dell'economia come leggi di natura. L'abbuffata liberista che ha precipitato il mondo nel terremoto di questi anni, ora pretende di indicare la ricetta e la cura. E può farlo senza l'intralcio e l'impaccio di doverne rispondere ai cittadini.
Le dimissioni di Berlusconi sono persino difficili da credere, come è difficile svegliarsi da un incubo che ha segnato la psicologia collettiva. Tra le pesanti eredità del quindicennio, oltre al disfacimento sociale (ieri dati Istat denunciavano la cifra di cinque milioni di disoccupati: il doppio della media europea), allo svuotamento di ogni principio di rappresentanza, all'annichilimento di qualunque regola di convivenza civile, ci sono i semi avvelenati dell'antipolitica. Che ancora fruttificano, dando a un governo libero da questi partiti il colore rosso della mela avvelenata.

venerdì 11 novembre 2011

Le armi leggere uccidono

E' uscita la quarta edizione dell'Annuario dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere, che ha sede a Brescia. Nato nel 2004, l'organismo raccoglie diversi movimenti e associazioni per la pace e monitora la produzione bellica, offrendo materiali di riflessione e strumenti informativi per lo sviluppo di una cultura nonviolenta. Leggere le pagine di questo volume fa davvero impressione. Chi ne volesse copia può scriverci una e-mail a linea.indipendente@hotmail.it.

giovedì 10 novembre 2011

Dalla Regione arriveranno a Calcinato i contributi per il maltempo

Dopo le piogge alluvionali del 4 e 5 settembre scorsi, che hanno colpito anche il nostro Comune, la Giunta regionale nella riunione di ieri ha approvato una delibera che delimita la zona territoriale in cui si possono applicare "le provvidenze previste dal decreto legislativo del 29 marzo 2004 n.102 per i danni alle infrastrutture rurali connesse all'attività agricola e alle opere di bonifica". Si tratta dei Comuni di Calcinato, Lonato e Montichiari. La Giunta ha anche deciso di inviare al Ministero competente la proposta di "declaratoria della eccezionalità dell'evento piogge alluvionali" in quanto si ritiene che ci siano condizioni obiettive di danno tali da giustificare il riconoscimento dei caratteri di eccezionalità delle piogge. Speriamo bene.

mercoledì 9 novembre 2011

Il tempo è dei filosofi

Il modello di università popolare di filosofia fondato anni fa a Caen da Michel Onfray approda anche a Brescia, dove lo Spazio Gaia Bella di via Tommaseo 36 apre un originale corso per tutti gli appassionati di questa disciplina.

A condurlo è il prof. Roberto Catalano, docente al Liceo Don Milani di Montichiari. Già collaboratore della Mondadori, il docente ha da poco terminato un articolato dottorato di ricerca in filosofia del linguaggio tra Palermo, Cosenza e Plymouth e conduce trasmissioni in alcune emittenti radiofoniche locali.

Il ciclo – ci dice Catalano - nasce in seguito all’incontro con la prospettiva nota con il nome di pratiche filosofiche, sviluppata con un percorso formativo alla Scuola di psicofilosofia di Milano”.

“Il mondo della scuola – sottolinea - mi ha fatto toccare con mano quanto bisogno ci sia oggi di filosofia, per le giovani menti e non. Una filosofia pratica però, pensata come un impegno che mira a coinvolgere le persone in uno sforzo di chiarificazione e di produzione di un pensiero che produca bene comune”.

“Filosofi - osserva - sono tutti coloro che costruiscono relazioni dialogiche e intramano il proprio pensare al pensare dell’altro. La filosofia può e deve ritornare ad essere, incarnata in chi si fa carico di tale missione, luogo in cui si fondono l’amore per la sapienza e la saggezza”.

Dopo una introduzione ad alcune tematiche fondamentali del pensiero occidentale e al lessico specifico del sapere filosofico, le lezioni seguiranno un andamento tematico per offrire ai partecipanti un nuovo punto di vista sulla tradizione della razionalità che ci forma, a partire dalla ‘sanità del piacere’ e, sulla scorta proprio degli insegnamenti di Onfray, per una vera e propria filosofia della corporeità.

L’appuntamento è sempre alle ore 21. Per informazioni e iscrizioni si può telefonare alla segreteria organizzativa del corso al n. 347/9992175.

martedì 8 novembre 2011

Per una mappatura della toponomastica fascista

Credo utile ricostruire una piccola mappa della nuova vergogna, della toponomastica infame, ovvero di tutte le vie, targhe, premi ma anche proposte per musei o monumenti che si legano a esponenti del fascismo e che alcune città promuovono, apertamente o subdolamente.
Magari anche ricordando che in qualche altro luogo fasci e frasi di Mussolini restano (solo per pigrizia?) in bella - cioè brutta - evidenza.
Se credete che questa idea possa coinvolgere tutte e tutti bene, la realizzeremo un pezzo alla volta, e poi io la riassumerò su www.ildirigibile.eu.Chi vuole collaborare può scrivere a pkdick@fastmail.it.
Daniele Barbieri

lunedì 7 novembre 2011

Giovedì 10 novembre alla sala Morelli il film "L'uomo che verrà"

Giovedì 10 novembre alle ore 20.45 il cinematografo libertario del gruppo Spartaco propone alla sala Morelli, in Piazza della Repubblica a Calcinato, la proiezione del film “L’uomo che verrà”, che il regista Giorgio Diritti ha girato sulla strage di Marzabotto. Nel cast recitano Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi ed Eleonora Mazzoni.
La vicenda, raccontata nella versione originale in dialetto bolognese, è quella della bimba Martina, di 8 anni, nell’inverno 1943 alle pendici del Monte Sole, non lontano dal capoluogo. Unica figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere, la protagonista ha smesso di parlare da quando anni prima ha perso un fratellino. Nel dicembre la mamma rimane nuovamente incinta e Martina vive nell'attesa del nuovo fratellino, mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene alla luce, durante il terribile rastrellamento delle SS passato alla storia come la strage di Marzabotto, che costò la vita a circa 800 persone.
L'ingresso è libero.
Flavio Marcolini

domenica 6 novembre 2011

Teniamo pulito il nostro paese

A Calcinato e dintorni purtroppo la situazione non cambia e quello che vedo non mi piace, mi fa arrabbiare, mi crea disagio e sofferenza. Nessun angolo viene risparmiato, il suolo pubblico è fatto oggetto di ogni tipo di aggressione, iniziando dai rifiuti disseminati ovunque per finire con gli atti vandalici sulle cose pubbliche (fontane, lampioni, staccionate, cassonetti, contenitori che si trovano nei parchi ecc.). Si possono trovare semplici cartacce, brandelli e frammenti di materiali vari, pacchetti vuoti di sigarette, polistirolo, indumenti usati, involucri alimentari di ogni tipo anche con parte del contenuto, bottiglie di vetro, di plastica, lattine, contenitori in tetrapak di ogni dimensione.

Lanciati da automezzi in movimento, nascosti nelle siepi o nei cespugli, lungo le scarpate, nei prati e nei campi, infilati in ogni anfratto possibile a volte difficilmente recuperabili o inaccessibili.
Ma cosa faremo quando ci sarà la raccolta differenziata porta a porta e spariranno i cassonetti?
Anche la Roggia Marina non viene risparmiata: sulle sue acque galleggiano rifiuti di vario genere che si depositano sul fondo fra le alghe oppure si incagliano sotto le arcate dei ponti.
Per non parlare del nostro fiume Chiese. Mi si stringe il cuore nel vedere com'è ridotto: i rami spogli cresciuti nel suo alveo (soprattutto dopo una piena) sono talmente impigliati di rifiuti da sembrare vele a brandelli di barche abbandonate.
Lungo via Cavour a Calcinatello, dove la strada curva e il fiume forma una grande ansa, l'argine e il muretto costruiti anni fa, sono completamente invasi da una fitta vegetazione; immagino che, a causa della mancanza di adeguata manutenzione e pulizia, la natura prevalga sul cemento. In questo caso purtroppo non è un fatto positivo.

Con guanti monouso e borsine, raccolgo tutto ciò che è possibile lungo il mio percorso, depositandolo nei vari cassonetti e cercando di differenziarne la raccolta.
Ho iniziato anni fa in vacanza al mare, in varie zone d'Italia (soprattutto lungo le spiagge), e, per quanto sembri una battaglia persa, ho continuato.

Vorrei andare orgogliosa del mio paese, che ci fosse più sensibilità, responsabilità, attenzione per l'ambiente, la natura, le cose che ci circondano, non ultimi per gli animali che fanno parte del nostro territorio.

Penso sia nostro dovere rispettare il luogo in cui viviamo. Basta poco e non costa nulla rendere migliore e più accogliente questa terra. Con questo impegno, faremmo anche un grande regalo a noi stessi.
Serve amarla di più e renderci conto che è anche nostra ed è la sola che abbiamo.

Spero che nessuno si senta offeso, perchè ciò non è certamente nelle mie intenzioni. Anzi, le mie aspettative sono di trovare sostenitrici e sostenitori.

Itala Boschetto

sabato 5 novembre 2011

Perché non sciogliere il popolo?

Ringraziando Rossana Rossanda per la sua intelligenza del reale, pubblichiamo l'editoriale del quotidiano il manifesto di ieri.

Credevo che ci fosse un limite a tutto. Quando Papandreou ha proposto di sottoporre a referendum del popolo greco il «piano» di austerità che l'Europa gli impone (tagli a stipendi e salari e servizi pubblici nonché privatizzazione a tutto spiano) si poteva prevedere qualche impazienza da parte di Sarkozy e Merkel, che avevano trattato in camera caritatis il dimezzamento del debito greco con le banche. Essi sapevano bene che le dette banche ci avevano speculato allegramente sopra, gonfiandolo, come sapevano che Papandreou aveva chiesto al Parlamento la facoltà di negoziare, e che una volta dato il suo personale assenso, doveva passare per il suo governo e il parlamento (dove aveva tre voti di maggioranza). Ed era un diritto, moralmente anzi un dovere, chiedere al suo popolo un assenso per il conto immenso che veniva chiamato a pagare. Era un passaggio democratico elementare. No?
No. Francia e Germania sono andate su tutte le furie. Come si permetteva Papandreou di sottoporre il nostro piano ai cittadini che lo hanno eletto? È un tradimento. E non ci aveva detto niente! Papandreou per un po' si è difeso, sì che glielo ho detto, o forse lo considerava ovvio, forse pensava che fare esprimere il paese su un suo proprio pesantissimo impegno fosse perfino rassicurante. Sì o no, i greci avrebbero deciso tra due mesi, nei quali sarebbero stati informati dei costi e delle conseguenze. Ma evidentemente la cancelliera tedesca e il presidente francese, cui l'Europa s'è consegnata, avrebbero preferito che prendesse tutto il potere dichiarando lo stato d'emergenza, invece che far parlare il paese: i popoli sono bestie; non sanno qual è il loro vero bene, se la Grecia va male è colpa sua, soltanto un suo abitante su sette pagava le tasse (e non era un armatore), non c'è parere da chiedergli, non rompano le palle, paghino. Quanto ai manifestanti, si mandi la polizia.
E per completare il fuoco di sbarramento hanno aggiunto: intanto noi non sganciamo un euro. Erano già caduti dalle nuvole scoprendo nel cuor dell'estate che la Grecia si era indebitata oltre il 120 del Pil. E non solo, aveva da ben cinque anni una «crescita negativa» (squisito eufemismo). Né i governi, né la commissione, né l'immensa burocrazia di Bruxelles se n'erano accorti, o se sì avevano taciuto; idem le banche, troppo intente a specularci sopra. Perché no? I singoli stati europei hanno dato loro ogni libertà di movimento, le hanno incoraggiate a diventare spregiudicatissime banche d'affari, e quando ne fanno proprio una grossa, invece di mandar loro i carabinieri, corrono a salvarle «per non pregiudicare ulteriormente l'economia».
In breve, la pressione è stata tale che Papandreou ha ritirato il referendum. La democrazia - in nome della quale bombardiamo dovunque ce lo chiedano - non conta là dove si tratta di soldi. Sui soldi si decide da soli, fra i più forti, e in separata sede. Davanti ai soldi la democrazia è un optional.
Nessun paese d'Europa ha gridato allo scandalo. Né la stampa, gioiello della democrazia. Non ho visto nessuna indignazione. Prendiamone atto.

venerdì 4 novembre 2011

Mai più morti invano

Alle sei del mattino del 4 novembre del 1918 a Villa Giusti veniva firmato l’armistizio. Terminava così la Prima guerra mondiale. In quel mondo che sembrava felice, ricolmo delle speranze del nuovo secolo nascente, erano stati mandati a combattere, l’uno contro l’altro, 70 milioni di esseri umani. Di questi, 9 milioni non sono più tornati a casa. Altri milioni rimasero invalidi, menomati, impazziti, distrutti nei corpi e nella psiche. Da quell' "inutile strage" (Benedetto XV) sarebbero sorti i nazionalismi ed i fascismi del XX secolo, che avrebbero preparato la carneficina della seconda guerra mondiale.
Oggi noi vogliamo ricordare i morti di tutte le guerre. Di ieri e di oggi. Vittime innocenti delle lucide follie e strategie dei potenti della terra. L'interesse economico, la sete di potere, l'arroganza nazionale di chi si vuole rappresentante e portatore di civiltà e valori superiori da imporre ad altri, le ideologie totalitarie così come l'uso fondamentalista delle religioni non possono essere il pretesto per giustificare altri conflitti bellici, sotto qualsiasi sigla o motivo essi vengano condotti e motivati. Che il 4 novembre non sia "festa della forze armate" ma momento di memoria e di impegno per disarmare l'animo individuale, le coscienze di tutti e le mani degli uomini, distruggendo quelle armi che garantiscono la ricchezza di pochi e perpetuano la sofferenza dei più. 4 novembre 2011: contro tutte le guerra e tutti gli eserciti.
Massimo Bracchi, Guido Cangianiello, Claudia Capra, Matilde Capra, Mimmo Cortese, Roberto Cucchini, Lucia Fanetti, Pierluigi Fanetti, Marco Maffeis, Adriano Moratto, Alma Paghera, Luciano Raineri, Marina Renzi

giovedì 3 novembre 2011

Il compagno Guido Puletti rivive nei disegni di Valentina

L’indimenticabile storia di Guido Puletti rivive per mano della nipote Valentina Bani, che in omaggio alla fulgida vita dello zio ha dato alle stampe il libro “Segni” (pagg. 95, euro 20), uscito per i tipi di Marco Serra Tarantola. Si tratta di un volume illustrato con la tecnica dei disegni a matita, corredati da testi di Paola Gualtieri. Il tema è la singolare biografia di questo militante rivoluzionario argentino che sfuggì alla dittatura del suo paese, animò tante battaglie della sinistra antagonista in Italia e finì assassinato da una banda di militari a Gorni Vakuf, in Bosnia, il 29 maggio 1993 insieme ai volontari Sergio Lana e Fabio Moreni, mentre portava gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal conflitto.
La capacità di cogliere il senso degli eventi storici di cui è stata testimone nel loro sviluppo diacronico si coniuga in queste tavole con l’abilità, non solo tecnica, che la giovane artista bresciana dimostra nell’immortalare le singole vicende che hanno visto protagonista la famiglia di origine di Guido, lui stesso e la generazioni successiva, diventando per lei un salvagente dall'incomprensione e dall'incomunicabilità, per trovare un punto di contatto tra il silenzio del suo mondo attento al dettaglio e il mondo esterno colmo di rumori e grossolanità.
Sabato 5 novembre la Bani presenterà il volume alle ore 18 alla Galleria Mr Libro, in via Garibaldi 6 a Castiglione delle Stiviere. Per l’occasione inaugurerà una mostra antologica dei suoi disegni. 30 anni, laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, la disegnatrice ha esposto le sue opere artistiche - quadri, fotomontaggi, fumetti, illustrazioni e poesie - in diversi eventi tra le quali la terza edizione della Biennale internazionale degli artisti figurativi sordi a Roma, e recentemente ha tenuto una perfomance all'ultimo Festival d'Oeil a Reims, in Francia.
f.marcolini

mercoledì 2 novembre 2011

“Unico testimone un ascensore” approda a Castelvenzago

A conclusione della terza edizione della rassegna “L’altro festival” domenica 6 novembre nell’aula magna dell’azienda agricola “Piano B” a Castelvenzago, nel verde della campagna fra Lonato e Desenzano del Garda, l’associazione “Un tè nel deserto” propone lo spettacolo teatrale “Unico testimone un ascensore”, liberamente tratto dal romanzo “Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio” di Amara Lakhaous Diretto da Barbara Pizzetti, vede sul palcoscenico recitare gli attori Gianluigi Bergognini, Antonella Carella, Ezio Cavagnini, Claudia Quaranta, Beatrice Ribelli, Maria Ribelli, Silvia Visini e Danilo Zeni.
La vicenda è ambientata in un vecchio stabile popolare di piazza Vittorio, emblema di un quartiere, il rione Esquilino, cuore multietnico e nevralgico di Roma. L’omicidio di un losco personaggio soprannominato “il Gladiatore” e la scomparsa del principale sospettato, un uomo dal passato tragico e dalla dubbia identità, sono gli elementi centrali della vicenda che funge da pretesto per inscenare una galleria di ritratti. Ognuno degli inquilini, italiani ed extracomunitari (più o meno integrati), svela le farsesche piccolezze, le ottuse rimostranze e i tragicomici pregiudizi dell’Italia contemporanea. L’ascensore del palazzo, oggetto di tante accese con tese condominiali, diviene così testimone non soltanto del crimine in esso compiuto, ma anche di come e quanto la mancanza di parole e di conoscenza reciproca sia foriera di disperazione e violenza, del fatto che la verità non sia mai una sola.
L’appuntamento è alle ore 18. L’ingresso è gratuito.

martedì 1 novembre 2011

Ho conosciuto un uomo

Ho conosciuto un uomo che aveva spiegato le sue ali di libertà

contro le maglie intricate e semplificanti di mille macchine automatiche

un uomo che cantava mentre gli altri facevano lunghi discorsi

che mai si fregiava di aver letto Marx Lenin e Mao

perché alle stalattiti dell'ideologia comunista

di gran lunga preferiva i voli nel cielo libero del Susquehanna,

le rotondità della sorella dello zio Wiggily del Connecticut,

la ribellione all'appiattimento egualitario propugnato da novelli Cesari

che bruciavano l'aria con i loro moti di stizza.

Un uomo che, ubriaco di parole, se ne tornava alle cinque del mattino

nel santuario in riva al fiume di acqua agrodolce e scura

nel suo letto di tessuto bianco formato John Donne

tra i suoi libri sporchi del sudore degli indici rosicchiati.

Un uomo che le tenaglie della vita avevano ridotto a pezzi

immediatamente rimontati nel libero cielo della sua creatività

lontano dalla pazza folla del paese sudicio e invisibile

vicino alle formiche, alle cicale, agli scriccioli girovaghi,

sempre cercando di risalire la china della nostra vita.

Un uomo che da tempo immemorabile e ormai consunto

aveva smesso di aspettare la liberazione e cercava spazi

in cui i suoi occhiali potessero posarsi e le sue scarpe riposare

senza che fosse costretto a salutare un dongiovanni dall'aria pellegrina

magari involontariamente incontrato per la stretta via.

Un uomo il cui andare era fermo e tuttavia ritmato,

simile alla peluria del pulcino che, bagnato dal liquido materno,

se ne esce pigolando dal pollaio ben deciso ad affrontar la vita

e a coglierne i teneri frutti senza timore reverenziale.

Un uomo fuori posto, fuori età, fuori senso in questa maledetta terra

dove la bontà è il pensiero del domani ed il niente è ancora tutto.

Dove il vecchio Neal con le sue dodici amanti pagate a rate

non riuscirebbe a rimediare nemmeno una donna da marciapiede.

Dove Zoroastro non farebbe che parlare alle stelle in cielo

inascoltato in mezzo a tanto clangore, fragore, clamore, rumore.

Dove Angela non è riuscita a resistere più di vent'anni

rimirando cogli occhi il contrario di questo grigio deserto.

Dove non nasceranno più le menti più belle,

offuscate dal progetto orripilante di una massificazione omologante.

Dove Pasolini, genio tra i pochi che in questa terra mai rifulsero,

finì sotto le ruote di un'automobile la sua splendida esistenza.

Un uomo che la saggezza ha mantenuto giovane vecchio tra vecchi giovani,

un uomo che l'arte ha consacrato sulla strada della divinità.

Un uomo scevro da violenze e menzogne ma continuamente proteso

verso le montagne magiche in cui si dice vivesse Seymour

dopo la sua morte terrena e quella dei suoi innumerevoli fratelli.

E se Socrate ritornasse a vivere

darebbe a lui il posto accanto al fuoco nella sua povera stanzetta

e si farebbe insegnare a oltrepassare le Scilla e i Cariddi

del moralismo contrabbandato per bene comune.

Un uomo che per diciassette ore ho visto zufolare con allegria

davanti a tristi e grigi terreni occupati da tristi e grigi soldatini imberbi,

che si è fumato sessanta sigarette in sei ore

chiedendo ancora un vermouth prima di uscire nella notte

piena di stelle e tuttavia oscura

della sua pungente e dolorosa solitudine invecchiata.

Un uomo che raccoglie pietre come altri contano anni

che rosicchia i dogmi addestrati o sinistrati

e impazzisce per The Raven, per la scoppiettante Suite

e per i biondi capelli di una ragazza il cui nome mi ricorda

la felice età delle pecore intente ed occupate

a bere il sudore delle compagne.

Un uomo che ha spezzato i flutti del tempo

e i ritmi senza meta della vita vuota e vana

di milioni di persone che passando da uno scatolone all'altro

trascorrono e gettano piccoli pezzi di storia

in pasto a piovre affamate di plastica e assetate di Coca-Cola.

Un uomo che urlava e urla la sua gioia disperata

dietro a tutta quella brava gente che purifica i propri cancri

con Chanel acquistato nell'ennesimo negozio metropolitano

che - se non sai dov'è - ci arrivi appena voltato l'angolo.

Un uomo che non ha bisogno

di calze, cappelli, maglie o pantaloni

perché la sua carne grimaldelliana

spezza tutte le serrature,

rompe tutti i cardini,

apre a tutti tutte le porte dell'infinito.

© flavio marcolini, 1987