lunedì 30 gennaio 2017

Un lavoro accessorio

Dal 1° al 15 febbraio a Calcinato è possibile aderire al progetto provinciale di lavoro accessorio che prevede l'assegnazione di buoni lavoro per tutti i residenti interessati. In questo momento di crisi economico si tratta di una opportunità di trovare occupazione, seppur temporanea, all’interno del Comune per chi è disoccupato, inoccupato, in mobilità oppure in cassa integrazione.
 Si tratta di un voucher del valore di 300 euro lordi (225 netti) a fronte di 30 ore di attività prestate presso il Comune di Calcinato.
Scaricabile dal sito www.comune.calcinato.bs.it, la domanda va presentata al Comune di Calcinato all’Ufficio Servizi Socilai al primo piano del palazzo municipale. Terminata la raccolta delle istanze di adesione verrà stilata una graduatoria. Per ulteriori informazioni è possibile recarsi all’Ufficio Servizi Sociali oppure telefonare ai numeri 030/9989220 – 9989221 – 9989236.

domenica 29 gennaio 2017

Voucher sociali per ricoveri di sollievo

Da mercoledì 1° febbraio a Calcinato è possibile inoltrare la domanda per ricevere il voucher sociale “per ricoveri di sollievo temporanei per anziani non autosufficienti e disabili gravi”. Possono accedervi i cittadini disabili anziani di età non inferiore a 65 anni non autosufficienti, assistiti a domicilio con totale inabilità e con diritto all’indennità di accompagnamento nonché i disabili gravi con totale inabilità tra i 18 e 64 anni.
La misura di aiuto è rivolta alle famiglie per sostenere gli oneri di ricoveri di sollievo presso strutture residenziali o semiresidenziali di carattere socio-sanitario. Naturalmente i richiedenti devono appartenere ad un nucleo familiare con reddito Isee non superiore a 17 mila 500 euro, al netto delle detrazioni. Il valore del buono è di 15 euro giornalieri per l’ammissione nei servizi residenziali e di 10 per l’ammissione nei servizi semiresidenziali. Il voucher e’ concesso fino ad un massimo di 60 giorni di ricovero o frequenza ed e’ liquidato a seguito di presentazione al comune di copia della fattura degli oneri sostenuti.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’ufficio servizi sociali del Comune ai numeri 030/9989221-9989236-9989245.

lunedì 23 gennaio 2017

Verità per Giulio Regeni

Il 25 gennaio sarà trascorso un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni.
Anche a Brescia, come in molte piazze italiane, ci ritroveremo per ricordare Giulio e per unirci alla famiglia, agli amici ed alle tante persone che in tutto il mondo non smettono di chiedere VERITA'.
Mercoledì 25 gennaio 2017 sulla facciata del Rettorato dell'Università degli Studi di Brescia verrà esposto lo striscione Verità per Giulio Regeni.
Dalle ore 17.30, nella piazza antistante (Piazza del Mercato), verrà allestito un piccolo spazio dove tutti noi potremo lasciare un messaggio per la famiglia di Giulio.  

L'iniziativa si concluderà alle 19.41, orario "ufficiale" della scomparsa di Giulio.
L'iniziativa è organizzata dalla Rappresentanza Sindacale Unitaria dell'Università degli Studi di Brescia e dal Gruppo di Brescia di Amnesty International con l'adesione del Centro per la Nonviolenza.
Vi aspettiamo numerosi, con un messaggio, una candela, un pensiero per Giulio. Tutti insieme contribuiremo a tenere accesa la luce, perché accendere una candela è meglio che maledire l'oscurità. Lo faremo per Giulio e per i suoi cari, ed anche per tutte le donne e gli uomini che in Egitto ed altrove subiscono la repressione e le brutalità di governi autoritari e irrispettosi dei diritti umani.

sabato 21 gennaio 2017

Per la verità, sugli immigrati...


Esiste davvero un’emergenza immigrazione in Italia? Ecco otto luoghi comuni sull’immigrazione, smontati utilizzando i dati reali su Italia ed Europa. 
  FALSO. Nell’Unione Europea, su oltre 500 milioni di residenti di ogni età (510 milioni) nel 2015, solo il 7% è costituito da immigrati (35 milioni), mentre gli autoctoni sono la stragrande maggioranza (93%, pari a 473 milioni). La quota di stranieri varia notevolmente tra i paesi europei (il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l’8% nel Regno Unito e in Italia, il 7% in Francia): è curioso, però, che i paesi più ostili all’accoglienza degli immigrati sono quelli che ne hanno di meno: la Croazia, la Slovacchia e l’Ungheria, ad esempio, che ne hanno circa l’1%. In tutta l’Unione Europea, rispetto al 2008, i permessi di soggiorno per lavoro concessi a cittadini extracomunitari sono diminuiti dell’8%: in Italia si registra una netta flessione da circa 512 mila ingressi del 2007 a 248 mila del 2014 (-51,8%). Nello stesso periodo si registra un aumento significativo solo in Germania e in Francia.

1) QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN ITALIA OGGI? SIAMO DI FRONTE A UN’INVASIONE!

FALSO. Quando ci si chiede quanti sono gli immigrati in Italia oggi, spesso si hanno le idee confuse. Gli immigrati ci invadono? No. Nell’Unione Europea, su oltre 500 milioni di residenti di ogni età (510 milioni) nel 2015, solo il 7% è costituito da immigrati (35 milioni), mentre gli autoctoni sono la stragrande maggioranza (93%, pari a 473 milioni).
La quota di stranieri varia notevolmente tra i paesi europei (il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l’8% nel Regno Unito e in Italia, il 7% in Francia): è curioso, però, che i paesi più ostili all’accoglienza degli immigrati sono quelli che ne hanno di meno: la Croazia, la Slovacchia e l’Ungheria, ad esempio, che ne hanno circa l’1%.
In tutta l’Unione Europea, rispetto al 2008, i permessi di soggiorno per lavoro concessi a cittadini extracomunitari sono diminuiti dell’8%: in Italia si registra una netta flessione da circa 512 mila ingressi del 2007 a 248 mila del 2014 (-51,8%). Nello stesso periodo si registra un aumento significativo solo in Germania e in Francia. 

SÌ, MA QUESTI CI RUBANO IL LAVORO!

2) E’ VERO CHE GLI IMMIGRATI CI RUBANO IL LAVORO?

FALSO. Non è vero che gli immigrati ci rubano il lavoro. In Italia i migranti in entrata hanno quasi sempre controbilanciato la flessione del numero degli italiani, e la modesta crescita complessiva della popolazione negli ultimi dieci anni (+4%) è stata resa possibile quasi esclusivamente dall’aumento del loro numero.
Agli immigrati sono riservati solo i lavori non qualificati, in gran parte rifiutati dagli italiani: gli stranieri non riducono l’occupazione degli italiani, ma occupano progressivamente le posizioni meno qualificate abbandonate dagli autoctoni, soprattutto nei servizi alla persona, nelle costruzioni e in agricoltura: settori in cui il lavoro è prevalentemente manuale, più pesante, con remunerazioni modeste e con contratti non stabili.
Dai dati più aggiornati del 2015, infatti, emerge che oltre un terzo degli immigrati svolge lavori non qualificati (36% contro il 9% degli italiani), quasi il 60% esegue mansioni mediamente qualificate (57% contro il 53% degli italiani) e solo il 7% esegue professioni altamente qualificate (contro il 37% degli italiani).
Una quota maggiore di immigrati è occupata rispetto a quella degli italiani, ma i loro stipendi sono inferiori a quelli dei nativi e decrescono nel tempo: il 48% è a rischio povertà.

MA NON C'È LAVORO NEANCHE PER GLI ITALIANI, NON POSSIAMO ACCOGLIERLI!

3) MA NON C’È LAVORO NEANCHE PER GLI ITALIANI, NON POSSIAMO ACCOGLIERLI!

FALSO. Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, visto che tra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, è invece necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone: si tratta di un fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite, per salvaguardare l’attuale forza di lavoro, per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale.

CERTO, E ALLORA LI OSPITIAMO NEGLI ALBERGHI...

4) CERTO, E ALLORA OSPITIAMO GLI IMMIGRATI IN ALBERGO

FALSO. Non è vero che ospitiamo gli immigrati in albergo. I centri di accoglienza straordinaria (CAS) sono strutture temporanee cui il Ministero dell’interno ha fatto ricorso, a partire dal 2014, in considerazione dell’aumento del flusso: le prefetture, insieme alle Regioni e agli enti locali, cercano ulteriori posti di accoglienza nei singoli territori regionali, e quando non li trovano si rivolgono anche a strutture alberghiere o di altra natura. Si tratta di una gestione straordinaria ed emergenziale, spesso criticata in primo luogo da chi si occupa di asilo, perché improvvisata, in molti casi non conforme agli standard minimi di accoglienza e quindi inadatta ad attuare percorsi di autonomia. Quindi sono uno scandalo non gli alberghi, ma la mala gestione e l’assenza di servizi forniti in quei centri improvvisati. 

...E DIAMO LORO 35 EURO AL GIORNO PER NON FARE NIENTE!

5) E’ VERO CHE GLI IMMIGRATI PRENDONO 30 EURO AL GIORNO?

FALSO. Si sente spesso dire che gli immigrati prendono 30 euro al giorno: il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno (45 per i minori) che non finiscono in tasca ai migranti ma vengono erogati agli enti gestori dei centri, e servono a coprire le spese di gestione e manutenzione, ma anche a pagare lo stipendio degli operatori che ci lavorano. Della somma complessiva solo 2,5 euro in media, il cosiddetto “pocket money”, è la cifra che viene data ai migranti per le piccole spese quotidiane (dalle ricariche telefoniche alle sigarette).
In Italia, nel 2014, sono stati spesi complessivamente per l’accoglienza 630 milioni di euro, e nel 2015 circa 1 miliardo e 162 milioni. Ma se si analizza il costo annuo medio per rifugiato (2015), il paese che spende di più è l’Olanda (24mila euro), seguita dal Belgio (19mila), dalla Finlandia (14mila) e dall’Italia (13mila), mentre quello che spende meno è il Regno Unito (2,5 mila euro).
In Germania i richiedenti asilo possono ottenere un lavoro e ricevere una cifra che si aggira attorno ai 360 euro mensili. Nel Regno Unito ricevono un sussidio di 160 sterline al mese, con cifre in aggiunta nel caso di donne incinte o con figli minori.

SARÀ, PERÒ CI TOLGONO RISORSE PER IL WELFARE

6) SARÀ, PERÒ CI TOLGONO RISORSE PER IL WELFARE

FALSO. I costi complessivi dell’immigrazione, tra welfare e settore della sicurezza, sono inferiori al 2% della spesa pubblica. Dopodiché, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 11 miliardi, e si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane. Col particolare che i pensionati stranieri sono solo 100mila, mentre i pensionati totali oltre 16 milioni. Inoltre, il gettito IRPEF complessivo versato dagli immigrati (circa il 9% dei contribuenti) è pari quasi a 7 miliardi. L’apporto di lavoro degli stranieri è fondamentale per la creazione di valore aggiunto. Dal 1998 al 2007 il PIL totale italiano è salito del 14,4% in termini reali, ma senza gli stranieri sarebbe salito solo del 10,5%; nei successivi sette anni di crisi (2008-2015) il PIL complessivo è calato del 7,3%, ma sarebbe sceso ancora di più, cioè del 10,3%, senza i lavoratori immigrati.

COMUNQUE I RIFUGIATI SONO TROPPI, NON C’È ABBASTANZA SPAZIO IN EUROPA!

7) QUANTI SONO I RIFUGIATI POLITICI IN ITALIA? COMUNQUE SONO TROPPI, NON C’È ABBASTANZA SPAZIO IN EUROPA!

FALSO. Ecco qualche numero su quanti sono i rifugiati politici in Italia. Dei 16 milioni complessivi, solo 1,3 milioni sono ospitati nei 28 paesi dell’Unione europea (8,3%), tra cui l’Italia (118 mila, pari allo 0,7%). I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati nel 2015 sono la Turchia (2,5 milioni), il Pakistan (1,6 milioni), il Libano (1,1 milioni) e la Giordania (664 mila).
Gli arrivi complessivi per mare in Italia sono stati 170 mila nel 2014, 154 mila nel 2015 e nel 2016, fino a settembre, 121.000. Il numero, dunque, rimane stabile.
 

SÌ, PERÒ I TERRORISTI ISLAMICI STANNO SFRUTTANDO I FLUSSI MIGRATORI PER FARE ATTENTATI E CONQUISTARE L’EUROPA!

8) SÌ, PERÒ I TERRORISTI ISLAMICI STANNO SFRUTTANDO I FLUSSI MIGRATORI PER FARE ATTENTATI E CONQUISTARE L’EUROPA! CI SONO TERRORISTI SUI BARCONI

FALSO. Terroristi sui barconi? Limitando l’osservazione al terrorismo islamista, i primi 5 paesi con la maggiore quota di morti sono l’Afghanistan (25%), l’Iraq (24%), la Nigeria (23%), la Siria (12%), il Niger (4%) e la Somalia (3%). Le vittime dell’Europa occidentale rappresentano una quota residuale, perfino inferiore all’1%.
L`Italia è terra d’immigrazione con molti cristiani ortodossi: oltre 2 milioni tra ucraini, romeni, moldavi e altre nazionalità. Seguono circa 1 milione e 700mila persone di religione musulmana (compresi gli irregolari e minori), meno di un terzo del totale degli oltre 5 milioni di stranieri in Italia. In Europa solo il 5,8 per cento della popolazione è di religione islamica.

giovedì 19 gennaio 2017

Ampliamento Gedit: stasera assemblea

Stasera alle ore 20.45 il Comitato Salute Ambiente organizza nella sala civica Morelli in Piazza Repubblica a Calcinato un convegno sul progetto di ampliamento della discarica di rifiuti speciali non pericolosi in località Cavicchione a Calcinatello, recentemente autorizzato dalla Regione.
Se venisse realizzato, esso prevederebbe l'innalzamento della quota delle due vasche in essa presenti, già colmate, per un ulteriore quantitativo di rifiuti industriali non pericolosi, pari a circa 180mila metri cubi, e il riempimento di un nuovo bacino con altri 400mila metri cubi.
Nella battaglia contro questa discarica il Comitato si affida al recente pronunciamento da parte del Consiglio di stato che ha confermato la validità della legge regionale sul fattore di pressione, il quale riconosce l'introduzione di un limite di localizzazione di siti per lo smaltimento dei rifiuti, legato alla saturazione del territorio.
"Questa legge - spiega il portavoce Roberto Sigurtà che introdurrà i lavoi giovedì - pone un limite alla continua proliferazione di discariche sul nostro territorio, già compromesso. È un grande successo dovuto anche alla cooperazione, in questo caso, di più forze: dalla Regione, capofila del ricorso, alla Provincia, ad alcuni  Comuni bresciani, fino ai Comitati di  cittadini, trainati dal Comitato Sos Terra con cui il Comitato Salute e Ambiente Calcinato coopera da anni. Speriamo che questa sentenza sia di stimolo per tutti per continuare a combattere con energia la richiesta, da parte della società Gedit, di una ulteriore vasca numero 3 e di un rimodellamento delle vasche 1 e 2, attualmente  cessate, in località Cavicchione".

martedì 17 gennaio 2017

Ampliamento Gedit: il Comune ricorre al Tar

E' ufficiale: il Comune di Calcinato ha presentato ricorso al Tar contro il decreto dirigenziale con il quale Regione Lombardia il 2 novembre scorso si è pronunciata positvamente sulla compatibilità ambientale del progetto di ampliamento della discarica di rifiuti non percolosi della ditta Gedi, in via Cavicchione a Calcinatello.
Se venisse realizzato, esso prevederebbe l'innalzamento della quota delle due vasche in essa presenti, già colmate, per un ulteriore quantitativo di rifiuti industriali non pericolosi, pari a circa 180mila metri cubi, e il riempimento di un nuovo bacino con altri 400mila metri cubi.
Redatto dall’avvocato Mario Gorlani, "il ricorso - spiega l'assessore all'ambiente Stefano Vergano - evidenzia quelle che riteniamo essere le numerose lacune istruttorie e procedimentali del lungo iter che ha interessato l'istanza presentata da Gedit nel 2010, più volte oggetto di modifiche e rettifiche della stessa proponente, nonché quelle che riteniamo essere le evidenti criticità ambientali e sulla salute che, con l'ampliamento, avrebbero dovuto indurre gli enti competenti, anche alla luce della normativa sull'indice di pressione, a fermare tale iniziativa".
"Il Comune - conclude Vergano - è dall'inizio sempre in prima linea nel fermo no all'ampliamento e confida fermamente nell'esito positivo del ricorso", auspicando "l'intervento dei Comuni limitrofi e dei comitati ambientalisti che potranno unirsi nella nostra battaglia, anche avanti al Tar, per bloccare tale progetto".
Entro febbraio dovrebbe tenersi l'udienza al Tar di Brescia sulla richiesta di sospensiva del provvedimento regionale.

lunedì 9 gennaio 2017

Guarire dall'epatite: la storia di un compagno

L'epatite C è una patologia molto diffusa anche dalle nostre parti. Sarebbero circa un migliaio le persone che ne sono affette nel Bresciano e almeno 170 mila i casi acclarati in Italia, stando alle stime più prudenziali.
 Per curare questa infezione che costituisce una delle principali cause di cirrosi, trapianto e tumore epatico, negli ultimi anni la ricerca scientifica ha compiuto passi da gigante: sono state infatti approvate e commercializzate nuove cure che vanno a sostituire le più datate e meno efficaci terapie a base di interferone pegilato e ribavirina.
 “Oggi non solo i tassi di guarigione vengono pressoché raddoppiati – osserva un giovane compagno  di Calcinato, che ha scoperto da sei anni di esserne affetto -  ma gli effetti collaterali diminuiscono sensibilmente”.
 Fin qui sembrerebbe delinearsi un quadro davvero rassicurante per i pazienti, i cui giorni da malati sarebbero prossimi alla fine. Ma proprio quando tutte le pedine occupano la giusta posizione, qualcosa impedisce di compiere la mossa che potrebbe chiudere definitivamente la partita con l'indesiderato ospite.
 “Le nuove cure - denuncia il giovane - hanno prezzi decisamente proibitivi, che impediscono al sistema sanitario nazionale di erogare la cura a tutti i pazienti colpiti dal virus, centellinando la prescrizione esclusivamente ai casi più gravi. Così i pazienti ancora 'troppo sani' si trovano bloccati in uno strano limbo, nel quale non sanno se gioire per il fatto di essere ancora in buone condizioni o se disperarsi per il fatto di avere un danno così lieve tale da negare loro la possibilità di essere curati subito”.
 Ma non tutti accettano la situazione. “Ovviamente - informa - chi ha la possibilità di sborsare i 70 mila euro necessari all'acquisto del farmaco non ci pensa due volte. Ma pochi hanno a disposizione somme tanto ingenti . Molti sono costretti a vendere casa, ipotecare i propri beni, chiedere mutui e prestiti, solo per riaffermare un diritto sancito dalla nostra Costituzione, che viene loro negato: il diritto alla salute”.
Privi di tutele, molti decidono allora di riprendere il controllo sulla loro salute trovando una strada per poter guarire, non tra qualche anno o in un imprecisato futuro, ma adesso. Ed è quello che hanno fatto, fra gli altri, il giovane calcinatese e una coppia di pensionati franciacortini (aiutati e accompagnati in questa avventura da uno dei loro figli) che sono andati fino a Mumbai, in India, per "mettere le mani sui tanto agognati farmaci salvavita”.
 “Tutto è partito - specifica il giovane compagno - dalla puntata 'Caro farmaco' del programma televisivo di Rai3 Presa diretta, alla quale il signor Mario Buffa raccontò brevemente la propria esperienza indiana e di come si fosse procurato, in maniera perfettamente legale e trasparente, la cura. Da quel momento il nostro è stato un incessante lavoro di ricerche in rete, messaggi a blogger e attivisti dall'altro capo del pianeta, mail a ospedali e distributori farmaceutici indiani, che ci consentono di acquistare a un prezzo decisamente più abbordabile, che va dai 700 ai 1150 euro, il prodigioso farmaco”.
  “A Mumbai - annuncia - dopo aver consultato un epatologo che ci ha prescritto la ricetta per comprare i farmaci, abbiamo potuto contattare un distributore farmaceutico che ci ha recapitato la cura, iniziata al nostro ritorno in Italia. E i risultati non si sono fatti attendere. Dopo soli sei giorni dall'inizio della terapia, il valore quantitativo del virus si è già negativizzato. Certo è solo un primo segnale; la conferma definitiva della sua scomparsa si avrà solo a tre mesi dalla fine del trattamento. Ma è davvero un riscontro incoraggiante, non solo per noi, ma per tutti quelli che si trovano nella nostra stessa situazione e che sono determinati a guarire”.

domenica 8 gennaio 2017

Stazione di Ponte: la replica del sindaco

Come si può leggere nell'articolo qui sopra - comparso ieri sul Giornale di Brescia - prima che al nostro consigliere Tiziana Spreafico è arrivata su un quotidiano la risposta del sindaco Marika Legati alla proposta di Bene Comune, che aveva chiesto di avviare un percorso per giungere alla possibilità di riutilizzare i locali della stazione ferroviaria di Ponte San Marco, analogamente a quanto è accaduto in diversi altri scali ferroviari della nostra provincia, concesse in comodato d’uso gratuito alle amministrazioni comunali, ad enti e associazioni.
Ringraziamo per la solerzia il primo cittadino. Chiarita la necessità di operare una differenza terminologica fra “stazione dismessa” (in cui non fermano più i treni) e “stazione disabilitata” (in cui non vi è più personale ad effettuare servizio di biglietteria e sorveglianza; nel gergo ferroviario si parla anche di “stazione impresenziata”), osserviamo che è ininfluente il fatto che a Ponte San Marco fermino treni: in zona l'ultimo caso di stazione restituita alla cittadinanza è quello di Ghedi, dove pure fermano diversi treni al giorno.
Non ci diamo quindi per vinti e alla sede veronese del Terminale dei Servizi della Rete Ferroviaria Italiana (a cui fa capo lo scalo di Ponte San Marco) verificheremo comunque se esiste la possibilità che, prima o poi, la cittadinanza torni a fruire di questo stabile, il quale resta secondo noi una valida opportunità per sopperire alla cronica carenza di spazi sociali a disposizione dei numerosi enti e associazioni operanti sul territorio.

sabato 7 gennaio 2017

No Tav: la Dosio è a Desenzano

Ci si prepara a resistere all’arrivo della nuova linea ferroviaria ad altra velocità anche approfondendo l’esperienza di lotta nonviolenta dei No Tav della Valle di Susa.
Stasera alle ore 20.30 farà tappa nella Sala Brunelli, in via Carducci 4 a Desenzano, il tour "Io sto con chi resiste", che vedrà la partecipazione di Nicoletta Dosio e la proiezione di filmati e dibattito sulle tematiche legate al movimento che negli ultimi mesi sta promuovendo “una nuova forma di resistenza: la violazione delle misure cautelari preventive emesse dal Tribunale di Torino”.
Queste misure – spiegano i No Tav - sono più che mai strumento di repressione e di vendetta verso l’opposizione sociale. Numerose sono le persone colpite da ingiuste misure cautelari, ma numerose sono anche quelle che hanno deciso di opporsi a questa pratica repressiva di chiara matrice fascista. Tra loro Nicoletta Dosio che ha intrapreso questo tour per far conoscere le storie di tutti coloro che sono colpiti dalla repressione in Valle di Susa e non solo”. 
Volto storico del movimento ecologista, la Dosio ha subito per le sue lotte nonviolente diverse condanne alle quali ha sempre reagito in modo insospettabilmente creativo attirando l’attenzione dei mass media sulle sue vicende.

venerdì 6 gennaio 2017

Ridare la stazione di Ponte alla comunità

Bene Comune propone di restituire alla cittadinanza la possibilità di riutilizzare i locali della stazione di Ponte San Marco. Lo fa con un documento inoltrato dal capogruppo consiliare Tiziana Spreafico al sindaco di Calcinato Marika Legati, che lo porrà in discussione nella prossima seduta del consiglio comunale.
Disabilitata da tempo, la stazione per Spreafico “costituisce un patrimonio collettivo che può e deve essere al più presto restituito alla fruizione pubblica”. Pertanto, sull’esempio di “diverse stazioni ferroviarie della nostra provincia concesse in comodato d’uso gratuito alle amministrazioni comunali, ad enti e associazioni”, Bene Comune ritiene “questa opportunità una valida soluzione alla cronica carenza di spazi sociali a disposizione dei numerosi enti e associazioni operanti sul territorio”.
La richiesta al primo cittadino è di “avviare una vertenza con la proprietà della stazione medesima al fine di ottenere in comodato d'uso gratuito i locali posti al piano terra e al primo piano, con la prospettiva immediatamente seguente di predisporre un piano di intervento per la riqualificazione degli spazi al fine di metterli a disposizione delle realtà del volontariato sociale secondo modalità di accesso preventivamente concordate”.
Dismessa da oltre 20 anni, con locali praticamente abbandonati, questo grande stabile un tempo ospitava uno dei più importanti scali della zona. Negli anni del dopoguerra infatti la stazione di Ponte San Marco accoglieva centinaia di lavoratori pendolari che quotidianamente si recavano in città. Vi giungevano in bicicletta un po' da tutte le parti: da Calcinatello, Calcinato, Bedizzole e frazioni. In seguito si è assistito al graduale decentramento degli insediamenti produttivi nell'hinterland, si è diffuso l'utilizzo massiccio dell'automobile e le presenze di passeggeri sono crollate vertiginosamente. La riapertura in questi locali di uno spazio pubblico costituirebbe un punto di riferimento per i viaggiatori oltre che per gli abitanti della frazione e (perché no?) un punto di partenza in vista di una possibile rivitalizzazione dello scalo.