Mentre la
campagna No Tav si sposta dalla città a Ponte SanMarco (domani alle ore 21 c'è l'assemblea alla sala civica in Piazza della Preistoria), nella frazione – che
ospita una delle più antiche stazione sulla linea Brescia-Verona – nasce il
gruppo Nonmimuovolento, con una seguitissima pagina Facebook, per “potenziare
gli scali ferroviari per gli studenti e i lavoratori che prendono il treno alla
stazione di Ponte San Marco”.
Migliorare e potenziare il servizio
viaggiatori dei pendolari, ottimizzando le fermate dei treni rendendole più
comode alle reali esigenze dei clienti della stazione di Ponte San Marco. E’
questa la richiesta del gruppo, che raccoglie alcune decine di
viaggiatori di Bedizzole, Calcinato, Mazzano e Montichiari, i quali hanno preso
carta e penna e scritto a TreNord una missiva aprendo una vertenza
sull’argomento.
Portavoce à la studentessa Camilla Botticini
che ci racconta la sua esperienza: “Io mi reco
quotidianamente all’Università statale di Verona e sono costretta ad andare a
Desenzano con l’automobile e lasciarla in un parcheggio dalle otto del mattino
fino alla sera. L’inverno scorso parecchie volte ho usufruito della stazione di
Ponte San Marco; prendevo il treno regionale al mattino alle ore 6.40 e
ritornavo da Verona alla sera con quello delle 17.44”.
Analoga è la situazione per chi si reca in
città o a Milano, “altri pendolari che per lavoro o per motivi di studio sono
costretti ad usare l’automobile per andare a Brescia o Desenzano, poiché non ci
sono treni che fermano nella stazione di
Ponte San Marco”.
La richiesta di questi cittadini “è di
implementare le fermate dei treni regionali”: “La stazione di Ponte San Marco -
osservano - è dotata di un sottopasso pedonale a norma, un marciapiede più che
regolare, decine di potenziali utenti
desiderosi di utilizzare un mezzo di trasporto economico, ecologico e
comodo”.
“La forte contraddizione – conclude la giovane
- nasce dal fatto che si sta parlando assiduamente di alta velocità mentre
l’attuale servizio ferroviario fa acqua da tutte le parti: ritardi,
soppressioni di corse, condizioni igieniche, sicurezza e affidabilità sono a
livelli insopportabili”.
Per contatti si può scrivere una mail a
nonmimuovolento@gmail.com oppure consultare in Facebook la pagina
“nonmimuovolento”.
domenica 31 agosto 2014
venerdì 29 agosto 2014
No Tav lunedì 1° settembre a Ponte San Marco
Assemblea popolare No Tav lunedì 1° settembre
alle ore 20.30 al centro civico di Piazza
della Preistoria a Ponte San Marco, proprio mentre dal governo vengono preventivati oltre 2 miliardi di euro per la realizzazione della nuova tratta Brescia-Verona, con un costo che si aggira sui 28 milioni di euro al km.
Altre decine di case, cascine e aziende abbattute, altre decine di famiglie espropriate e sfrattate. Intere frazioni e quartieri verranno isolati per anni da cantieri che sorgeranno in molti casi a ridosso di siti dal grande valore storico e naturalistico. Più di 1 milione di kilometri quadrati di suolo agricolo consumati; tra questi andranno persi per sempre circa il 20% dei vigneti del Lugana, con un danno economico stimato attorno a 14 milioni di euro annui, e un tunnel di 7 km sotto la cittadina di Lonato creerà grossi scompensi idrici a questo territorio.
L’alta velocità, uscendo da Brescia, attraverserà una fascia di territorio che dai quartieri di San Polo e Buffalora arriva a Montichiari, passando per Castenedolo, Mazzano e Calcinato, comuni nei quali si registra una delle più alte concentrazioni di cave e discariche d’Europa, molte delle quali in attesa da anni di bonifiche mai arrivate.
Intanto il nostro trasporto pubblico locale langue in uno stato comatoso dopo continui tagli di corse lungo l’attuale tratta Brescia-Verona, non ultimo il taglio degli otto treni interregionali veloci Milano-Venezia, utilizzati quotidianamente da oltre diecimila persone. Si tagliano i treni accessibili economicamente a tutti e si costruiscono percorsi e treni costosi e inutili, riservati a pochi.
Dopo il convegno di Ponte San Marco sono in programma due manifestazioni alla Festa del'Uva, a Lugana di Sirmione, sabato 13 e domenica 14 settembre, per aprire poi la campagna d’autunno con la marcia interprovinciale di domenica 5 ottobre, che partirà alle ore 14 davanti alla torre di San Martino della Battaglia per attraversare il percorso dei vigneti Lugana e dare informazioni sull’evento presso le abitazioni e i luoghi interessati al passaggio di questa grande opera.
della Preistoria a Ponte San Marco, proprio mentre dal governo vengono preventivati oltre 2 miliardi di euro per la realizzazione della nuova tratta Brescia-Verona, con un costo che si aggira sui 28 milioni di euro al km.
Altre decine di case, cascine e aziende abbattute, altre decine di famiglie espropriate e sfrattate. Intere frazioni e quartieri verranno isolati per anni da cantieri che sorgeranno in molti casi a ridosso di siti dal grande valore storico e naturalistico. Più di 1 milione di kilometri quadrati di suolo agricolo consumati; tra questi andranno persi per sempre circa il 20% dei vigneti del Lugana, con un danno economico stimato attorno a 14 milioni di euro annui, e un tunnel di 7 km sotto la cittadina di Lonato creerà grossi scompensi idrici a questo territorio.
L’alta velocità, uscendo da Brescia, attraverserà una fascia di territorio che dai quartieri di San Polo e Buffalora arriva a Montichiari, passando per Castenedolo, Mazzano e Calcinato, comuni nei quali si registra una delle più alte concentrazioni di cave e discariche d’Europa, molte delle quali in attesa da anni di bonifiche mai arrivate.
Intanto il nostro trasporto pubblico locale langue in uno stato comatoso dopo continui tagli di corse lungo l’attuale tratta Brescia-Verona, non ultimo il taglio degli otto treni interregionali veloci Milano-Venezia, utilizzati quotidianamente da oltre diecimila persone. Si tagliano i treni accessibili economicamente a tutti e si costruiscono percorsi e treni costosi e inutili, riservati a pochi.
Dopo il convegno di Ponte San Marco sono in programma due manifestazioni alla Festa del'Uva, a Lugana di Sirmione, sabato 13 e domenica 14 settembre, per aprire poi la campagna d’autunno con la marcia interprovinciale di domenica 5 ottobre, che partirà alle ore 14 davanti alla torre di San Martino della Battaglia per attraversare il percorso dei vigneti Lugana e dare informazioni sull’evento presso le abitazioni e i luoghi interessati al passaggio di questa grande opera.
lunedì 25 agosto 2014
La comunità islamica di Calcinato condanna i massacri dei cristiani in Iraq
Ci giunge notizia dalla comunità islamica di Calcinato che essa "condanna i massacri subiti dai nostri
fratelli cristiani in Iraq da parte del così detto stato islamico
(Isis)".
Secondo quanto riferisce la nota "i cristiani, che hanno difeso la loro patria insieme ai
musulmani contro tutti gli invasori, sono sempre vissuti in pace e
armonia con tutta la popolazione, quindi il comportamento contro di loro
di questi criminali è contrario all' insegnamento islamico del Profeta. Questi non fanno altro che un grave peccato, che merita l'ira di Dio".
Il comunicato della comunità islamica di Calcinato prosegue poi con la pubblicazione del Patto di Naǧrān, che risale all'anno nono dell'egira, quindi - secondo i nostro calcoli - al 631 d.C..
sabato 23 agosto 2014
Agosto, tornano a cadere i Tornado
Sono rimasto particolarmente colpito dall'incidente verificatosi nel cielo ascolano in questi ultimi giorni, quattro giovani vite
stroncate in una frazione di niente, ancora maggior rincrescimento perché fra
queste persone si trovava anche una donna. Subito si è levato nell'ambiente politico una moltitudine di dichiarazioni, di richieste di indagini, di
affermazioni e di attestazioni. Ma non possiamo pensare che si stava
strumentalizzando un fatto luttuoso, che ci si stava scagliando contro
l’Aeronautica militare. Le varie indagini che sono state chieste sono
decisamente d’obbligo: il fatto che è accaduto è particolarmente grave,
fortunatamente (sic!) gli aerei non sono esplosi in centri abitati altrimenti
avremmo rivissuto la tragedia di Ramstein (28 agosto 1988) o, quella più vicina
a noi, di Casalecchio di Reno, dove un aereo militare impazzito ed abbandonato
dal pilota si schiantò su una scuola e a farne le spese furono dei ragazzi
innocenti che stavano assistendo alle lezioni. Ora, a distanza di poche ore dall'incidente, si comincia a parlare di errore umano; dopodiché usciranno
chissà quali altre supposizioni, tesi, ipotesi, concetti, elucubrazioni e via
di questo tenore. L’unica cosa certa rimane che quattro giovani vite sono state
spezzate! Ora però alcune semplici considerazioni sono d’obbligo e con ciò non
voglio certamente paragonare i nostri quattro di Ghedi con gli “scommettitori
yankees del Cermis” ma: - non si trova la copertura finanziaria per poter
mettere in quiescenza i quattromila insegnanti oltre “quota 96” bloccati dalla
signora Fornero, ma si gettano centinaia di migliaia di euro per far volare le
“nuove bare volanti”; - non si spende un solo soldo per tentare di far
ripartire una languida economia nazionale e per contenere l’esplosiva
disoccupazione giovanile, ma si stanziano decine di milioni di euro (leggasi
miliardi di lire, suona meglio …) per l’acquisto di un certo quantitativo di
F-35, aereo talmente affidabile che anche l’imperatore Obama dopo averne
sponsorizzato e caldeggiato l’acquisto, li ha riportati a terra per ulteriori controlli
e revisioni. L’aereo F-35, che in teoria dovrebbe sostituire il Tornado, non è
come direbbe qualcuno un aereo atto a missioni di perlustrazione e controllo
del territorio, ma entrambi sono dei caccia bombardieri: sono aerei atti a
colpire, a combattere, a bombardare, a far del male. I “top gun” sono parte integrante
della macchina (aereo), insieme formano un meraviglioso, stupendo, perfetto
strumento di morte! E allora usiamo i soldi del carburante per far lavorare
qualche giovane in più e piuttosto di chiudere un sacco di ospedali su tutto il
territorio nazionale (come preventivato), si lascino gli F-35 allo zio Tom. A noi proprio non servono!
Giulio Botticini
venerdì 22 agosto 2014
Disarmare
E'
una sciagurata decisione contro la legge e contro la ragione quella
presa dal governo e dal parlamento italiano di inviare altre armi in
un'area del mondo dove di armi ce ne sono troppe e dove le guerre e le
stragi non finiranno mai finche' si continuera' ad alimentarle cosi'.
In
Medioriente come ovunque occorrerebbe invece mandare delle forze di
polizia internazionale dell'Onu che passassero di casa in casa (e di
caserma in caserma) e che sequestrassero e distruggessero tutte le armi
che trovassero, tutte.
Questo occorre fare: il disarmo e' la prima e piu' urgente necessita' dell'umanita' intera.
Le
armi uccidono gli esseri umani, e l'uccisione degli esseri umani e' il
piu' disumano dei crimini; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla
dignita', alla solidarieta'.
Solo il disarmo ferma le guerre. Solo il disarmo salva le vite.
Peppe Sini
giovedì 21 agosto 2014
Verrà presto rifatto il tetto della scuola media
A Calcinato verrà rifatto prima dell’inizio delle lezioni il tetto della scuola media statale di via Arnaldo, da tempo in precarie condizioni e ultimamente danneggiato in più punti dai fortunali delle scorse settimane.
Per il ripristino della copertura dell’Istituto Regione Lombardia, constatate le diverse infiltrazioni presenti, in seguito a una precisa richiesta dell’assessore ai lavori pubblici Nicoletta Maestri per un intervento urgente, ha disposto l’assegnazione di un contributo straordinario di 81.828 euro, somma che dovrebbe coprire circa la metà della spesa per l’importante intervento edilizio.
“Procederemo ora con evidente urgenza all’appalto delle opere già la settimana prossima – dichiara l’assessore dandone notizia – anche a causa dei tempi ristretti imposti dal Pirellone, pena la revoca immediata del contributo”.
Per il ripristino della copertura dell’Istituto Regione Lombardia, constatate le diverse infiltrazioni presenti, in seguito a una precisa richiesta dell’assessore ai lavori pubblici Nicoletta Maestri per un intervento urgente, ha disposto l’assegnazione di un contributo straordinario di 81.828 euro, somma che dovrebbe coprire circa la metà della spesa per l’importante intervento edilizio.
“Procederemo ora con evidente urgenza all’appalto delle opere già la settimana prossima – dichiara l’assessore dandone notizia – anche a causa dei tempi ristretti imposti dal Pirellone, pena la revoca immediata del contributo”.
lunedì 18 agosto 2014
Aldo Busi e i profughi in arrivo a Montichiari
Pubblichiamo integralmente l'intervento dello scrittore apparso ieri sul dorso bresciano del Corriere della sera.
Sulla nota
del Dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione del
Ministero dell´Interno che l’8 agosto ha previsto la sistemazione
di almeno 200 profughi nell´ex caserma Serini alla Fascia d´Oro di
Montichiari, lungo la strada che porta all´Aeroporto Gabriele
D´Annunzio, bisognerà pur dire due parole.
Aver inserito l´ex caserma tra le strutture dismesse e
utilizzabili per le finalità dell´accoglienza degli stranieri
significa non conoscere la struttura di cui si parla. Io la visitai
alla fine degli anni Ottanta, per una conferenza ai militari che vi
erano alloggiati, e già allora mi sembrava molto spartana, anzi, un
bel po’ malandata. Recentemente l’ho rivista, è assai malridotta
e vi mancano le condizioni minime di agibilità. Invece di portarli
in un edificio fatiscente il cui ripristino appena decente potrebbe
comportare un paio di milioni di euro minimo e chissà quanto tempo,
le autorità competenti farebbero prima, e con meno costi, a trovare
sul territorio una serie di alloggi adeguati, che potrebbero essere
assegnati loro in locazione a canoni calmierati coperti dalle
amministrazioni comunale e regionale nell’ambito di un apposito
capitolo di spesa corrente creato a bilancio. Ma anche questa non può
essere la soluzione di un problema che a medio termine va affrontato
distribuendo equamente i nuovi arrivati su tutto il territorio
nazionale da Palermo ad Aosta ad Ortisei, facendo finalmente cadere i
vieti privilegi di cui ancora godono le regioni a statuto speciale,
con il coinvolgimento diretto degli enti locali che non possono e non
devono subire diktat irresponsabilmente calati dall’alto.
La effettuazione delle
necessarie opere di riqualificazione di cui parla il documento del
Ministero porterebbe a lungaggini inutili, che fanno a pugni con la
logica dell’emergenza che dovrebbe ispirare operazioni di questo
tipo, considerato il fatto che, dopo 300 anni di colonialismo e 50 di
smaltimenti abusivi di scorie e rifiuti tossici, da anni il
continente africano manda ogni giorno sulle nostre coste centinaia di
disperati che vengono a riprendersi una milionesima parte di quello
che è stato depredato ai propri padri. Già ne arrivano due su tre -
io da tempo non compro più pesce del Mediterraneo per paura di
mangiare libici, somali, siriani o iracheni, non sono cannibale,
preferisco quello di allevamento o il merluzzo dell’Atlantico - per
finire in case cosiddette di accoglienza ovvero centri di
identificazione ed espulsione, dove si sono viste persone, denudate,
lavate con la canna dell’acqua; almeno chi si salva da queste
odissee inenarrabili riceva una ospitalità umana, in linea con le
norme del diritto internazionale vigenti in materia.
Insomma,
questa gente non deve subire una ennesima e reiterata forma di
martirio, fra l’altro in un contesto sociale, quello monteclarense,
totalmente sguarnito, con poco più di dieci carabinieri in servizio
e altrettanti in organico alla Polizia locale, oltre che automezzi e
dotazioni di sicurezza insufficienti a contenere possibili e
comprensibili fughe di profughi dalla caserma.
Montichiari è rimasta assolutamente priva di politiche
d’integrazione negli ultimi 15 anni, un periodo lunghissimo per i
tempi che corrono, durante il quale il numero degli stranieri è
lievitato a oltre 5mila, per limitarci a conteggiare le presenze
regolari. Queste persone sono vissute, e si vivono esse stesse, come
corpi estranei alla nostra cittadina: quando mi incontrano hanno
ancora ritrosia a salutare persino me, che per principio saluto
tutti, perché non sono abituate alla gentilezza civile che riservo
loro come a tutti da sempre.
Quello delle forme di accoglienza da dare a questi
profughi è un argomento che dovrebbe sviluppare un acceso quanto
veloce dibattito. Non per temporeggiare con la furbizia a corto di
fiato di chi fa lo gnorri, ma per risparmiare tempo, dolore,
criminalità e dare una soluzione fattibile, pragmatica e dignitosa.
Invece qui a Montichiari tutto tace. Forse sono in ferie: ebbene,
rientrino immediatamente. Io, ad esempio, vorrei conoscere la
posizione della Chiesa locale, sentire il parere dei sindacati, delle
associazioni di categoria, del volontariato. Invece sento solo il
diffondersi di facili quanto sciocchi allarmismi sul fatto che i
nuovi arrivati porterebbero nuove malattie: dire queste cose
significa, non so quanto inconsapevolmente o consapevolmente,
seminare discordie, non conoscere le profilassi poste in atto nei
centri medico-sanitari di prima accoglienza sulle isole e nei luoghi
ai quali questi disperati approdano, scatenare una guerra fra poveri
assai pericolosa perché porta alla diffidenza, alla rabbia, al
rancore, che prima o poi finiscono per diventare reciproci, creando
ghetti e comunità chiuse di tutti contro tutti. Mi aspetto che la
nuova amministrazione comunale di Montichiari si ispiri molto di più
all’operato del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che non a
quella vecchia, vecchia e di bassa lega in tutti i sensi: meglio
duecento profughi che una sola discarica in più, perché bisognerà
pur cominciare a decentrare e distribuire anche quelle.
Possono cominciare passando almeno
una mano di vernice sulle scritte ‘Munticiàr’ agli ingressi
della città, allestire in municipio il registro delle coppie di
fatto, istituire nelle scuole corsi di educazione sanitaria per la
prevenzione delle malattie veneree e da tossicodipendenze, contro
l’omofobia e il machismo e, magari, contro il clericalismo di chi
vorrebbe abolire la realtà per imporre i suoi sempre più bislacchi,
ridicoli e pelosi idealismi. Inoltre, ovviamente, si potrebbe sempre
far partire un paio di treni di millecinquecento profughi ciascuno
con destinazione Monaco di Baviera, Salisburgo, Lione, Anversa,
Rotterdam, Bath, Ginevra e navi da crociera mensili, però con
quindicimila profughi per volta, che facciano scalo a New York. Con
tutti i miliardi di dollari fatturati dalla fornitura di armi Made in
Usa alle dittature africane e mediorientali, Obama e il Congresso
dovrebbero ospitarli full credit al Pierre per il resto della loro
vita.
Infine, nel mio
piccolo pur sempre relativo, io a Montichiari ho un bell’appartamento
arredato di 70 mq, abbastanza per accogliere un piccolo nucleo
famigliare. Se l’amministrazione comunale provvede alle spese di
luce, acqua, gas e condominiali, oltre ad assumersi la responsabilità
civile e penale degli inquilini, glielo cedo in comodato per cinque
anni e non voglio alcun affitto, il che significherebbe pur sempre
circa 30mila euro di tasca mia. Sono sicuro che ci sono almeno cento
monteclarensi che non vedono l’ora di essere messi in grado di fare
altrettanto.
Aldo Busi
giovedì 14 agosto 2014
Lontano, lontano...
Lontano lontano si fanno la guerra.
Il sangue degli altri si sparge per terra.
Io questa mattina mi sono ferito
a un gambo di rosa, pungendomi un dito.
Succhiando quel dito, pensavo alla guerra.
Oh povera gente, che triste è la terra!
Non posso giovare, non posso parlare,
non posso partire per cielo o per mare.
E se anche potessi, o genti indifese,
ho l'arabo nullo! Ho scarso l'inglese!
Potrei sotto il capo dei corpi riversi
posare un mio fitto volume di versi?
Non credo. Cessiamo la mesta ironia.
Mettiamo una maglia, che il sole va via.
Franco Fortini
Franco Fortini
mercoledì 13 agosto 2014
Domani sera No Tav a San Martino della Battaglia
Con una manifestazione nei pressi del Centro
sociale di San Martino della
Battaglia giovedì 14 agosto entra nel vivo la
mobilitazione dei coordinamenti No Tav della provincia di Brescia, che hanno
scelto di svolgere questa iniziativa, a partire dalle ore 18, in concomitanza
con l’annuale Festa del Vino, appuntamento che tradizionalmente richiama nella
storica frazione di Desenzano migliaia di visitatori.
L’appuntamento sarà l’occasione per ribadire
“la contrarietà a qualsiasi ipotesi progettuale di linea ferroviaria ad alta
velocità, compresa quella avanzata recentemente che propone di raddoppiare i binari
della Brescia-Parma fin quasi a Montirone, per poi curvare verso ovest e andare
a toccare l’aeroporto di Montichiari”.
“Possiamo
invece potenziare la linea esistente – sottolinea Cavagnini - opera assai meno
costosa e quindi affrontabile in questi tempi di crisi economico-finanziaria”.
“Dopo San
Martino - informa Cavagnini - la mobilitazione continua con un’assemblea a
Calcinato lunedì 1° settembre e altre due manifestazioni alla Festa del'Uva, in
programma a Lugana di Sirmione sabato 6 e domenica 7 settembre,per aprire poi
la campagna d’autunno con la marcia interprovinciale di domenica 5 ottobre,
quando partiremo alle ore 14 davanti alla torre di San Martino della
Battaglia per attraversare il percorso dei vigneti Lugana e dare
informazioni sull’evento presso le abitazioni e i luoghi interessati al
passaggio della Tav”.
lunedì 11 agosto 2014
Contributi al pagamento delle rette scolastiche: da oggi le domande
Da oggi a Calcinato è possibile presentare le domande al
Comune per accedere ad un contributo parziale per il pagamento delle rette
scolastiche. Possono partecipare le famiglie in possesso di un Isee non superiore
a 6mila e 095 euro, con figli minori che frequentano la scuola
dell'infanzia o la scuola dell'obbligo.
Le domande possono essere inoltrate
fino a venerdì 12 settembre all'Ufficio Servizi Sociali, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12
(il giovedì mattina è chiuso ma è aperto nel pomeriggio dalle 16 alle 18).
Verrà poi stilata una graduatoria in cui verrà data priorità ai nuclei che non hanno già ricevuto altri contributi economici. Su
valutazione dell'Assistente Sociale verrà determinata l'entità del contributo
nel limite della disponibilità a bilancio. Non possono fare richiesta i minori
che frequentano l'asilo nido oppure la sezione primavera della scuola
dell'infanzia Mazzoleni a Calcinatello. Per informazioni rivolgersi all'Ufficio Servizi Sociali ai n.
030/9989221-236 oppure via mail al seguente indirizzo: servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it.
domenica 10 agosto 2014
sabato 9 agosto 2014
Un delitto, tanti autori
Un’infinita tristezza. È questo il sentimento che prevale nel
momento in cui si assiste alla votazione del Senato sulla modifica
della Costituzione. Domani riprenderemo la lotta per evitare il
peggio: perché la legge costituzionale concluda il suo iter
dovranno passare ancora molti mesi e altri passaggi parlamentari ci
aspettano, poi — nel caso — il referendum oppositivo. Dunque,
nulla è ancora perduto. Salvo, forse, l’onore.
In pochi giorni il Senato non ha approvato una riforma costituzionale (buona o cattiva che si possa ritenere), bensì ha distrutto il Parlamento sotto gli occhi degli italiani. Nessuno dei protagonisti è stato esente da colpe. Si è assistito a una sorta di omicidio seriale, ciascuno ha inferto la sua pugnalata. Alcuni con maggior vigore, altri con imperdonabile inconsapevolezza, altri ancora non trovando altre vie d’uscita.
Il maggior responsabile è certamente stato il Governo che ha diretto l’intera operazione, senza lasciare nessuno spazio all’autonomia del Parlamento. Le progressive imposizioni e l’ininterrotta invasività dell’azione del Governo in ogni passaggio parlamentare hanno annullato di fatto il ruolo costituzionale del Senato. Non s’è trattato solo dell’anomalia della presentazione di un disegno di legge governativo in una materia tradizionalmente non di sua competenza.
Ma anche nell’aver costretto la Commissione — in modo poco trasparente — a porre questo come testo base nonostante la discussione avesse fatto emergere altre maggioranze. E poi, ancora, nell’aver voluto controllare tutto il lavoro dei relatori — è la presidente della Commissione che ha riconosciuto che il Governo ha “vistato” gli emendamenti presentati appunto dai relatori — con buona pace dell’autonomia del mandato parlamentare e del rispetto della divisione dei poteri.
Non solo i relatori, ma ogni senatore ha dovuto confrontarsi non tanto con l’Assemblea bensì con la volontà governativa, e molti si sono piegati. Mi dispiace doverlo dire, ma l’andamento dei lavori ha dimostrato come un certo numero degli attuali senatori non tengano in nessun conto non solo la Costituzione, ma neppure la responsabilità politica, di cui ciascuno di loro dovrebbe essere titolare dinanzi al corpo elettorale.
I pochissimi voti segreti concessi su questioni del tutto marginali hanno fornito la prova di quanto fossero condizionati e insinceri i voti palesi. È stato così possibile evidenziare l’esteso numero dei rappresentanti della nazione che hanno votato con la maggioranza solo per timore di essere messi all’indice dagli stati maggiori dei rispettivi partiti. Una lacerazione costituzionalmente insopportabile. Se non si garantisce (o non si esercita) la libertà di coscienza sui temi costituzionali il principio del libero mandato serve veramente a poco. E tutto è stato fatto, invece, per vincolare i rappresentanti alla disciplina di partito. Ancora un colpo all’autonomia del Parlamento inferto — più che dal Governo o dai partiti — da quegli stessi senatori che non si sono voluti opporre palesemente a ciò che pure non condividevano.
S’è discusso e polemizzato sulla conduzione dei lavori, sull’interpretazione dei regolamenti e dei precedenti. Quel che lascia basiti è però altro. Ciò che è mancato è la consapevolezza che si stesse discutendo di una riforma profonda del nostro assetto dei poteri e degli equilibri complessivi definiti dalla Costituzione. Se si fosse partiti da questo assunto non si sarebbe potuto accettare, in nessun caso, un andamento che ha sostanzialmente impedito ogni seria discussione su tutti i punti della revisione proposta. Non si sarebbe dovuto assistere allo spettacolo surreale che ha visto prima esaurire nella rissa e nel caos il tempo della discussione, per poi procedere a un’interminabile serie di votazioni, con un’Assemblea muta e irriflessiva che meccanicamente respingeva ogni emendamento dei senatori di opposizione e approvava la riforma definita dagli accordi con il Governo. Spetta al presidente di assemblea dirigere i lavori garantendo la discussione.
Non credo possa affermarsi che ciò sia avvenuto. Anche in questo caso per il concorso di molti. Persino dell’opposizione, la quale ha dovuto utilizzare l’arma estrema dell’ostruzionismo che, evidentemente, ostacola una discussione razionale e pacata. Ciò non toglie che non si doveva accettare nessuna forzatura sui tempi, nessuna interpretazione regolamentare restrittiva dei diritti delle opposizioni, nessuna utilizzazione estensiva dei precedenti. Si doveva invece ricercare il dialogo, la trasparenza, il concorso di tutti i rappresentanti della nazione. Era compito di tutti creare un clima “costituzionale”, idoneo alla riforma. Nessuno lo ha ricercato. E temo non sia solo una questione di temperatura, ma — ahimè — di cultura costituzionale che non c’è.
La conclusione di ieri ha sancito la dissolvenza del Parlamento. La delegittimazione dell’organo titolare del potere di revisione della Costituzione è alla fine stata sanzionata dagli stessi suoi componenti. Il rifiuto di partecipare al voto conclusivo da parte di tutti gli oppositori rende palese che non si può proseguire su questa strada. Vedo esultare la maggioranza accecata dal successo di un giorno, mi aspetto qualche rozza battuta rivolta alla opposizione “che fugge”. Ma spero che, oltre la cortina dell’irrisione, qualcuno si fermi per pensare a come rimediare. La Costituzione non può essere imposta da una maggioranza politica senza una discussione e contro l’autonomia del Parlamento.
In pochi giorni il Senato non ha approvato una riforma costituzionale (buona o cattiva che si possa ritenere), bensì ha distrutto il Parlamento sotto gli occhi degli italiani. Nessuno dei protagonisti è stato esente da colpe. Si è assistito a una sorta di omicidio seriale, ciascuno ha inferto la sua pugnalata. Alcuni con maggior vigore, altri con imperdonabile inconsapevolezza, altri ancora non trovando altre vie d’uscita.
Il maggior responsabile è certamente stato il Governo che ha diretto l’intera operazione, senza lasciare nessuno spazio all’autonomia del Parlamento. Le progressive imposizioni e l’ininterrotta invasività dell’azione del Governo in ogni passaggio parlamentare hanno annullato di fatto il ruolo costituzionale del Senato. Non s’è trattato solo dell’anomalia della presentazione di un disegno di legge governativo in una materia tradizionalmente non di sua competenza.
Ma anche nell’aver costretto la Commissione — in modo poco trasparente — a porre questo come testo base nonostante la discussione avesse fatto emergere altre maggioranze. E poi, ancora, nell’aver voluto controllare tutto il lavoro dei relatori — è la presidente della Commissione che ha riconosciuto che il Governo ha “vistato” gli emendamenti presentati appunto dai relatori — con buona pace dell’autonomia del mandato parlamentare e del rispetto della divisione dei poteri.
Non solo i relatori, ma ogni senatore ha dovuto confrontarsi non tanto con l’Assemblea bensì con la volontà governativa, e molti si sono piegati. Mi dispiace doverlo dire, ma l’andamento dei lavori ha dimostrato come un certo numero degli attuali senatori non tengano in nessun conto non solo la Costituzione, ma neppure la responsabilità politica, di cui ciascuno di loro dovrebbe essere titolare dinanzi al corpo elettorale.
I pochissimi voti segreti concessi su questioni del tutto marginali hanno fornito la prova di quanto fossero condizionati e insinceri i voti palesi. È stato così possibile evidenziare l’esteso numero dei rappresentanti della nazione che hanno votato con la maggioranza solo per timore di essere messi all’indice dagli stati maggiori dei rispettivi partiti. Una lacerazione costituzionalmente insopportabile. Se non si garantisce (o non si esercita) la libertà di coscienza sui temi costituzionali il principio del libero mandato serve veramente a poco. E tutto è stato fatto, invece, per vincolare i rappresentanti alla disciplina di partito. Ancora un colpo all’autonomia del Parlamento inferto — più che dal Governo o dai partiti — da quegli stessi senatori che non si sono voluti opporre palesemente a ciò che pure non condividevano.
S’è discusso e polemizzato sulla conduzione dei lavori, sull’interpretazione dei regolamenti e dei precedenti. Quel che lascia basiti è però altro. Ciò che è mancato è la consapevolezza che si stesse discutendo di una riforma profonda del nostro assetto dei poteri e degli equilibri complessivi definiti dalla Costituzione. Se si fosse partiti da questo assunto non si sarebbe potuto accettare, in nessun caso, un andamento che ha sostanzialmente impedito ogni seria discussione su tutti i punti della revisione proposta. Non si sarebbe dovuto assistere allo spettacolo surreale che ha visto prima esaurire nella rissa e nel caos il tempo della discussione, per poi procedere a un’interminabile serie di votazioni, con un’Assemblea muta e irriflessiva che meccanicamente respingeva ogni emendamento dei senatori di opposizione e approvava la riforma definita dagli accordi con il Governo. Spetta al presidente di assemblea dirigere i lavori garantendo la discussione.
Non credo possa affermarsi che ciò sia avvenuto. Anche in questo caso per il concorso di molti. Persino dell’opposizione, la quale ha dovuto utilizzare l’arma estrema dell’ostruzionismo che, evidentemente, ostacola una discussione razionale e pacata. Ciò non toglie che non si doveva accettare nessuna forzatura sui tempi, nessuna interpretazione regolamentare restrittiva dei diritti delle opposizioni, nessuna utilizzazione estensiva dei precedenti. Si doveva invece ricercare il dialogo, la trasparenza, il concorso di tutti i rappresentanti della nazione. Era compito di tutti creare un clima “costituzionale”, idoneo alla riforma. Nessuno lo ha ricercato. E temo non sia solo una questione di temperatura, ma — ahimè — di cultura costituzionale che non c’è.
La conclusione di ieri ha sancito la dissolvenza del Parlamento. La delegittimazione dell’organo titolare del potere di revisione della Costituzione è alla fine stata sanzionata dagli stessi suoi componenti. Il rifiuto di partecipare al voto conclusivo da parte di tutti gli oppositori rende palese che non si può proseguire su questa strada. Vedo esultare la maggioranza accecata dal successo di un giorno, mi aspetto qualche rozza battuta rivolta alla opposizione “che fugge”. Ma spero che, oltre la cortina dell’irrisione, qualcuno si fermi per pensare a come rimediare. La Costituzione non può essere imposta da una maggioranza politica senza una discussione e contro l’autonomia del Parlamento.
Gaetano Azzariti, il manifesto, 8 agosto 2014
venerdì 8 agosto 2014
"Quanto prende il sindaco? E gli assessori?"
Siccome girano in paese voci non controllate e prive difondamento, è bene fare chiarezza: con una delibera del 29 luglio scorso la Giunta comunale di Calcinato ha determinato le indennità di
funzione per gli amministratori. Al sindaco vanno 2.928,31 euro mensili lordi; al
vicesindaco 1.610,58
mensili lordi; agli assessori 1.317,74 mensili lordi ciascuno.
mensili lordi; agli assessori 1.317,74 mensili lordi ciascuno.
giovedì 7 agosto 2014
La tragedia dei palestinesi è quella di essere vittime delle vittime
VENERDI' 8 AGOSTO 2014 ALLE ORE 18.00 CORTEO A BRESCIA PARTENDO DA VIA SAN FAUSTINO (
DI FIANCO ALLA CHIESA)
Quanto sta accadendo da 28 giorni a Gaza, con la terza aggressione militare in 8 anni di continuo assedio militare ed economico, è un altro tentativo di Israele di eliminare più palestinesi possibile e spingerli ad abbandonare le loro terre per appropriarsene come è stato fatto sempre in questi 66 anni di occupazione da parte di uno stato che non accetta alcuna risoluzione dell’ONU e che non ha ancora definito né la sua costituzione né i suoi confini.
Quanto sta accadendo da 28 giorni a Gaza, con la terza aggressione militare in 8 anni di continuo assedio militare ed economico, è un altro tentativo di Israele di eliminare più palestinesi possibile e spingerli ad abbandonare le loro terre per appropriarsene come è stato fatto sempre in questi 66 anni di occupazione da parte di uno stato che non accetta alcuna risoluzione dell’ONU e che non ha ancora definito né la sua costituzione né i suoi confini.
Uno stato che ha
potuto erigere su territorio palestinese un muro di apartheid dichiarato illegittimo dalla Corte Internazionale di Giustizia e per
il quale è stata chiesta la demolizione.
Le reazioni ufficiali non sono solo silenzio e indifferenza da
parte dell’Italia, dell’Unione
Europea e degli Stati Uniti, ma anche sostegno mediatico e fattivo al
governo israeliano con stanziamento di fondi ed invio di materiale bellico
italiano ed europeo contribuendo così
alla distruzione di Gaza e allo sterminio dei suoi cittadini.
Facciamo in modo che, come nella lotta contro il regime dell’apartheid in
Sudafrica, si risponda con la campagna
BDS (BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTO E SANZIONI)
contro Israele e
CHIEDIAMO
-
L’IMMEDIATA
FINE DEL MASSACRO
-
LA FINE
DELL’ASSEDIO DI GAZA E L’APERTURA DI TUTTI I VALICHI
-
LA FINE
DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA
-
L’EMBARGO
MILITARE CONTRO ISRAELE E IL
BOICOTTAGGIO DELLE BANCHE COINVOLTE NEL COMMERCIO DI ARMI
-
LA REVOCA DEL
TRATTATO MILITARE CON ISRAELE CHE CONSENTIRA’ ANCHE L’USO DELLO SPAZIO AEREO
SARDO PER ESERCITAZIONI DAL 21 SETTEMBRE
Iscriviti a:
Post (Atom)