venerdì 31 luglio 2020

"Un giorno un uomo andò a trovare Gesù..."

Un giorno un uomo ando' a trovare Gesu', perche' voleva discutere con lui su argomenti riguardanti le questioni fondamentali della vita. Voleva tendere un trabocchetto a Gesu', e dimostrargli che lui sapeva qualcosa di piu' di Gesu', per riuscire a confonderlo. La questione sarebbe potuta senz'altro finire in una disputa filosofica e teologica. Invece Gesu' la fece subito scendere dalle nuvole, e la colloco' nella situazione di una curva pericolosa della strada fra Gerusalemme e Gerico. E si mise a parlare di un uomo che si era imbattuto nei briganti. Ricorderete che un levita e un sacerdote passarono sull'altro lato della strada: non si fermarono per aiutarlo. Alla fine, passo' un uomo di un'altra razza. Smonto' dalla cavalcatura, e decise di non essere compassionevole per procura. Si chino' su di lui, invece, gli presto' i primi soccorsi, aiuto' quell'uomo nel bisogno. Gesu' conclude dicendo che era lui l'uomo buono, era lui il grande uomo, perche' era capace di proiettare l'"io" nel "tu", e di prendersi cura del proprio fratello.
Ebbene, sapete, noi esercitiamo molta immaginazione nel tentativo di stabilire come mai il sacerdote e il levita non si sono fermati. A volte diciamo che avevano fretta di arrivare a un'assemblea ecclesiale, a un raduno di religiosi, e dovevano affrettarsi verso Gerusalemme per non arrivare in ritardo alla riunione. In altri casi possiamo ipotizzare che ci fosse una legge religiosa, per cui chi doveva svolgere una cerimonia religiosa non doveva toccare il corpo di un essere umano nelle ventiquattro ore precedenti la cerimonia stessa. E in qualche caso cominciamo a chiederci se forse per caso non stessero andando a Gerusalemme, o piuttosto a Gerico, per fondare un'Associazione per il perfezionamento della strada di Gerico. Potrebbe anche darsi. Magari pensavano che fosse meglio affrontare il problema partendo dalle radici, dalle cause, invece che lasciarsi impantanare in un risultato su scala individuale.
Ma io voglio raccontarvi che cosa mi suggerisce la mia immaginazione. Potrebbe darsi che quei due uomini abbiano avuto paura. Vedete, la strada di Gerico e' una strada pericolosa. Ricordo quando sono andato per la prima volta a Gerusalemme, insieme alla signora King. Avevamo noleggiato una macchina e viaggiavamo da Gerusalemme a Gerico. E appena arrivammo su quella strada io dissi a mia moglie: "Ora capisco perche' Gesu' ha scelto questo posto per ambientare la sua parabola". E' una strada tutta curve; proprio l'ideale per un agguato. E' una strada pericolosa. All'epoca di Gesu' aveva preso il nome di "Passo del sangue'. E allora, capite, puo' darsi che il sacerdote e il levita abbiano gettato un'occhiata a quell'uomo steso in terra e si siano chiesti se i briganti fossero ancora nei paraggi. Oppure, magari hanno pensato che l'uomo steso a terra facesse finta; che fingesse di essere stato derubato e ferito, per saltar loro addosso, che volesse attirarli per un assalto veloce e facile. Ah, si'. E quindi, la prima domanda che il sacerdote si fa, la prima domanda che il levita si fa, e' questa: "Se mi fermo a soccorrere quest'uomo, che cosa mi capitera'?".
Ma poi e' passato il buon samaritano, e ha rovesciato la domanda: "Se non mi fermo a soccorrere quest'uomo, che cosa gli succedera'?".
Ecco la domanda che avete di fronte stasera. Non e' "se mi fermo a dare una mano agli operai della nettezza urbana, che cosa succedera' al mio lavoro?". Non e' "se mi fermo a dare una mano agli operai della nettezza urbana, che cosa ne sara' delle ore che di solito passo nel mio studio di pastore tutti i giorni e tutte le settimane?". La domanda non e' "se mi fermo per soccorrere quest'uomo nel bisogno, che cosa mi accadra'?". La domanda e': "se non mi fermo per aiutare gli operai della nettezza urbana, che cosa accadra' a loro?". Questa e' la domanda.
Questa sera alziamoci con maggiore disponibilita'. Prendiamo posizione con maggiore determinazione. E continuiamo ad avanzare in queste giornate di grande potenza, in queste giornate di sfida, per far si' che l'America diventi come dovrebbe essere. Abbiamo l'occasione di rendere l'America migliore.
(Martin Luther King, dal discorso tenuto il 3 aprile 1968, il giorno prima di venire ucciso)

mercoledì 29 luglio 2020

Lettera aperta al Presidente del Consiglio

Egregio Presidente,
nel Mediterraneo si sta consumando da anni una tragedia che nessuno può più ignorare. Migliaia di migranti morti nel tentativo di raggiungere le coste europee o intercettati dalla guardia costiera libica e rinchiusi in veri e propri lager, sottoposti a terribili violenze e torture, quando non venduti come una qualsiasi mercanzia ai trafficanti di esseri umani.
L’indignazione, da sola, non basta più. E’ il tempo di agire. Le chiediamo con forza l'annullamento immediato dei famigerati accordi con la Libia: a partire dalla fine dei finanziamenti agli aguzzini della cosiddetta guardia costiera libica, dalla chiusura dei lager, trasferendo i migranti lì detenuti in paesi che garantiscano il rispetto dei diritti umani, alla individuazione di corridoi umanitari per attraversare senza pericoli il Mediterraneo.
Avevamo sperato che il Suo nuovo governo cambiasse radicalmente le proprie politiche sui migranti che fuggono da fame, violenze, guerre. Così ancora non è. Di fronte alle tragedie che continuano a consumarsi La invitiamo a dire basta, adesso.
Con la speranza di essere ascoltati, La salutiamo cordialmente.

sabato 25 luglio 2020

Stasera a Lonato la pastasciutta antifascista

Stasera si rinnova a Lonato del Garda una delle tradizioni più consolidate nel piano padano per questa data storica, quella della "pastasciutta antifascista". 
Fra il gastronomico e il militante, la manifestazione si svolgerà dalle ore 20 al Circolo Arci di via Fonte del Fabbro 3 e renderà omaggio all'epica impresa della famiglia Cervi che 77 anni fa, a Campegine in provincia di Reggio Emilia, appena si seppe della caduta del regime fascista, organizzò in piazza una gigantesca pastasciutta al burro, servita dai bidoni per il latte, per sfamare il popolo duramente provato dalla dittatura e dalla guerra. Oggi non lo si crederebbe, ma allora si trattava di un pasto di lusso, in tempo di pesanti razionamenti del cibo: il passaparola fu rapido, la cittadinanza accorse in massa e tutti si misero ordinatamente in fila, felici di poter mangiare finalmente un piatto di maccheroni e assaporare con essi anche il senso di piena libertà che pareva finalmente riconquistata. Da allora in poi la "pastasciutta in bollore" fu considerato da Alcide Cervi (padre dei sette fratelli assassinati dai fascisti il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia) il "più bel discorso contro il fascismo".
A Lonato la pastasciutta, come da tradizione, sarà offerta gratuitamente a tutti i partecipanti, mentre per il resto i prezzi saranno assai contenuti. Informazioni e prenotazioni ai numeri 335/6259434 - 328/0347711 - 336/411896 - 345/2160196 - 339/3051811.

giovedì 23 luglio 2020

Per Paolo Finzi

Lunedi' e' morto Paolo Finzi, da mezzo secolo anima di "A. Rivista anarchica", una rivista preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni persona affamata di conoscenza ed assetata di giustizia.
Paolo Finzi era una delle voci piu' nitide e una delle figure piu' luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verra' il giorno in cui sara' riconosciuto come una delle persone piu' rilevanti della cultura e della vita civile dell'Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un'intelligenza vivacissima e acutissima, con un'attitudine dialogica profonda e accudente nell'esercizio incessante della virtu' dell'attenzione e della comprensione; era di una generosita' impareggiabile, un combattente per la liberazione dell'umanita' intransigente nel riconoscimento e nella difesa ! dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c'era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedelta' e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l'amicizia e l'ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora e' troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere e' un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto.
Ma resta tutto il bene che ha donato.
E resta la lotta che e' stata anche la sua per la vita, la dignita', i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell'intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.
Peppe Sini

mercoledì 22 luglio 2020

Imagine

Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

John Lennon

martedì 21 luglio 2020

Centinaia di firme per il parco di via Solferino

Sono già centinaia a Calcinato i cittadini che hanno firmato la petizione popolare per salvare il parco dietro l’ufficio postale di via Solferino, un giardino pubblico nel cuore del paese, cinto da un'antica muraglia.
Nelle intenzioni del'amministrazione comunale l'area dovrebbe essere parzialmente asfaltata per far posto a un nuovo parcheggio
ma la raccolta di firme chiede al sindaco Nicoletta Maestri “di ritirare il provvedimento che dà attuazione a questo progetto, confidando nella sua sensibilità alle istanze dei cittadini”.
“Il parco di via Solferino - per i cittadini ambientalisti - è uno dei pochi polmoni verdi rimasti oltre che un residuo di bellezza in pieno centro abitato a Calcinato, situato in un’area già pesantemente compromessa da interventi edilizi risalenti agli anni Sessanta e Settanta e priva di aree verdi. Riteniamo la sua salvaguardia necessaria per il benessere della comunità e delle generazioni future”. 
Gli interessati ad unirsi all'appello in difesa del verde pubblico possono preannunciare la propria firma ai numeri 333.8277827 o  335.6548239. 

domenica 19 luglio 2020

Il gigante buono s'è spento

John Lewis, militante nonviolento dei diritti civili degli Stati Uniti, compagno di lotta di Martin Luther King, è morto all'età di 80 anni.
"Oggi l'America annuncia la scomparsa di uno dei più grandi eroi della storia americana", ha scritto la presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, in un comunicato.
La Pelosi ha descritto Lewis, democratico come lei, che soffriva di un cancro al pancreas, come un "gigante del movimento dei diritti divili, la cui fede, bravura e bontà hanno trasformato la nostra nazione". Figlio di contadini, questo afro-americano era a 21 anni uno dei più giovani "Freedom Riders" che ha combattuto la segregazione nel sistema dei trasporti americano all'inizio degli anni '60. 
Aveva dovuto soccombere più volte, sotto i colpi della polizia, specialmente sul ponte Edmund Pettus, a Selma, in Alabama, mentre conduceva una marcia pacifista di molte centinaia di militanti nonviolenti contro la discriminazione razziale. È poi divenuto una delle voci più rispettate del paese per la giustizia e la legalità, trasformandosi nella "coscienza del Congresso". Nel 2005, per celebrare il cinquantesimo della "domenica di sangue", aveva riattraversato quel ponte a fianco del Presidente Barack Obama.
Nonostante la malattia, aveva fatto ritorno a Washington in giugno, nel pieno dei disordini nati dalla morte di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis, per partecipare alla mobilitazione del movimento Black Lives Matter contro la discriminazione razziale.
Rendendo omaggio alla memoria di questo compagno che, da discepolo di Martin Luther King, è poi divenuto egli stesso servitore della nonviolenza, sosteniamo anche noi la proposta lanciata da Paul McCartney di rinominare il ponte Pettus Bridge sul fiume Alabama, celebre per essere stato teatro delle marce nonviolente da Selma a Montgomery nel 1965 che John Lewis e Martin Luther King attraversarono insieme, e intitolarlo "Ponte John Lewis".

lunedì 13 luglio 2020

Bombe e pandemie

MENO ARSENALI, PIÙ OSPEDALI!

Il 16 luglio di 75 anni fa nel deserto del Nuovo Messico negli Stati  Uniti fu esplosa la prima bomba atomica: : il “Trinity test”, come anticipazione e prova  delle bombe che sarebbero state sganciate tre settimane dopo, il 6 e il 9 agosto 1945, su Hiroshima e Nagasaki. Le vittime furono nell’immediato centinaia di migliaia e, in seguito, per i postumi altre decine di migliaia.
Da allora la corsa omicida alla costruzione di nuovi e più terribili ordigni nucleari non si è mai fermata, fino ad arrivare  a metà degli anni ‘80 a 70.000 testate. Nonostante da più 30 anni sia venuto meno l’alibi della guerra fredda, si continuano a spendere centinaia di miliardi di dollari per progettare, costruire e disseminare bombe sempre più potenti, sofisticate  e “intelligenti”, il tutto per il  mantenimento del dominio delle élite sul resto dell’umanità.
 Lo stato italiano non è estraneo a questa follia e si comporta sia come servo in casa propria sia come padrone all’estero. In Italia, infatti, rinuncia alla propria sovranità concedendo più di 100 basi militari a potenze straniere, Stati Uniti e NATO, nelle quali sono immagazzinate pronte all’uso, Ghedi e ad Aviano,  almeno 70 bombe atomiche, nonostante l’Italia abbia sottoscritto il trattato di non proliferazione delle armi nucleari. All’estero lo stato italiano è presente con più di 30 basi proprie disseminate in ogni parte del mondo ovunque siano in gioco, secondo i nostri governanti , gli interessi nazionali.

Oltre al fatto morale di armare un esercito predisposto per uccidere migliaia di persone, cosa che è già avvenuta e continua ad avvenire (Afghanistan, Iraq, Libia per citare solo alcuni casi), e al fatto che si espone il nostro territorio a sanguinose ritorsioni, è necessario ricordare i costi della politica degli armamenti dello stato italiano: secondo gli ultimi dati ufficiali nel 2019 la spesa militare è stata di quasi 27 miliardi di euro e per il 2020 la previsione è di un aumento di un ulteriore miliardo e mezzo. A tutto questo va aggiunto che vi sono forti pressioni da parte degli USA affinché  l’impegno italiano passi dall'1,4% (vale  a dire 70 milioni al giorno) al 2% del PIL.

Come si finanzia il continuo aumento della spesa militare? Riducendo le spese dello stato sociale a partire dalle spese sanitarie: tutti I rapporti sulla spesa pubblica per la salute sottolineano la progressiva riduzione delle spese sanitarie, basti pensare che l'Italia destina alla salute un secco -38% di spesa pubblica rispetto ai principali paesi europei. Negli ultimi dieci anni sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica con la perdita di 70mila posti letto e la chiusura di 359 reparti in vari ospedali, tra cui il Forlanini. Secondo il WHO nel 1980 avevamo 922 posti letto per 100mila abitantinel 2013 solo 275.
 E qui si spiega lo stretto legame fra morti per Covid e spese militari:
quanti dei 35.000 decessi ufficiali a causa della pandemia avrebbero potuto essere evitati in assenza della politica di armamenti e di  aggressioni esercitata dallo stato italiano?

È ora di dire basta: basta armi e più salute pubblica! 
É ora di ribellarsi perché ribellarsi è giusto!
Coordinamento Bresciano contro la Guerra
 Giovedi 16 luglio alle ore 18 manifestazione all'ingresso  degli Spedali Civili di Brescia: ingresso nord Satellite via Valsabbina 1


sabato 11 luglio 2020

Lunedì 13 videoconferenza No Tav

Lunedì 13 luglio alle ore 21 il Coordinamento No Tav Brescia-Verona organizza una videoconferenza sulla situazione attuale dei cantieri gardesani, con la partecipazione fra gli altri di Nicoletta Dosio e Guido Fissore del movimento ambientalista della Val di Susa; coordinerà i lavori Renato Peretti.
“Da martedì 7 luglio - scrivono in una nota - si è iniziato a parlare del decreto legge Semplificazioni, il provvedimento che dovrebbe risolvere tutti i problemi per alcune opere prioritarie, accelerandone la costruzione favorendo il partito del cemento e aumentando il rischio di impatto ambientale e sulla salute di chi vive i territori interessati grazie a verifiche sbrigative e sommarie. Tra queste grandi opere rientrano anche il Tav Brescia-Verona-Padova e la Torino-Lione”.
Ma per i No Tav non è una novità: “Li abbiamo già visti con la Legge-Obiettivo (2001) e lo Sblocca-centrali (2002) di berlusconiana memoria, il renziano Sblocca-Italia (2014) e poi una serie infinita di “Sblocca-cantieri (quasi uno per legislatura), e vent’anni di questi obbrobri legislativi raccontano la completa inefficienza di queste misure straordinarie: tutte le opere che dovevano sbloccare si sono impantanate. Mentre la politica mette da parte le vere priorità (dalla sanità alla scuola), noi ci organizziamo a resistere e a continuare la nostra lotta sui territori”.
Gli interessati possono seguire in diretta l’evento alla pagina Facebook No Tav Brescia.

martedì 7 luglio 2020

Per i morti di Reggio Emilia

Il 7 luglio di 60 anni fa, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai reggiani furono uccisi dalle forze dell’ordine.
La strage fu l’apice di un periodo di alta tensione in tutta  l’Italia. I fatti scatenanti furono la formazione del governo Tambroni, governo monocolore  democristiano  con il determinante appoggio esterno dei neofascisti del Msi, e l’avallo della scelta di Genova (città “partigiana”, già medaglia d’oro della resistenza) come sede del congresso del partito missino. Le reazioni d’indignazione furono molteplici e la tensione in tutto il paese provocò una grande mobilitazione popolare.

L’allora Presidente del Consiglio, Fernando Tambroni, diede libertà di aprire il fuoco in “situazioni di emergenza” e alla fine di quelle settimane drammatiche si contarono undici morti e centinaia di feriti. Queste drammatiche conseguenze avrebbero costretto alle dimissioni il suo governo.

La sera del 6 luglio la Cgil reggiana proclamò lo sciopero cittadino. La prefettura proibì gli assembramenti e le stesse auto del sindacato invitarono con gli altoparlanti i manifestanti a non stazionare durante la manifestazione. L’unico spazio consentito, la Sala Verdi che aveva una capienza di 600 posti, era troppo piccolo per contenere i 20.000 manifestanti. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decise quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di protesta.

Alle 16.45 del pomeriggio una carica di un reparto di 350 poliziotti al comando del vicequestore Giulio Cafari Panico investe la manifestazione pacifica. Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello Giudici, partecipano alla carica. Incalzati dalle camionette, dai getti d’acqua e dai lacrimogeni, i manifestanti cercano rifugio nel vicino isolato San Rocco, per poi barricarsi letteralmente dietro ogni sorta di oggetto trovato, seggiole, assi di legno, tavoli del bar e rispondendo alle cariche con lancio di oggetti. Respinte dalla disperata resistenza dei manifestanti, le forze dell’ordine impugnano le armi da fuoco e cominciano a sparare.
Sul selciato della piazza caddero:
Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.
Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.
Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a SAP, primo di sei fratelli.
Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, il quinto di otto fratelli.
Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi.

domenica 5 luglio 2020

Stop a rifiuti e veleni in campagna!

La nostra terra sta morendo. Da anni nella campagna fra Calcinatello e Ciliverghe è disseminata una miriade di discariche abusive, in cui si trovano - ormai mescolati con i terreni - rifiuti pericolosi, abbandonati nei campi.
Vernici, neon, pneumatici, amianto, materassi, plastiche, scarti edilizi, sacchi pieni di materiali indifferenziati vengono periodicamente bruciati in modo indiscriminato, rilasciando nell’atmosfera e nei suoli sostanze altamente inquinanti. 
C’è pericolo. Per l’aria che respiriamo, per le falde acquifere, per la salute di tutti.
Vigilare, documentare, segnalare alle autorità non è una bizzarria o un passatempo, ma un impegno collettivo per difendere quello che ancora ci resta del patrimonio ambientale da consegnare alle generazioni che verranno.

venerdì 3 luglio 2020

Stasera alle 20.30 al parco di via Solferino

Questo è il testo sul quale raccoglieremo le firme 
per difenderlo dall'asfalto.
Mettici anche la tua!

Alla cortese attenzione del Sig. Sindaco
Noi sottoscritti cittadini, a norma dello Statuto Comunale, venuti a conoscenza dell’intenzione dell’Amministrazione Comunale da Lei diretta di procedere all’asfaltatura di una parte del parco in oggetto per trasformarla in parcheggio, Le chiediamo di ritirare il provvedimento che dà attuazione a questo progetto, confidando nella Sua sensibilità alle istanze dei cittadini. 
Il parco di via Solferino è uno dei pochi polmoni verdi rimasti, oltre che un residuo dibellezza in pieno centro abitato a Calcinato, situato in un’area già pesantemente compromessa da interventi edilizi risalenti agli anni Sessanta e Settanta e priva di aree verdi.
Riteniamo la sua salvaguardia necessaria per il benessere della comunità e delle generazioni future.

giovedì 2 luglio 2020

Domani digiuno per l’accoglienza

Il 3 luglio riprende la nostra giornata mensile di "Digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" per l'abrogazione dei Decreti Sicurezza, dalle ore 15 alle 18.30 in piazza Montecitorio.
Ritorneremo cosi' davanti al Parlamento, dopo la assenza per il Covid 19, per esprimere la dimensione politica di questo digiuno. Ma digiuniamo anche contro il decreto che chiude fino al 31 luglio i porti italiani ai profughi che fuggono dalla Libia in piena guerra civile. E anche come protesta per la "strage di Pasquetta": il 13 aprile infatti abbiamo lasciato morire in acque maltesi 12 profughi in fuga dalla Libia. Alarm Phone aveva avvisato quattro nazioni, Malta, Italia, Germania e Portogallo del naufragio, ma nessuna si e' mossa per salvarli. Purtroppo questi naufragi perdurano nel Mediterraneo. Sono crimini contro l'umanita'. Per tutto questo ci sentiamo di continuare a digiunare e lo faremo questo mese davanti al Parlamento o, per chi non puo', nelle proprie case o nei monasteri.
Buona resistenza!
Padre Alex Zanotelli, a nome del "Digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti"

mercoledì 1 luglio 2020

Petizione in difesa del parco di via Solferino

Venerdì 3 luglio alle ore 20.30 al parco dietro l’ufficio postale di via Solferino un gruppo di cittadini calcinatesi lancia la campagna per la salvaguardia del verde pubblico, proprio a partire da questa suggestiva area in pieno centro che, come osserva uno di loro, Alessandro Medeghini, “sembra un giardino, e lo è, ma è un giardino pubblico nel cuore del paese, circondato da una vecchia e bellissima muraglia”.
Noto per essere stato anni fa tra gli animatori del Csi e poi presidente della scuola dell’infanzia Mazzoleni di Calcinatello, secondo Medeghini “andrebbe valorizzato e meglio illuminato”. “Invece - informa - presto verrà asfaltato per fare un nuovo parcheggio, sembra non bastino quelli in via Marconi, quello pubblico del nuovo Italmark, quelli davanti al negozio di casalinghi”.
“La mobilitazione - sottolinea - intende preservare questi luoghi che raccontano anche della storia passata del nostro paese”. E si comincerà proprio venerdì con il lancio una raccolta di firme che proseguirà poi per tutto il mese. Rivolta direttamente al sindaco Nicoletta Maestri, la petizione popolare le chiede “di ritirare il provvedimento che dà attuazione a questo progetto, confidando nella sua sensibilità alle istanze dei cittadini”.
“Il parco di via Solferino - per i numerosi cittadini, non solo ambientalisti - è uno dei pochi polmoni verdi rimasti oltre che un residuo di bellezza in pieno centro abitato a Calcinato, situato in un’area già pesantemente compromessa da interventi edilizi risalenti agli anni Sessanta e Settanta e priva di aree verdi. Riteniamo la sua salvaguardia necessaria per il benessere della comunità e delle generazioni future”.