http://www.youtube.com/watch?v=LJE-Zoefb9I
Un capretto su un carretto va al macello del giovedì
non s´è ancora rassegnato a finire proprio così
chiede ad una rondine -Salvami se puoi-
lei lo guarda un attimo fa un bel giro in cielo e poi risponde
-Siete tutti nati apposta io non c´entro credi a me
c´è chi paga in ogni festa
questa volta tocca a te.-
Un bambino su un vagone va al macello del giovedì
non s´è ancora rassegnato a morire proprio così
chiede ad un soldato salvami se puoi
e lui con la mano lo rimette in fila e poi risponde
-Siete in tanti sulla terra io non c´entro credi a me
c´è chi paga in ogni guerra
e questa volta tocca a te.-
Ora dormi caro figlio sta tranquillo che resto qui
non è detto che la storia debba sempre finire così
il mio bel capretto è nato in libertà
finché sono in vita mai nessuno lo toccherà
la storia te l´ho raccontata apposta perché un giorno pure tu
dovrai fare l´impossibile perchè non succeda più.
Siamo madri e siamo figli tutti nati in libertà
ma saremo i responsabili se uno solo pagherà.
Ora dormi.
Herbert Pagani, 1967.
Rielaborazione italiana di "Donna, donna" di Sholom Secunda e Aaron Zeitlin [1935], a sua volta versione inglese della rielaborazione in yiddish di una canzone popolare polacca.
domenica 27 gennaio 2013
venerdì 25 gennaio 2013
I bambini parlano della crisi
"Ieri abbiamo incontrato Dario Fo al Teatro Ariosto di Reggio Emilia. Vi è piaciuto?".
"Sì. Soprattutto quando ci ha fatto vedere come facevano la pipì i ricchi di tanto tempo fa, quelli con le parrucche bianche. Mentre camminavano. Se la facevano addosso". "Io mi sono un po' annoiato. Parlava sempre. Lo spettacolo non iniziava mai. Infatti si è dimenticato di farlo". "A me è piaciuto perchè lui era vecchio, ma allegro". "A me piaceva quando si alzava dalla sedia: sembrava ancora giovane perché si muoveva molto bene". "A me è piaciuto quando ha fatto quel canto lungo ed è diventato tutto rosso in faccia".
"Di quello che ha detto ricordate qualcosa?".
"Che se una materia non ci piace, è colpa delle maestre". "Mi ha fatto ridere quando ha parlato della regina e del re di Svezia". "Il gramelot, la lingua per parlare in inglese o in francese senza studiare". "Certe volte, da piccolo, io forse parlavo già il gramelot". "Ha detto che è giusto copiare". "Ha parlato di suo padre che lavorava sui treni". "Ha detto che abbiamo tutti un cervello e dobbiamo allenarlo come i calciatori si allenano per la partita".
"Una classe aveva scritto un elenco di cose da fare per vincere il premio Nobel, che poi Dario Fo ha commentato. Ve ne ricordate qualcuna?".
"Non vergognarsi. Se non capisci bene una cosa, devi chiedere". "Non aver paura di sbagliare". "Rispettare la natura". "Stare attenti a quello che succede intorno a noi". "Aiutare". "Non sentirsi superiori". "Avere delle speranze". "Studiare". "Provare a fare le cose da soli, non farsele fare sempre dagli altri". "Stare tranquilli". "Se uno ti dice una bugia, scoprirlo". "Non avere fretta di diventare grandi". "Non disperarsi se non vinci dei premi Nobel o degli altri premi".
"Ricordate quando Dario Fo ha chiesto se i vostri maestri o i vostri genitori vi hanno parlato della crisi? Sapete cosa vuol dire?".
"Crisi è quando un papà e una mamma divorziano. E' una crisi di amore". Un'altra crisi è la crisi di nervi: quando uno è molto arrabbiato, molto nervoso". "Mia mamma ha detto che se c'è ancora questa crisi mio fratellino dopo non va più all'asilo perché costa troppo". "Una volta non sapevo fare un problema e la maestra mi ha detto di non andare in crisi...". "Per me crisi vuol dire che ci sono delle difficoltà".
"Ma dario Fo parlava della crisi economica, ricordate?"
"Sì. Ha chiesto se dei papà o delle mamme gli avevano spiegato cosa era la crisi o non avevano più il lavoro. Nessuno ha alzato la mano". "Forse perché qui non c'è crisi". "O i genitori non glielo avevano detto". "O si vergognavano. Perchè senza lavoro sono più poveri". "Per me la cirisi economica è quando devi risparmiare i soldi. Non c'è più lavoro. Ti cacciano via". "In Albania c'era la crisi e noi dopo siamo venuti qui in Italia, però non pensavo che dopo la crisi arrivava anche qui".
(Giuseppe Caliceti, maestro elementare, il manifesto, 24 gennaio 2013)
"Sì. Soprattutto quando ci ha fatto vedere come facevano la pipì i ricchi di tanto tempo fa, quelli con le parrucche bianche. Mentre camminavano. Se la facevano addosso". "Io mi sono un po' annoiato. Parlava sempre. Lo spettacolo non iniziava mai. Infatti si è dimenticato di farlo". "A me è piaciuto perchè lui era vecchio, ma allegro". "A me piaceva quando si alzava dalla sedia: sembrava ancora giovane perché si muoveva molto bene". "A me è piaciuto quando ha fatto quel canto lungo ed è diventato tutto rosso in faccia".
"Di quello che ha detto ricordate qualcosa?".
"Che se una materia non ci piace, è colpa delle maestre". "Mi ha fatto ridere quando ha parlato della regina e del re di Svezia". "Il gramelot, la lingua per parlare in inglese o in francese senza studiare". "Certe volte, da piccolo, io forse parlavo già il gramelot". "Ha detto che è giusto copiare". "Ha parlato di suo padre che lavorava sui treni". "Ha detto che abbiamo tutti un cervello e dobbiamo allenarlo come i calciatori si allenano per la partita".
"Una classe aveva scritto un elenco di cose da fare per vincere il premio Nobel, che poi Dario Fo ha commentato. Ve ne ricordate qualcuna?".
"Non vergognarsi. Se non capisci bene una cosa, devi chiedere". "Non aver paura di sbagliare". "Rispettare la natura". "Stare attenti a quello che succede intorno a noi". "Aiutare". "Non sentirsi superiori". "Avere delle speranze". "Studiare". "Provare a fare le cose da soli, non farsele fare sempre dagli altri". "Stare tranquilli". "Se uno ti dice una bugia, scoprirlo". "Non avere fretta di diventare grandi". "Non disperarsi se non vinci dei premi Nobel o degli altri premi".
"Ricordate quando Dario Fo ha chiesto se i vostri maestri o i vostri genitori vi hanno parlato della crisi? Sapete cosa vuol dire?".
"Crisi è quando un papà e una mamma divorziano. E' una crisi di amore". Un'altra crisi è la crisi di nervi: quando uno è molto arrabbiato, molto nervoso". "Mia mamma ha detto che se c'è ancora questa crisi mio fratellino dopo non va più all'asilo perché costa troppo". "Una volta non sapevo fare un problema e la maestra mi ha detto di non andare in crisi...". "Per me crisi vuol dire che ci sono delle difficoltà".
"Ma dario Fo parlava della crisi economica, ricordate?"
"Sì. Ha chiesto se dei papà o delle mamme gli avevano spiegato cosa era la crisi o non avevano più il lavoro. Nessuno ha alzato la mano". "Forse perché qui non c'è crisi". "O i genitori non glielo avevano detto". "O si vergognavano. Perchè senza lavoro sono più poveri". "Per me la cirisi economica è quando devi risparmiare i soldi. Non c'è più lavoro. Ti cacciano via". "In Albania c'era la crisi e noi dopo siamo venuti qui in Italia, però non pensavo che dopo la crisi arrivava anche qui".
(Giuseppe Caliceti, maestro elementare, il manifesto, 24 gennaio 2013)
giovedì 24 gennaio 2013
Nikolajewka: fu vera gloria?
Cogliamo l’occasione delle celebrazioni ufficiali
per il 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka, per ricordare che la
tragedia della Russia (1942-43) è stata l'ultima di una lunga serie di guerre
volute dal fascismo, da Mussolini, da una casta di alti ufficiali e dalle forze
economiche e industriali che appoggiarono la sua politica estera di aggressione
e di conquista. Ricordare la Russia, in primo luogo significa allora
condividere la verità storica su chi quel conflitto bellico scatenò: il nazismo
ed il fascismo, suo alleato e corresponsabile di tale immane tragedia. I
milioni di morti che si contarono alla fine del 1945, vanno ascritti tutti alla
loro responsabilità. Ventisei milioni di cittadini e cittadine dell'ex Unione
Sovietica (“sotto specie umana” erano stati definiti i popoli slavi), furono
aggrediti e sterminati non solo dai
tedeschi ma anche dalle nostre truppe che furono impiegate sia per combattere sul
campo di battaglia che in rastrellamenti, distruzione di villaggi e
fucilazioni. Se le nostre unità, per il numero e la disposizione, ebbero un
ruolo minore nelle operazioni belliche,
esso non per questo fu meno criminale. Stavamo dalla parte sbagliata e
facevamo una guerra, come in tutte le guerre, in cui si uccide o si viene
uccisi perché “pietà l'è morta”. La guerra è sempre un delitto, comunque venga
giustificata, contro popoli cosiddetti “nemici” e l'essere umano in sé, perché
ne mette in risalto il suo lato peggiore.
Il 22 giugno 1941 iniziò l'offensiva tedesca che
aveva l'obiettivo di occupare la Russia sino agli Urali. Agli oltre 3 milioni di soldati tedeschi, si
aggiunsero circa 700 mila tra finlandesi, romeni, ungheresi, slovacchi e
italiani. Berlino avvisò Roma ad attacco iniziato: il duce decise
immediatamente di parteciparvi anche se Hitler tentò di evitarlo. Per Mussolini
era una questione di prestigio politico e così, alla fine del '42, l'armata
italiana in Russia poteva contare su 230 mila uomini. Tra dicembre e gennaio del '43, pur nella
certezza che sarebbe stato dato l'ordine di ritirata, il comandante dell'ARMIR e del corpo alpino,
non provvidero per nulla alla sua organizzazione: nè mezzi di trasporto, nè
vestiario adeguato, nè viveri, né alcun coordinamento. Le divisioni alpine
(soprattutto la Julia e la Cuneense) andarono perdute per la mancanza di
collegamenti e indicazioni che i comandi non seppero fornire. Il sacrificio di
tanti alpini fu dovuto anche al fallimento dei loro comandi. Ma tale fatto non
toglie nulla al riconoscimento dell'estrema coesione di gruppo e lealtà verso i
compagni che permisero a molti soldati di sopravvivere e ritornare a casa. Alla
fine, la “conquista” della Russia da parte italiana costò la vita a 75 mila
uomini tra quelli caduti in battaglia e nei campi di prigionia. In sessant'anni
di democrazia, non abbiamo mai ascoltato un capo di governo italiano, o della
Repubblica, chiedere scusa per quello che il nostro “popolo in armi” aveva
inflitto agli altri, così come hanno invece fatto le più alte autorità tedesche
nei confronti di quello ebraico. Mai un sincero “perdonateci” ai libici, agli
etiopi, agli spagnoli, agli albanesi, ai greci, agli jugoslavi, ai russi. Mai.
Così come i russi non l'hanno fatto con gli afghani e i ceceni, gli inglesi ed
i francesi con gli ex sudditi delle loro colonie, o gli Stati Uniti con tutti i
popoli che o direttamente o per interposto governo, hanno soggiogato
costringendoli a subire terribili dittature. Ma se non si parte da una memoria
condivisa, dal riconoscimento delle proprie responsabilità, dal debito
contratto nei confronti delle vittime, non ci potrà mai essere spazio per
alcune vera, profonda riconciliazione. La menzogna, la rimozione, l'uso
propagandistico della storia porta a distorcere le coscienze, a non saper
distinguere, a vedere eroi i criminali o i responsabili di immani tragedie, e
colpevoli le vittime. La storia è maestra di vita solo se i discepoli sono
attenti ed interessati ad imparare. Ma visto le cose come vanno (guerre
umanitarie, lotta al cosiddetto terrorismo internazionale, al fondamentalismo
ecc.) pare che non sia ancora così.
Claudia Capra, Matilde Capra, Paolo Infantino,
Adriano Moratto, Roberto Cucchini
del Movimento Nonviolento.
mercoledì 23 gennaio 2013
Un corso sull'azione diretta nonviolenta
Da sabato 2 alle ore 10.30 a domenica 3 marzo alle ore 16 il Movimento internazionale della riconciliazione nella sede di via Milano 65 a Brescia propone un corso di formazione dedicato all'azione diretta nonviolenta, condotto dal formatore Giorgio Barazza. Per informazioni e iscrizioni si può telefonare al 329/9177008 o scrivere una e-mail a azzarab@libero.it.
lunedì 21 gennaio 2013
Fermare la guerra in Mali!
L’Italia non deve dare alcun sostegno militare all’intervento francese in Mali. Quell’intervento si è posto al di fuori della legalità internazionale, in contrasto con il dettato della risoluzione dell’Onu 2085 e con il diritto internazionale umanitario, il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto dei rifugiati in essa richiamati. L’Afghanistan ha già dimostrato che con i bombardamenti si ammazzano gli innocenti e non si vincono le guerre. Ben altre sono le cose che l’Italia deve fare:
1. inviare i necessari aiuti umanitari alle centinaia di migliaia di profughi causati dalla guerra;
2. attivare in tal senso tutte le organizzazioni della società civile che operano nel paese e collaborare con le agenzie umanitarie dell’Onu;
3. sostenere tutte le forze civili e diplomatiche che stanno operando per ottenere l’immediato cessate il fuoco e creare le condizioni per una soluzione politica. L’intervento dell’Onu deve essere trasparente e slegato dagli interessi delle potenze ex coloniali;
4. mettere a disposizione delle Nazioni Unite una parte delle forze armate in attuazione dell’art.43 della Carta delle Nazioni Unite.
Dodici anni di guerra in Afghanistan hanno dimostrato che il terrorismo non si vince con la guerra ma con l’intelligenza. È tempo che l’Italia lo riconosca e smetta di consegnare il proprio futuro alla diplomazia delle armi. La credibilità internazionale dell’Italia non dipende dalla sua partecipazione alle più diverse missioni militari ma dalla sua capacità di contribuire fattivamente alla soluzione concreta delle grandi crisi internazionali aperte. Solo così riusciremo a rafforzare davvero la sicurezza del nostro paese.
Flavio Lotti
domenica 20 gennaio 2013
Appunti sparsi su democrazia, mercato e antipolitica
Erano gli anni '70 e sentivo parlare di una
legge elettorale con il sistema maggioritario da Marco Pannella, che allora si
proponeva come il difensore dei deboli contro un imbelle e
grosso PCI.
Non capivo. Mi veniva magnificato un sistema che mi
ricordava tempi sorpassati e periodi in cui il diritto al voto era
garantito per censo.
Poi venne la stagione della governabilità, la "necessità" di un governo stabile per tutta la legislatura: basta crisi, basta governi "balneari".
Poi venne la stagione della governabilità, la "necessità" di un governo stabile per tutta la legislatura: basta crisi, basta governi "balneari".
Il sistema proporzionale era un impiccio voluto
all'indomani della Costituzione, i troppi partiti creano confusione,
ricatti e corruzione. Così si disse.
Bisognava garantire a chi "vinceva" le elezioni la possibilità di governare liberamente. Assistevo perplesso a questo stravolgimento delle logiche democratiche: l'approvazione di leggi per tutelare la maggioranza a scapito della rappresentanza delle minoranze. Tutto invece veniva subordinato alla dichiarata staordinaria efficacia di un sistema che avrebbe dato finalmente stabilità e progresso a tutto il paese. La faccio breve, di passo in passo anche in nome del "bipolarismo e dell'alternanza " abbiamo accentuato la parte maggioritaria del sistema elettorale passando alla sedicente seconda repubblica, al "porcellum" , e ora qualcuno "lungimirante" parla già della necessità della terza (sic!) per dare spazio ad un "presidenzialismo", toccasana per ogni prossima crisi.
Varrebbe forse la pena, ora, di fare un bilancio di questa esperienza per capire cosa abbiamo ottenuto dalle mirabolanti promesse iniziali.
Se c'è stata stabilità è andata a vantaggio della destra liberal-clericale con il partito padrone a governare l'Azienda Italia e ad accontentare molte bocche fameliche e in primis la sua. Per poi comunque finire anticipatamente nel 2011 pur avendo parlarmentarmente una maggioranza" bulgara". Invece durante i "suoi" governi il centro sinistra è stato sempre capace di dividersi e vorrei ricordare, per inciso che, a quanto so, per questo andrebbero ringraziati in particolare D'Alema prima e Veltroni poi lasciando perdere la favola consolatoria e autoassolutoria che ancora si racconta nel PD contro Rifondazione (che ha altre sue responsabilità).
Ma allora se non abbiamo conseguito la "stabilità" abbiamo ottenuto qualche altro risultato favorevole? Com'è la situazione politico economico sociale ora?
Bisognava garantire a chi "vinceva" le elezioni la possibilità di governare liberamente. Assistevo perplesso a questo stravolgimento delle logiche democratiche: l'approvazione di leggi per tutelare la maggioranza a scapito della rappresentanza delle minoranze. Tutto invece veniva subordinato alla dichiarata staordinaria efficacia di un sistema che avrebbe dato finalmente stabilità e progresso a tutto il paese. La faccio breve, di passo in passo anche in nome del "bipolarismo e dell'alternanza " abbiamo accentuato la parte maggioritaria del sistema elettorale passando alla sedicente seconda repubblica, al "porcellum" , e ora qualcuno "lungimirante" parla già della necessità della terza (sic!) per dare spazio ad un "presidenzialismo", toccasana per ogni prossima crisi.
Varrebbe forse la pena, ora, di fare un bilancio di questa esperienza per capire cosa abbiamo ottenuto dalle mirabolanti promesse iniziali.
Se c'è stata stabilità è andata a vantaggio della destra liberal-clericale con il partito padrone a governare l'Azienda Italia e ad accontentare molte bocche fameliche e in primis la sua. Per poi comunque finire anticipatamente nel 2011 pur avendo parlarmentarmente una maggioranza" bulgara". Invece durante i "suoi" governi il centro sinistra è stato sempre capace di dividersi e vorrei ricordare, per inciso che, a quanto so, per questo andrebbero ringraziati in particolare D'Alema prima e Veltroni poi lasciando perdere la favola consolatoria e autoassolutoria che ancora si racconta nel PD contro Rifondazione (che ha altre sue responsabilità).
Ma allora se non abbiamo conseguito la "stabilità" abbiamo ottenuto qualche altro risultato favorevole? Com'è la situazione politico economico sociale ora?
Schematicamente: vedo che
è cresciuta la corruzione, è cresciuta l'illegalità istituzionale, è cresciuta
la forbice fra le classi sociali, è calata la possibilità
di partecipazione.
-Le cronache di questi giorni
sembrano dimostrare che l'aver dato una "stabilità artificiale" ai governi e
alle amministrazioni locali ha portato ad una diffusa corruzione. Il malaffare,
i sistemi mafiosi agiscono meglio se hanno di fronte un unico soggetto. Per
me vale un po' la lezione dagli USA al tempo del proibizionismo. E' un
classico, il poliziotto di quartiere blandito, minacciato o ricattato dal
mafioso di turno che si poteva "dedicare" concentrandosi sull' unico intralcio
rimastogli. Questo dando per ammessa la buona fede iniziale. Lo
stesso meccanismo vale per gli amministratori pubblici responsabili
"unici".
-L'altro risultato della "stabilità"
è stato quello di creare una classe politica che si crede al di sopra delle
leggi, anzi crede di essere La Legge (illegalità istituzionale).
Amministratori e parlamentari in nome della presunta superiorità
del mandato elettorale ricevuto (vedi anche le polemiche
con la magistratura) prendono provvedimenti e legiferano per il tornaconto
personale o al massimo delle lobby che li hanno sostenuti, ignorando
completamente la seconda parte dell' articolo 1 della Costituzione, cioè di
essere soggetti alla legge. Credono che chi vince una partita sia
legittimato a cambiare le regole della democrazia a suo
favore.
Poi arrivano le
condanne, le sanzione e le multe che finiscono a carico di tutti i
cittadini e non dei singoli responsabili.
-E dal punto di vista economico
sociale cosa ci ha portato l' era della " governabilità"?
Ricordo negli anni '70 insigni
economisti dichiarare la necessità del debito pubblico per sostenere
l'economia. Poi si è affermata l'ideologia del mercato e gli stessi
tecnici di prima ci hanno rispiegato che le spese sociali sono troppo
onerose, al di sopra delle nostre possibilità,creano il debito che soffoca
l'economia , insomma l'inevitabilità dei tagli e delle
privatizzazioni. Nel frattempo la stessa logica
bipolare-maggioritaria aveva portato la "sinistra" ad una rincorsa al
centro per arrivare finalmente nella stanza dei bottoni. Così ci si è trovati
volonterosi sostenitori del mercato, della Nato. delle missioni di guerra
umanitarie, negando ogni spazio a qualsiasi alternativa. La solita logica di
sempre della due fasi: adesso accettiamo facciamo tatticamente il contrario
di quello che vorremmo e poi arriverà "il sol dell'avvenir". Ingenui
o meno il risultato è stato un peggioramento drastico della possibilità di
una minima giustizia sociale con la perdita di diritti per lavoratori
dipendenti e giovani ed il contemporaneo aumento della povertà.
E qui torniamo alla Costituzione così avventatamente presa di mira per "un
necessario aggiornamento"( vedi l'ultimo caso del suicida "pareggio in
bilancio") invece di essere semplicemente applicata.( Art.3, 4, 36,
41).
- Poi altro aspetto perverso è la
mancata rappresentanza. La logica emergenziale della governabilità e della
stabilità (ad usum mercati?) ha negato ogni possibilità di confronto e
dialogo dentro e fuori le istituzioni. La mitica "soglia di sbarramento",
così cara poi anche a Veltroni, è nata per impedire alle
minoranze di disturbare il manovratore al governo. Milioni di voti senza
rappresentanza buttati via. Poi qualcuno parla di antipolitica e confonde gli
effetti con la causa. Servirebbe un po' più di sana autocritica e
una sincera riflessione sulle conseguenze che un parlamento di"
nominati" ha avuto nella propaganda qualunquistica dilagante nel Paese.
Sostenere, poi, come prova di buon risultato, l'esempio dei comuni:
" Che ha funzionato", significa solo credere che le decisioni di un uomo
solo al comando siano meglio di tante teste pensanti, e dimenticare
com'è diventato risibile il ruolo degli assessori e inutile
quello dei consiglieri comunali. Però i comuni hanno fatto scuola si
sono inventati anche i "governator- padroni" nelle regioni. Quindi
sono arrivati i partiti personali (con i loro bei faccioni invece del nostalgico
busto) e non se ne vede la fine, in una logica
da "testimonial" commercialmente forse efficace , ma anche con
l' altro risultato di promuove il messaggio dell'uomo
immagine, l'uomo capace di salvarci dal baratro e a cui
inevitabilmente delegare tutto. Ci siamo messi in uno scivolo, un
pericoloso precipizio , si incentiva la delega, non la partecipazione
responsabile. Come non allarmarsi quando discutendo della nuova legge
elettorale l'unico punto non messo in discussione era un
"premio di maggioranza" da far sembrare la "legge truffa" degli anni '50 una
tutela per la minoranze?
Come se invece della
governabilità prevalesse l'interesse per la spartizione del potere che come
ben si sa e fatto di molti interessi e molti privilegi per pochi.
Come si fa a credere che la
strada imboccata oltre vent'anni fa non abbia nessuna relazione con l'attuale
situazione?
Per anni è stata tolta la
possibilità di un confronto, di un dibattito aperto e serio sulla situazione
economico sociale, sui problemi delle minoranze a cui si stavano togliendo
i diritti. Chi governa a colpi di decreto legge o di voti di fiducia in nome di
sedicenti maggioranze, può capire cosa succede nel paese, o è interessato
solo a difendere interessi di potenti lobby, veri azionisti di riferimento di un
moderno stato- azienda? E' solo iI potere finanziario extranazionale
che può determinare le scelte di una classe politica subalterna e senza
alternative?
Ci è stato anche fatto
credere che solo garantendo agli eletti un elevato stipendio avremmo selezionato
i più capaci. Ora ci raccontano che invece abbiamo incentivato
carriere per opportunisti o gregari del leader maximo di turno. Come rimedio la
proposta è di ridurre il numero dei rappresentanti in parlamento. (Taglio
alla casta!). Non sarebbe forse più logico ridurre stipendi e benefit
garantendo una migliore e disinteressata rappresentanza parlamentare? Non
si potrebbe immaginare una competizione elettorale con spazi e spese uguali per
tutti nel rispetto della sovranità di ciascuno e senza favorevoli
vantaggi per i più uguali? Perchè tre diversi governi non sono
riusciti a modificare una pessima legge elettorale con il
sistema tanto vituperato di "sbarramenti" ed eletti "nominati" ?
La democrazia, la Costituzione sono compatibile con un
concezione oligarchica della sovranità popolare? Si possono ignorare le
istanze che vengono dagli elettori come nel caso del referendum sui beni
comuni?
Si può continuare con l'uso della
comunicazione e dei media finalizzato solo a criminalizzare il dissenso e la
protesta con tecniche pubblicitarie per stravolgere il significato delle
richieste popolari?
Problemi ed esigenze presenti
nella società come la sicurezza, l'emigrazione, il lavoro, la spesa pubblica,
diventano pretesti per guerre fra poveri, per politiche emergenziali
razziste ed antidemocratiche. Partono campagne disinformative martellanti:
criminalizzazioni di drogati, tossicodipendenti, nomadi, albanesi,
marocchini, emigranti extracomunitari..(e ci ritroviamo le carceri strapiene).;
oppure accuse contro scala mobile, art. 18, le troppe regole,anziani avidi
privilegiati, giovani bamboccioni...; e poi, troppe tasse, troppe spese per la
scuola, la salute, l'assistenza, trasporti, il " viviamo al di sopra delle
nostre possibilità"... Ma mai una campagna per spiegare il crescente
divario fra ricchi e poveri, sull' origine del debito pubblico, sulla situazione
delle pensioni, sul precariato giovanile, sui paradisi fiscali e la
formazione dei capitali all'estero, sulle spese militari, la corsa al
riarmo, le guerre e le missiono umanitarie.. Poche reticenti parole
sul risultato delle privatizzazioni, sulla esternalizzazioni dei servizi.
Nessuna proposta alternativa alle scelte che ci hanno portato a questo punto. Ci
si accanisce sull' evasione fiscale di idraulici e bottegai e non c'è una
proposta per i miliardi che si costituiscono " legalmente" nei paradisi
fiscali.
Non che manchino le idee o le
proposte alternative alle scelte "inevitabili" di questi anni, ma è l'attuale
sistema che impedisce qualsiasi innovazione in difesa dell' attuale
fallimentare pensiero unico del mercato. Un
pensiero in difesa dei monopoli dominanti non può accettare confronti e
discussioni con pretese richieste di fastidiosa partecipazione
democratica.
Questa
logica, che vede nella competizione, nella concorrenza, nella
"meritocrazia" del più forte la legittimazione al potere assoluto, non può
che avere come strumento finale la guerra come strumento di
risoluzione dei conflitti per il controllo delle risorse e dei mercati
mondiali.
Quello che noi chiamiamo "il
ripudio dell' articolo 11 della Costituzione" è il logico corollario delle
attuali scelte dei padroni del vapore con la corsa al riarmo in un momento
di crisi economica.
Forse esagero? Possibile
che tutto parta dalla ben intenzionata voglia di stabilità e governabilità
senza perdere tempo in confronti ed interminabili discussioni con le
solite minoranze?
Ma mi dicono gli esperti
credenti nell'aldilà : "Di buone intenzione è lastricata la via dell'inferno".
Personalmente mi sono limitato a
farmi domande alla luce del buon vecchio detto : "Sapere di non sapere è
vero sapere".
So di non essere "super partes", credo
nel potere di tutti (con Capitini), o se volete al diritto alla
sovranità per ciascuna persona (con don Milani). Ogni limitazione
all'uguaglianza,alla pari responsabilità, non mi importa la ragione e la
gravità, diventa una scorciatoia per l'oligarchia e la
dittatura.
sabato 19 gennaio 2013
La mia rivoluzione
Che cosa evoca oggi la parola rivoluzione? Che cos’è oggi rivoluzionario? Viviamo in una sorta di mondo alla rovescia,
dove l’illecito è diventato normale, dove i politici fanno spettacolo e
gli attori, i cantanti, i comici, si occupano della politica. Dove
viene scambiato il diritto per il favore. Dove la cultura è giudicata
superflua e dispendiosa, praticamente inutile. Dove chi dovrebbe dare il
buon esempio si vanta delle sue malefatte e giudica stupido chi si
ostina a credere nella legalità, e lo discredita, lo calunnia, lo
annienta. E la parola rivoluzione assume un significato più profondo, che riguarda anche il comportamento di ognuno di noi. Provo a fare un elenco di quello che per me oggi è rivoluzionario.
Rivoluzionario è il coraggio, rivoluzionaria è la sobrietà, l’educazione, la cultura, l’arte, rivoluzionario è il diritto alla scuola, al lavoro, alla salute, rivoluzionario è l’accesso alla conoscenza, rivoluzionario è il rifiuto della volgarità, anche quella dilagante dell’ostentazione del lusso, rivoluzionario è il rifiuto della violenza, anche quella verbale, rivoluzionario è dire a chi cerca di corromperti: “No, grazie”. Rivoluzionario è insegnare ai propri figli il rispetto di tutte le diversità, l’accoglienza, la compassione, la fratellanza, la capacità e la volontà di provare a condividere il dolore degli altri, rivoluzionario è combattere il pregiudizio, rivoluzionaria è la ricerca della bellezza, rivoluzionario è spegnere la televisione e dedicarsi ai propri cari, coltivare delle passioni, continuare a giocare, rivoluzionario è il sorriso, la gentilezza, l’umiltà, il saper ridere anche di noi stessi e delle nostre miserie, rivoluzionaria è la semplicità, il godere di un buon cibo, di un buon vino, rivoluzionario è divertirsi ballando fino alle quattro del mattino senza bisogno di additivi chimici, rivoluzionario è guardarsi allo specchio senza vergognarsi di ciò che vediamo riflesso, rivoluzionario è non sentirsi al centro dell’universo e guardare altro oltre noi stessi, rivoluzionario è fare bene il proprio lavoro qualsiasi esso sia, rivoluzionaria è l’onestà, anche e soprattutto quella intellettuale, rivoluzionaria è l’etica, rivoluzionario è il coraggio delle proprie idee, rivoluzionario è chiedersi sempre che cosa si nasconda dietro le notizie dell’informazione ufficiale, non smettere mai di cercare, ragionare con la propria testa e porsi sempre delle domande, rivoluzionario è l’approfondimento contro la superficialità, rivoluzionario è il giornalismo della “seconda domanda”, rivoluzionario è non piegare la testa di fronte ai potenti, chiunque essi siano. Rivoluzionario è schierarsi sempre dalla parte degli ultimi, chiunque essi siano.
Rivoluzionaria è la curiosità, la libertà di pensiero, rivoluzionaria è la coerenza, la gratitudine, la capacità di chiedere scusa, rivoluzionaria è la dignità, il rispetto, il perdono, rivoluzionaria è l’indignazione per l’ingiustizia ovunque si verifichi e avere il coraggio di gridarla, rivoluzionario è combattere l’avidità che è il più pericoloso dei mali, rivoluzionario è dare un senso alla propria vita rivendicando il diritto alla felicità ma avendo la consapevolezza che questo non passa solo attraverso il denaro. Rivoluzionario è fare ognuno il proprio dovere di cittadino ricercando sempre la verità, che è la più grande delle rivoluzioni.
Fiorella Mannoia
Rivoluzionario è il coraggio, rivoluzionaria è la sobrietà, l’educazione, la cultura, l’arte, rivoluzionario è il diritto alla scuola, al lavoro, alla salute, rivoluzionario è l’accesso alla conoscenza, rivoluzionario è il rifiuto della volgarità, anche quella dilagante dell’ostentazione del lusso, rivoluzionario è il rifiuto della violenza, anche quella verbale, rivoluzionario è dire a chi cerca di corromperti: “No, grazie”. Rivoluzionario è insegnare ai propri figli il rispetto di tutte le diversità, l’accoglienza, la compassione, la fratellanza, la capacità e la volontà di provare a condividere il dolore degli altri, rivoluzionario è combattere il pregiudizio, rivoluzionaria è la ricerca della bellezza, rivoluzionario è spegnere la televisione e dedicarsi ai propri cari, coltivare delle passioni, continuare a giocare, rivoluzionario è il sorriso, la gentilezza, l’umiltà, il saper ridere anche di noi stessi e delle nostre miserie, rivoluzionaria è la semplicità, il godere di un buon cibo, di un buon vino, rivoluzionario è divertirsi ballando fino alle quattro del mattino senza bisogno di additivi chimici, rivoluzionario è guardarsi allo specchio senza vergognarsi di ciò che vediamo riflesso, rivoluzionario è non sentirsi al centro dell’universo e guardare altro oltre noi stessi, rivoluzionario è fare bene il proprio lavoro qualsiasi esso sia, rivoluzionaria è l’onestà, anche e soprattutto quella intellettuale, rivoluzionaria è l’etica, rivoluzionario è il coraggio delle proprie idee, rivoluzionario è chiedersi sempre che cosa si nasconda dietro le notizie dell’informazione ufficiale, non smettere mai di cercare, ragionare con la propria testa e porsi sempre delle domande, rivoluzionario è l’approfondimento contro la superficialità, rivoluzionario è il giornalismo della “seconda domanda”, rivoluzionario è non piegare la testa di fronte ai potenti, chiunque essi siano. Rivoluzionario è schierarsi sempre dalla parte degli ultimi, chiunque essi siano.
Rivoluzionaria è la curiosità, la libertà di pensiero, rivoluzionaria è la coerenza, la gratitudine, la capacità di chiedere scusa, rivoluzionaria è la dignità, il rispetto, il perdono, rivoluzionaria è l’indignazione per l’ingiustizia ovunque si verifichi e avere il coraggio di gridarla, rivoluzionario è combattere l’avidità che è il più pericoloso dei mali, rivoluzionario è dare un senso alla propria vita rivendicando il diritto alla felicità ma avendo la consapevolezza che questo non passa solo attraverso il denaro. Rivoluzionario è fare ognuno il proprio dovere di cittadino ricercando sempre la verità, che è la più grande delle rivoluzioni.
Fiorella Mannoia
venerdì 18 gennaio 2013
Rivoluzione civile
La lista "Rivoluzione Civile" si incontra lunedì 21
gennaio alle ore 21 nella sede di via Repubblica 60 a Lonato per decidere
le iniziative della campagna elettorali in zona.
mercoledì 16 gennaio 2013
Disertare la prima guerra mondiale a Calcinato
Era solo un povero disertore e per questo la storia l’ha dimenticato. Sembrerebbe un racconto uscito dalla penna di Jean Giono, invece è una vicenda dimenticata per decenni e ora illuminata dall’attenzione dello storico Mauro Pellegrini il quale, attraverso l'incrocio delle fonti archivistiche analizzate per la ricerca “Calcinato, zona di guerra” (il cui primo volume è appena uscito dall’editore Gaspari), ha corretto il numero totale dei caduti calcinatesi della Grande Guerra, dando risalto ai 31 omessi; commemorati nel consiglio comunale di mercoledì scorso, essi ora andranno ad aggiungersi agli 83 già iscritti nel monumento ai caduti sulla facciata della torre civica.
“Tra di loro - racconta Pellegrini - vi è Tommaso Tognini, disertore dopo la disfatta di Caporetto, che fu catturato nel dicembre 1917 nella sua casa di Calcinato. Il processo per direttissima gli comminò la condanna all'ergastolo e causò pesanti conseguenze per i suoi congiunti, come la sospensione del sussidio, l'affissione di un cartello alla porta di casa, l'esecrazione della parte benpensante e interventista del paese. Al padre fu inflitta una pesante condanna per favoreggiamento. Il sindaco Lorenzo Fanelli intervenne presso il tribunale militare per mitigare le responsabilità del genitore ed evitarne l’incarcerazione, certificando chei tre figli minorenni di 14, 12 ed 8 anni sarebbero restati «completamente abbandonati a se stessi, senza cura e vigilanza alcuna, avendo il Tognini Pietro da anni perduta la moglie»”.
Il padre era - è ancora il primo cittadino di allora che scrive - «affatto povero, e se fosse [stato] obbligato a costituirsi in carcere, ai figli [sarebbe venuto] a mancare ogni qualsiasi mezzo di sussistenza; era analfabeta, di limitatissimo sviluppo intellettuale, e non al corrente delle disposizioni legislative, ed era notorio in paese che il Tognini Tomaso come a tutti i suoi compaesani aveva fatto credere anche al padre suo di essere venuto a casa in regolare licenza».
Ciononostante anche il padre fu portato a Canton Mombello, da dove fu rilasciato il 28 novembre 1918, quando il figlio Tomaso era morto di polmonite già da un mese, il 25 ottobre, nella casa penale dell'Asinara dove stava scontando l'ergastolo.
Un altro probabile disertore fu Cesare Sigurtà, nato a Ciliverghe ma residente a Calcinato all'atto della morte il 12 marzo 1918 nel campo di prigionia di Milowiz in Boemia. Caduto prigioniero il 25 ottobre 1917 a Canale d'Isonzo nello sfondamento di Caporetto, condivise con altre centinaia di migliaia di soldati italiani il pregiudizio e la stigmatizzazione riservata a chi era stato fatto prigioniero durante quel disastro. “Le direttive ministeriali emanate nel dopoguerra ai sindaci – osserva lo studioso - li invitavano chiaramente nel redigere gli elenchi dei caduti ad ispirarsi al criterio di una «stretta e necessaria dipendenza delle circostanze della morte dalle ragioni della guerra e della dignità del militare d'essere ricordato ai posteri come nobile vittima di una grande causa. E' superfluo dire che di un disertore morto in prigionia ovvero di un autolesionista deceduto in seguito al suo delitto, sarebbe assurdo parlare»”.
Orfano dei due genitori e ignorato dai familiari già in una situazione precedente, “Sigurtà non trovò nessuno disposto a patrocinare nel dopoguerra la sua iscrizione nel monumento” conclude lo storico “fatto che avrebbe significato un'implicita riabilitazione da un'accusa per la quale non poté mai difendersi.
flavio marcolini
“Tra di loro - racconta Pellegrini - vi è Tommaso Tognini, disertore dopo la disfatta di Caporetto, che fu catturato nel dicembre 1917 nella sua casa di Calcinato. Il processo per direttissima gli comminò la condanna all'ergastolo e causò pesanti conseguenze per i suoi congiunti, come la sospensione del sussidio, l'affissione di un cartello alla porta di casa, l'esecrazione della parte benpensante e interventista del paese. Al padre fu inflitta una pesante condanna per favoreggiamento. Il sindaco Lorenzo Fanelli intervenne presso il tribunale militare per mitigare le responsabilità del genitore ed evitarne l’incarcerazione, certificando chei tre figli minorenni di 14, 12 ed 8 anni sarebbero restati «completamente abbandonati a se stessi, senza cura e vigilanza alcuna, avendo il Tognini Pietro da anni perduta la moglie»”.
Il padre era - è ancora il primo cittadino di allora che scrive - «affatto povero, e se fosse [stato] obbligato a costituirsi in carcere, ai figli [sarebbe venuto] a mancare ogni qualsiasi mezzo di sussistenza; era analfabeta, di limitatissimo sviluppo intellettuale, e non al corrente delle disposizioni legislative, ed era notorio in paese che il Tognini Tomaso come a tutti i suoi compaesani aveva fatto credere anche al padre suo di essere venuto a casa in regolare licenza».
Ciononostante anche il padre fu portato a Canton Mombello, da dove fu rilasciato il 28 novembre 1918, quando il figlio Tomaso era morto di polmonite già da un mese, il 25 ottobre, nella casa penale dell'Asinara dove stava scontando l'ergastolo.
Un altro probabile disertore fu Cesare Sigurtà, nato a Ciliverghe ma residente a Calcinato all'atto della morte il 12 marzo 1918 nel campo di prigionia di Milowiz in Boemia. Caduto prigioniero il 25 ottobre 1917 a Canale d'Isonzo nello sfondamento di Caporetto, condivise con altre centinaia di migliaia di soldati italiani il pregiudizio e la stigmatizzazione riservata a chi era stato fatto prigioniero durante quel disastro. “Le direttive ministeriali emanate nel dopoguerra ai sindaci – osserva lo studioso - li invitavano chiaramente nel redigere gli elenchi dei caduti ad ispirarsi al criterio di una «stretta e necessaria dipendenza delle circostanze della morte dalle ragioni della guerra e della dignità del militare d'essere ricordato ai posteri come nobile vittima di una grande causa. E' superfluo dire che di un disertore morto in prigionia ovvero di un autolesionista deceduto in seguito al suo delitto, sarebbe assurdo parlare»”.
Orfano dei due genitori e ignorato dai familiari già in una situazione precedente, “Sigurtà non trovò nessuno disposto a patrocinare nel dopoguerra la sua iscrizione nel monumento” conclude lo storico “fatto che avrebbe significato un'implicita riabilitazione da un'accusa per la quale non poté mai difendersi.
flavio marcolini
martedì 15 gennaio 2013
Incontri informativi sul 'porta a porta'
A Calcinato l’amministrazione comunale organizza una serie di incontri con la cittadinanza per spiegare le modalità con le quali la società Garda Uno, a partire dal prossimo 11 febbraio, effettuerà il servizio di raccolta “porta a porta” dei rifiuti solidi urbani, con l’obiettivo di incrementare notevolmente la quantità di rifiuti raccolti separatamente.
All’isola ecologica sarà poi disponibile gratuitamente un contenitore di compost che sarà possibile utilizzare per fertilizzare orti e giardini.
La novità certamente comporterà trasformazioni non indifferenti nella vita dei calcinatesi e così il comune sta preparando con cura i quattro appuntamenti. Giovedì 17 la novità verrà presentata agli abitanti della zona uno del capoluogo e venerdì 18 gennaio agli abitanti della zona due (per conoscere in qualre zona è compresa la propria via si può consultare sul web la pagina http://www.comune.calcinato.bs.it/allegati/1492%5Ecalcinato.pdf). Entrambi gli incontri si terranno alle ore 20.30 all’Auditorium don Vincenzo Bertini. Mercoledì 23 gennaio poi ci sarà l’incontro per Calcinatello nel salone dell’oratorio in via Santa Maria e venerdì 25 quello per Ponte San Marco nel salone dell’oratorio nel Piazzale Romanelli.
Il servizio, come si è detto, prenderà avvio nel capoluogo lunedì 11 febbraio; poi, da lunedì 18 febbraio, verrà esteso alle frazioni di Calcinatello e Ponte San Marco. Si svolgerà in orario serale, dopo le 19.30, e prevede la raccolta settimanale per carta, plastiche, secco indifferenziato, vetro e lattine, mentre sarà bisettimanale per i rifiuti organici. I cittadini che ne faranno richiesta potranno fruire anche del servizio di raccolta delle frazioni verdi.All’isola ecologica sarà poi disponibile gratuitamente un contenitore di compost che sarà possibile utilizzare per fertilizzare orti e giardini.
lunedì 14 gennaio 2013
“La finestra di fronte” al Centro Diurno di via Roma
Mercoledì 16 gennaio al Centro Diurno di via Roma 1 a Calcinato verrà proiettato il film “La finestra di fronte” di Ferzan Özpetek. L'appuntamento è alle ore 14.30. L'ingresso è gratuito.
domenica 13 gennaio 2013
Scuola media: genitori e insegnanti discutono
Martedì 15 gennaio Michele Falco, il dirigente scolastico
della scuola media statale Dante Alighieri di Calcinato, ha
convocato un incontro con i docenti e i rappresentanti degli organi collegiali,
durante il quale i professori illustreranno quanto stabilito durante
l’assemblea sindacale del 6 dicembre scorso e avvieranno un confronto “sulle
comuni tematiche educative che sempre più coinvolgono scuola e famiglia,
soprattutto nella fascia di età adolescenziale”, per condividere problemi e
soluzioni.
Si tratta del primo
incontro dopo la decisione dei professori di scendere in agitazione per
visualizzare il disagio, come già in altri istituti italiani, sospendendo
"le visite d’istruzione fuori dall’orario scolastico, i tornei sportivi e
le feste di fine anno, pur consapevoli del valore educativo di questi momenti di
aggregazione” come recita un documento da essi diffuso.
Naturalmente in
queste settimane sono mantenute e garantite tutte le attività didattiche che
arricchiscono l’offerta formativa della scuola, come i recuperi, le uscite in
mattinata e gli altri numerosi progetti.
L'auspicio è che il
confronto possa rafforzare il fronte a difesa della scuola pubblica che i
provvedimenti degli ultimi governi stanno progressivamente smantellando a tutto
vantaggio di quella privata, fruitrice di quote crescenti di contributi
statali, in spregio all’articolo 33 della Costituzione.
L’appuntamento martedì è alle ore 20.
sabato 12 gennaio 2013
Stasera c'è Cinelli
Quattordici anni fa riempì Piazza del Comune chiudendo con un magnifico concerto la campagna elettorale di Linea Indipendente. Stasera Charlie Cinelli torna ed esibirsi a Calcinato, all’Auditorium Don Vincenzo Bertini alle ore 20.30.
Il popolare folksinger bresciano per l'occasione presenterà il suo ultimo spettacolo, tratto dall’album “Ressaitol”. Le collaudate musiche melodiche, su testi che spaziano dall'ironico al grottesco al romantico, sono garanzia di sicuro impatto per lo showman saretino. Fra i quattordici brani contenuti nel disco, si segnalano lo spettrale "Tomba de famìa" dedicato alle convention familiari in occasione dei funerali, la cover del brano tradizionale "Che bèla la lüna stasera", il valzer "Oh corièra", un tuffo nel west con "Contadinèla", la ballata medievale di "Maria a teatro" e l’acustico e scanzonato “Aànti”.
L'ingresso è gratuito.
Il popolare folksinger bresciano per l'occasione presenterà il suo ultimo spettacolo, tratto dall’album “Ressaitol”. Le collaudate musiche melodiche, su testi che spaziano dall'ironico al grottesco al romantico, sono garanzia di sicuro impatto per lo showman saretino. Fra i quattordici brani contenuti nel disco, si segnalano lo spettrale "Tomba de famìa" dedicato alle convention familiari in occasione dei funerali, la cover del brano tradizionale "Che bèla la lüna stasera", il valzer "Oh corièra", un tuffo nel west con "Contadinèla", la ballata medievale di "Maria a teatro" e l’acustico e scanzonato “Aànti”.
L'ingresso è gratuito.
venerdì 11 gennaio 2013
Nella mia ora di libertà
Quattordici anni fa moriva Fabrizio De André. Lo ricordiamo con i versi di una sua celebre canzone, con l'augurio che ciascuno di noi possa aprire le mille celle fisiche e mentali che ingabbiano i nostri corpi e i nostri cuori.
Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà
se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.
È cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita
non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.
Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità
tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo scanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.
Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.
E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.
C'hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.
Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà
se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.
È cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita
non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.
Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità
tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo scanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.
Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.
E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.
C'hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.
Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
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