lunedì 30 settembre 2013

Stop all'anonimato su queste pagine!

Considerati i problemi creati dai commenti anonimi sul blog che state leggendo, la redazione comunica  che non intende ospitare più commenti che non rechino un nome e un cognome o, in alternativa, un indirizzo e-mail al quale rivolgersi per eventuali ulteriori interlocuzioni.
Gli appassionati di questo genere possono continuare a esercitare la loro attività sui siti a conduzione altrettanto anonima che proliferano in rete.

domenica 29 settembre 2013

Domani ripartirà il Pedibus

Domani ripartirà il Pedibus a Calcinato, Calcinatello e Ponte San Marco. Le linee saranno cinque e funzioneranno all’andata e al ritorno tutti i giorni.
Importato dai paesi scandinavi, il progetto consente ai nostri ragazzi di utilizzare una forma salutare per andare e tornare da scuola: un adulto ad aprire la fila uno a chiuderla guideranno i “pedibus” di ragazzi, diretti a scuola secondo percorsi prestabiliti, intervallati da fermate lungo tutto il tragitto per raccogliere altri passeggeri.
L’obiettivo è di offrire uno strumento sicuro e salutare per spostarsi quotidianamente verso le aule, creando nel contempo un momento aggregativo durante il quale gli alunni possono chiacchierare tra loro, sentirsi più indipendenti e acquisire familiarità con le norme dell’educazione stradale.

giovedì 26 settembre 2013

Respinto il ricorso di Aprica, la raccolta dei rifiuti resta a Garda Uno



Con la sentenza emessa lunedì 23 settembre la seconda sezione bresciana del Tar, presieduta da Giorgio Calderoni, ha respinto il ricorso proposto da Aprica spa contro il Comune di Calcinato nei confronti di Garda Uno spa per l'annullamento di due deliberazioni consiliari del 13 dicembre 2012, quella con la quale era stato affidato alla società di Padenghe il servizio di igiene urbana, raccolta e trasporto rifiuti per 15 anni, e quella che autorizzava l’acquisto dello 0,1% del capitale di Garda Uno spa per un importo pari a 10mila euro.
 Il Comune di Calcinato, dopo aver praticato negli ultimi anni l’esternalizzazione della gestione del servizio di igiene urbana con l'affidamento proprio ad Aprica, aveva deciso di affidare il  servizio in house, con la scelta di aggregare il territorio comunale all’ambito già servito da Garda Uno. Ciò è stato inteso dal Tar “come una forma di attuazione anticipata del principio in base al quale lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica è organizzato in modo unitario all’interno di ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei, tali da consentire economie di scala”.  Fra l'altro”le ragioni che rendono possibile l’affidamento in house sono state esplicitate dal Comune tramite apposita relazione” e “Garda Uno spa opera in regime di equilibrio economico-finanziario e non applica alcun margine di utile finalizzato a produrre dividendi”.
 Successivamente all’adozione delle deliberazioni impugnate, ma prima dell’udienza che ha deciso la causa, “il consiglio di amministrazione di Garda Uno spa ha approvato il 16 aprile 2013 alcune modifiche statutarie e il contestuale patto parasociale che rafforzano in modo significativo il ruolo dei soci minoritari e ultraminoritari”.
 In particolare “viene introdotto un comitato di coordinamento, diretta espressione della popolazione degli enti locali, che partecipa alle riunioni dell’organo amministrativo ed esprime pareri da cui l’organo amministrativo può discostarsi solo con congrua motivazione (hanno diritto di nominare un componente (su sette) del comitato i comuni e i raggruppamenti di comuni che rappresentino almeno il 15% della popolazione residente) e i firmatari del patto parasociale si impegnano a votare in assemblea, su questioni che riguardano i servizi prestati in uno specifico comune, in conformità alla volontà espressa dal comune direttamente interessato”.
 “Tali innovazioni – osserva il Tar - da un lato attribuiscono rilievo direttamente alla popolazione e dall’altro  assicurano a ciascun comune il ruolo di dominus nelle decisioni circa il frammento di gestione relativo al proprio territorio. Si può quindi considerare pienamente dimostrata l’attuale esistenza di un controllo analogo esteso anche ai comuni con partecipazioni sociali minime”.

mercoledì 25 settembre 2013

Lettera di un onesto senza lavoro


Vorrei specificare alcune situazioni che mi sono accadute. Sono ormai un senza tetto (vivo infatti grazie alla misericordia di don Armando Nolli che sentitamente ringrazio) e questo perché da ormai due anni non trovo uno straccio di lavoro in questo paese. Non ho particolari rimostranze da fare anche se questa situazione mi pesa parecchio... La prima volta che sono andato dalla mia assistente sociale (Comune di Calcinato) mi sono sentito rispondere che non avevo problemi... perché non sono drogato o peggio un delinquente, risposta che in altri successivi colloqui mi è sempre stata fornita come giustificazione.
 Ora mi chiedo se è necessario che io macchi la mia fedina penale, attualmente immacolata, per ottenere un lavoro. Sono stato agente di commercio per molti anni, una carriera onorata da molti successi che però ora non viene presa in considerazione alcuna o come nell’ultimo colloquio da me avuto mi si prospetta l’idea di essere pagato dopo oltre 6 mesi. No, non ci siamo proprio. Per ottenere una casa poi... praticamente impossibile: troppe richieste e poche case... mi chiedo che deve fare un italiano onesto per sopravvivere... forse rubare? È questa la cosa che fa più male cioè essere spinti dal nostro Stato a rubare per vivere... no piuttosto muoio e qualcuno, per quanto importa, mi avrà sulla coscienza.
 Provate a vivere un inverno come l’ultimo senza mai il conforto di una casa dove andare; provate e poi mi direte. Questo è rivolto a tutti coloro che credono che un homeless sia necessariamente un disgraziato o peggio ancora un delinquente. Tanto so che questa lettera non verrà mai pubblicata visto che non è la prima volta che vi scrivo e la mia situazione non vi farà vendere copie in più... tanto dovevo, tanto ho scritto.
Lettera firmata (dal “Giornale di Brescia” del 24 settembre 2013)

martedì 24 settembre 2013

Venerdì 27 c'è il consiglio comunale

Venerdì 27 settembre si terrà in municipio a Calcinato il consiglio comunale. A partire dalle ore 20.45 è nutrito l'ordine del giorno dei lavori. In apertura verranno esaminate le modifiche apportate al regolamento per l'utilizzo degli impianti sportivi comunali di via Stazione e sarà effettuata una ricognizione sui programmi ed equilibri di bilancio per l'anno in corso. Poi si discuteranno una variazione al bilancio di previsione, l'integrazione del Piano per le alienazioni e valorizzazioni immobiliari del comune, l'adozione del Piano attuativo produttivo in via Patuzza e, ancora, l'esame del Piano integrato di intervento fra le vie Solferino e Fallaci, del Piano attuativo in via Borgo di Mattina e del Piano di recupero fra le vie Arnaldo e San Germano.

sabato 21 settembre 2013

Treni soppressi nel silenzio lumbard

Sulla questione dei treni regionali aboliti da dicembre dalla regione Veneto con gravi ricadute sulla Lombardia sta montando una forte mobilitazione di cittadini e alcune forze politiche. Tra queste ultime brilla per assenza la Lega Nord. Questo partito è sostenitore da sempre delle istanze e dei diritti dei "popoli" del Nord, governa le tre Regioni del Nord definite da loro "Padania" e anche le provincie delle stesse regioni confinanti interessate dalla ferrovia Milano-Venezia.Nelle recenti campagne elettorali hanno altresì proclamato con enfasi il concetto di macroregione. Come si concilia tutto ciò con il silenzio assordante su un provvedimento tanto devastante e penalizzante in termini di costi,tempi e disagi per cittadini,studenti e lavoratori lombardi causati dalle scelte del governatore veneto Zaia? I maggiori problemi saranno a carico dei cittadini lombardi e in specie bresciani. E' stato di recente eletto Segretario Provinciale della Lega un desenzanese peraltro "delfino" del mitico "sceriffo" Rolfi" ora in consiglio Regionale;  saranno loro i nostri paladini a difesa dei nostri diritti? Forza Padroni a casa nostra?!?
Danilo Zeni

giovedì 19 settembre 2013

All'attacco su Pgt e bollette dell'acqua



Con l'assemblea generale di domani sera alla sala civica Morelli (in Piazza Repubblica alle ore 20.30) parte a Calcinato la campagna d'autunno di Linea Indipendente.
 Nel frattempo i nostri due consiglieri William Spassini e Flavio Vida interrogano il sindaco sul Piano di governo del territorio e sulla nuova gestione del servizio idrico integrato.
 Dopo essersi tanto strenuamente quanto inutilmente opposti nove mesi fa all´approvazione del nuovo strumento urbanistico, attaccano ora la variante che a breve dovrebbe rivedere le previsioni per aree pubbliche o di interesse pubblico nonché ridefinire le modalità di intervento nei nuclei di antica formazione del territorio comunale. Lo fanno con una interrogazione a risposta scritta indirizzata al sindaco Marika Legati, alla quale chiedono “le motivazioni dell'urgenza della variante, le modalità di affidamento, la quantificazione e i tempi dell'espletamento dell'incarico”.  
 Per quanto concerne la fatturazione del servizio idrico invece, Spassini e Vida chiedono al primo cittadino chiarimenti “sulle recenti problematiche riscontrate da numerosi cittadini da parte del nuovo gestore Garda Uno”. Come si ricorderà, molti utenti calcinatesi a fine agosto avevano lamentato che in diversi casi la prima bolletta della nuova gestione, relativa ad arretrati riferiti al primo semestre del 2012, recava l´indicazione 'non residenti' di utenti invece da tempo residenti, naturalmente con relativo incremento dei costi e, in casi più limitati, erano indicati come utenti cittadini defunti, il che avrebbe poi costretto i parenti che godono dell´utenza a inoltrare richiesta di voltura.

mercoledì 18 settembre 2013

In piazza a Brescia per dire no allo sfruttamento dei migranti

Sabato 28 settembre 2013 ore 15 
partenza da P.zza della Loggia
MANIFESTAZIONE
 
 I e le migranti che hanno fatto richiesta di sanatoria nel 2012, dopo aver pagato costi altissimi e dopo aver aspettato anni, rischiano di vedere respinte le loro domande di permesso di soggiorno. Stessa situazione per chi ha chiesto la sanatoria nel 2009, i flussi o il rinnovo del permesso.
 La causa principale di questa vera truffa è la legge Bossi-Fini. E' la Bossi-Fini che, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, condanna alla clandestinità i molti migranti in cerca di un contratto regolare o che perdono il lavoro con la crisi economica. La Bossi-Fini produce discriminazioni, ricatti e precarietà.
 Oltre a questa legge, i e le migranti devono subire una burocrazia complicata e lenta. A Brescia durano anche anni le attese di chi chiede documenti allo Sportello Unico della Prefettura, che ha troppo pochi addetti e in gran parte precari. Le recenti inchieste della magistratura di Brescia sulla compravendita di permessi di soggiorno hanno addirittura portato all’interruzione di questo servizio indispensabile per la vita dei 200mila immigrati della città e della provincia.
 Anche la crisi e l'austerità imposta dal governo colpiscono pesantemente i diritti fondamentali alla casa, a un lavoro dignitoso, a un reddito adeguato e sicuro, all’istruzione, alla salute. Colpiscono i migranti ma anche tantissimi italiani.
Le lotte di questi mesi a Brescia per i permessi di soggiorno, quelle contro gli sfratti e i pignoramenti per morosità incolpevole, le lotte contro lo sfruttamento dei lavoratori della logistica, sono parti importantissime di una battaglia comune per i diritti sociali e di cittadinanza di tutti e tutte.
  Non siamo più disposti ad accettare ricatti e lunghe attese, precarietà e sfruttamento causati da leggi ingiuste e razziste! Mobilitiamoci con forza e determinazione per:
- Permessi di soggiorno subito per tutti/e: sanatorie 2009 e 2012, flussi, rinnovi!
- Basta lentezze burocratiche, basta truffe, basta pagare!
- Basta legge Bossi-Fini. Basta sfruttamento!
- No agli sfratti, moratoria subito! Nessuna persona senza casa!
- Piena cittadinanza a chi nasce in Italia
  Contro la crisi e l'austerità, contro il razzismo, conquistiamo tutti e tutte veri diritti sociali e di cittadinanza su lavoro, reddito, casa, scuola, salute!

Associazione Diritti per tutti

martedì 17 settembre 2013

Riflessioni su Exa e dintorni

A Exa 2013, “Mostra internazionale di armi sportive, security e outdoor”, che si è svolta presso la Fiera di Brescia nel mese di aprile, è stata presente con un proprio stand anche una scuola, precisamente l’Istituto di Istruzione Superiore “C. Beretta”  di Gardone V.T.. Tale presenza offre lo spunto per alcune riflessioni riferite in specifico all’opportunità che una scuola partecipi ad una mostra di armi e più in generale al fatto che in tale fiera siano esposte non solo armi sportive e da caccia, ma anche armi leggere, ossia materiale bellico.

Armi, non pentole
Diverse aziende hanno esposto ad Exa 2013 armi leggere. Per stare alla “Beretta Holding spa” - una multinazionale che nel bilancio 2012 ha dichiarato di avere 2600 dipendenti per un fatturato netto di 566 milioni di euro - il comparto ordine pubblico e difesa incideva sul giro d’affari totale del bilancio 2012 per il 16%.
Produrre armi non è come produrre pentole: le armi sono costruite perché sparino, cioè per essere usate contro qualcuno. Le pentole normalmente non sono fatte per essere rotte in testa a qualcuno. Il problema che qui si vuole porre non riguarda il settore delle armi sportive, da caccia, da tiro o quello delle repliche di armi antiche, ma esclusivamente il settore delle armi leggere: pistole, fucili mitragliatori, mitragliatrici, cioè il settore della produzione bellica. Perché ad Exa anche tali armi continuano ad essere esposte? Non è forse giunto il momento di rendere Exa una mostra basata esclusivamente sul settore sportivo, da caccia e sulle repliche di armi antiche?
Scriveva Mazzolari nel 1955:

“Le armi si fabbricano per spararle (a un certo momento, diceva Napoleone, i fucili sparano da sé). L’arte della guerra si insegna per uccidere. Se vuoi la pace, prepara la pace: se vuoi la guerra, prepara la guerra. È dunque tutto fatalmente logico” (da “Tu non uccidere”, prima edizione 1955, p. 99).

Certo, qualcuno la pensa diversamente, come il ministro della difesa Mario Mauro il quale, nel mese di luglio 2013, in occasione del dibattito sugli F35 ha detto testualmente: “Per amare la pace bisogna armare la pace”. Sarebbe interessante capire come Mario Mauro, che si è sempre fatto paladino della dottrina sociale della Chiesa,  riesca a coniugare con tale dottrina la sua posizione di Ministro della Difesa e il suo sostegno all’acquisto di F35.
Sulla stessa linea, a livello locale, anche l’ex vice sindaco di Brescia, Fabio Rolfi, della Lega Nord, il quale, proprio in occasione dell’inaugurazione di Exa 2013, a cui ha partecipato anche l’Istituto Beretta di Gardone V.T., nel lamentare l’assenza dell’allora candidato sindaco Emilio Del Bono alla cerimonia, ha detto:

“Non sono lontani i tempi della giunta Corsini durante la quale il Consiglio Comunale era impegnato in noiose e lunghe discussioni, volute dalla sinistra radicale e da buona parte dei DS oggi PD, su come limitare l’accesso a Exa per famiglie e bambini”. Continuava poi Rolfi: “Come potrà, nella disgraziata eventualità in cui Del Bono vincesse le elezioni, Exa continuare a svolgersi nella nostra città?” (In merito a queste affermazioni di Rolfi si vedano i quotidiani locali del 13-14 aprile 2013) .

Fortunatamente quella “disgraziata eventualità” si è realizzata: Emilio Del Bono è diventato sindaco e Fabio Rolfi ha tolto il disturbo dalla Giunta comunale di Brescia. E forse ora il Consiglio Comunale di Brescia potrà ritornare a riflettere sui limiti da porre a famiglie e minori per la visita a una fiera come Exa. E potrà chiedere agli Enti che organizzano Exa di escludere le armi leggere, qualificando l’esposizione come mostra di armi sportive, da caccia e di repliche di armi antiche.

Armi leggere italiane, e  bresciane, usate in contesti di guerra e nelle attività di repressione
Fino agli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso le armi leggere italiane sono state usate in tutti i contesti di guerra e nelle attività di repressione attuate dai regimi dittatoriali, come in Brasile, in Argentina, in Cile, in Perù e in Sudafrica ai tempi dell’apartheid.
Il 17 marzo 1983, nel corso del dibattito parlamentare sulla produzione e la vendita di armi leggere italiane, nel suo intervento il sen. Raniero La Valle, riferendosi all’assassinio di Marianella Garcìa Villas, presidente della Commissione per i diritti umani in Salvador e collaboratrice di mons. Romero, avvenuto pochi giorni prima, nel chiedere un ripensamento della politica italiana in materia di armamenti, domandava:

«Contro chi sono rivolte le armi che vengono fornite ai regimi dittatoriali dell’America centrale se non contro gli indigeni, i contadini, gli intellettuali? Quelle armi sono state usate in Salvador domenica scorsa per uccidere Marianella Garcìa Villas. La voglio ricordare tanto più perché non era una guerrigliera, non era una “radicale palestinese”, non era una “sorella mussulmana”, non era una “negra sudafricana”, non era nessuno di quelli che alla nostra cultura esclusivista sembrano persone tanto singolari e lontane, sembrano strani personaggi che, chissà perché, pretendono qualcosa che noi non possiamo dargli, quasi fossero degli ET che turbano i nostri sogni atlantici e infantili. Marianella non era una straniera, era una di noi. Aveva padre spagnolo, aveva studiato in un collegio di suore in Spagna, era avvocato, aveva lavorato, codici alla mano, per strappare la gente alle prigioni, aveva militato nella Democrazia Cristiana, aveva collaborato con il vescovo Oscar Romero, aveva esercitato con i poveri, i feriti, gli scomparsi, i torturati ed i morti – le sette opere di misericordia corporale – ed infine aveva fondato un’istituzione i cui fini sono al culmine e al centro di tutti i nostri discorsi sulla civiltà e la democrazia ed anche sulla difesa del nostro sistema. Aveva fondato e presiedeva la Commissione per i diritti umani. Ebbene, l’hanno ammazzata selvaggiamente con le nostre armi, con le armi che servono alla difesa della civiltà occidentale e con il viatico del nostro maggiore alleato. E non solo uccisa, torturata, e con le braccia e le gambe  spezzate» (Dal resoconto stenografico della seduta pomeridiana del 17 marzo 1983 al Senato della Repubblica) .

Il sindacato e la riconversione dell’industria bellica
L’uso di armi italiane da parte di feroci dittature militari o comunque in contesti di guerra pose problemi di natura etica anche a livello sindacale ed infatti tra gli anni Ottanta e Novanta si organizzarono tre convegni sindacali sulla riconversione dell’industria bellica. L’ultimo è datato novembre 1989 e venne organizzato dalla Fiom CGIL di Brescia sul tema Pace, disarmo e riconversione dell’industria bellica. Esso faceva seguito all’approvazione di un documento unitario, datato 10 maggio 1989, a firma di Fim-Fiom-Uilm nazionali dal titolo Industria bellica. Fim, Fiom e Uilm per la riconversione.
L’attenzione a queste tematiche raggiunse anche le aule parlamentari e nell’aprile 1989 il ministro delle Partecipazioni Statali, Carlo Fracanzani, istituì una Commissione ministeriale di studio e l’anno successivo una Commissione per la riconversione.
A conferma di questa sensibilità, si ricorda anche, nel 1994, l’istituzione dell’Agenzia per la riconversione dell’industria bellica ad opera della Regione Lombardia. Questa Agenzia ha lavorato per alcuni anni ed ha finanziato progetti di riconversione, salvo poi essere chiusa nel 2003 da Roberto Formigoni.
Allo stesso modo una grande mobilitazione ha portato a far sì che l’Italia aderisse (Legge di ratifica ed esecuzione 26 marzo 1999, n. 106) al trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antiuomo, che venivano prodotte anche nel bresciano a Ghedi e a Castenedolo dalla Misar e dalla Valsella. Ora, proprio per la sottoscrizione di quel trattato, in Italia non è più possibile produrre tali mine e le due aziende di cui sopra hanno riconvertito la propria produzione. Come dire che talvolta i sogni si realizzano! Giova comunque ricordare che le mine bresciane, disseminate in decine di Paesi del mondo, continuano a fare vittime e a mutilare bambini ed adulti che, inavvertitamente, le calpestano. Queste mine, infatti, se non disinnescate, rimangono attive per decenni. Ora sono in atto in vari Paesi (es. Mozambico, Angola…) programmi di sminamento (costosissimi), ma ancora per molti anni le mine rimarranno e continueranno a causare morti e feriti.

Un territorio sensibile e attento ai temi della pace
La Consulta per la pace del comune di Brescia, la Commissione Giustizia e Pace e il Centro Missionario della diocesi di Brescia, l’Università cattolica, i Missionari comboniani, la CGIL, Pax Christi, l’associazione Brescia solidale hanno costituito da alcuni anni Opal, “Osservatorio permanente sulle armi leggere”, proprio con l’obiettivo, dati alla mano, di monitorare continuamente il commercio delle armi leggere, denunciare le contraddizioni politiche e morali connesse con tale commercio e porre il tema della riconversione delle aziende belliche.
Il Comune di  Brescia, negli anni in cui era retto dal prof. Paolo Corsini, in accordo con la Diocesi di Brescia (Ufficio di pastorale sociale) e con altre numerose realtà associative, ha cercato di modificare il regolamento di Exa affinchè si prevedesse la presenza alla mostra solamente di armi sportive e da caccia, escludendo le armi leggere. Il coordinamento dei gruppi interessati a questa proposta venne affidato ad una donna di scuola, una preside, che era anche consigliere comunale a Brescia, Rosangela Comini. La modifica del regolamento non è riuscita, a testimonianza della forza della lobby delle armi nella provincia di Brescia.
Un importante comune del bresciano (Concesio) ci richiama ogni anno al valore del messaggio di Paolo VI, al suo invito rivolto dalla tribuna dell’Onu (4 ottobre 1965) a lasciar cadere le armi dalle proprie mani e a impegnarsi nell’educazione alla pace. Sempre nel paese natale di Paolo VI (Concesio) viene assegnato ogni anno un premio per la pace: è stato assegnato a don Panizza, un sacerdote bresciano impegnato in Calabria contro la n’drangheta; a mons. Mazzolari, morto in sud Sudan.
Ecco, una scuola deve decidere se partecipare a una fiera dove si pubblicizzano armi che anche la n’drangheta usa e che anche nel sud Sudan sono state usate, oppure se seguire il pensiero di Paolo VI, di don Panizza e di mons. Mazzolari. Non si possono fare entrambe le cose; non si possono tenere i piedi in due scarpe così diverse.
In molte scuole bresciane, e anche all’Istituto Beretta di Gardone V.T., in questi anni sono stati realizzati diversi progetti proposti da “Bresciamondo”, una realtà che raggruppa varie decine di associazioni, tutte fortemente attive sul versante dell’educazione alla pace e alla mondialità. Come si fa a conciliare le attività di educazione alla pace e alla mondialità con la partecipazione a Exa?

Una legge di civiltà
Grazie alla mobilitazione di associazioni, Chiese e gruppi politici, nel 1990 è stata approvata la Legge 185, una legge di civiltà, che ha posto precisi limiti alla vendita delle armi vietando esportazioni non conformi alla politica estera e di difesa italiana e vietando la vendita a Paesi che violino i principi della Costituzione italiana e che non rispettino i diritti umani.
Tuttavia questa legge è stata diverse volte aggirata, vendendo ad esempio armi non considerate militari ma poi usate nella repressione delle rivolte, come più volte documentato da Opal nei suoi Rapporti.
Negli anni della guerra nella ex Jugoslavia ingenti forniture di armi Beretta sono andate all’Albania, che sosteneva direttamente vari gruppi come l’Ukk.
Nel febbraio 2005 i servizi segreti statunitensi comunicavano ai colleghi italiani di aver trovato un certo numero di armi Beretta in Iraq in mano a gruppi vicini a AlQaida.
Le commesse militari italiane destinate alla Libia sono passate dai 15 milioni di euro del 2006 ai 112 milioni del 2009 e ciò ha portato il nostro Paese ad essere il primo fornitore europeo di armi al regime di Gheddafi.
Nel novembre 2009, due mesi dopo la coreografica visita di Gheddafi in Italia, la Beretta ha venduto 11.500 tra pistole, carabine semiautomatiche e fucili a presa di gas alla Libia, armi classificate come “civili” ma in realtà usate dalla polizia di Gheddafi per la repressione delle rivolte.
Armi Beretta sono in dotazione a forze armate e dell’ordine di un centinaio di Paesi, e in diversi di questi sono usate anche per l’attività di repressione del dissenso.
Allo stesso modo armi leggere di altre aziende italiane sono ancora oggi usate nei vari conflitti sparsi per il mondo o dalle polizie e forze armate di vari Paesi per reprimere le proteste popolari.
Nel mese di luglio 2013 Opal, Osservatorio permanente sulle armi leggere, ha segnalato che nel 2011, 2012 e anche nei mesi iniziali del 2013 armi italiane, e bresciane, sono state esportate in Kazakistan, il Paese diventato famoso per la vicenda dell’espulsione dall’Italia della moglie del dissidente Ablyazov e della figlia di sei anni. Il Kazakistan è stato più volte denunciato da Amnesty International per la violazione diffusa e sistematica dei diritti umani; il suo presidente Nazarbaev sta usando tutti i mezzi possibili per stroncare l’opposizione. Nella repressione delle manifestazioni del dicembre 2011, operate dalle forze dell’ordine, vi furono ad esempio almeno 15 vittime e oltre 100 feriti gravi. Hanno dichiarato i responsabili di Opal: “Siamo sorpresi nel vedere che, nonostante le ripetute denunce di violazione delle libertà democratiche e civili da parte delle forze dell’ordine kazake, continuano le esportazioni di armi verso quel paese dall’Italia e soprattutto da Brescia, la provincia in cui si concentra la maggiore produzione di armi italiane” (Bresciaoggi, 20 luglio 2013) .

La National Rifle Association,  una potente lobby delle armi
Negli Usa il possesso delle armi è diffusissimo; chiunque abbia compiuto 21 anni può acquistare un’arma da fuoco e ciò è possibile grazie ad un’interpretazione estensiva del II emendamento che garantisce il diritto di possedere armi a chiunque. Originariamente, il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, era stato formulato per le milizie cittadine che, durante gli anni delle grandi colonizzazioni europee, vedevano nelle armi da fuoco l’unico strumento che gli americani avevano per difendere territori, case e famiglie.
Un ruolo di primo piano nella diffusione delle armi negli Usa viene giocato dalle lobby delle armi che spesso finanziano le campagne politiche. La National Rifle Association, NRA, è una delle più potenti organizzazioni degli Stati Uniti. È una influente lobby che finanzia campagne politiche e si batte per la difesa del diritto costituzionale al possesso ed al porto delle armi da fuoco. Negli Stati Uniti il possesso e il porto di un’arma costituisce un diritto civile protetto dalla Carta dei Diritti statunitense (in particolare dal secondo emendamento). Molte leggi sul controllo delle armi sono state bloccate da questa lobby.
La Beretta è presente in modo significativo negli Stati Uniti e fa parte della National Rifle Association.
Recentemente, anche a seguito di tragici fatti di sangue avvenuti nelle scuole statunitensi, pure il presidente Obama ha sostenuto la necessità di una legislazione più restrittiva in materia di vendita di armi negli Usa, ma per il momento la lobby delle armi ha avuto la meglio e nessuna norma restrittiva è ancora stata approvata. (Sul ruolo di questa lobby si veda l’articolo di Paul Arpaia, apparso sulla rivista mensile “Mosaico di pace” di luglio 2013, dal titolo La lobby delle armi. Paul Arpaia è docente presso l’Indiana University di Pennsylvania) .

 “Italiani? Complimenti, le vostre armi sono le migliori!”.
Suor Annarita Brustia, della Consolata, durante una recente veglia missionaria a Novara, ha raccontato che alcuni anni fa ritornando in Liberia, ad un posto di blocco, le hanno chiesto il passaporto e, vedendo che era italiana, i militari le hanno detto: “Ah, italiani! Complimenti! Guardate qui le vostre armi, sono le migliori!”.
E mons. Luis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk in Iraq, eletto lo scorso 1° febbraio patriarca della Chiesa Caldea, ha scritto:

“Gente del Primo Mondo, gente istruita e saggia, gente nobile che costruisce aerei e altri strumenti di morte: questa è una cosa vergognosa, una cosa inammissibile. Basta armi e distruzioni! C’è gente che muore ogni giorno. La vita è bella! Il mondo è bello, bisogna rispettarlo e renderlo ancora più bello. A causa delle armi fabbricate da voi e con i vostri soldi, in Iraq ogni giorno ci sono 100 morti, molti feriti e migliaia di profughi…Lo stesso accade in Somalia, Palestina, Siria e in altri Paesi” (Dichiarazione riportata nel dossier Armi made in Europe pubblicato sul mensile “Popoli e Missione” di marzo 2013).

Conclusione
La partecipazione di una scuola ad una fiera come Exa trasmette l’idea che si tratti di una fiera come tante. Ma in realtà non è così. Esporre delle armi non è come esporre degli elettrodomestici.
Ha scritto Giovanni Paolo II nel messaggio per la Giornata della pace del 1999:

“Le armi non possono essere considerate come gli altri beni che vengono scambiati sul mercato globale, regionale o nazionale. Il loro possesso, produzione e scambio ha profonde implicazioni etiche e sociali e deve essere regolamentato prestando la dovuta attenzione agli specifici princìpi di ordine morale e legale”.
 Le armi leggere sono le principali protagoniste nelle guerre dimenticate e nei conflitti “a bassa intensità” per una serie di motivazioni: la relativa facilità di trasporto, l’ampia disponibilità, il facile impiego e la lunga durata, il basso costo, la manutenzione elementare.
Ogni anno l’abuso di armi leggere determina un aumento dei morti, dei feriti e dei traumi psicologici sia nel contesto dei conflitti nazionali e internazionali, sia degli abusi nell’applicazione della legge, nella repressione violenta dei diritti democratici e nella violazione del diritto all’autodeterminazione dei popoli. Le armi leggere incrementano la violenza (esemplare il caso degli Stati Uniti), l’insicurezza, la paura, l’instabilità. La diffusione delle armi leggere per la difesa personale diffonde l’idea della giustizia “fai da te” e della visione dell’altro come potenziale nemico da cui difendersi con ogni mezzo.
 Ha scritto Benedetto XVI ai partecipanti al seminario internazionale organizzato dal Pontificio consiglio per la giustizia e la pace sul tema Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale, 20 aprile 2008: “È infine richiesto ogni sforzo contro la proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro, che alimentano le guerre locali e la violenza urbana”.
 Alberto Tridente (1932-2012), sindacalista torinese della Fim-Cisl, di cui divenne segretario nazionale, come lo fu successivamente della Flm nazionale (la Federazione unitaria dei metalmeccanici), all’interno della quale occupò l’Ufficio delle relazioni internazionali, è stato un protagonista del movimento sindacale italiano. Al cuore del suo impegno vi è stata la battaglia per la riconversione, parziale e progressiva, delle produzioni belliche in produzioni civili. Su tale tema si è scontrato con molte resistenze, anche interne al sindacato, ma Alberto Tridente non ha desistito, anzi ha provocato apertamente il sindacato e gli stessi lavoratori. In una assemblea tenuta nel 1974 alla Oto Melara, fabbrica bellica di La Spezia che aveva inviato cannoni  al Cile di Pinochet senza che nessuno del sindacato o della sinistra locali avesse avuto da eccepire, Tridente ha lanciato una provocazione che è diventata uno slogan da lui ripetuto in ogni occasione: “Produrre armi nella settimana e poi manifestare il sabato per i popoli contro i quali quelle armi saranno usate, è semplicemente incoerente e vergognoso” .
 Ecco, parafrasando Alberto Tridente, posso concludere dicendo che una scuola non può da un lato educare alla pace, alla tolleranza, al rispetto, ai diritti umani, e  nello stesso tempo partecipare ad una fiera che pubblicizza anche produzioni belliche che nulla hanno a che fare con la pace, la tolleranza, i diritti umani, il rispetto degli altri.
Allo stesso modo una città non può, attraverso le sue associazioni, proporre attività di educazione alla pace, al rispetto dei diritti umani, alla mondialità, all’intercultura e nello stesso tempo permettere che si pubblicizzino in una fiera armi da guerra.

 Anselmo Palini, “Città e Dintorni”, settembre 2013

sabato 14 settembre 2013

Stasera a Calcinato i balli e i suoni della tradizione popolare

Calcinato si appresta a vivere l'evento di chiusura del Festival provinciale “Acque e Terre”. A partire dalle ore 20.30 la manifestrazione animerà diversi luoghi del centro storico con le musiche e le danze di gruppo della tradizione bresciana e non solo.
 Partendo dal cortile della storica Casa Mariani (in via San Germano 36), si giungerà sotto il vólto di Piazza della Repubblica, poi in via Don Minzoni e infine nel Parco delle Rimembranze, in una serie do spettacoli che vedranno esibirsi i gruppi di ballerini Girovagando e Salterio e le orchestre musicali Loriband e Hòfoch&Hstòfech. Le quattro formazioni si alterneranno per intrattenere e coinvolgere il pubblico in uno spettacolo concepito come momento di vera e propria festa comunitaria. L'ingresso è gratuito.

venerdì 13 settembre 2013

La pace mette le ali

"Datemi una risma di carta e vi pacificherò il mondo!". Con questo slogan il Movimento Nonviolento lancia la campagna  promozionale dei nuovi modelli di carta-caccia F-3, F-4 e F-5.
"Si tratta di aerei maneggevoli e all'avanguardia: decollo manuale, atterraggio variabile, invisibile ai radar" spiega Adriano Moratto. "Operativi senza costose modifiche alle portaerei, non inquinano e come i moderni droni non han piloti a bordo. Insomma, un frutto della più avanzata tecnologia, che renderà gli F-35 obsoleti".
 E' questa senz'altro la più originale fra le iniziative messe in campo dai pacifisti per l'offensiva d'autunno contro l'acquisto da aprte dello Stato dei nuovi cacciabombardieri F-35.
"Sono armamenti che comportano distruzione di massa di piante per ricavare la cellulosa base per i nostri arsenali - osserva Moratto – ma stiamo cercando ragioni umanitarie per giustificare tale scempio ambientale. Per questo abbiamo ingaggiato una nota agenzia di public relation (la stessa del cormorano inventato in Iraq e delle false foto mostrate all'Onu per avviare in quel paese la guerra) per sistemare la cosa".
  "Chiederemo anche ulteriori fondi per la ricerca" annuncia "poiché il rischio di incendio rilevato in alcuni test potrebbe essere usato dalla concorrenza per equipararlo, per lo stesso difetto, al vecchio F-35".
 La produzione deglia aeromodelli di carta sarà "decentrata sul territorio con migliaia di posti di lavoro, sparsi ovunque ci siano professionisti della pace da anni si sono addestrati per questa nuova produzione".
  "Per gli hangar - continua Moratto - avevamo pensato al deposito ormai inutile di Cameri; ci dispiaceva perdere un punto di riferimento ormai affermato nell'immaginario bellico. Ora però siamo orientati ad una soluzione elvetica: ognuno potrà tenere il proprio carta-caccia con sé, con regolare fattura che consente l'agibilità di volo".
 Dettagliato il "regolamento per la conservazione e il deposito, in particolare per il trasporto nei mesi estivi quando il caldo dissuade dall'uso di giacche e cappotti con apposite tasche per i trasferimenti dei velivoli nelle zone operative".
 Naturalmentre "ci saranno info-point diffusi sul territorio perché ciascuno possa costruirli contribuendo all'autodifesa, con il coinvolgimento di amministratori e parlamentari su tutto il progetto ed un preciso e concreto impegno per l'abolizione dei vecchi F-35".
 Per informazioni e prenotazioni di quantità a piacere del velivolo si può telefonare al numero 339/6243617 o scrivere a movimentononviolento.bs@alice.it.

giovedì 12 settembre 2013

Anonimi, ma non troppo...

Oggi ci divertiamo un po' anche noi. Nei gironi di Facebook, più sotto delle Malebolge, abbiamo scovato un commento (naturalmente anonimo) ospitato dall'altrettanto anonima pagina "L'indizio Di Calcinato".
 Prendendone le distanze, lo pubblichiamo, insieme con la replica di Flavio Marcolini e l'esilarante microcarteggio che ne è seguito.
Anonimo 05 settembre 2013 14:57
Voglio portare la mia testimonianza. L’altro giorno la mia amica Adriana,che sa molte cose e frequenta la gente che conta parlando del Blog mi ha detto : questi hanno rotto i co….ni,il sindaco sta facendo di tutto per sapere chi sono; raccontano quello che succede nei partiti e in comune e mettono in difficoltà il sindaco e la giunta. Non si preoccupa del Brescia Oggi e del Giornale di Brescia perché a suo dire il corrispondente del primo è stato nominato,pochi mesi fa, Presidente della Biblioteca Civica di Calcinato su indicazione del Sindaco Marika Legati e il secondo è un dipendente della A.S.C. e quindi non dovrebbero dare fastidio. Da questo fatto ho capito due cose 1) Voi dite la verità nel raccontare i fatti 2) il sindaco non si preoccupa dei fatti se sono vere o no; e anziché dare risposte ai cittadini cerca di sapere chi siete per condizionarvi magari con qualche incarico. RIMANERE ANONIMI NON E’ VIGLIACCHERIA MA DIRE LA VERITA’ SENZA ESSERE CONDIZIONATI. ANDATE AVANTI !!!!!!
ANNA D. di Calcinato

11/09/2013 19:42
Flavio Marcolini
Vi scrivo per informarvi che la mia nomina a presidente della civica biblioteca di Calcinato è avvenuta nella seduta del 29 maggio 2013, su proposta dell'altro rappresentante degli utenti, Mario Carleschi, contro il parere dell'assessore alla cultura Stefano Vergano, il quale aveva precedentemente avanzato la candidatura di un altro membro a nome della maggioranza consiliare.
La votazione a scrutinio palese, durante la quale peraltro mi sono astenuto, ha sancito la mia elezione. Di quanto affermo fa fede il verbale della seduta, consultabile da chiunque nella sede della civica biblioteca negli orari di apertura. Non ho mai parlato prima di quella seduta con il sindaco di questo argomento, nè dopo in qualità di presidente della civica biblioteca, luogo che peraltro frequento quasi quotidianamente da 41 anni, come può attestare il personale, in servizio e in quiescenza.
Flavio Marcolini

Oggi 11:22
L'indizio Di Calcinato
Caro Flavio, il commento che Lei ci ha scritto è stato pubblicato il giorno stesso del suo invio. Le insinuazioni arrivano da una testimonianza diretta (da commento), confessioni fatte da una certa ADRIANA, probabilmente sà di chi si sta parlando. Se una persona vicino al sindaco e all'amministrazione ammette di avere il sedere coperto dai giornali perchè ha persone di fiducia all'interno, capisce he la cosa suona strana, soprattutto quando in una situazione così palesemente scorretta il giornale scriva inesattezze in modo da far passare l'assessore e l'amministrazione come santi e puliti. Non dubitiamo della sua moralità, ma la
cosa fa davvero pensare Saluti

11:27
Flavio Marcolini
Qui di inesatti ci son solo i Vostri "sà" e "scriva". Per il resto, attendo di conoscere gli esiti dei pensieri che "la cosa" Vi suscita. Buona riflessione.

11:31
L'indizio Di Calcinato
La gente che ha poco da dire si attacca a queste cose. Poverino.

11:33
Flavio Marcolini
Io forse ho poco da dire, ma cerco di dirlo correttamente. La difesa del linguaggio è difesa dalla barbarie.

11:35
L'indizio Di Calcinato
Purtroppo gli errori lessicali capitano. Ma gli errori a livello morale non dovrebbero capitare. Rifletta lei su questo.

11:38
Flavio Marcolini
Intanto non sono errori lessicali: il primo è ortografico, il secondo morfologico (a meno che non vogliate parlarmi di refuso). Di quali "errori morali" mi sarei mai macchiato? Ci son 30 anni di vita civica e c'è un verbale di seduta consultabile da tutti ad attestare che l'errore (non scomoderei l'aggettivo "morale") sta altrove.

mercoledì 11 settembre 2013

11 settembre 1973-2013: con il Cile nel cuore

L'abbiamo cantata tutti, "Chile Herido" degli Inti Illimani, con la morte di Salvador Allende, di Victor Jara e degli altri compagni nel cuore. A 40 anni dal golpe fascista di Pinochet, proponiamo la traduzione che ne ha fatto Riccardo Venturi.
Hasta siempre, compañeros!

Il vento racconta una storia
di amore, lotta e agonia
di un popolo che fioriva
conquistando il tempo nuovo.
E l'uomo di ogni giorno
lavorando la speranza
con la canzone nelle labbra
costruiva il suo futuro.
Il canto si è fatto silenzio,
mille mani son restate fredde,
cadde violenta la notte
su degli sguardi vuoti.
E l'uomo che camminava
tra bandiere fiorite
rimase a guardare senza vedere
come la sua patria moriva.
Cadde violenta la notte,
in Cile sanguina una ferita.
S'offenda tutta la terra
nel veder questo popolo ferito;
in milioni chiedon castigo
per queste feroci iene.
E il Cile che lotta unito
per illuminare il mattino
saprà imporre la giustizia
dei pugni chiusi.
E di bandiere di poveri
si riempiranno le strade,
rinascerà con la patria
il canto dei martelli.
E il compagno caduto
ucciso da quattro assassini
vedrà, per i viali alberati,
marciare gli oppressi,
e di bandiere di poveri
si riempiranno le strade.

martedì 10 settembre 2013

L'arte di Piavoli è un pericolo? (un brutto episodio)

Che gente è quella che svillaneggia, insulta e minaccia un regista dal candore immacolato come Franco Piavoli?
  Il fatto è accaduto, a Calcinatello, mentre il celebre filmaker riprendeva alcune scene della Fiera di Santa Maria nelle serate di giovedì 5 e ancora di venerdì 6 settembre. Diverse persone hanno inveito contro lo svolgimento della sua attività artistica e contro la sua persona, notoriamente umile e bonaria. Solo grazie all'intervento dei vigili, Piavoli ha potuto tornare incolume all'auto che lo aveva condotto sin qui per filmare, come sta facendo da tutta l'estate, feste e fiere di paese nelle nostre zone, per la realizzazione della sua prossima opera cinematografica.
  Dov'è finito il nostro senso di civiltà se non riusciamo più a riconoscere come un nostro fratello - intelligente, sensibile, aperto al mondo - questo folletto ottantenne che ci ha regalato pellicole incantevoli come “Il pianeta azzurro”, “Nostos”, “Voci nel tempo” e “Al primo soffio di vento”?
  Perché persino lo sguardo dell'arte dalle nostre parti è percepito come un pericolo?

domenica 8 settembre 2013

Come si spendono i soldi dei calcinatesi in tempo di crisi - 4.

Con due diverse delibere della giunta municipale il Comune di Calcinato ha stanziato oltre 30 mila euro per finanziare le attività di una nutrita serie di gruppi e associazioni.
  State a sentire. Ben 15mila700 euro sono destinati al calderone delle “associazioni culturali e scolastiche, arma e cooperazione internazionale”. Figurano fra le associazioni culturali non solo il Concerto d'inverno (2.000) o il Coro Medio Chiese (400 euro), ma anche la Festa delle Alberelle (500), la sagra di Sant'Anna (2.200) e il Presepe vivente (1.300). Fra le associazioni d'arma, che negli scorsi anni hanno disseminato monumenti autocelebrativi un po' ovunque sul territorio, hanno ricevuto i loro 200 euro ciascuno gli alpini dell'Ana, i bersaglieri e le associazioni aereonautica, carristi, carabinieri e reduci. Altri 1.200 sono andati al Comitato Fiera di Santa Maria, 400 all'Associazione genitori e 250 al Comitato Pedibus, mentre per gli organismi di volontariato che si occupano di cooperazione internazionale sono 6mila gli euro ripartiti fra l'Aps di Antonio Corsini per lo sviluppo economico dell'Africa, il Gruppo dei Prati che opera in Guinea Bissau, gli Amici delle missioni orsoline in Brasile, il Gruppo di impegno missionario di Esenta di Lonato e l'associazione Cesar attiva in Sudan.
  Ai gruppi e società sportive è stata invece erogata una quota complessiva di 14mila950 euro, così suddivisa: 672,63 allo Judo Kodokan, 1.888,90 al Judo Calcinato, 320,03 agli Amatori Calcio, 2.975,96 al Csi Oratorio, 2.838,27 all'Unione sportiva Calcinato, 1.085,92 al Basket 2000, 832,12 a Nuove Legioni, 1.095,65 a Zona Fitness, 290,53 a Fuorimisura, 200 al Memorial Goglioni, 500 ciascuno al Torneo notturno dell'Uso di Ponte San Marco, all'Asd Nuvolera Ciclismo, al Club Fiat 500 e al Club auto storiche e 150 ciascuno al Gruppo podistico Garletti, a Libera caccia, alla Federazione italiana caccia, al Gruppo Imar Calcinato e ai Giovani dei Prati.

sabato 7 settembre 2013

Il 20 settembre assemblea di Linea Indipendente

Venerdì 20 settembre alle ore 20.30 alla sala civica Morelli, in Piazza della Repubblica a Calcinato, ci incontriamo per avviare il cammino in vista delle prossime elezioni comunali che si terranno nella primavera 2014.
  All'ordine del giorno ci sarà la definizione delle posizioni politiche e dei punti programmatici vincolanti per una nostra presenza.
 Gli interessati ad avviare il dibattito possono farlo scrivendo su questo blog o inviandoci una mail all'indirizzo di posta elettronica linea.indipendente@hotmail.it.
  

lunedì 2 settembre 2013

Naturalmente

Naturalmente l'assessore alla cultura Stefano Vergano non si dimette dall'incarico per la vicenda che l'ha visto protagonista insieme alla moglie psicologa (che ha egregiamente svolto attività di consulenza nelle classi e fuori, peraltro con retribuzioni di esigua entità), mentre i blog anonimi alzano il tiro e mostrano i muscoli (altrettanto anonimi) in vista dell'apertura della campagna elettorale, le code di utenti allo sportello di Garda Uno in municipio si allungano per cercare di porre rimedio a centinaia di 'imprecisioni' nella bollettazione (non è ancora ben chiaro di chi siano le responsabilità) e il neonato Piano di governo del territorio conoscerà ben presto la sua prima variante (verrà varata anch'essa a pezzi dal consiglio comunale, con strategiche uscite a turno dall'aula al momento del voto per conflitto di interessi?)
 E intanto il tempo passa, l'estate va a finire e nessuno sa niente di nesssun altro se non il desolato stillicidio del diventare vecchi.