Chiudiamo l'anno con la poesia.
Abbiamo scoperto che a Calcinato vive una scrittrice di origine
albanese che sulla fatidica soglia dei 30 anni, come Ingeborg
Bachmann, ha avvertito il bisogno di riflettere sul viaggio compiuto
da adolescente verso una nuova terra, un nuovo popolo e, soprattutto,
una nuova lingua.
Apprezzata
da autori come Maurizio Cucchi e Chiara De Luca, Anila Resuli è
famosa per aver fondato nel 2009 la casa editrice Clepsydra,
interamente dedicata a e-book di poesia e di fotografia.
Profuma
di parole scabre ed essenziali, tutt'altro che epiche, questo suo
poemetto "Volti dell'acqua"
pubblicato dalle edizioni Smasher (36 pagine, 8 euro) e vincitore
della seconda edizione del Premio letterario Ulteriora Mirari.
Sono
versi materici quelli della Resuli, parole sommesse, quando non
bisbigliate, di una donna che ha gettato tutto intero il proprio
corpo nella battaglia di una esistenza per niente facile, della quale
è metonimia la traversata adriatica da Valona a Otranto, compiuta di
marzo insieme ad altri 58 migranti e ritmata da drammatiche
epigrafi:
"Verso il porto", "In barca", Avvistamento
elicottero della Guardia Costiera Italiana. Barca priva di luce e
timone". "Scampato impatto con una petroliera russa",
"Sulla petroliera russa", "Sul motoscafo della Guardia
Costiera Italiana" e finalmente "Porto d'Otranto".
Nelle diverse sezioni dell'opera il pensiero dell'autrice pulsa al
ritmo endecasillabo dei propri respiri, danzando nel dolore di uno
sradicamento che si fa trasmutazione di paesaggi, momenti,
appartenenze e accettando il tormento del dispatrio come condizione
umana in cui piantare una nuova possibile radice, la lingua che ha
scelto di abitare.
Non è stato il suo un viaggio della speranza come i tanti che hanno
alimentato in questi decenni il dolorismo italiota colmo di sensi di
colpa e privo di quello sguardo internazionalista che sarebbe forse
l'unico sentimento utile da provare (leggendone l'incipit come non
ricordare il canto "Soldato proletario che parti per Valona"
che narra di quando noi italiani andammo patriottardi a contrarre
laggiù un debito lungi dall'essere estinto?).
No,
Anila Resuli concepisce quel viaggio come duro, esigente, infinito
itinerario alla ricerca di se stessa, un percorso che si disintegra
caleidoscopico nelle molteplici forme dell'andare per acqua
specchiandosi - come acutamente osserva nella
prefazione Paolo Fichera -
"in una superficie sempre diversa, mai fissa, che spezza i
contorni se toccata: '... il tempo ammaestri, poi guardi/ fissi
distanti, coi volti dell’acqua,/ la terra tace ormai lontana'".