martedì 31 dicembre 2013

Dispatrio fertile

Chiudiamo l'anno con la poesia. Abbiamo scoperto che a Calcinato vive una scrittrice di origine albanese che sulla fatidica soglia dei 30 anni, come Ingeborg Bachmann, ha avvertito il bisogno di riflettere sul viaggio compiuto da adolescente verso una nuova terra, un nuovo popolo e, soprattutto, una nuova lingua.
  Apprezzata da autori come Maurizio Cucchi e Chiara De Luca, Anila Resuli è famosa per aver fondato nel 2009 la casa editrice Clepsydra, interamente dedicata a e-book di poesia e di fotografia.
  Profuma di parole scabre ed essenziali, tutt'altro che epiche, questo suo poemetto "Volti dell'acqua" pubblicato dalle edizioni Smasher (36 pagine, 8 euro) e vincitore della seconda edizione del Premio letterario Ulteriora Mirari.
  Sono versi materici quelli della Resuli, parole sommesse, quando non bisbigliate, di una donna che ha gettato tutto intero il proprio corpo nella battaglia di una esistenza per niente facile, della quale è metonimia la traversata adriatica da Valona a Otranto, compiuta di marzo insieme ad altri 58 migranti e ritmata da drammatiche epigrafi: "Verso il porto", "In barca", Avvistamento elicottero della Guardia Costiera Italiana. Barca priva di luce e timone". "Scampato impatto con una petroliera russa", "Sulla petroliera russa", "Sul motoscafo della Guardia Costiera Italiana" e finalmente "Porto d'Otranto".
  Nelle diverse sezioni dell'opera il pensiero dell'autrice pulsa al ritmo endecasillabo dei propri respiri, danzando nel dolore di uno sradicamento che si fa trasmutazione di paesaggi, momenti, appartenenze e accettando il tormento del dispatrio come condizione umana in cui piantare una nuova possibile radice, la lingua che ha scelto di abitare.
  Non è stato il suo un viaggio della speranza come i tanti che hanno alimentato in questi decenni il dolorismo italiota colmo di sensi di colpa e privo di quello sguardo internazionalista che sarebbe forse l'unico sentimento utile da provare (leggendone l'incipit come non ricordare il canto "Soldato proletario che parti per Valona" che narra di quando noi italiani andammo patriottardi a contrarre laggiù un debito lungi dall'essere estinto?).
  No, Anila Resuli concepisce quel viaggio come duro, esigente, infinito itinerario alla ricerca di se stessa, un percorso che si disintegra caleidoscopico nelle molteplici forme dell'andare per acqua specchiandosi - come acutamente osserva nella prefazione Paolo Fichera - "in una superficie sempre diversa, mai fissa, che spezza i contorni se toccata: '... il tempo ammaestri, poi guardi/ fissi distanti, coi volti dell’acqua,/ la terra tace ormai lontana'".

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