domenica 28 giugno 2015

Dalla festa di Calcinatello al campeggio di Lonato: la mobilitazione No Tav non si ferma

Almeno 600 persone ieri sera a Calcinatello hanno partecipato alla Festa No Tav in Piazza Pertini, per incontrarsi, informarsi e condividere - fra musica e convivialità - le ragioni di questa mobilitazione permanente in difesa della nostra terra.
Ora in zona le manifestazioni continuano con la organizzazione del campeggio No Tav che si svolgerà da sabato 11 al lunedì 13 luglio nell’area verde di via Cavour 1 a Lonato per accogliere il passaggio della “biciclettata nazionale contro le grandi opere”, iniziativa itinerante destinata ad unire la Val di Susa a Bagnaria Arsa (Ud), dove dal  17 al 19 è in programma la quinta edizione del Forum contro le Grandi Opere.
 La tre giorni si aprirà sabato alle ore 16 con una serie di tornei sportivi. Alle 18 proprio a Lonato terminerà la quarta tappa della pedalata ambientalista. Dopo la cena alle ore 21 ci sarà un concerto rock con gruppi locali e a seguire dj set. Domenica 12 alle 11 si svolgerà una assemblea con i rappresentanti dei diversi comitati che in Italia si oppongono a questa nuova grande opera pubblica; nel pomeriggio escursione collettiva al lago e in serata ancora un mix di musica e convivialità. Lunedì mattina la carovana ripartirà alla volta di Vicenza e verrà salutata dai militanti dei diversi comitati locali.

venerdì 26 giugno 2015

Domani tutti con i No Tav in piazza a Calcinatello: la resistenza continua

Domani vi invitiamo tutti in piazza Sandro Pertini a Calcinatello a partire dalle ore 18, per la Festa No Tav, che alternerà musica, informazione e convivialità.
 Nel tardo pomeriggio verrà inaugurata  la mostra fotografica “TAVrò ancora?”, realizzata da un gruppo di artisti locali in forma “itinerante e collettiva per amore della terra”. Dalle 19 prenderà avvio la maratona rock. Sul palco ad aprire le musiche ci sarà il pop dei Doc 5, agguerrita formazione locale guidata dal nostro William Spassini, che i più conoscono come primario della Casa di riposo Anni Azzurri di Rezzato, ma da sempre è l'alfiere di tante battaglie ambientaliste in paese. Si esibiranno poi i Potaporco, che propongono una miscela di ska e folk. La serata verrà conclusa dal sound dei fratelli Marco ed Ettore Giuradei, protagonisti di primo piano della nuova stagione del rock bresciano.
  “Considerando i danni provocati al nostro territorio - spiegano i No Tav - avevamo chiesto il patrocinio all'amministrazione comunale: purtroppo ci è stato negato. Non chiedevamo un contributo economico, ma la condivisione della nostra intenzione di informare sullo stato dell'opera, sui danni rilevati, sulle controdeduzioni pervenute dai ministeri, utilizzando una occasione di festa. Con rammarico prendiamo atto di  questa scelta che non rallenterà comunque la nostra missione, a partire da questa serata che miscela musica e sensibilizzazione su quello che potrebbe accadere sul territorio se dovesse essere approvato il progetto esecutivo di questa grande opera pubblica”.

domenica 21 giugno 2015

Domani sera i No Tav preparano la festa di sabato

Domani sera alle ore 20.30 alla sala civica di Piazza della Preistoria di Ponte San Marco il Comitato No Tav organizza un’assemblea per preparare la festa di sabato 27 in Piazza Pertini a Calcinatello. Non mancate!

sabato 20 giugno 2015

Proteggere le persone, non i confini

Con questa parola d'ordine oggi a Roma - l'appuntamento è alle 15 al Colosseo - si terrà una manifestazione nazionale per sollecitare una svolta nella politica europea fondata sulla solidarietà e la difesa delle vite umane.

L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo. Pace, sicurezza, benessere sociale ed economico si raggiungono solamente se si rispettano l’universalità dei diritti umani di ogni donna e di ogni uomo. La regione del Mediterraneo è una polveriera ed il mare è oramai un cimitero a cielo aperto. Dall’inizio del 2015 nel mediterraneo sono morte più di1700 persone. L'Europa, per storia, per cultura, per geografia, per il commercio, è parte integrante di questa regione ma sembra averne perso memoria. Il dramma di profughi e migranti, il loro abbandono in mano alle organizzazioni criminali, il dibattito su come, dove e chi colpire per impedire l’arrivo di uomini e donne che cercano rifugio o una vita dignitosa in Europa, non è altro che l'ultimo atto che testimonia l’assenza di visione politica da parte dei governi dell’UE. 
 Questa drammatica situazione ha responsabilità precise: le scelte politiche e le leggi dei governi europei che non consentono nessuna via d'accesso sicura e legale nel territorio dell’UE e costruiscono di fatto quelle barriere che provocano migliaia di morti nel Mediterraneo, nel Sahara, nei paesi di transito, nella sacca senza uscita che si è creata in Libia. Scelte coscienti e volute che configurano un crimine contro l'umanità. 
 La risposta dell’UE, confermata nell’Agenda Europea sull’immigrazione, ripropone soluzioni che hanno già dimostrato di essere miopi e di produrre effetti opposti agli obiettivi dichiarati. Aumentare le risorse per avere più controlli e più mezzi per pattugliare le frontiere, anziché salvare vite umane, è sbagliato e non fermerà le persone che vogliono partire per l’Europa.
  I conflitti irrisolti e le guerre hanno prodotto ad oggi, oltre 4 milioni di profughi palestinesi, circa 200.000 saharawi accampati nel deserto algerino, 9 milioni di siriani tra sfollati e profughi, 2 milioni di iracheni sfollati. Il flusso di uomini e donne dall’Afghanistan e dall’inferno della Libia, le persone in fuga dalla Somalia, dall'Eritrea, dal Sudan e da altri paesi africani, da anni è continuo. Dietro le storie di queste persone oltre a povertà, malattie, dittature e guerre, ci sono interessi politici ed economici internazionali. Guerre, povertà, saccheggio delle risorse naturali, sfruttamento economico e commerciale, dittature, sono le cause all'origine delle migrazioni contemporanee. Essere liberi di muoversi, migrare, deve essere una conquista dell’umanità non una costrizione.
 L'Europa deve costruire una risposta di pace, di convivenza, di democrazia, di benessere sociale ed economico, ispirandosi al principio di solidarietà e abbandonando le politiche securitarie, dell'austerità, degli accordi commerciali neolibertisti., di privatizzazione dei beni comuni. L'Europa deve investire sul lavoro dignitoso, sulla giustizia sociale, sulla democrazia e sulla sovranità dei popoli. L'Europa siamo noi. Noi dobbiamo fare l'Europa sociale solidale.


Le nostre dieci priorità per uscire dall'emergenza e costruire l'Europa del futuro sono:
1. La UE attivi subito un programma di ricerca e salvataggio in tutta l’area del Mediterraneo.
2. Si ritiri immediatamente ogni ipotesi di intervento armato contro i barconi che, oltre a non avere alcuna legittimità, come ribadito dal Segretario dell'ONU Ban Ki-Moon, rischia di produrre solo altri morti e alimentare ulteriori conflitti. Si rinunci all’ennesimo strumento di una più ampia strategia di esternalizzazione delle frontiere europee.
3. Si aprano subito canali umanitari e vie d’accesso legali al territorio europeo, unico modo realistico per evitare i viaggi della morte e combattere gli scafisti. Si attivi contestualmente la Direttiva 55/2001, garantendo così uno strumento europeo di protezione che consenta la gestione dei flussi straordinari e la circolazione dei profughi nell’UE.
4. Si sospenda il regolamento Dublino e si consenta ai profughi di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente, con un fondo europeo ad hoc, l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi. Ciò nella prospettiva di arrivare presto ad un sistema europeo unico d’asilo e accoglienza condiviso da tutti i Paesi membri.
5. In attesa di un sistema unico europeo, si metta in campo, in tutti i Paesi membri, un sistema stabile d’accoglienza, unitario e diffuso, per piccoli gruppi, chiudendo definitivamente la stagione dell’emergenza permanente e dei grandi centri, che ha prodotto e produce corruzione e malaffare. Un sistema pubblico che metta al centro la dignità delle persone, con il coinvolgimento dei territori, dei comuni, con soggetti competenti, procedure trasparenti e controlli indipendenti.
6. Si intervenga nelle tante aree di crisi per trovare soluzioni di pace, senza alimentare ulteriori guerre, o sostenere nuovi e vecchi dittatori, promuovendo concretamente i processi di composizione dei conflitti e le transizioni democratiche, la difesa civile e non armata, le azioni nonviolente, i corpi civili di pace, il dialogo tra le diverse comunità.
7. Si sospendano accordi – come i processi di Rabat e di Khartoum - con governi che non rispettano i diritti umani e le libertà, bloccando subito le forniture di armamenti.
8. Si programmino interventi di Cooperazione per lo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici e non si consenta alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo.
9. Si sostenga un grande piano di investimenti pubblici per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica.
10. Si sostenga la rinegoziazione dei dei debiti pubblici ed annullamento dei debiti pubblici non esigibili o prodotti da accordi e gestioni clientelari o di corruzione.

venerdì 19 giugno 2015

Sempre più SpavenTav


In questi giorni nella campagna dell’entroterra gardesano sono comparse decine di spaventapasseri realizzati dai comitato No Tav per sensibilizzare gli abitanti sul territorio, segnalando alcuni punti critici che saranno interessati dal passaggio della nuova linea ferroviaria ad alta velocità
 “Abbiamo posizionato i nostri SpavenTav anche per ricordare agli sciacalli che vogliono speculare sulla nostra terra che noi non ci arrendiamo e non permetteremo la distruzione del nostro territorio” scrivono in una nota i No Tav.
 E invitano “tutti e tutte, su tutta la tratta che dovrebbe toccare la costruzione del Tav Brescia-Verona, a preparare ed esporre nei propri terreni simbolicamente altri SpavenTav, simboli di difesa e tutela del nostro territorio dove l’agricoltura è ancora una delle attività predominanti”.

martedì 9 giugno 2015

Per chi suona la campana

Il 25 gennaio scorso, il popolo greco ha preso una decisione coraggiosa. Ha osato sfidare la strada a senso unico dell’austerità del Memorandum d’intesa per cercare un nuovo accordo. Un nuovo accordo che consentisse la permanenza del Paese nell’Euro, con un programma economico efficiente, senza gli errori del passato.Per questi errori il popolo greco ha pagato un prezzo alto: negli ultimi cinque anni il tasso di disoccupazione è salito al 28% (per i giovani 60%), il reddito medio è diminuito del 40%, mentre secondo i dati Eurostat la Grecia è diventata il paese europeo con il più alto indice di disuguaglianza sociale. (…) Molti, tuttavia, sostengono che il governo greco non sta cooperando per raggiungere un accordo, perché si presenta ai negoziati intransigente e senza proposte.
È davvero così?
Poiché questi sono tempi critici, forse storici – non solo per il futuro della Grecia, ma anche per il futuro dell’Europa – vorrei cogliere questa occasione per presentare la verità e informare responsabilmente l’opinione pubblica mondiale sulle reali intenzioni e posizioni della Grecia.
Il governo greco, sulla base della decisione dell’Eurogruppo del 20 febbraio, ha presentato un ampio pacchetto di proposte di riforma, al fine di raggiungere un accordo che coniugasse il rispetto del mandato ricevuto dal popolo greco con il rispetto delle regole e delle decisioni che governano l’Eurozona.
Un punto chiave delle nostre proposte è l’impegno a ridurre – e quindi a rendere realizzabili – gli avanzi primari per il 2015 e il 2016, acconsentendo ad avanzi primari più elevati per gli anni successivi, poiché ci aspettiamo un aumento proporzionale dei tassi di crescita dell’economia greca.
Un aspetto altrettanto fondamentale delle nostre proposte è l’impegno ad aumentare le entrate pubbliche attraverso una redistribuzione dell’onere fiscale dalle classi medio-basse a quelle più alte che finora non hanno fatto la loro parte per contribuire a far fronte alla crisi, protette in questo sia dall’élite politica che dalla troika che hanno chiuso un occhio.
Fin dall’inizio, il nostro governo ha chiaramente dimostrato la propria intenzione e determinazione ad affrontare questi problemi approvando una legge specifica sulle frodi causate dalle triangolazioni e intensificando i controlli doganali e fiscali per ridurre il contrabbando e l’evasione fiscale.
Mentre, per la prima volta da anni, abbiamo fatto pagare ai proprietari dei media i loro debiti nei confronti del settore pubblico greco. (...)
Abbiamo presentato proposte concrete concernenti misure che si tradurranno in un ulteriore incremento delle entrate. Queste includono una tassa speciale sui profitti molto alti, una tassa sulle scommesse online, l’intensificazione dei controlli sui titolari di conti bancari con somme ingenti – evasori fiscali, misure per la raccolta degli arretrati del settore pubblico, una speciale tassa sul lusso e una gara di appalto per la radiodiffusione e altre licenze, che la troika aveva stranamente dimenticato negli ultimi cinque anni. (...)
Infine – e nonostante il nostro impegno verso i lavoratori di ripristinare immediatamente la legalità europea del mercato del lavoro, completamente smantellata nel corso degli ultimi cinque anni con il pretesto della competitività – abbiamo accettato di attuare le riforme del lavoro dopo una consultazione con l’ILO, che ha già espresso un parere positivo sulle proposte del governo greco.
Ciò detto, è ragionevole chiedersi perché i funzionari delle istituzioni insistano a dire che la Grecia non presenta proposte. (...)

Quindi, cerchiamo di essere chiari:
La mancanza di un accordo finora non è dovuta ad una presunta posizione greca intransigente, non incline ai compromessi e incomprensibile.
È invece dovuta all’insistenza di alcuni attori istituzionali nel presentare proposte assurde e mostrare una totale indifferenza verso la recente scelta democratica del popolo greco, nonostante la pubblica assicurazione delle tre Istituzioni sulla concessione della necessaria flessibilità al fine di rispettare il verdetto popolare.
Cosa determina questa insistenza?
Si potrebbe innanzitutto pensare che questa insistenza è dovuta al desiderio di alcuni di non ammettere i propri errori e, invece, di ribadire le loro scelte ignorandone fallimenti.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che alcuni anni fa il Fondo monetario internazionale ha ammesso pubblicamente di aver sbagliato i calcoli della profondità della recessione che sarebbe derivata dal memorandum. (...)
La mia conclusione, quindi, è che la questione Greca non riguardi solo la Grecia; piuttosto, è l’epicentro di un conflitto tra due strategie diametralmente opposte riguardanti il futuro dell’unificazione europea.
La prima strategia si propone di approfondire l’unificazione europea nel contesto di uguaglianza e solidarietà tra i popoli e i cittadini. (...)
La seconda strategia si propone proprio questo: la spaccatura e la divisione della zona euro, e quindi della UE.
Il primo passo per la realizzazione di questo obiettivo consiste nel creare una zona euro a due velocità, dove il “cuore” fisserà regole severe in tema di austerità e di adattamento e nominerà un “super” ministro delle Finanze dell’Eurozona con potere illimitato e persino la facoltà di rifiutare bilanci di Stati sovrani che non siano allineati con il neoliberismo estremo.
Per quei paesi che rifiutano di piegarsi alla nuova autorità, la soluzione sarà semplice: una punizione severa. Austerità obbligatoria. E, peggio ancora, più restrizioni ai movimenti di capitali, sanzioni disciplinari, multe e persino una moneta parallela.
A giudicare da quanto sta accadendo, sembra che questo nuovo potere europeo sia in costruzione, con la Grecia come prima vittima. (...)
L’Europa è, dunque, a un bivio. A seguito delle serie concessioni fatte dal governo greco, la decisione non è ora nelle mani delle istituzioni, che in ogni caso – con l’eccezione della Commissione europea – non sono elette e non sono responsabili verso il popolo, ma piuttosto nelle mani dei leader europei.

Quale strategia prevarrà? Quella che vuole un’Europa della solidarietà, dell’uguaglianza e della democrazia, o quella che vuole rottura e divisione?
Tuttavia, se alcuni pensano o vogliono credere che tale decisione riguardi solo la Grecia, commettono un grave errore. Vorrei suggerire loro di rileggere il capolavoro di Hemingway Per chi suona la campana.

(Alexis Tsipras, 8 giugno 2015, www.sbilanciamoci.info)

venerdì 5 giugno 2015

Tav: addio shunt, ma la lotta continua

Nelle scorse settimane Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ha aperto la discussione sulla modifica sostanziale del progetto dell’Alta Velocità nel tratto tra Brescia e Verona. Una posizione ufficializzata il 15 maggio scorso con un documento inviato al Ministero dei Trasporti, nel quale, facendo leva sulla delibera del Consiglio Comunale di Brescia del novembre 2014 e sul parere espresso da Regione Lombardia nel febbraio scorso, che prescriveva l’uscita a 4 binari dalla stazione di Brescia, di fatto interroga le istituzioni sull’opportunità di realizzare comunque lo shunt, la bretella di 32 km a sud della città con stazione a Montichiari. RFI ha evidenziato in sostanza come le due opere risultassero contraddittorie e invitava le istituzioni coinvolte a fare chiarezza. E proprio l'altro ieri “chiarezza” è stata fatta: il mirabolante shunt che doveva collegare anche Montichiari e l’aereoporto fantasma “D’Annunzio” all’alta velocità, staccandosi dalla tratta principale a Travagliato, scendendo per Flero e Poncarale e risalendo poi verso Calcinato, è stato del tutto accantonato.
Il progetto, dopo essere stato elogiato per molto tempo, non è stato ritenuto utile rispetto ai danni provocati, come da molto tempo i comitati No Tav sostengono.
Siamo ovviamente consapevoli che questa decisione risparmierà molti ettari di territorio e porterà a una diminuzione dei costi totali dell’opera, come siamo del tutto consapevoli che senza l’attenzione che la mobilitazione popolare ha portato a galla sul tema, questi risultati non sarebbero stati raggiunti e avremmo visto nei prossimi anni il nostro territorio completamente devastato e martoriato.
Ma se per alcuni può sembrare già una vittoria, noi riteniamo questa notizia una “miccia” che serva per scaldare gli animi dei tanti scettici riguardo alla costruzione di quest’opera: il rischio è che si accorgano che i danni sono maggiori dei benefici solo quando sarà troppo tardi.
Non possiamo rischiare che abbattano le nostre case, che distruggano i nostri campi, le nostre colline e il nostro paesaggio, sperperando il nostro denaro, per poi rendersi conto che quello che da anni diciamo è vero.
La decisione ora comunque torna ora al Ministero, che dovrà riaprire l’istruttoria: il via libera all’avvio dei lavori dovrà passare da una delibera del Cipe (a cui ricordiamo partecipano tutti gli amministratori della tratta interessata). Decisione che pesa sulle nostre teste più che mai: ha senso spendere miliardi e miliardi per un'infrastruttura che non serve, che avrà le stesse fermate del Freccia Bianca (Brescia e Verona) e che porterà ad un risparmio di tempo di circa 20 minuti? E questo solo per citare alcune delle tante assurdità di quest’opera.
La nostra risposta rimane sempre la stessa e siamo consapevoli, sopratutto dati i fatti, che continuare la nostra mobilitazione è l’unica strada che porterà a fermare quest’opera e a renderci partecipi attivamente delle decisioni che pesano sul nostro futuro.

giovedì 4 giugno 2015

Aperte le iscrizioni al C.a.g.

Da oggi fino a fine mese a Calcinato sono aperte le iscrizioni dei bambini tra i 6 ed i 10 anni frequentanti la scuola primaria al Centro di Aggregazione Giovanile.
  Il servizio è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 13 alle ore 17.30 nella sede in via Roma 1, con possibilità di scelta dei giorni di frequenza (due, tre oppure cinque giorni a settimana) e del servizio mensa (su richiesta). Fra i servizi offerti si segnalano il trasporto di sola andata (il ritorno è a carico delle famiglie), la mensa (facoltativa e su richiesta), giochi, laboratori vari e assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici.
Il modulo per la richiesta d'iscrizione è disponibile presso l'Ufficio Servizi Sociali oppure scaricabile dal sito www.comune.calcinato.bs.it. Per maggiori informazioni i genitori possono rivolgersi all'Ufficio Servizi Sociali (telefono 030/9989221 - 030/9989236) oppure scrivere una mail a servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it.

martedì 2 giugno 2015

2 giugno 1946-2015: attuare la Costituzione della Repubblica

Oggi festeggiamo la Repubblica chiudendo la prima fase della campagna per la proposta di legge di iniziativa popolare per una difesa civile. Con la consegna agli uffici della Camera delle oltre 50 mila firme necessarie è avviata la procedura per l’istituzione, anche in Italia, di un dipartimento per la difesa civile armata nonviolenta. Il 2 giugno festa della Repubblica e della Costituzione Italiana: richiamo alla necessità della sua, completa, attuazione. 
La nostra proposta di legge intende promuovere la partecipazione del popolo sovrano (art. 1), ricordare che la difesa della Patria e sacro dovere di ogni cittadino (art. 52), che la guerra va ripudiata (art. 11) e che é necessario promuovere e sostenere una difesa dai veri pericoli che incombono sulla nostra società. In particolare gli articoli 36 e 41 della Costituzione che garantiscono e tutelano i beni sociali al di sopra degli interessi meramente privati. Di fronte ai tanti pericoli che incombono sulla nostra società - dalla disoccupazione alla precarietà del lavoro, dalla “fragilità” del territorio alla cementificazione selvaggia e all’ inquinamento - è necessario reperire risorse anche eliminando gli attuali vistosi sprechi della difesa militare.
Per promuovere la partecipazione e uscire dal crescente senso di impotenza, proponiamo un primo passo a tutti i cittadini: sostenere e finanziare con il 6 x 1000 l’alternativa per una difesa degli interessi popolari.

lunedì 1 giugno 2015



"Tutti uniti! Tutti insieme!” “Ma scusa, quello non è il padrone?"  (Dario Fo, 1971)

Sul Protocollo d’intesa approvato in consiglio comunale il 27 maggio torniamo a chiedere:
perché la piattaforma informatica non è di proprietà pubblica? perché affidare a un privato la raccolta, gestione ed elaborazione dei dati? chi  validerà i risultati? e che facciamo se il gestore diventa anche consulente di una delle aziende che preoccupano l'ambiente?
NOI SIAMO
CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE
DELLA TUTELA DELL’AMBIENTE
PER UN’ECOLOGIA
IMPARZIALE
TRASPARENTE
PUBBLICA
PER IL BENE COMUNE