Nelle scorse settimane Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ha aperto la discussione sulla modifica sostanziale del progetto dell’Alta Velocità nel tratto tra Brescia e Verona. Una
posizione ufficializzata il 15 maggio scorso con un documento inviato
al Ministero dei Trasporti, nel quale, facendo leva sulla delibera del
Consiglio Comunale di Brescia del novembre 2014 e sul parere espresso da
Regione Lombardia nel febbraio scorso, che prescriveva l’uscita a 4 binari dalla stazione di Brescia, di fatto interroga le istituzioni sull’opportunità di realizzare comunque lo shunt, la bretella di 32 km a sud della città con stazione a Montichiari. RFI ha evidenziato in sostanza come le due opere risultassero contraddittorie e invitava le istituzioni coinvolte a fare chiarezza.
E proprio l'altro ieri “chiarezza” è stata fatta: il mirabolante shunt che
doveva collegare anche Montichiari e l’aereoporto fantasma “D’Annunzio”
all’alta velocità, staccandosi dalla tratta principale a Travagliato,
scendendo per Flero e Poncarale e risalendo poi verso Calcinato, è stato
del tutto accantonato.
Il progetto, dopo essere stato elogiato per molto tempo, non è
stato ritenuto utile rispetto ai danni provocati, come da molto tempo i
comitati No Tav sostengono.
Siamo ovviamente consapevoli che questa decisione risparmierà molti
ettari di territorio e porterà a una diminuzione dei costi totali
dell’opera, come siamo del tutto consapevoli che senza l’attenzione che
la mobilitazione popolare ha portato a galla sul tema, questi risultati
non sarebbero stati raggiunti e avremmo visto nei prossimi anni il
nostro territorio completamente devastato e martoriato.
Ma se per alcuni può sembrare già una vittoria, noi riteniamo questa
notizia una “miccia” che serva per scaldare gli animi dei tanti scettici
riguardo alla costruzione di quest’opera: il rischio è che si accorgano
che i danni sono maggiori dei benefici solo quando sarà troppo tardi.
Non possiamo rischiare che abbattano le nostre case, che distruggano i
nostri campi, le nostre colline e il nostro paesaggio, sperperando il
nostro denaro, per poi rendersi conto che quello che da anni diciamo è
vero.
La decisione ora comunque torna ora al Ministero, che dovrà riaprire
l’istruttoria: il via libera all’avvio dei lavori dovrà passare da una
delibera del Cipe (a cui ricordiamo partecipano tutti gli amministratori
della tratta interessata).
Decisione che pesa sulle nostre teste più che mai: ha senso
spendere miliardi e miliardi per un'infrastruttura che non serve, che avrà le
stesse fermate del Freccia Bianca (Brescia e Verona) e che porterà ad un
risparmio di tempo di circa 20 minuti? E questo solo per citare alcune delle tante assurdità di quest’opera.
La nostra risposta rimane sempre la stessa e siamo consapevoli,
sopratutto dati i fatti, che continuare la nostra mobilitazione è
l’unica strada che porterà a fermare quest’opera e a renderci partecipi
attivamente delle decisioni che pesano sul nostro futuro.
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