martedì 30 novembre 2010

AGLI AMICI ELETTORI LEGHISTI. PIU' O MENO CONSAPEVOLI


riportiamo un elenco che sta rimbalzando sul web, costruito dai bravi blogger di Metilparaben



Maroni legga, davanti a dieci milioni di telespettatori, questo elenco di insulti di vario tipo dei leghisti nei confronti del genere umano, se ne ha il coraggio. Ecco L'elenco:

  • Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

  • Meglio noi del centrodestra che andiamo con le donne, che quelli del centrosinistra che vanno con i culattoni. (Umberto Bossi, ministro delle Riforme per il Federalismo)

  • Quegli islamici di merda e le loro palandrane del cazzo! Li prenderemo per le barbe e li rispediremo a casa a calci nel culo! (Mario Borghezio, europarlamentare)

  • Agli immigrati bisognerebbe prendere le impronte dei piedi per risalire ai tracciati particolari delle tribù. (Erminio Boso, europarlamentare)

  • La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)

  • Gli omosessuali devono smetterla di vedere discriminazioni dappertutto. Dicano quello che vogliono, la loro non è una condizione di normalità. (Flavio Tosi, sindaco di Verona)

  • Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga. (Renzo Bossi, consigliere regionale della Lombardia)

  • Gli omosessuali? La tolleranza ci può anche essere ma se vengono messi dove sono sempre stati… anche nelle foibe. (Giancarlo Valmori, assessore all’ambiente di Albizzate)

  • A Gorgo hanno violentato una donna con uno scalpello davanti e didietro. E io dico a Pecoraro Scanio che voglio che succeda la stessa cosa a sua sorella e a sua madre. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

  • Carrozze metro solo per milanesi. (Matteo Salvini, eurodeputato)

  • Sono stato, sono e rimarrò un razzista secondo le ultime direttive UE poichè credo, e aspetto smentita da quei pochi che mi leggono, che certe notizie riportate solo da Il Giornale definiscano chiaramente che tra razza e razza c’è e ci deve essere differenza. (Giacomo Rolletti, assessore all’ambiente di Varazze)

  • Gli sciacalli vanno fucilati. Bisogna dare alle forze dell’ordine l’autorità di provvedere all’esecuzione sul posto. Ci vuole la legge marziale. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)

  • Darò immediatamente disposizioni alla mia comandante affinché faccia pulizia etnica dei culattoni. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

  • I disabili nella scuola? Ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici, più utile metterli su percorsi differenziati. (Pietro Fontanini, presidente della provincia di Udine)

  • Siamo in un Paese libero, o no? E poi la cosa che mi fece più arrabbiare non furono le botte, ma gli insulti. Ebreo. A me. Capito? (Mario Borghezio, eurodeputato)

  • E’ un reato offrire anche solo un the caldo ad un immigrato clandestino. (Luca Zaia, presidente della regione Veneto)

  • Viva la famiglia e abbasso i culattoni! (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)

  • Rispediamo gli immigrati a casa in vagoni piombati. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

  • Finché ci saremo noi, i musulmani non potranno pregare in comunità. (Marco Colombo, sindaco di Sesto Calende)

  • Vergognati, extracomunitario! (Loris Marini, vicepresidente della sesta circoscrizione di Verona)

  • Se ancora non si è capito essere culattoni è un peccato capitale. (Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione Normativa)

  • Parcheggi gratis per le famiglie, esclusi stranieri e coppie di fatto. (Roberto Anelli, sindaco di Alzano)

  • Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari: io ne ho distrutti due a Treviso. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

  • E’ proprio per questo che invito ad assumere trevigiani: i meridionali vengono qua come sanguisughe. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)

  • Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere la secessione. (Roberto Castelli, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti)

  • Noi ci lasciamo togliere i canti natalizi da una banda di cornuti islamici di merda. (Mario Borghezio, eurodeputato)

  • Le nozze miste, in linea di massima, durano poco e producono più danni che fortune. (Marco Rondini, deputato)

  • L’immigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso. Cosa facciamo degli immigrati che sono rimasti in strada dopo gli sgomberi? Purtroppo il forno crematorio di Santa Bona non è ancora pronto. (Piergiorgio Stiffoni, senatore)

  • Se dovessimo celebrare in Friuli Venezia Giulia i 150 anni dovremmo issare sul pennone la bandiera austro-ungarica. (Edouard Ballaman, presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia)

  • Fermiamo per un anno le vendite di case e di attività commerciali a tutti gli extracomunitari. (Matteo Salvini, eurodeputato)

  • E’ inammissibile che anche in alcune zone di Milano ci siano veri e propri assembramenti di cittadini stranieri che sostano nei giardini pubblici. (Davide Boni, capodelegazione nella giunta regionale della Lombardia)

  • I gommoni degli immigrati devono essere affondati a colpi di bazooka. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)

GIU' DALLA GRU




MERCOLEDì 7 DICEMBRE 
ore 20.30 
Auditorium scuola media Bettinzoli 
via Caleppe 13, Brescia 

PARLIAMO CON LORO 
 INCONTRO PUBBLICO 
 con Arun, Jimmy, Sajad, Rachid  
interverranno: 
prof. Antonio D'Andrea - docente di diritto costituzionale 
Edda Pando - comitato immigrati Milano 
Manlio Vicini - avvocato di Arun e Jimmy 
padre Marcello Storgato - missionario saveriano  
con la straordinaria partecipazione di DARIO FO 

modera Irene Panighetti  partecipano:  
Isaia e L'Orchestra di Radio Clochard Barbara Pizzetti (voce narrante)

sabato 27 novembre 2010

VERSO LA COP 16 DI CANCUN: QUALE RUOLO PER L'EUROPA?



di Elena Fanetti*

La ‘Sedicesima Conferenza delle parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico’ (COP 16) che si apre lunedì 29 novembre a Cancún è vista da molti come una nuova (e forse l’ultima) chance per il successo dei negoziati internazionali sul cambiamento climatico, dopo il “fallimento” dello stesso incontro tenutosi a Copenaghen l’anno scorso. Visto che quest’anno non potrò essere in Messico per seguire da vicino, come avevo fatto l’anno scorso in Danimarca, le vicende dentro e fuori la Conferenza, mi limito a monitorare il dibattito in corso a livello soprattutto europeo (al momento mi trovo a Maastricht per un incarico di lavoro).

L’Unione Europea vorrebbe infatti mantenere un ruolo chiave nelle negoziazioni, come era stato a Kyoto nel 1997, ed in parte anche a Copenaghen. È stato il Consiglio UE, nelle sue Conclusioni del 28 e 29 ottobre scorso, a riaffermare l’importanza di una posizione compatta e ferma di tutti gli Stati Membri a Cancún. Nel 2009, grazie soprattutto allo svolgimento della Conferenza in territorio europeo, ed alla conseguente leadership della danese Connie Hedegaard, oggi Commissaria UE per il Clima, l’Unione era riuscita a mantenere il ruolo di guida, almeno nelle prime giornate della Conferenza.

L’emergere al tavolo dei negoziati delle nuove potenze come la Cina, ma anche India, Sud Africa e Brasile, ed il ruolo sempre prominente degli USA, da sempre uno dei Paesi più clima-scettici, avevano fatto scivolare, durante gli ultimi giorni nella fredda capitale danese, l’Unione e gli Stati Membri in una posizione marginale. Si ricorda infatti che l’asse USA-Cina fece cadere nelle ultimissime ore della COP 15 l’accordo vincolante voluto da molti, in particolare gli Stati europei e quelli in via di svilluppo. Insomma, una cosa pare certa: se non vogliamo rimanere delusi anche da Cancún, così come avvenne a Copenaghen, non ci resta che abbassare le nostre aspettative.

Anche il dibattito interno all’Unione, infatti, non è del tutto promettente. In seguito alla volontà espressa dal Consiglio nelle sue Conclusioni citate sopra, la Commissione Europea avrebbe dovuto pubblicare settimana scorsa l’annunciata ‘Comunicazione sul Cambiamento Climatico e lo Sviluppo’. Una dozzina di bozze sono state preparate, e quella finale sottoposta al Gabinetto della Commissione in ottobre, ma non è stato possibile raggiungere alcun accordo sul documento finale, in particolare per il tema dei finanziamenti. Per questa ragione, e per la quasi concomitante pubblicazione del Libro verde ‘La politica di sviluppo dell'Unione a sostegno della crescita inclusiva e dello sviluppo sostenibile; potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'UE’, che si occupa anche di temi legati al cambiamento climatico, il Segretario Generale della Commissione ha deciso di cancellarne la pubblicazione. A detta di molti esperti di Think-Tank e centri di ricerca europei, però, la limitata sezione dedicata al cambiamento climatico in questo Libro non è certo sufficiente e non può sostituire una Comunicazione della Commissione interamente dedicata al tema.

Nonostante ciò, secondo i più ottimisti, c’è ancora speranza per un risultato soddisfacente a Cancún, ed un ruolo vitale e credibile dell’Unione Europea nelle negoziazioni. Un risultato positivo di Copenaghen era stato il raggiungimento di un'intesa relativa alla necessità di non aumentare il riscaldamento globale di più di 2 gradi rispetto alla media dell'epoca preindustriale. Il principale obiettivo della nuova Conferenza sarà il raggiungimento di un accordo vincolante, così come non si era riusciti l’anno scorso in Danimarca. Questo accordo dovrà contenere tutte le questioni più scottanti legate al cambiamento climatico. Ad esempio, dovrà garantire che l’impegno a mantenere il regime di mitigazione instaurato dal Protocollo di Kyoto si protragga anche dopo la sua scadenza nel 2012. Un altro importante obiettivo sarà la messa a disposizione dei paesi in via di sviluppo di finanziamenti aggiuntivi per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, che si aggiungerebbero, cioè, agli aiuti ufficiali allo sviluppo già stanziati dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo. Infine, le parti dovranno impegnarsi a ridurre le emissioni causate dalla deforestazione (REDD+), e a trasferire tecnologie “pulite” dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo.

L’opinione pubblica si aspetta che l’Unione Europea prenda l’iniziativa nel riavviare i negoziati al momento attuale già stagnanti. Per dare un segnale di fiducia, l’Europa dovrebbe aumentare le proprie ambizioni in modo da creare un ‘effetto di trascinamento’ che trascini, appunto, verso un accordo anche i Paesi più eco-scettici. Per fare ciò, i governi dell’Unione dovrebbero, ad esempio, prendere maggiori misure a livello nazionale per accrescere il risparmio energetico e ridurre le emissioni.

Come si colloca l’Italia in questo contesto? L’allarme lanciato qualche giorno fa dalla stampa europea indicava che se l’UE fallirà nel mantenere le proprie promesse di dare €2,4 miliardi in aiuti ai paesi poveri per il cambiamento climatico, questo sarà dovuto al fatto che l’Italia non manterrà l’impegno finanziario promesso, a causa dei tagli previsti dal nostro governo nella spesa pubblica (che fra tanti settori colpiranno anche questo). Questo primo passo falso non è certo un segnale positivo, non ci permetterà di mantenere un ruolo credibile all’interno del dibattito europeo, nè al tavolo dei negoziati la settimana prossima in Messico.

*Bresciana di 28 anni, è da alcuni mesi assistente di ricerca presso il Centro Europeo di Gestione delle Politiche per lo Sviluppo (www.ecdpm.org) a Maastricht.

venerdì 26 novembre 2010

DIAMO ANCORA UN'OCCASIONE AL DIALOGO




dal Movimento Nonviolento

Perché vengano ricercate soluzioni condivise
per la regolarizzazione del lavoro dei migranti attraverso:

�� l’istituzione di un tavolo che coinvolga tutte le parti in causa

�� la possibilità di avere un luogo visibile dove i migranti possano continuare a sostenere la lotta per il riconoscimento dei loro diritti

Un'ora di silenzio
OGNI MERCOLEDÌ del mese di DICEMBRE 2010
A BRESCIA
in PIAZZA ROVETTA
dalle 18 alle 19
SIAMO IN SILENZIO

per un momento di riflessione;

per disporci all'ascolto e all’accoglienza;
p
er ridare significato alle parole.

Partecipa anche tu al silenzio del cerchio
Entra e condividi con noi questo momento.

L’ora del silenzio si tiene ogni primo mercoledì del mese e sarà, per i prossimi mesi,insieme al digiuno, l’iniziativa che porteremo avanti per riflettere sulle scelte politiche fatte per profughi e migranti.

PER DIRE SI
all' uguaglianza di diritti per tutte le persone "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali" (Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana); alla libertà di accoglienza per bambini, donne e uomini; alla fratellanza fra popoli e culture.

PER DIRE NO
ai respingimenti in mare; alla criminalizzazione di chi fugge dalla guerra, dalla fame e dalla miseria; al pregiudizio di chi vede nello straniero solo un pericolo, un
nemico. allo sfruttamento della clandestinità

mercoledì 24 novembre 2010

SALTATA L'ENNESIMA ASTA EX FIMO





E’ andata deserta, come molti, tra cui noi, sospettavano, la gara per la vendita all’asta del capannone e della relativa area, denominato Ex Fimo, in zona industriale a Ponte San Marco.


La vicenda è contorta e di lunga durata.


L’area, rilevata dal Comune e parzialmente bonificata a spese pubbliche, è stata inserita nel piano delle alienazioni. Una volta effettuata la stima (a nostro parere), troppo elevata rispetto ai reali valori di mercato ed allo stato del lotto, l’Amministrazione comunale ha attivato la procedura di tentativo di vendita.


Nelle recenti variazioni di bilancio la maggioranza ha inserito nella voce delle entrate, dando per scontata la vendita, la relativa quota di denaro, impegnandola anche in diverse voci di spesa.


Alle osservazioni fatte dal nostro gruppo consiliare Calcinato Migliore, abbiamo ottenuto solo risposte denigratorie e fuorvianti.



Ma adesso cosa succede?


E’ evidente che l’area è stata sovrastimata (tre gare sono andate deserte); nonostante ciò non si è mai prevista una revisione del valore di stima, probabilmente per una questione di numeri, in fase di assestamenti di bilancio. Fatto sta che i soldi non sono stati incassati, ma sono già formalmente impegnati.


Resta l’opzione della trattativa privata, cioè la proposta di acquisto da parte di un investitore.



Nel frattempo assisteremo, comunque, all’ennesima variazione di bilancio. Che sicuramente verrà fatta in fretta e furia.

giovedì 18 novembre 2010

TUTTI ASSOLTI AL PROCESSO PER LA STRAGE



da ilpost.it


Il 28 maggio del 1974 scoppia una bomba a Brescia, in piazza della Loggia. L’ordigno era stato nascosto dentro un cestino dei rifiuti, poco distante da una manifestazione antifascista indetta dai sindacati. L’esplosione uccide otto persone e ne ferisce centodue. Trentasei anni dopo, dopo tre processi, cinque istruttorie e otto gradi di giudizio, è arrivata una nuova sentenza, ieri: assoluzione per tutti gli imputati, per i quali era stato chiesto l’ergastolo, perché le prove sono insufficienti. Ma la storia è molto più lunga di così.

Come eravamo
Non si può giudicare efficacemente la strage di Brescia senza tenere conto del paese in cui eravamo. Erano sì gli anni della strategia della tensione, certo. Ma era forse anche qualcosa in più: persino nei casini di quegli anni, il 1974 non è come il 1973 o il 1975. “Fu un terribile anno per la nostra Repubblica”, scrive oggi Corrado Stajano sul Corriere. La fase dei governi di centrosinistra era in corso di esaurimento: di lì a pochissimo tempo sarebbero iniziati i governi di solidarietà nazionale e il progressivo coinvolgimento del PCI nelle maggioranze parlamentari. Erano quindi anni di grande instabilità politica. Il 12 maggio, due settimane prima della strage, gli italiani avevano bocciato il referendum abrogativo della legge sul divorzio. Il 4 agosto ci sarà la strage sul treno Italicus, in provincia di Bologna: dodici morti. Sempre quell’estate verrà alla luce il tentato golpe della “Rosa dei venti”, e gli stati maggiori di alcuni corpi d’armata saranno trasferiti proprio nel timore che potessero parteciparvi. Poi l’altro tentativo di golpe, quello di Edgardo Sogno. Dicevamo però del 28 maggio. “La bomba del 28 maggio”, scrive oggi Benedetta Tobagi su Repubblica, “colpì al cuore una manifestazione antifascista indetta per protestare contro una serie di attentati di marca fascista, culminati nella morte del giovanissimo terrorista di destra Silvio Ferrari, ucciso dall’esplosivo che lui stesso stava trasportando in motorino nel centro di Brescia, a Piazza del Mercato”.

Il primo processo
Si aprono le indagini e, come spesso accade in questi casi, inizialmente vanno molto rapide. Nel 1979 alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana vengono condannati perché considerati responsabili dell’attentato. Vanno in carcere, in attesa della condanna d’appello, ed è in carcere che uno di questi, Ermanno Buzzi, viene ucciso da altri due detenuti vicini all’estrema destra. Lo uccidono male: lo strangolano con i lacci delle scarpe, gli schiacciano gli occhi. Ermanno Buzzi era la figura chiave dell’intero processo, e muore non appena viene trasferito nel carcere speciale di Novara, alla vigilia del processo di appello. Che comincia nel 1981 e un anno dopo assolve gli imputati. Un anno dopo ancora, nel 1983, la Cassazione annulla le assoluzioni. Si fa un nuovo processo di appello, quindi, e gli imputati vengono nuovamente assolti. E stavolta la Cassazione conferma le assoluzioni. Siamo nel 1985.

Il secondo processo
Un anno prima era stato aperto un nuovo filone delle indagini, a causa delle rivelazioni di alcuni pentiti. Stavolta il principale imputato è Cesare Ferri, estremista di destra del gruppo di Ordine Nuovo e accusato anche dalla testimonianza di un prete che dice di averlo visto nei paraggi di piazza della Loggia il 28 maggio. Poi l’inchiesta si allarga e coinvolge tutta Ordine Nuovo, la stessa organizzazione neofascista che sarà ritenuta responsabile della strage di piazza Fontana, a Milano. Insieme a Ordine Nuovo è coinvolto anche il cosiddetto gruppo della Fenice, altra organizzazione eversiva. Vanno a processo Cesare Ferri e il suo amico Alessandro Stepanoff, che gli aveva fornito un alibi. Saranno entrambi assolti, prima con formula dubitativa e poi, nel 1989, con formula piena in appello e in Cassazione.

I depistaggi
Le inchieste e le condanne sono complicate perché praticamente si basano solo su parole, testimonianze. Che possono essere contraddittorie, che possono essere ritrattate, che possono sparire. Di prove fattuali ce ne sono pochissime, e non per caso. Per fare l’esempio più clamoroso: due ore dopo la strage qualcuno -- qualcuno che non si riesce a scoprire chi -- impartisce ai pompieri l’ordine di ripulire con le autopompe il luogo dell’esplosione, cancellando tutto. Impronte, oggetti, reperti: tutto. Spariscono dall’ospedale anche i reperti prelevati dai corpi dei morti e dei feriti, che avrebbero potuto dire molto sulla fattura dell’ordigno. Poi c’è il ruolo di Maurizio Tramonte, giovane militante del Movimento Sociale Italiano e di Ordine Nuovo che faceva da informatore per i servizi segreti (lo chiamavano “fonte Tritone”). Le sue rivelazioni e le sue informazioni passate ai servizi segreti saranno fondamentali per l’apertura del terzo processo, anche se finirà lui stesso accusato di aver partecipato alla strage. Il giudice istruttore dirà che questi elementi sono l’ulteriore ”riprova, se mai ve ne fosse bisogno, dell’esistenza e costante operatività di una rete di protezione pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo”.


Il terzo processo
È quello il cui primo grado si è concluso ieri con l’assoluzione per tutti gli imputati: questo vuol dire che comunque non è ancora finita, e ci sarà il ricorso in appello. Gli imputati stavolta sono Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi. Di Maurizio Tramonte abbiamo detto: insieme a Maggi e Zorzi facevano parte di Ordine Nuovo, di cui Rauti era il fondatore. Delfino è un ex generale dei carabinieri, responsabile del nucleo investigativo ai tempi della strage. Giovanni Maifredi all’epoca della strage era un collaboratore dell’allora ministro degli interni Paolo Emilio Taviani. I procuratori avevano chiesto l’ergastolo per tutti gli imputati, con l’accusa di concorso in strage, eccetto che per Pino Rauti, per il quale era stata chiesta l’assoluzione per insufficienza di prove. Sono stati assolti tutti con formula dubitativa, una volta si diceva “insufficienza di prove”. L’impianto accusatorio salta anche perché quattro anni fa uno dei tre pentiti su cui si basava l’indagine, Carlo Digilio, muore a causa di un ictus. E perché l’altro, il Maurizio Tramonte di cui sopra, si rimangia tutto. Nelle veline che lui girava ai servizi segreti si parlava del coinvolgimento di Ordine Nuovo e dei militanti di estrema destra del Veneto, nella strage di Brescia. Il terzo pentito, Maurizio Siciliano, dirà cose molto contraddittorie.

Delfo Zorzi e il bonifico da Finivest
Uno degli imputati, Delfo Zorzi, non vive più in Italia proprio dal 1974, poco dopo la strage di Brescia. Vive in Giappone, fa l’imprenditore, nel 1989 ha ottenuto la cittadinanza e ha cambiato nome. Oggi si chiama Hagen Roi e in ragione della sua cittadinanza giapponese non è estradabile. Durante i processi il suo avvocato è stato Gaetano Pecorella, giurista, deputato, consigliere e noto alleato di Silvio Berlusconi. Nel 2002 Gaetano Pecorella è accusato dalla procura di Brescia di aver pagato Maurizio Siciliano per ottenere una sua ritrattazione. A un certo punto, nel 2005, durante un’indagine che non ha niente a che fare con la strage di Brescia ma riguarda invece la compravendita dei diritti televisivi di Fininvest, i pm di Milano trovano tracce del pagamento di una piccola somma, eseguito da una società riconducibile a Fininvest e diretto a Martino Siciliano. Alla fine, però, i pm non riusciranno a provare l’esistenza di un tentativo di corruzione da parte di Pecorella, che nel 2009 sarà prosciolto dall’accusa.

E quindi
Ci sarà il processo d’appello. Trentasei anni sono già moltissimi, ma bisognerà aspettare ancora prima di chiudere definitivamente il capitolo giudiziario sulla strage di Brescia. Meglio non farsi illusioni, però. La chiave, come molti ripetono sui giornali di oggi, è la nota formula per cui si può condannare un imputato solo se si può dire di ritenerlo colpevole di un dato reato “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Ora, a fronte di una tale impressionante sequenza di depistaggi, cambi di direzione, svolte, testimonianze, sentenze, moltissime di queste contraddittorie tra loro, è molto improbabile che una qualsiasi giuria possa sostenere che gli imputati sono colpevoli al di là di ogni ragionevole dubbio. Resta la verità storica, certo: e la strage di Bresciasi inserisce inequivocabilmente nella lista delle stragi perpetrate dall’estrema destra in Italia negli anni Settanta. Come ha detto ieri Manlio Milani però, presidente dell’Associazione familiari dei caduti di piazza della Loggia, «senza una verità giudiziaria anche quella storica si indebolisce».

mercoledì 17 novembre 2010

UNA LETTERA AL DIRETTORE DEL 16 NOVEMBRE



diamo spazio anche ai nostri lettori ad un commento che un concittadino ha inviato al direttore di Bresciaoggi.


di Dario Zanotti


Gentile direttore.

Leggo un articolo apparso su Bresciaoggi, alla firma di Flavio Marcolini, circa una nuova via a Calcinatello, intitolata: “ Sole Delle Alpi “. Le mie origini Lombarde doc consentono di dire la mia e, incredulo e poco soddisfatto, sono andato in loco ad appurare l’ insegna. Non posso nascondere un leggero rammarico nel constatare questa scelta. Chissà ma mi sarei, piuttosto, aspettato una via intitolata ad uno stimato personaggio locale quale, per esempio, fu l’ex sindaco, Calcinatellese, ing. Pietro Trivella.

A Calcinatello stanno fiorendo molte strade ( e case…) tempo e voglia, fantasia permettendo, per titolare una via ad un personaggio locale, in virtù delle motivazioni di N.Schultz (…appropriazione dei luoghi attraverso il rito di darvi un nome per renderli riconoscibili,densi di significato e appartenenti alla comunità che li vive…), mi auguro possano venire propriamente applicate.

Dimenticavo, il piccolo Abdul, che frequenta la classe di mio figlio, intento a giocare nel piccolo parchetto adiacente alla via in questione, mi si avvicina incuriosito e anche lui osserva e legge la targa, mi dice , con cadenza araba: “ Daharrio, ma “Sole Delle Alpi” , non si scrive con la lettera “D” minuscola?. “Già, certamente, Abdul.” rispondo, “…certamente…ma tu non devi farci caso, … questo fa parte della nostra tradizione!.”.


Calcinatello.

lunedì 15 novembre 2010

SULLA GRU





AI MIGRANTI SULLA GRU
ALLE LORO COMUNITÀ
ALLE AUTORITÀ CITTADINE
ALLA POPOLAZIONE TUTTA

Riflettiamo su quanto sta accadendo a Brescia.

Una città blindata, una città divisa, una città confusa che, sulle scelte che farà, scriverà il
proprio futuro.

Un malessere costante pervade la coscienza di tutti e divide sempre più le persone tra due fronti:
accoglienza e rifiuto.

Nel nostro Paese una legge iniqua ha introdotto il reato di clandestinità, colpendo tanti uomini e

Così come hanno fatto molti nostri padri, molti nostri nonni.

Il malessere ora ha preso forma e diventa considerevole davanti alla gru.

Solo ora che la situazione è divenuta drammatica.

E’ evidente oggi, da quanto accade, che non c’è un pensiero costruttivo sulla migrazione.
Manca la prospettiva e si coltiva l’illusione che la migrazione sia un fenomeno che si ridurrà, fino a cessare, con un efficace controllo del territorio.

Non sarà così.

Ma non è ancora troppo tardi per RIAPRIRE IL DIALOGO , sapendo che ogni autentica lotta – che miri alla giustizia e all’uguaglianza - ha bisogno di durata, di pazienza, ma soprattutto di forza.

Per noi, dell’immensa forza della nonviolenza.

Che non è passività, ma opposizione convinta e attiva all’ingiustizia e alla disuguaglianza.

Vanno individuati obiettivi raggiungibili, occorrono dialogo, coinvolgimento il più ampio possibile degli interlocutori e della cittadinanza, ricerca di mediazioni fondate, di terreni d’incontro.

RICORDIAMO CHI C'È SULLA GRU DA SABATO 30 OTTOBRE NEL CANTIERE DI
PIAZZALE CESARE BATTISTI?

Essere umani, non eroi, vittime di una sanatoria discriminante per categorie che ha privilegiato, per il bisogno delle nostre famiglie: il lavoro domestico e le badanti necessarie al lavoro di cura delle persone che amiamo e ha dimenticato tutto il resto che chiedeva di uscire dal sommerso.

Da un anno e mezzo stiamo manifestando la nostra netta contrarietà al “pacchetto sicurezza” e ai profondi guasti e le terribili ingiustizie che stanno scaturendo dalle politiche discriminatorie di
chi ci sta governando e che sono all’origine di ciò che sta succedendo oggi a Brescia.

SIAMO SULLA STESSA BARCA

SILENZIO.




Un'ora di silenzio
Lunedì 15 NOVEMBRE 2010
A BRESCIA
in via S. Faustino ( vicino alla chiesa)

dalle 18 alle 19
SIAMO IN SILENZIO

per un momento di riflessione;
per disporci all'ascolto e all’accoglienza;
per ridare significato alle parole.

Partecipa anche tu al silenzio del cerchio
Entra e condividi con noi questo momento.

L’ora del silenzio si tiene ogni primo mercoledì del mese e sarà, per i prossimi mesi,insieme al digiuno, l’iniziativa che porteremo avanti per riflettere sulle scelte politiche fatte per profughi e migranti.

Movimento Nonviolento
Via Milano,65 - 25126 BRESCIA
Tel . 030 3229343
movimentononviolento.bs@alice.it
http://sites.google.com/site/siamosullastessabarca/

PER DIRE SI
all' uguaglianza di diritti per tutte le persone "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (Art. 3 della
Costituzione della Repubblica Italiana);
alla libertà di accoglienza per bambini, donne e uomini; alla fratellanza fra popoli e culture.

PER DIRE NO
ai respingimenti in mare; alla criminalizzazione di chi fugge dalla
guerra, dalla fame e dalla miseria; al pregiudizio di chi vede nello
straniero solo un pericolo, un nemico.
allo sfruttamento della clandestinità

sabato 13 novembre 2010

RENATO CURCIO A PONTE SAN MARCO



In anni lontani è stato l’uomo simbolo del terrorismo rosso nel nostro paese, ma da tempo si è rifatto una esistenza ispirata a ben altri valori, lavorando all’interno delle carceri alla studio e alla valorizzazione della vita dei detenuti, esperienza sociologica che Renato Curcio racconterà personalmente sabato 20 novembre a Ponte San Marco in apertura del convegno "Carceri e dispositivi di controllo sociale", organizzato dal Gruppo libertario Spartaco.

“Nel corso della serata – spiega il portavoce del collettivo Mario Carleschi - affronteremo la terribile condizione dei detenuti nelle carceri, negli istituti psichiatrici, nei centri di espulsione per migranti e nelle comunità dei ‘disadattati’, e in generale la costante violazione dei diritti dei più deboli e poveri”.

69 anni, Curcio è noto in tutta Italia per avere fondato e diretto in clandestinità le Brigate Rosse fino al ‘76 anno del suo secondo arresto. Grande scalpore suscitarono le sue parole il 10 maggio 1978, il giorno dopo l'omicidio seguito al rapimento di Aldo Moro alla caserma Lamarmora di Torino, dove si celebrava il processo ad alcuni dei capi storici della formazione terrorista; in quell’occasione intervenne in aula sostenendo che "l'atto di giustizia rivoluzionaria esercitato dalle Brigate Rosse nei confronti del criminale politico Aldo Moro è il più alto atto di umanità possibile per i proletari comunisti e rivoluzionari, in questa società divisa in classi".

Nel ‘90 ha fondato in prigione la casa editriceSensibili alle foglie, una cooperativa di solidarietà sociale cui è l'attuale direttore editoriale. Scarcerato nel ’98, da allora ha pubblicato diversi volumi sul mondo del lavoro, sulla condizione carceraria, sugli internati nei manicomi giudiziari e portatori di handicap.

L’appuntamento con lui è alle ore 17 nella sala civica di Piazza della Preistoria. Informazioni ulteriori si possono acquisire telefonando al n. 338.4721505.

venerdì 5 novembre 2010

SAN PRECARIO




"Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttivita' e profittabilita'".

Non sono parole del segretario del partito comunista per la rivoluzione armata immanente, ma quanto ha affermato il Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, nella Lectio magistralis tenuta alla Facolta' di Economia "G. Fua'" di Ancona.