La
notizia che il capannone sequestrato dai carabinieri a Ponte San
Marco nei giorni scorsi per per la presenza di lavoratori cinesi in nero sfruttati e immigrati clandestinamente sarebbe di proprietà della famiglia di
Alberto Bertagna, segretario provinciale della Lega e assessore del
comune di Calcinato, ha spinto ieri "Calcinato In-Patto 2.0", il gruppo consiliare di
minoranza, a presentare sulla vicenda una
interrogazione a risposta scritta al sindaco Nicoletta Maestri.
“Considerato
che la proprietà dell’immobile risulta essere del padre
dell’assessore al commercio e attività produttive” i consiglieri
Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro
Moratti Freschi e Annamaria Pennati rilevano come sia “normale prassi
che il locatore verifichi periodicamente le condizioni dell’immobile
e l’attività ivi esercitata. Tanto più, considerata l'identità
dei locatari, l’attività dichiarata, i precedenti casi di
illegalità accertati nella stessa zona e in situazioni analoghe”.
“La
particolare sensibilità dell’assessore nei confronti
degli immigrati e clandestini - secondo i firmatari - avrebbe dovuto
richiedere un po’ più di prudenza e di controlli”.
Pertanto
essi chiedono “la verifica della regolarità edilizia del capannone
in questione e l’esplicito raffronto con la situazione attuale, la
destinazione d’uso assentita, l’esistenza e le conformità del
certificato di agibilità alle pratiche edilizie, una relazione del
responsabile dell’Area Tecnica al consiglio comunale”.
“Bertagna,
già vicesindaco e attuale segretario provinciale della Lega, alle
ultime elezioni amministrative ha raccolto ben 418 preferenze”
dichiara il capogruppo Corsini presentando l'iniziativa alla stampa.
“Esprimiamo
preoccupazione - sottolinea - per il ripetersi sul territorio
calcinatese delle medesime spiacevoli situazioni: cittadini
stranieri, di cui alcuni clandestini, che vivono e lavorano senza
tutele e, probabilmente, oltre il limite dello sfruttamento, in
capannoni che a detta dell’assessore erano dati in locazione ad uso
deposito e che per tale utilizzo sarebbero a norma. Preoccupazione
per non aver visto sul nostro territorio almeno metà dell’attenzione
che una certa parte politica ha dedicato e dedica, anche sulle reti
sociali, alle navi delle ong mentre si ripetono quotidiani sbarchi ad
opera di piccoli trafficanti di vite che attraversano il
Mediterraneo”.
“È
mai
possibile - si chiede Corsini - che lavoratori che vivono in un
capannone praticamente a ridosso del centro abitato e di una arteria
di comunicazione molto trafficata non vengano attenzionati dagli
agenti che controllano il territorio? C'erano
oltre trenta postazioni di lavoro in quel capannone e, fatto salvo
che gli operai che vi lavoravano, trascorressero anche il resto della
loro giornata, vogliamo sperare anche non la notte, nell'immobile, un
qualche movimento strano si sarebbe potuto rilevare”.
“Se
è pur vero che con la locazione si cede l'utilizzo e non la
proprietà e che le responsabilità del proprietario dell’immobile
vanno distinte da quelle dei locatari, per i quali la stampa ha
parlato di reati quali caporalato, lavoro nero, clandestinità e
irregolarità in materia di sicurezza e salubrità dei luoghi di
lavoro - conclude - ci si chiede perché l'assessore, già purtroppo
incorso in analoghe situazioni spiacevoli, non abbia attenzionato in
modo particolare i propri capannoni”.