venerdì 22 novembre 2019

Caporalato a Ponte San Marco in un posto impensabile

La notizia che il capannone sequestrato dai carabinieri a Ponte San Marco nei giorni scorsi per per la presenza di lavoratori cinesi in nero sfruttati e immigrati clandestinamente sarebbe di proprietà della famiglia di Alberto Bertagna, segretario provinciale della Lega e assessore del comune di Calcinato, ha spinto ieri "Calcinato In-Patto 2.0", il gruppo consiliare di minoranza, a presentare sulla vicenda una interrogazione a risposta scritta al sindaco Nicoletta Maestri.
“Considerato che la proprietà dell’immobile risulta essere del padre dell’assessore al commercio e attività produttive” i consiglieri Vincenza Corsini, Vania Gobbetto, Laura Maffazioli, Alessandro Moratti Freschi e Annamaria Pennati rilevano come sia “normale prassi che il locatore verifichi periodicamente le condizioni dell’immobile e l’attività ivi esercitata. Tanto più, considerata l'identità dei locatari, l’attività dichiarata, i precedenti casi di illegalità accertati nella stessa zona e in situazioni analoghe”.
“La particolare sensibilità dell’assessore nei confronti degli immigrati e clandestini - secondo i firmatari - avrebbe dovuto richiedere un po’ più di prudenza e di controlli”.
Pertanto essi chiedono “la verifica della regolarità edilizia del capannone in questione e l’esplicito raffronto con la situazione attuale, la destinazione d’uso assentita, l’esistenza e le conformità del certificato di agibilità alle pratiche edilizie, una relazione del responsabile dell’Area Tecnica al consiglio comunale”.
Bertagna, già vicesindaco e attuale segretario provinciale della Lega, alle ultime elezioni amministrative ha raccolto ben 418 preferenze” dichiara il capogruppo Corsini presentando l'iniziativa alla stampa.
“Esprimiamo preoccupazione - sottolinea - per il ripetersi sul territorio calcinatese delle medesime spiacevoli situazioni: cittadini stranieri, di cui alcuni clandestini, che vivono e lavorano senza tutele e, probabilmente, oltre il limite dello sfruttamento, in capannoni che a detta dell’assessore erano dati in locazione ad uso deposito e che per tale utilizzo sarebbero a norma. Preoccupazione per non aver visto sul nostro territorio almeno metà dell’attenzione che una certa parte politica ha dedicato e dedica, anche sulle reti sociali, alle navi delle ong mentre si ripetono quotidiani sbarchi ad opera di piccoli trafficanti di vite che attraversano il Mediterraneo”.
È mai possibile - si chiede Corsini - che lavoratori che vivono in un capannone praticamente a ridosso del centro abitato e di una arteria di comunicazione molto trafficata non vengano attenzionati dagli agenti che controllano il territorio? C'erano oltre trenta postazioni di lavoro in quel capannone e, fatto salvo che gli operai che vi lavoravano, trascorressero anche il resto della loro giornata, vogliamo sperare anche non la notte, nell'immobile, un qualche movimento strano si sarebbe potuto rilevare”.
“Se è pur vero che con la locazione si cede l'utilizzo e non la proprietà e che le responsabilità del proprietario dell’immobile vanno distinte da quelle dei locatari, per i quali la stampa ha parlato di reati quali caporalato, lavoro nero, clandestinità e irregolarità in materia di sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro - conclude - ci si chiede perché l'assessore, già purtroppo incorso in analoghe situazioni spiacevoli, non abbia attenzionato in modo particolare i propri capannoni”.

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