giovedì 30 novembre 2017

No Tav: esposto alla Corte dei Conti

Sabato 2 dicembre alle ore 11:30 presso la Sala della Biblioteca, piazzetta Catullo, 4 a Peschiera del Garda il Coordinamento No Tav Brescia-Verona convoca una conferenza stampa per presentare con l’avv. Fausto Scappini l’esposto alla Corte dei Conti che abbiamo notificato relativamente al progetto AV/AC Brescia-Verona. Il progetto è al vaglio della Corte dei Conti proprio in questi giorni e noi auspichiamo che la Corte tenga conto dei gravi elementi che incidono negativamente sull’economicità dell’opera sia in termini di costi che in termini di benefici potenzialmente raggiungibili. Riportiamo qui uno stralcio dell’esposto con i punti essenziali che abbiamo sollevato: “Come risulta dal verbale della seduta del 15 dicembre 2016 dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il progetto contestato è talmente inadeguato, anche in materia di sicurezza delle opere e di obsolescenza delle normative utilizzate per la redazione del progetto, da aver ottenuto il parere negativo dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ha aspramente criticato la progettazione nonché l’inadeguatezza, anche tecnica, delle soluzioni adottate in base a della normativa ampiamente superata ed ha invitato il Governo a rivedere completamente il progetto Lo stesso Governo, con il Documento di Programmazione Economica (deliberato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile 2017) ha disposto la revisione del progetto (  project review  ) della tratta AV/AV Brescia – Verona (quantomeno per lo shunt di Brescia) nonché la sua sottoposizione all’analisi costi – benefici . Il progetto della tratta Brescia – Verona risulta ormai completamente stravolto rispetto al progetto originario, ma, grazie ad interpretazioni legislative a dir poco forzate, a provvedimenti derogatori approvati ad hoc, ed alla “abnormità” del sistema di realizzazione dei lavori pubblici per lotti costruttivi non funzionali, si è pervenuti all’approvazione del progetto definitivo contenente la dichiarazione di pubblica utilità, oltre il quale sarà difficile tornare indietro senza un grandissimo spreco di denaro pubblico. [...] La sensazione evidentissima che si ricava dall’approfondimento delle questioni direttamente o indirettamente connesse alla progettazione dell’Alta Velocità è quella di una situazione in cui ha avuto importanza solamente l’aspetto economico (scegliendo il progetto in assoluto più dispendioso) ed invece non sembra essere stata adeguatamente valutata la situazione ambientale ed economica del territorio (turismo, agricoltura ecc.), nè sembra essere stata comparata la situazione ambientale con le esigenze da perseguire con la tratta ferroviaria, anche a livello di valutazione degli interessi prevalenti né, infine, sembrano essere state valutate soluzioni alternative praticabili e rispondenti a ciò che chiede l’Europa. Il parere della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale espresso il 28 agosto 2003 non ha neppure preso in considerazione l’opzione zero e le opzioni alternative perché, nonostante la realizzazione della linea ferroviaria comporti gravi ripercussioni sul territorio, vi sarebbe una “limitata gravità degli impatti” con la “possibilità di limitazione dei medesimi” e tutto questo consentirebbe di escludere “la necessità di approfondire lo studio della c.d. alternativa 0” nonché la necessità di escludere le opzioni alternative. Laddove il Governo Locale (Friuli Venezia Giulia) ha ritenuto troppo impattante sul territorio la linea a 300 km/h è stata scelta una tipologia (ammodernamento della linea tradizionale e tratta a 200 km/h) assai meno costosa e meno impattante. La stessa modifica del tracciato approvata con il progetto definitivo, che ha eliminato lo schunt di Montichiari, dimostra che gli obbiettivi di ammodernamento potevano essere ottenuti anche con studi diversi e molto meno dispendiosi. E’ bene ricordare inoltre che per la conformazione stessa del territorio e per la vicinanza delle fermate di sosta progettate quest’alta velocità non sarà mai nemmeno in grado di raggiungere le velocità ipotizzate. Da ultimo sembra utile ricordare al Giudice Contabile, dal momento che la situazione non è ancora irreversibile, che riguardo i costi dell’opera, nel primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue (relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 03/02/2014) si può leggere: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della ParigiLione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”  .  La nostra posizione riguardo questo progetto non cambia e proseguiamo determinati nella richiesta del rispetto delle leggi e delle normative, di cui le grandi opere non posso e non devono essere esenti, e della tutela dei cittadini che troppo ignari, con le proprie tasse, finanziano quest’enorme speculazione italiana.
Coordinamento No Tav Brescia-Verona

martedì 28 novembre 2017

Tav: dopo un quarto di secolo, ci siamo?

Stando alle notizie pubblicate dalla stampa locale in questi giorni, a 25 anni dalla prima volta che ne abbiamo sentito parlare, sembra che stavolta il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona stia per diventare realtà.
Per ora è all'esame della Corte dei Conti, che deve dare il via libera per gli espropri delle aree, la cantierizzazione e i lavori veri e propri, i quali dovrebbero durare 87 mesi, per un costo di 2.499 milioni di euro. 
La Corte ha aperto l'istruttoria per il «controllo preventivo di legittimità», logica conseguenza dela delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica, che il 10 luglio scorso ha varato il progetto definitivo della nuova linea. 
Quando la Corte dei Conti avrà finto il suo lavoro, l'atto potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi diventerà legge in 15 giorni. Nella più rosea (per lorsignori) previsione, i cantieri apriranno entro fine gennaio, a partire dal lotto funzionale relativo alla galleria di 7,7 chilometri fra Lonato e Desenzano, appartenente alla prima «tratta funzionale» che va dal «Lotto Brescia-Est» a Mazzano fino al «nodo di Verona escluso».
La tratta da Mazzano fino alle porte di Verona è quella che il Cipe ha finanziato con 1.892 milioni di euro su un totale di 2.499 milioni dell'intera opera.

lunedì 27 novembre 2017

Consiglio comunale: da giovedì tocca a Ennio

Applicando il gruppo consiliare Bene Comune il criterio della rotazione degli eletti, nei giorni scorsi la nostra capogruppo Tiziana Spreafico ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica. 
A prendere il suo posto di consigliere, nella seduta appositamente convocata dal sindaco Marika Legati per giovedì 30 novembre alle ore 20.15 in municipio, sarà Ennio Allegri, già membro di minoranza nelle commissioni comunali per l'ambiente, per la sicurezza e per l'agricoltura. 
67 anni, residente con la famiglia a Calcinatello, Ennio è una figura storica della sinistra in paese: consigliere comunale dal 1985 al 1995 (nel 1986 fu l'unico a votare contro la realizzazione della prima discarica sul nostro territorio, quella per rifiuti solidi urbani in località Antica Idrovora) e poi presidente del consiglio di amministrazione della scuola materna Mazzoleni, ora da qualche anno è in pensione, dopo una vita di lavoro come macchinista ferroviere. 
A lui i nostri miglior auguri di buon lavoro al servizio della comunità.

domenica 26 novembre 2017

Rotazione consiliare: bilancio di un'esperienza

Sono diventata consigliere comunale per Bene Comune senza avere avuto il tempo di pensarci molto e ho iniziato questa esperienza per puro spirito di servizio verso il mio gruppo.
Devo ammettere che è stata un’esperienza positiva sotto vari aspetti: ho conosciuto un po’ più da vicino la macchina amministrativa di un Comune, ho potuto dialogare con cittadini, associazioni, comitati che operano sul territorio e capire, almeno un poco, i problemi delle persone che vivono a Calcinato, ho potuto scambiare idee e riflessioni con persone che, come me, svolgono il compito di fare opposizione e trovare con esse dei punti in comune d’azione.
In questi venti mesi le questioni sul tappeto sono state di notevole importanza: il problema delle molestie olfattive in località Barconi di Calcinatello, il passaggio del Tav sul nostro territorio, la questione di Acque Bresciane e la proposta di referendum provinciale, l’ampliamento della discarica Gedit, tutti argomenti di cui noi di Bene Comune ci siamo sempre occupati con grande passione per il nostro spirito ambientalista.
Io ho cercato di far sentire la nostra voce nelle sedi istituzionali (riunioni dei capigruppo consiliari e dei comitati cittadini, mozioni e interrogazioni consiliari), negli incontri con i comitati, nella partecipazione alle manifestazioni pubbliche di protesta. Mi sono resa conto che lo spazio d’azione per le opposizioni è molto ristretto: la maggioranza può decidere senza il nostro consenso e le sedute dei consigli comunali sono scadute spesso in battibecchi personali. Io ho sempre cercato di agire in coerenza con i miei ideali politici, dicendo no con convinzione quando le proposte erano in conflitto con essi, ma formulando anche proposte condivisibili, come l’utilizzo della stazione di Ponte San Marco da parte del Comune, votata al’unanimità dai consiglieri. Ora lascio ad Ennio Allegri il testimone e gli auguro buon lavoro.

Tiziana Spreafico

venerdì 24 novembre 2017

Rotazione per Bene Comune in consiglio comunale: Tiziana Spreafico si è dimessa

Egregio Signor Sindaco,
applicando il gruppo consiliare Bene Comune il criterio della rotazione degli eletti, rassegno le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale.
Colgo l'occasione per porgere a Lei e a tutti i colleghi i miei migliori auguri di buon lavoro al servizio della comunità.
Cordialmente.
Tiziana Spreafico

mercoledì 22 novembre 2017

Appello per il disarmo atomico

Nella tragica situazione che l'umanità si trova ad affrontare, riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi per valutare i pericoli sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del documento che segue.
Non parliamo, in questa occasione, come appartenenti a questa o a quella nazione, continente o credo, bensì come esseri umani, membri del genere umano, la cui stessa sopravvivenza è ora in pericolo. Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra comunismo e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione a riguardo. Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare.
Tenteremo di non utilizzare parole che facciano appello soltanto a una categoria di persone e non ad altre. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare.
Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: "Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?"
La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all'idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca.
E' fuor di dubbio che in una guerra con bombe all'idrogeno verrebbero distrutte grandi città. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno la peggiore. Se le popolazioni di Londra, New York e Mosca venissero sterminate, nel giro di alcuni secoli il mondo potrebbe comunque riuscire a riprendersi dal colpo. Tuttavia ora sappiamo, soprattutto dopo l'esperimento di Bikini, che le bombe atomiche possono portare gradatamente alla distruzione di zone molto più vaste di quanto si fosse creduto.
Fonti autorevoli hanno dichiarato che oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell'atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. E' stato questo pulviscolo a contaminare i pescatori giapponesi e il loro pescato.
Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell'affermare che una guerra con bombe all'idrogeno avrebbe un'alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana. Si teme che l'impiego di molte bombe all'idrogeno possa portare alla morte universale - morte che sarebbe immediata solo per una minoranza, mentre alla maggior parte degli uomini toccherebbe una lenta agonia dovuta a malattie e disfacimento.
In più occasioni eminenti uomini di scienza ed esperti di strategia militare hanno lanciato l'allarme. Nessuno di loro afferma che il peggio avverrà per certo. Ciò che dicono è che il peggio può accadere e che nessuno può escluderlo. Non ci risulta, per ora, che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano in alcuna misura dal loro orientamento politico e dai loro preconcetti. Dipendono, a quanto emerso dalle nostre ricerche, dalla misura delle loro competenze. E abbiamo riscontrato che i più esperti sono anche i più pessimisti.
Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l'umanità saprà rinunciare alla guerra? E' una scelta con la quale la gente non vuole confrontarsi, poiché abolire la guerra è oltremodo difficile.
Abolire la guerra richiede sgradite limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse ciò che maggiormente ci impedisce di comprendere pienamente la situazione è che la parola "umanità" suona vaga e astratta. Gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti e non solo una generica umanità. Faticano a comprendere che per essi stessi e per i loro cari esiste il pericolo immediato di una mortale agonia. E così credono che le guerre potranno continuare a esserci, a patto che vengano vietate le armi moderne. Ma non è che un'illusione. Gli accordi conclusi in tempo di pace di non utilizzare bombe all'idrogeno non verrebbero più considerati vincolanti in tempo di guerra. Con lo scoppio di un conflitto armato entrambe le parti si metterebbero a fabbricare bombe all'idrogeno, poiché se una parte costruisse bombe e l'altra no, la parte che ha fabbricato le bombe risulterebbe inevitabilmente vittoriosa.
Tuttavia, anche se un accordo alla rinuncia all'armamento nucleare nel quadro di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe la soluzione definitiva del problema, avrebbe nondimeno una sua utilità. In primo luogo, ogni accordo tra Oriente e Occidente è comunque positivo poiché contribuisce a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo, l'abolizione delle armi termonucleari, nel momento in cui ciascuna parte fosse convinta della buona fede dell'altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso come quello di Pearl Harbour, timore che al momento genera in entrambe le parti uno stato di agitazione. Dunque un tale accordo andrebbe accolto con sollievo, quanto meno come un primo passo.
La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. E' questo che vorremmo far capire, tanto all'Oriente quanto all'Occidente.
Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un'estinzione totale.
Invitiamo questo congresso, e per suo tramite gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente mozione:
In considerazione del fatto che in una futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi sono una minaccia alla sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché prendano atto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza li invitiamo a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutte le loro controversie.                               (1955)
Albert Einstein (scienziato), Bertrand Russell (filosofo), Max Born (Premio Nobel per la fisica), Percy W. Bridgman (Premio Nobel per la fisica), Leopold Infeld (Professore di fisica teorica), Frederic Joliot-Curie (Premio Nobel per la chimica), Herman J. Muller, (Premio Nobel per la fisiologia e medicina), Linus Pauling (Premio Nobel per la chimica), Cecil F. Powell (Premio Nobel per la fisica), Jozef Rotblat (Professore di fisica), Hideki Yukawa (Premio Nobel per la fisica)
(Traduzione italiana di Aurelia Martelli)

lunedì 20 novembre 2017

Partita da Ghedi nel pomeriggio la Carovana delle donne per il disarmo nucleare

Mentre come una doccia fredda giungeva la notizia che l'aeroporto militare è destinato a essere ampliato per ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, il movimento per la pace lunedì è tornato a manifestare davanti alla base di Ghedi.
Da qui oggi è partita la Carovana delle donne per il disarmo nucleare, in contemporanea con altri luoghi significativi (Aviano, Livorno, Pisa, Trieste, Firenze, Napoli, dove si trovano basi e porti nucleari), per confluire a Roma l'11 dicembre davanti al Presidente della Repubblica, a cui chiederà di essere ricevuta al Quirinale, il giorno dopo la consegna a Stoccolma il Premio Nobel per la Pace proprio alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
“A Ghedi sono stoccati 20 ordigni, le famigerate bombe B61 destinate ad essere presto sostituite dalle più moderne e distruttive B61/12, maggiormente idonee ad essere montate sui nuovi caccia F35” dichiara Giovanna Pagani, presidente della Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà, sottolineando che “uno degli scopi principali della Carovana è ottenere che l’Italia sottoscriva il bando delle armi nucleari approvato dall’Onu il 7 luglio scorso”.
“Nel contempo - aggiunge - ci impegniamo per la riduzione delle spese militari, in particolare evitando l'acquisto degli F35 e il reimpiego di quelle risorse preziose per la sanità, le pensioni, la messa in sicurezza delle scuole e la lotta alle emergenze sociali”.
“La nostra Campagna - informa - ha ottenuto il sostegno di 234 parlamentari italiani dei più diversi schieramenti, che si sono impegnati a far ratificare dal Governo il trattato approvato all'Onu e disarmare questa e le altre basi nucleari sul territorio nazionale”.
Giovanna conclude giudicando “sconvolgente e insopportabile” la notizia che il ministero della difesa ha pubblicato nei giorni scorsi un bando da 2,5 milioni di euro per la progettazione a Ghedi di nuove strutture militari - hangar di manutenzione, shelter per ospitare i velivoli, magazzini, palazzina di comando - per un preventivo di spesa di oltre 60 milioni di euro”.

venerdì 17 novembre 2017

Lunedì siamo a Ghedi per il disarmo nucleare

Lunedì 20 novembre alle ore 14 saremo a Ghedi, da dove  la Carovana delle donne per il disarmo nucleare si muoverà, contemporaneamente  alle  partenze da altri luoghi significativi (Aviano, Livorno, Pisa, Trieste, Napoli ecc.) dove si trovano basi e porti nucleari), per confluire a Roma il 10 dicembre davanti al Presidente della Repubblica, a cui si chiederà di ricevere una delegazione della Carovana. 
Il 10 dicembre è una data importante perché quel giorno verrà consegnato il premio Nobel per la pace 2017 alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
Perchè da Ghedi? Perchè è una base militare tristemente famosa in quanto da lì sono decollati i Tornado che hanno bombardato l’Iraq e l’Afghanistan e hanno partecipato a “missioni di pace” in molti paesi, fra i quali la Libia, la ex Jugoslavia e la Siria.
A Ghedi, inoltre, sono stoccati 20 ordigni nucleari, le famigerate bombe B61 destinate ad essere presto sostituite dalle maggiormente micidiali B61/12, più idonee ad essere montate sui nuovi caccia F35.
Bisogna anche ricordare che la base di Ghedi dovrebbe essere chiusa ai sensi del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, e che uno degli scopi principali della Carovana è quello di ottenere che l’Italia sottoscriva il bando delle armi nucleari approvato dall’ONU il 7 luglio 2017.
Di questi tempi l’iniziativa della Carovana è quanto mai necessaria se guardiamo ai venti di guerra atomica e ai tanti generali e capi di stato emuli di Stranamore che predicano soluzioni finali.
La Carovana delle donne per il disarmo nucleare è sostenuta in Italia da molte associazioni nonviolente e antimilitariste.
Lunedì l’appuntamento è a Ghedi davanti alla base militare, in via Castenedolo 85, alle ore 14. Interverrà, fra gli altri, Giovanna Pagani, presidente di WILPF (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà).

giovedì 16 novembre 2017

Tav: un vertice stasera in municipio

Stasera alle ore 20.30 nella sala consiliare in municipio a Calcinato è stato convocato dal sindaco Marika Legati un incontro sul progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità, riservato agli assessori, ai capigruppo consiliari, ai membri della commissione urbanistica e lavori pubblici e a un portavoce per ciascuno dei due comitati ambientalisti.
  

venerdì 10 novembre 2017

Festa No Tav a San Martino

IL ccordinamento No Tav Brescia-Verona domenica 12 novembre dalle ore 10:30 alle 19 presso l' agriturismo Armea a San Martino della Battaglia (una delle realtà che verrebbe pesantemente colpita in caso venisse realizzato il progetto di alta velocità ferroviaria) ad una giornata conviviale con il seguente programma:
DALLE ORE 10.30 STAND ENOGATRONOMICO con ingresso-contributo a sostegno delle spese del coordinamento NOTAV Brescia-Verona. - DEGUSTAZIONE VINI di produttori locali, alcuni dei quali potrebbero essere direttamente colpiti dal passaggio del TAV. ASSAGGI BIOLOGICI, LOCALI, EQUI E SOLIDALI, in collaborazione con l'associazione "VERSO IL DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE del BASSO GARDA" e il progetto PICCOLA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
ORE 12:00 MOMENTO INFORMATIVO con i tecnici: il professor ERASMO VENOSI e l'avvocato FAUSTO SCAPPINI, che ci aggiorneranno sulle ultime novità riguardanti il progetto TAV.
ORE 15:00 presentazione con AUTORE del libro BANDITI DELL' ALTA FELICITA'
ORE 17:00 MUSICA E APERITIVO  : musica dal vivo con i "FIGLI UNICI" e aperitivo finale.

martedì 7 novembre 2017

Venerdì c'è il consiglio comunale

Venerdì 10 novembre è convocato in municipio a Calcinato il consiglio comunale. Fra i diversi argomenti posti all'ordine del giorno dal sindaco Marika Legati si segnalano la comunicazione di un prelevamento dal fondo di riserva”, la proposta di “estinzione anticipata di Buoni Ordinari Comunali e conseguente variazione al bilancio di previsione per l'anno in corso”, lo scioglimento della convenzione di Segreteria con il comune di Villanuova sul Clisi e la nomina dei nuovi rappresentanti dei genitori del Comitato di gestione dell'asilo nido comunale Magica Bula.

lunedì 6 novembre 2017

I No Tav richiamano i sindaci

Domani verranno depositate dai Comitati No Tav locali lettere di richiamo ai propri sindaci in merito al progetto Tav Brescia-Verona. Il deposito avverrà nei Comuni di Brescia, Calcinato, Lonato del Garda, Desenzano del Garda, Peschiera del Garda, Castelnuovo, Sona, Sommcampagna, Verona. 
La lettera di richiamo ha l’obbiettivo di mettere i sindaci di fronte alle loro responsabilità in merito alle questioni più gravi relative al progetto Tav Brescia-Verona. In particolare, si richiama al verbale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in data 15 dicembre 2016 Protocollo 44/16, che riporta gravi criticità del progetto TAV riguardanti le norme tecniche di costruzione in zone sismiche riclassificate e sulla compatibilità idraulica dei ponti. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dà pareri obbligatori, ma non vincolanti; ricordiamo però che si tratta del massimo organo pubblico esperto in materie tecniche e che gli elementi evidenziati dovrebbero preoccupare non poco chi abita i territori ed i sindaci che li amministrano in primis. Lo stesso verbale riporta: “… Non sono pertanto state utilizzate le vigenti Norme tecniche per le costruzioni approvate con DM 14/01/2008, e ciò per quanto attiene tutti gli aspetti progettuali, sia ad esempio, quelli riferiti all’azione sismica, sia quelli concernenti la compatibilità idraulica dei ponti”. Ovvero, nel 2014 per redigere il progetto definitivo sono state utilizzate le norme tecniche risalenti al 1996, quando dal 14 settembre 2005 esistono nuove norme tecniche aggiornate approvate con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. E’ quindi lo stesso Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a esprimere forte preoccupazione: “… L’ Assemblea rileva, pertanto che il riferimento ad un quadro normativo non più attuale è tale da comportare non trascurabili effetti sulle condizioni di sicurezza, specie in relazione alla ridefinizione della sismicità di base”. 
Con questa lettera di richiamo si pone inoltre all’attenzione degli amministratori locali la questione dei siti contaminati: nella verifica di ottemperanza i siti contaminati o potenzialmente tali e interferiti dal tracciato sono 40. La situazione ambientale, devastata da discariche legali e non, del territorio bresciano e veronese è ben nota alle cronache. Attraverso questa lettera di richiamo si chiede ai Sindaci della tratta di adempiere concretamente alle funzioni previste per il loro ruolo dalla legge, di tutela della salute e della sicurezza dei propri cittadini e dell’ambiente che li circonda. Nelle scorse settimane sui quotidiani locali Mazzoncini, direttore e amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, sancisce quest’opera così come progettata come “necessaria ai nostri figli” perché l’interesse comune è “pensare al futuro”. Ed ancora, 19 Sindaci della tratta con Mottinelli, presidente della provincia di Brescia, insieme a Governo e RFI, dichiarano l’opera prioritaria per la Provincia ponendo la massima attenzione alle “compensazioni per i comuni come Montichiari che hanno avuto opere propedeutiche al vecchio tracciato” e che ora si trovano esclusi dal progetto. Altri sindaci ancora, con capofila il sindaco di Desenzano Malinverno, dichiarano di non voler proseguire con i ricorsi legali se le mitigazioni concordate per i siti critici del Lavagnone e il Santuario del Frassino fossero confermate nel progetto. Com’è possibile che le criticità espresse dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non vengano minimamente prese in considerazione e si dichiari quest’opera cosi come progettata “necessaria per i nostri figli”? Questa lettera di richiamo ha l’obbiettivo di far assumere concretamente le proprie responsabilità ai Primi Cittadini sulle conseguenze che quest’opera avrà sul territorio, sulla salute e sulla vita di chi vive queste zone. I mezzi per continuare ad opporsi al Tav ci sono, non farlo è una scelta e come ogni scelta avrà delle conseguenze di cui dovranno rispondere. 
Il richiamo verrà inviato inoltre a tutte le principali Autorità:  al Presidente del  Senato, alla Presidente della Camera, al Ministro dei Trasporti, al Ministro dell’Ambiente, al Ministro della Economia e Finanze, al DIPE, al Segretario del CIPE, al Ministro Luca Lotti, al Presidente della Commissione Ambiente della Camera, al Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, ai Capigruppo dei partiti rappresentati in Parlamento, al Presidente della Commissione Speciale VIA/VAS, al Presidente della Regione Lombardia e Veneto, ai Presidenti delle Commissioni Via /Vas delle Regioni Lombardia e Veneto, ai Capigruppo dei partiti politici rappresentati in Regione Lombardia e Regione Veneto.

domenica 5 novembre 2017

Domani sera assemblea di Bene Comune

Domani alle ore 20.30 Bene Comune organizza una assemblea pubblica nella sala civica Morelli in Piazza della Repubblica a Calcinato.
Fra gli argomenti in discussione le novità dal consiglio comunale, le diverse emergenze ambientali sul territorio e aggiornamenti sulla nuova linea ferroviaria ad alta velocità, opera pubblica che, preannunciata da più voci da ben 25 anni, sembrerebbe destinata ad aprire i cantieri nel 2018, benché a utt'oggi il progetto definitivo approvato a luglio risulti privo di una valutazione di impatto ambientale aggiornata, del necessario adeguamento alle norme antisismiche attuali, di uno studio sul rapporto fra costi e benefici, di una valutazione della situazione odierna su di una tratta dove le linee ferroviarie corrono sottoutilizzate da anni.

venerdì 3 novembre 2017

Stasera teatro antimilitarista a Montichiari

Stasera alle ore 21 al Teatro Bonoris di Montichiari la compagnia Philippe Ragödie presenta lo spettacolo antimilitarista "Come chi non sa", commedia semitragica diretta da Giulia Cailotto che recita in scena insieme ad Andreapietro Anselmi, accompagnata alla fisarmonica dal maestro Dario Righetti.  
Dedicato al dramma della Grande Guerra, lo spettacolo spazia dalle grandi decisioni politiche agli intimi drammi della gente comune, dal racconto della Storia alla storia degli umili, in una sarcastica ma puntuale narrazione accompagnata da musiche e canzoni. 
Ironico e didattico, diviso in quadri narrativi, fra citazioni da Boris Vian e le canzoni di Fabrizio De André, il racconto si sofferma sulla storia particolare di un'immaginaria ma verosimile famiglia  veneta, all'indomani della disfatta di Caporetto del 1917 e di un capitolo spesso dimenticato della storia del territorio, il fenomeno degli "orfani dei vivi". L'ingresso è gratuito.

giovedì 2 novembre 2017

PPP

Oggi 42 anni fa veniva ucciso Pier Paolo Pasolini, che verso la fine della sua vita ci consegnava pensieri come questo:
"La non-violenza è l’acme ideale di una concezione razionale della realtà. Se ogni forma del pensiero ha bisogno, nell’atto pratico, di una manifestazione concreta e basata quindi sul sentimento e la persuasione, la non-violenza è l’atteggiamento sentimentale e persuasivo di chi è totalmente fuori da ogni conformismo, di chi si è totalmente “liberato” attraverso gli strumenti della ragione e della cultura."

mercoledì 1 novembre 2017

4 novembre: non festa, ma lutto

A 99 anni dalla fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale anche a Calcinato, ricorderemo non la festa, ma il lutto per quello spaventoso massacro che insanguinò l'Europa.
 Come ogni anno pressioni vengono fatte, anche in sedi istituzionali, per infoltire le sempre più scarne presenze alle celebrazioni patriottarde che con riti stantii celebrano la Vittoria. Vittoria di chi? Dei nostri 650mila poveri morti in battaglia? Del milione che tornò a casa mutilato o ferito?
 Chi volle la prima guerra mondiale fu un mascalzone. Chi la festeggia oggi è un ignorante. Ci chiediamo da tempo come mai i libri scolastici disapprovino questa guerra, mentre le istituzioni al contrario la celebrano in piazza. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica nazionalista.
 Nel ricordo e nel nome di tutte le vittime, noi riaffermeremo il dovere di opporsi alla guerra e alle uccisioni, il dovere di salvare le vite.
 Per la pace, il disarmo e la nonviolenza, ricordando ancora una volta che vi è una sola umanità.