mercoledì 25 maggio 2022

Genova per noi

Leggere Genova per noi - libro curato dallo storico Carlo Susara e pubblicato dalle edizioni PresentArtSì (140 pagine, 16 euro) - consente di constatare l’epocale arretramento antropologico subito dalla società italiana negli ultimi vent’anni, precipitato sotto gli occhi di tutti in questi tre mesi di orrenda carneficina fratricida in Ucraina.
“A vent’anni dal G8 due sezioni dell’Anpi (Lonato e Castiglione) hanno avvertito l’esigenza di raccontare quei giorni e i mutamenti che essi produssero nella mente e nella vita di un gruppo di cittadini ritrovatisi a condividere un pullman partito dal Garda nel 2001 per andare a Genova a manifestare” spiega il curatore.
E quindi “abbiamo rintracciato chi era su quel pullman per mettere a confronto i sogni e gli ideali di allora con quelli di oggi: cosa è cambiato? Cosa è rimasto uguale?”.
Ne è uscita una variegata serie di contributi di persone ancora oggi quasi tutte impegnate a vario titolo nella propria realtà sociale, accompagnati da fotografie inedite di quella straordinaria mobilitazione popolare. Tra di esse si segnalano quelle di Massimo Ghiacci (musicista dei Modena City Ramblers), Silvia Spera (sindacalista bresciana ora impegnata a Roma nella Cgil nazionale), Lucio Pedroni (presidente provinciale dell’Anpi), Gianluca Foglia (autore teatrale e disegnatore), Luca Cremonesi (editore e saggista), Fiorenzo Bertocchi (segretario provinciale di Rifondazione Comunista), Alessandro Domenighini (il compianto ex sindaco di Malegno), Claudio Morselli (portavoce del Movimento Nonviolento), Giovanni Battista Ruzzenenti (per tre volte sindaco di Medole), Franco Stuani (indefesso Hoffnungsträger gardesano), oltre allo stesso Susara.
“Il G8 del 2001 - ricorda lo studioso - non è stata l’unica ferita inferta alla Costituzione. Poi ci son stati i centri di detenzione per i migranti, la mancata redistribuzione economica, i brevetti farmaceutici, l’incremento della spesa militare a scapito di quella sociale, l'accentramento delle ricchezze”.
“Fermarsi alla commemorazione - osserva - serve a poco; quegli ideali, giornate, proposte devono invece servire per interrogarci su quale direzione debbano prendere il nostro impegno e le nostre azioni”.

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