mercoledì 18 novembre 2020

L'anno dell'attenzione

Piuttosto che invocare chissà quale trasformazione, ognuno di noi può ingentilire il mondo, piuttosto che biasimarlo. Biasimare il mondo è un esercizio molto facile, trovare il difetto, il guasto è molto facile È più difficile, anche in modo silenzioso, anonimo, prendersi cura di un piccolo pezzo di mondo. In questo modo si cambia veramente il mondo, perché io credo che noi non dobbiamo consegnarci all’impotenza.
Ogni individuo è centro e in realtà è questa la vera sacralità: l’attenzione alla vita ordinaria, alle cose ordinarie, l’attenzione al minimo e al minore. Sembrano cose che non nota nessuno, ma poi perché non le nota nessuno sono le cose che, in realtà, cambiano il mondo. Il resto è tutta schiuma, è tutta superficie, sono tutti effetti speciali, che poi alla fine lasciano le cose come erano. Invece, questi piccoli gesti fanno delle mutazioni, piccolissime, ma durature. Io voglio credere che la bontà c’è ancora, che è semplicemente un po’ disoccupata; che i buoni ci sono ancora, ma sono attori non protagonisti.
Bisogna invogliare i buoni a federarsi, a essere più visibili e, quindi, a prendere fiducia reciprocamente. Uno dei problemi della bontà è la luce che è circondata dal buio: queste piccole fiammelle di luce rischiano di spegnersi per sfiducia, per scoramento. Dobbiamo federare le nostre luci.
Franco Arminio, in Ccdc, Riflessioni per tempi incerti, Festina Lente, 2020. 

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