Il 22 ottobre
in Lombardia e in Veneto ci sarà un referendum consultivo per
l’autonomia. Questo il testo della domanda che gli elettori troveranno
sulla scheda, a cui dovranno rispondere Sì o No. «Volete voi che la
Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro
dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie
per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e
condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e
per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della
Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale
procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?». Il suddetto
referendum non produrrà nessun effetto nell’ordinamento giuridico sia
che vinca il Sì o il No. Una consultazione inutile e demagogica.
Nell’intenzione dei due presidenti di Regione, Maroni e Zaia, dovrebbe
essere una sorta di legittimazione con cui andare a Roma a chiedere
maggiore autonomia. Non certo «l’autonomia» delle Ragioni a statuto
speciale, come qualcuno vorrebbe far intendere, la cui istituzione
necessita di una legge di modifica della Costituzione ai sensi dell’art.
138 della stessa. L’ambito autonomistico è quello previsto dall’art.
116 comma terzo Costituzione, che riguarda competenze determinate, come
recita la domanda referendaria. Questo il testo del terzo comma art.
116: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti
le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie
indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l),
limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s),
possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su
iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel
rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata
dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa
fra lo Stato e la Regione interessata». Detta norma non necessita di
alcuna legittimazione popolare, quindi i due amministratori potevano
attivare le procedure necessarie per ottenere maggiore autonomia nelle
forme previste dal sopraccitato articolo. Il referendum avrà, solo in
Lombardia, un costo di circa cinquanta milioni di euro. Soldi pubblici
spesi per uno spot elettorale a favore dei due presidenti e della Lega
in vista delle scadenze amministrative regionali e nazionali.
Stefano Pazzaglia
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