lunedì 9 ottobre 2017

Il referendum del 22? Soldi buttati

Il 22 ottobre in Lombardia e in Veneto ci sarà un referendum consultivo per l’autonomia. Questo il testo della domanda che gli elettori troveranno sulla scheda, a cui dovranno rispondere Sì o No. «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?». Il suddetto referendum non produrrà nessun effetto nell’ordinamento giuridico sia che vinca il Sì o il No. Una consultazione inutile e demagogica. Nell’intenzione dei due presidenti di Regione, Maroni e Zaia, dovrebbe essere una sorta di legittimazione con cui andare a Roma a chiedere maggiore autonomia. Non certo «l’autonomia» delle Ragioni a statuto speciale, come qualcuno vorrebbe far intendere, la cui istituzione necessita di una legge di modifica della Costituzione ai sensi dell’art. 138 della stessa. L’ambito autonomistico è quello previsto dall’art. 116 comma terzo Costituzione, che riguarda competenze determinate, come recita la domanda referendaria. Questo il testo del terzo comma art. 116: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Detta norma non necessita di alcuna legittimazione popolare, quindi i due amministratori potevano attivare le procedure necessarie per ottenere maggiore autonomia nelle forme previste dal sopraccitato articolo. Il referendum avrà, solo in Lombardia, un costo di circa cinquanta milioni di euro. Soldi pubblici spesi per uno spot elettorale a favore dei due presidenti e della Lega in vista delle scadenze amministrative regionali e nazionali.                                                                  
Stefano Pazzaglia

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