domenica 3 aprile 2022

Stop the war now: conclusa l'operazione di pace

Rientrano domani a Brescia i due compagni che hanno partecipato alla spedizione umanitaria “Stop the war now” a Leopoli, dove si sono recati oltre 65 automezzi con 220 persone, per iniziativa di una novantina di associazioni, fra cui Comunità Papa Giovanni XXIII, il Movimento Nonviolento, la Rete Disarmo, la Focsiv, Pax Christi, Arci, Libera, Cgil, Nuovi Orizzonti, Mediterranea Saving Humans e Legambiente.
Lunga un km, la carovana ha distribuito più di 20 tonnellate di materiali fra generi alimentari e medicinali (di cui molta parte acquistata, per un valore di oltre 500 mila euro) e ha caricato per il ritorno quasi 300 rifugiati, per lo più persone in stato di fragilità come mamme con i loro bambini, anziani e disabili, tutti in fuga dalla guerra.
Partiti da Gorizia venerdì, Pedro Bonometti e Cristiana Manenti, entrambi dell’associazione Mediterranea, dopo più di mille km di pioggia e neve, varcato a Medyka il confine fra Polonia e Ucraina, erano giunti sabato con i compagni a Leopoli, una splendida città che ha un centro storico patrimonio dell'umanità Unesco ma che da un mese vive sospesa tra la vita e la morte.
“In mattinata - racconta Cristiana - abbiamo consegnato i beni alle associazioni che assistono gli sfollati, poi siamo sfilati in un corteo silenzioso per il centro, con striscioni bianchi e senza simboli vistosi per non attirare l’attenzione e diventare bersagli. Al termine del corteo hanno preso la parola le diverse organizzazioni pacifiste per chiedere l’immediata fine delle ostilità (la barba di Pedro Bonometti ha fatto il giro delle tv perché era lui a reggere lo striscione principale – nda), mentre nel pomeriggio c’è stata una sfilata dei gruppi religiosi alla presenza del nostro ambasciatore Pier Francesco Zazo”.
“La tensione in città è evidente - sottolinea – anche se la gente ci è parsa molto accogliente. Nei pressi della stazione, davanti a una mensa per i poveri, mi è capitato di incontrare un signore che, avendo capito che non parlavo la sua lingua, è subito andato a cercare qualcuno che parlasse inglese, il quale mi ha chiesto se io avessi bisogno di aiuto”.
Verso le 18 le sirene d’allarme sono risuonate a più riprese costringendo anche i due pacifisti bresciani a rifugiarsi nella hall della stazione, visto che i bunker antiaerei erano sovraffollati. “Qui capita ogni giorno, ormai da oltre un mese come in tutta l’Ucraina” osserva.
Domenica la giornata più impegnativa. Brusco risveglio alle 4 e mezza al suono delle sirene e poi il viaggio di ritorno. “Alle 11 parte della carovana è stata bloccata al varco di Korczowa, sul confine con la Polonia, dalle autorità militari ucraine, poiché in mezzo a centinaia di cittadini ucraini provenienti soprattutto da Mariupol e Donetsk, città ormai distrutte dalla guerra, sul van di Mediterranea Saving Humans hanno identificato fra i volontari italiani un uomo di 58 anni con doppio passaporto - italiano e ucraino - residente in Veneto da oltre 30 anni e tornato nel suo paese natale per il funerale: rischia un accusa di diserzione pur essendo residente in Italia dagli anni ‘90”.
Dopo cinque ore di stop, al confine resta solo il van con il volontario trattenuto per chiarimenti dalle autorità con un team di Mediterranea, gli altri vengono fatti passare in Polonia.
Cristiana e Pedro guideranno tutta la notte. Hanno a bordo due giovani mamme ciascuna con il loro figlio: lunedì saranno al sicuro in Italia.

Nessun commento:

Posta un commento