Ci giunge in queste ore la triste notizia della scomparsa, avvenuta ieri alla Casa di Riposo di Bedizzole, del partigiano Aldo Giacomini, che molti calcinatesi ricorderanno come l'anziana ed esperta guida sui sentieri della Resistenza bresciana nelle escursioni organizzate dalla Associazione Genitori per il 25 aprile.
Nato nel 1925 a Campione del Garda, dove il padre socialista si era trasferito da Belprato con la famiglia per mettersi al riparo dalle ritorsioni dei fascisti valsabbini, “el rebélo” era una figura leggendaria. A 18 anni disertò la chiamata alle armi dei repubblichini e, spinto da un giovanile desiderio di libertà, si nascose con due amici sui monti di Provaglio Valsabbia per tirar sassi e qualche fucilata, patendo per lunghe settimane la fame e il freddo dell’inverno del 1943. Ricevuto il consiglio di allontanarsi dalla zona dove si era distinto per la sua coraggiosa opposizione agli invasori, nella primavera del 1944 scese nelle vicinanze di Brescia e, munito di falsi documenti di lavoratore dell’organizzazione tedesca Todt, entrò nel gruppo mobile della Brigata Fiamme Verdi “X Giornate”, una struttura agile e ardita la cui attività consisteva in attentati, sabotaggi e quelle che lui chiama "beffe ai nemici": recuperi di armi e munizioni, mezzi di trasporto, indumenti e viveri. Fino al 25 aprile protagonista di una sorta di guerriglia, a bassa intensità ma costante e pungente, che sfiancava con azioni di disturbo i nazifascisti. Dopo la liberazione della città, il 9 maggio 1945 fu tra i primi a consegnare le armi alle autorità.
Nel dopoguerra lavorò come operaio in fabbrica. Ereditata dal padre alpino e comandante partigiano la passione per la montagna e lo sci, la trasmise ai giovani preparando negli anni ’60 e ’70 la loro formazione sportiva. Degli anni ‘70 la sua idea di realizzare itinerari dove avevano operato i partigiani. Con gli amici del Cai e di altri gruppi costituì il Gruppo operativo volontario dei sentieri della Resistenza bresciana che, dal 1982 al 2004, tracciò circa 500 km di percorsi fra montagne e pianura, un vero e proprio museo all'aperto. L’idea di far incontrare memoria storica, osservazioni naturalistiche e geologiche, tradizioni locali, passione per l’escursionismo costituì anche un opportunità economica per i paesi di montagna. Sciolto il gruppo, dal 2006 la manutenzione dei sentieri è affidata alla buona volontà di singoli, gruppi ed enti locali.
Di spirito arguto e vivace, fino all'ultimo son brillati nello sguardo di questo impavido “ribelle per amore” l'ironia e il disincanto di chi ha trascorso un'esistenza intera a ricordare ai vecchi e ai giovani che “la libertà è costata cara molto, tenetela da conto”.
La camera mortuaria è allestita agli Spedali Civili di Brescia. I funerali si svolgeranno mercoledì 3 gennaio alle ore 13.45 nella Parrocchiale di San Barnaba in via della Valle 37 a Brescia, da dove la salma proseguirà poi per il Tempio Crematorio di Sant'Eufemia.
Nato nel 1925 a Campione del Garda, dove il padre socialista si era trasferito da Belprato con la famiglia per mettersi al riparo dalle ritorsioni dei fascisti valsabbini, “el rebélo” era una figura leggendaria. A 18 anni disertò la chiamata alle armi dei repubblichini e, spinto da un giovanile desiderio di libertà, si nascose con due amici sui monti di Provaglio Valsabbia per tirar sassi e qualche fucilata, patendo per lunghe settimane la fame e il freddo dell’inverno del 1943. Ricevuto il consiglio di allontanarsi dalla zona dove si era distinto per la sua coraggiosa opposizione agli invasori, nella primavera del 1944 scese nelle vicinanze di Brescia e, munito di falsi documenti di lavoratore dell’organizzazione tedesca Todt, entrò nel gruppo mobile della Brigata Fiamme Verdi “X Giornate”, una struttura agile e ardita la cui attività consisteva in attentati, sabotaggi e quelle che lui chiama "beffe ai nemici": recuperi di armi e munizioni, mezzi di trasporto, indumenti e viveri. Fino al 25 aprile protagonista di una sorta di guerriglia, a bassa intensità ma costante e pungente, che sfiancava con azioni di disturbo i nazifascisti. Dopo la liberazione della città, il 9 maggio 1945 fu tra i primi a consegnare le armi alle autorità.
Nel dopoguerra lavorò come operaio in fabbrica. Ereditata dal padre alpino e comandante partigiano la passione per la montagna e lo sci, la trasmise ai giovani preparando negli anni ’60 e ’70 la loro formazione sportiva. Degli anni ‘70 la sua idea di realizzare itinerari dove avevano operato i partigiani. Con gli amici del Cai e di altri gruppi costituì il Gruppo operativo volontario dei sentieri della Resistenza bresciana che, dal 1982 al 2004, tracciò circa 500 km di percorsi fra montagne e pianura, un vero e proprio museo all'aperto. L’idea di far incontrare memoria storica, osservazioni naturalistiche e geologiche, tradizioni locali, passione per l’escursionismo costituì anche un opportunità economica per i paesi di montagna. Sciolto il gruppo, dal 2006 la manutenzione dei sentieri è affidata alla buona volontà di singoli, gruppi ed enti locali.
Di spirito arguto e vivace, fino all'ultimo son brillati nello sguardo di questo impavido “ribelle per amore” l'ironia e il disincanto di chi ha trascorso un'esistenza intera a ricordare ai vecchi e ai giovani che “la libertà è costata cara molto, tenetela da conto”.
La camera mortuaria è allestita agli Spedali Civili di Brescia. I funerali si svolgeranno mercoledì 3 gennaio alle ore 13.45 nella Parrocchiale di San Barnaba in via della Valle 37 a Brescia, da dove la salma proseguirà poi per il Tempio Crematorio di Sant'Eufemia.
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