venerdì 21 ottobre 2022

Potere alla parresia

Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo l’articolo che il compagno calcinatese Nicola Zanotti ha scritto ieri per la rivista on line “Echo Raffiche”, sulla quale potete leggerlo alla pagina https://echoraffiche.com//potere-alla-parresia/

Parresiasta è il cittadino che si alza di fronte al potere per dire il vero accettandone le conseguenze. È possibile quest’antica pratica democratica al giorno d’oggi?
Parresia è un termine dell’Antica Grecia che indica una pratica fondamentale per il buon funzionamento di uno Stato. In questo articolo cercherò di chiarire il suo significato, affidandomi all’analisi del filosofo e sociologo francese Michel Foucault, senza perdere contatto con l’attualità. Cosa vuol dire essere parresiasti nel nostro tempo?
La storia di questo termine e i testi in cui esso è impiegato vengono analizzati da Foucault in uno dei suoi ultimi corsi al Collège de France (1982-1983). Potete trovare una trascrizione delle lezioni nel volume Il governo di sé e degli altri.
La sua ricerca passa attraverso grandi personaggi quali lo Ione di Euripide, Pericle raccontato da Tucidide, Dione confrontato con Platone e ovviamente Socrate, il filosofo che pur di dire la verità accettò la morte. Il percorso che Foucault realizza lezione dopo lezione parte dalle evoluzioni del significato del termine, analizzando i testi più antichi in cui la parola compare, per poi indagare il ruolo della verità all’interno della politica.

Parresia: una definizione
È difficile trovare una definizione chiara e univoca di parresia dato che il significato della parola ha subito negli anni molte trasformazioni.
La parola παρρησία è composta da pan (tutto) e rhema (la parola per come viene pronunciata, differenziandosi da logos che si riferisce alla razionalità del discorso). Una traduzione letterale potrebbe essere “dire tutto”, in realtà andrebbe tradotto con “dire la verità”.
Foucault ha rintracciato tre caratteristiche della parresia:espone al rischio o a un’eventualità non determinata;
sussiste un rapporto in qualche modo personale tra colui che enuncia e l’enunciato stesso: chi pronuncia la verità deve essere effettivamente convinto che sia il vero;
il parresiasta può essere chiunque.
Queste caratteristiche si ritrovano tutte nel miglior esempio di parresiasta: il filosofo.
All’interno del corso viene più volte analizzata la storia di Platone di fronte a Dionisio, tiranno di Siracusa, soprattutto attraverso la Lettera VII di Platone.
Il filosofo ateniese fu invitato a Siracusa dal suo discepolo Dione dopo che il tiranno espresse interesse per la filosofia. Platone predicava l’importanza della filosofia come guida politica della società ed era convinto che la tirannia sarebbe stata la forma di governo più facile in cui predicarla, pensando fosse più semplice convincere della verità un’unica persona invece di una massa.
I tre viaggi a Siracusa si rivelarono un fallimento: Platone, dinanzi a Dionisio, mise il tiranno di fronte ai tanti errori del suo regno, venendo la prima volta venduto come schiavo. Decise comunque di tornare col coraggio di dire la verità, con il risultato che Dione fu esiliato e Platone trattenuto con la forza per molto tempo, senza poter tornare ad Atene. Da allora Platone fu irrimediabilmente disilluso sulla possibilità che la politica desse ascolto alla filosofia.
C’è un altro esempio di parresia importante da tenere a mente soprattutto per applicare questo concetto ai nostri tempi.
Nell’opera Ione di Euripide, ampiamente trattata nelle lezioni di Foucault, la parresia compare più volte con varie forme e finalità, una di queste si presenta nella forma dell’imprecazione: la denuncia pubblica dell’ingiustizia del potente. Questa forma di verità non è espressa con l’artificio della retorica o con uno scopo di convincimento, è uno sfogo di chi ha ricevuto l’ingiustizia e ne è rimasto offeso.

La parresia oggi
Che cosa rimane oggi di questo coraggio di dire la verità? È ancora possibile ergersi davanti al potere e dire che sta sbagliando? La nostra società è finalmente riuscita ad integrare la verità nella sua struttura?
Per rispondere a queste domande dobbiamo analizzare le caratteristiche della cattiva parresia che vengono esposte in Guerra del Peloponneso di Tucidide: chiunque può parlare; ciò che dice rappresenta l’opinione corrente, della maggioranza; al posto del coraggio, si vuole garantire la propria sicurezza e il proprio successo.
Queste caratteristiche le ritroviamo nella nostra società amplificate dalla tecnologia. Da quando tutt* hanno la possibilità di esprimersi sui social è diventata opinione comune che uno vale uno, eppure i discorsi sono sempre di più orientati a confermare ciò che pensa la maggioranza.
Questo tema viene affrontato in La società della performance da Maura Gancitano e Andrea Colamedici, fondator* del progetto di divulgazione Tlon. La nostra società richiede costantemente opinioni e condivisioni che sostituiscono al discorso di verità la ricerca di approvazione, conteggiati tramite like.
I social hanno anche amplificato la diffusione di fake news, un’operazione che potremmo definire l’esatto opposto della pratica parresiastica. Ciò non vuol dire che i social non possano propagare anche un discorso di verità ma esso verrà irrimediabilmente confuso nel marasma di opinioni fallaci.

Chi sono i parresiasti moderni?
“Dire la verità” è il primo dei principi di Extinction Rebellion. In generale i movimenti che lottano contro il cambiamento climatico cercano di far aprire gli occhi al potere sulla crisi a cui siamo avviati. Greta Thunberg fa parresia quando si scaglia contro l’inazione dei governi. Il discorso alle Nazioni Unite del 2019 contiene tutti gli elementi della parresia: una persona qualunque espone il suo “dire il vero” di fronte al potere accettando le conseguenze, in questo caso di essere derisa e non creduta.
Un altro parresiasta contemporaneo ha pagato un prezzo molto maggiore: Julian Assange. Il fondatore di WikiLeaks è in attesa di estradizione negli Stati Uniti, dove verrà processato per aver diffuso documenti riservati che dimostrano vari crimini di guerra compiuti dall’esercito USA.
In tutto il mondo chi prova a dire la verità viene zittito, sminuito, incarcerato se non ucciso, come nel caso della giornalista russa Anna Politkovskaja. Gli esempi sono troppi e dimostrano che la pratica della parresia non è riuscita ad integrarsi né negli stati totalitari né in quelli democratici.
Per Foucault queste condizioni di cattiva parresia tendevano a presentarsi nei momenti di decadenza delle polis greche e probabilmente sono segnali che il mondo a noi contemporaneo non sta tanto bene.

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