giovedì 4 novembre 2021

Esercitazioni Nato nei cieli bresciani: una lettera al Prefetto

Nei giorni scorsi si sono svolte nei cieli della nostra provincia esercitazioni militari della Nato, con l'impiego di aerei adibiti al trasporto di ordigni nucleari che hanno avuto come base l’aeroporto militare di Ghedi. 
Avutane notizia un variegato cartello di associazioni - Acli, Agesci, Azione Cattolica, Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura, Missione Oggi, Movimento dei Focolari, Movimento Nonviolento, Pax Christi e Rosa Bianca - ha scritto al Prefetto Attilio Visconti segnalandogli “l'ennesima conferma della presenza di bombe atomiche sul suolo dello Stato italiano e, in particolare, sul territorio provinciale”. 
“Siamo fermamente convinti che non solo l’uso degli ordigni atomici, ma anche il loro possesso sia fortemente immorale” sottolineano questi gruppi. “Inoltre riteniamo che la presenza di ordigni atomici in Italia confligga pesantemente con l'articolo 11 della nostra Costituzione e con il Trattato ONU contro la proliferazione nucleare ratificato dall'Italia il 2 maggio 1975. Le armi nucleari sono armi di distruzione di massa, che nulla hanno a che vedere con la difesa della patria, che avrebbe bisogno di implementare ben altri sistemi di difesa (dal 2017 giace in Parlamento la Proposta di legge di iniziativa popolare per una difesa civile non armata e nonviolenta). Invece, queste reali e gravi emergenze sono pregiudicate anche dall’ingente spreco di risorse economiche destinate alle spese militari. 
I pacifisti ribadiscono “netta contrarietà alla presenza di armi di distruzione di massa ed alle esercitazioni nucleari”, informando il Prefetto che “la società bresciana vede 56 enti locali, 170 associazioni, gruppi, parrocchie, e migliaia di cittadini e cittadine a sostegno della Campagna nazionale che chiede al governo la ratifica del Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari; istanza ampiamente condivisa, visto che da un sondaggio YouGov del novembre 2020 l'87% della popolazione è favorevole alla ratifica del Trattato”. 
L’auspicio finale è che “anche attraverso una rivisitazione delle destinazioni economiche del Pnrr prevalgano scelte orientate al bene comune e non agli interessi strategici delle grandi potenze, al servizio delle quali si è posta l’industria bellica”.

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