mercoledì 22 gennaio 2020

Ci ha davvero lasciato Emanuele Severino?

A funerali avvenuti, ieri ci è giunta la notizia della scomparsa il 17 gennaio a quasi 91 anni del filosofo Emanuele Severino.
Originale e controintuitivo, il suo pensiero ha saputo costantemente confrontarsi con la necessità per l’intellettuale dell’impegno etico e civile, in un approccio sempre laico alla conoscenza.
Nelle sue numerosissime opere, lezioni e conferenze tenute in tutto il mondo, Severino ha sviluppato una approfondita riflessione sulle principali tematiche filosofiche, concentrandosi in particolare sul problema del divenire e della morte. 
In una intervista al "Corriere della Sera" il 30 dicembre 2018 dichiarava:
Noi siamo Re che si credono Mendicanti. Non metto in discussione solo il Cristianesimo, ma tutta la civiltà occidentale e la sua filosofia, secondo la quale noi veniamo dal nulla e finiamo nel nulla. Questa è l'essenza del nichilismo. No, ognuno di noi è un dio con la convinzione di essere contingenza, ombra di un sogno. L’uomo è una povera cosa: lo dice Pindaro, lo dicono Shakespeare, Leopardi, è il clima creato da Bertolt Brecht. In realtà siamo l’eterno apparire del destino. I nostri morti ci attendono come le stelle del cielo attendono che passino la notte e la nostra incapacità di vederle se non al buio. Siamo destinati a una Gioia più intensa di quella che le religioni e le sapienze di questo mondo promettono. Il mendicante è il nostro essere convinti, per esempio, che io stia farneticando, perché le cose reali sono questo mondo, l'Europa, l'Italia, i rapporti economici, giuridici, sessuali. Mentre il fondo dell'uomo consiste nella sua permanenza assoluta. Con la morte noi superiamo lo stato di mendicità: la morte ci consente di oltrepassare il senso del nulla.

Nessun commento:

Posta un commento