domenica 27 settembre 2015

80 anni fa moriva Antonio Bianchi

Il 27 settembre di 80 anni fa moriva Antonio Bianchi, l’agronomo calcinatese noto in tutta Italia per aver dato il suo nome al lodo che il 10 agosto 1921 sanciva per la prima volta la compartecipazione agli utili dell’azienda  da parte dei poveri contadini che lavoravano per il ricco latifondista.
 Fautore anche di ciclopiche, per il suo tempo, opere di bonifica agraria e idraulica, Bianchi era nato a Calcinato nel 1878 da un negoziante e da una maestra, frequentando sin dall’infanzia i proletari che si spaccavano la schiena nel duro lavoro dei campi. Laureatosi in agraria a Pisa a 22 anni, poco dopo divenne direttore della neonata cattedra ambulante di agricoltura nella provincia di Brescia. Contemporaneamente fu per oltre 10 anni consigliere comunale di Calcinato dai banchi dell´opposizione socialista, offrendo sempre alla maggioranza liberale puntuali proposte riformatrici.
 Sorretto da un rigoroso metodo scientifico, il suo approccio ai problemi dell’agricoltura è considerato ancor oggi assai moderno. Quando dopo la Grande Guerra migliaia di contadini tornarono dal fronte, persuase i Comuni ad avviare opere pubbliche per ammortizzare la disoccupazione e creare nuovi posti di lavoro. Nel biennio rosso fu prezioso elemento di mediazione, pur dando voce ad alcune istanze storiche del movimento contadino. Per la prima volta in Italia, nel patto colonico provinciale del 1919, riuscì a far introdurre la clausola dell´imponibile di manodopera, ossia il vincolo di una quota predeterminata di lavoratori assegnati ad ogni fondo. Questo, che avrebbe potuto sembrare un aumento dei costi per le aziende, si rivelò invece un formidabile incentivo all’incremento della produttività.
 Consulente del ministero dell´agricoltura in vertenze a Ferrara e Reggio Emilia, siglò il citato lodò Bianchi, poi cancellato dal fascismo che lo perseguitò duramente per le sue idee politiche: sospeso dal  ruolo di direttore della cattedra ambulante, fu licenziato, incarcerato e inviato al confino a Nuoro, in Sardegna. Reintegrato nei suoi diritti civili nel 1928, morì a Milano nel 1935, dopo aver ottenuto la Cattedra di Economia della bonifica al Politecnico.

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