giovedì 5 febbraio 2015

Tanto zucchero please, siamo italiani

Lo strano caso dell’Italia sca­te­nata con­tro le nuove rac­co­man­da­zioni dell’Organizzazione mon­diale della sanità (Oms) sullo zuc­chero. Potremmo tito­larla così la sor­pren­dente ini­zia­tiva che il nostro paese ha intra­preso in asso­luta soli­tu­dine nei giorni scorsi all’Oms, con un’aggressività diplo­ma­tica mai vista prima da chi scrive, mal­grado la sor­ve­gliata fre­quen­ta­zione dell’agenzia dal lon­tano 1999. Detta così, que­sta bat­ta­glia nostrana sullo zuc­chero sem­bra una que­stione tec­nica, una sto­ria per addetti ai lavori. Invece c’è dell’altro. A inca­stro fra la seconda Con­fe­renza inter­na­zio­nale sulla nutri­zione della Fao (Icn2) e Expo Milano, la presa di posi­zione dell’Italia con­tro le nuove linee guida dell’Oms ha impli­ca­zioni squi­si­ta­mente poli­ti­che che inve­stono le scelte glo­bali in campo sani­ta­rio, e gli assetti di gover­nance interna. La vicenda avrà rica­dute diplo­ma­ti­che non irri­le­vanti. Due giorni fa, a porte chiuse, si è tenuto l’ennesimo incon­tro tra Oms e Ita­lia. Nell’euforia di Expo, c’è da imma­gi­nare che la nostra dele­ga­zione ripren­derà il tema prima dell’Assemblea mon­diale della salute. Insomma, non fini­sce qui.
Ma di che cosa stiamo par­lando? Al Con­si­glio ese­cu­tivo dell’Oms appena con­cluso a Gine­vra il nostro paese, appel­lan­dosi alla regola sui pro­ce­di­menti d’urgenza, si è lan­ciato nella richie­sta di inse­rire un nuovo punto all’ordine del giorno per rive­dere le moda­lità con cui l’Oms mette a punto le linee guida volte ad orien­tare le poli­ti­che sani­ta­rie dei governi su spe­ci­fici temi. Le linee guida sono una delle fun­zioni nor­ma­tive più impor­tanti che con­no­tano l’unicità, e l’importanza stessa della fun­zione dell’Oms, rispetto ad altre agen­zie dell’Onu e alla miriade di orga­niz­za­zioni pubblico-private nate negli ultimi anni nel campo della salute. L’iniziativa soli­ta­ria dell’Italia ha colto di sor­presa gli Stati mem­bri, nel metodo e nel merito. L’Italia non è mem­bro dell’organo di governo dell’Oms (per tur­na­zione, que­sto posto le spet­te­rebbe di diritto da molti anni; ma non ce ne sono le con­di­zioni poli­ti­che, fanno capire da Gine­vra), ed è apparsa assai poco diplo­ma­tica l’italica moda­lità di inter­vento a gamba tesa, e senza pre­av­viso, su un’agenda del Con­si­glio ese­cu­tivo già densa di prio­rità. Con rare ecce­zioni, gli Stati mem­bri del Con­si­glio ese­cu­tivo hanno soste­nuto con imba­razzo la lobby bat­tente in cui si sono avven­tu­rati i nostri dele­gati. Ambi­guo è parso il docu­mento (EB163/1 Add. 1) con cui il nostro governo ha inta­vo­lato la discus­sione. L’Italia chiede la revi­sione delle pro­ce­dure in mate­ria di linee guida, ma l’interesse vero è diretto alle nuove rac­co­man­da­zioni sulla assun­zione di zuc­chero per adulti e bam­bini, con­te­nute in un docu­mento licen­ziato dall’Oms ma non ancora pub­bli­cato («Gui­de­line: Sugars intake for Adults and Chil­dren»), che limi­tano l’assunzione di zuc­cheri sem­plici (quelli tipici delle meren­dine, per inten­dersi) al 10% del fab­bi­so­gno calo­rico gior­na­liero, con l’esortazione a ridurre ulte­rior­mente que­sta soglia a meno del 5%.
Cosa c’è che non va? Per­ché l’Italia spara a raf­fica su que­ste rac­co­man­da­zioni, con un’azione senza pre­ce­denti? «Diret­tive rice­vute da Roma», dicono i dele­gati ita­liani. Che pren­dono di mira l’Oms per­ché le nuove rac­co­man­da­zioni sono «dra­co­niane»; non sono solide sotto il pro­filo scien­ti­fico; non sono state con­dotte in maniera tra­spa­rente; gli Stati mem­bri devono poter inter­ve­nire sulla pro­ce­dura delle linee guida, insi­stono, anche con la scelta degli esperti e delle fonti scien­ti­fi­che. In due pagi­nette molto tec­ni­che, il Dipar­ti­mento nutri­zione dell’Oms risponde a tutte le cri­ti­che sulla tenuta scien­ti­fica dei dati epi­de­mio­lo­gici. Que­sti riman­dano in effetti a meti­co­losi studi effet­tuati in Giap­pone sulle carie den­tali negli anni ’60, in una fase di forte tran­si­zione die­te­tica del paese dopo la guerra. I dati hanno il con­forto di una nuova ana­lisi del 2014 di Shei­ham e James, che avval­lano le nuove rac­co­man­da­zioni. L’idea di esplo­rare la soglia del 5% deriva infine da uno stu­dio siste­ma­tico della let­te­ra­tura scien­ti­fica del 2014 di Moy­nian e Kelly. In quanto alla tra­spa­renza del pro­cesso, la meto­do­lo­gia delle linee guida impo­sta negli ultimi anni dall’Oms sta­bi­li­sce un’attenzione spe­ciale alla gestione del con­flitto d’interesse nella sele­zione degli esperti, e alla con­di­vi­sione dei pro­cessi inter­medi. La messa a punto di tutte le linee guida pre­vede una con­sul­ta­zione aperta con i governi, che par­te­ci­pano con i loro com­menti, come è avve­nuto per lo zuc­chero. Infine, sarebbe scel­le­rato affi­dare la deci­sione tec­nica sulle linee guida agli stati mem­bri e ai loro inte­ressi nazio­nali, hanno repli­cato all’Italia il Segre­ta­riato dell’Oms, e diverse dele­ga­zioni euro­pee, oltre agli Stati uniti.
Ma allora da dove ven­gono fuori, ci si chiede, le «diret­tive da Roma»? Con­tro ogni tra­di­zione di seve­rità in mate­ria ali­men­tare, in Ita­lia da qual­che tempo si agita un vento nuovo sulla agenda del cibo e delle malat­tie cro­ni­che, le cui dina­mi­che si sono squa­der­nate visi­bil­mente durante il nego­ziato che ha con­ce­pito i docu­menti finali della Seconda con­fe­renza sulla nutri­zione (ICN2). Per mesi il nostro paese, appro­fit­tando senza troppi scru­poli della pre­si­denza Ue, ha osti­na­ta­mente oppo­sto resi­stenza al discorso sulle «heal­thy diets», le diete salu­tari. Que­ste sono la rispo­sta più rea­li­stica alle inter­fe­renze delle aziende ali­men­tari che pun­tano alla medi­ca­liz­za­zione del cibo e alla «bio-fortificazione» tra­mite l’ingegneria gene­tica, come solu­zioni alla mal­nu­tri­zione. Effetto Expo? Certo che nei mini­steri l’aria è cam­biata, con­fer­mano fonti infor­mate che chie­dono di restare ano­nime. L’influenza delle grandi aziende ali­men­tari nelle deci­sioni del nostro paese è pal­pa­bile, con una nuova filiera deci­sio­nale che pro­cede da «livelli molto alti».
Chi sono que­ste aziende? La dele­ga­zione ita­liana accre­di­tata all’Oms con­tiene qual­che rispo­sta. Delle due figure apparse per la prima volta sotto la gene­rica deno­mi­na­zione di «esperti della salute del mini­stero Affari esteri», Luca del Balzo risulta in effetti «senior advi­sor della Fer­rero» in diversi link rin­trac­cia­bili fino a qual­che giorno fa sul web. Con que­sta fun­zione Del Balzo com­pare in un con­ve­gno dell’Istituto Luigi Sturzo del 16 luglio 2014 su «Il vou­cher uni­ver­sale per i ser­vizi alla per­sona e alla fami­glia», e in un incon­tro con le aziende ita­liane orga­niz­zate in Por­to­gallo, dove è stato amba­scia­tore dell’Italia, a otto­bre 2014. Un clas­sico esem­pio di revol­ving doors, o meglio di paso doble fra pub­blico e pri­vato, nella pro­gres­siva ibri­da­zione della gover­nance nazio­nale e mon­diale.
Dif­fi­cile in effetti imma­gi­nare che gli inte­ressi della Fer­rero, peral­tro molto attiva durante la ICN2, cor­ri­spon­dano a quelli della salute pub­blica di un paese in cui, secondo il recente rap­porto dell’Osservatorio del Dipar­ti­mento di socio­lo­gia e ricerca sociale dell’università Milano Bicocca, un bam­bino su 4 è sovrap­peso e uno su 10 è obeso. In Ita­lia la pre­va­lenza di sovrap­peso in età pedia­trica supera di circa 3 punti per­cen­tuali la media euro­pea, con un tasso di crescita/annua dello 0,5–1 per cento, pari a quella degli Stati uniti. Nel mondo, le malat­tie cro­ni­che – malat­tie den­tali, dia­bete, tumore, effetti car­dio­va­sco­lari, etc. — sono la prin­ci­pale causa di morte e lo zuc­chero è uno degli agenti più comuni nelle diete di bassa qua­lità, e uno dei mas­sini fat­tori di rischio dell’obesità.
L’insidiosa offen­siva ita­liana – con l’infiltrazione dell’industria nella dele­ga­zione del nostro paese – non è pas­sata inos­ser­vata agli sta­ke­hol­ders dello zuc­chero, la filiera pro­dut­tiva. Lo ha detto il rap­pre­sen­tante degli Usa, allu­dendo alla neces­sità di tor­nare sull’argomento. Coin­ci­denza vuole che pro­prio al Con­si­glio ese­cu­tivo dell’Oms abbia tenuto banco la que­stione dell’interazione dell’Oms con gli attori del busi­ness, con l’ennesima richie­sta di appro­fon­dire il tema del con­flitto d’interesse e la gestione dell’indebita influenza dei por­ta­tori di inte­ressi pri­vati. Quello della Fer­rero asso­mi­glia a un caso stu­dio. Uno strano caso, che richiede chia­rezza nel nostro paese, quanto prima.
C’era una volta la Nutella, buona e aggre­gante, ed era un bel tempo. Oggi rischia di esserci il cini­smo di un governo che – assog­get­tato agli inte­ressi pri­vati — non sem­bra curarsi dei pre­ve­di­bili effetti delle pro­po­ste che fa nel campo della salute, indi­ca­tore dram­ma­tico dello stato di salute di una società.
Nicoletta Dentico, Osser­va­to­rio ita­liano sulla salute globale

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