Questo giovane è una delle figure più fulgide della Resistenza calcinatese al nazifascismo. Nato a Montecatini il 2 febbraio 1924, dopo l’8 settembre 1943 si rifiutò di entrare nell’esercito della Repubblica sociale italiana e aderì al movimento partigiano guidato da Astolfo Lunardi.
Fucilato Lunardi dai tedeschi il 6 febbraio
1944 a Mompiano, fu spiccato contro di lui un mandato di cattura. Nel frattempo
il padre, il generale Antonio, veniva internato in Germania per essersi rifiutato
anch’egli di aderire alla Rsi e sulla
casa di famiglia in via Garibaldi si concentrò l’attenzione dei nazisti e delle
brigate nere.
Fattosi assegnare come autista al quartiere
generale repubblichino a Salò, Giovanni in quel pericoloso ambiente continuò a
svolgere una coraggiosa attività clandestina, operando per la consegna di un
quantitativo di armi e munizioni che aveva seppellito nell’orto di casa.
Avvertito dell’imminenza del suo arresto, nel settembre 1944 si allontanò da
Salò, ma dovette poi presentarsi al comando delle SS di Brescia perché durante
una perquisizione dell’abitazione (durante la quale il fratello Giulio era
riuscito fortunosamente a fuggire) la sorella Anna Maria e la madre erano state
arrestate e incarcerate prima a Villa Feltrinelli, poi a Canton Mombello, dopo
una condanna del Tribunale speciale di Bergamo (ne usciranno il 25 aprile
1945).
Incarcerato sua volta, fu più volte
interrogato e torturato. Le armi furono poi scoperte (e la casa di via
Garibaldi saccheggiata e devastata ) per una confessione estorta sotto tortura
a un altro partigiano, che subito dopo si impiccherà in cella.
In pietose condizioni di salute per le sevizie
subite, Giovanni Morelli fu deportato in catene al campo di sterminio di
Mauthausen, dove giunge il 19 dicembre: il suo calvario si sarebbe concluso il
12 febbraio 1945 a Gusen.
Nessun commento:
Posta un commento