domenica 5 agosto 2012

Dalle belle città date al nemico



Straordinariamente inattuale è la decisione della Compagnia della Stampa Massetti & Rodella di pubblicare la ristampa anastatica di un cult book della memorialistica resistenziale bresciana, quel “Brigata Perlasca” (246 pagine, 12 euro) del partigiano Emilio Arduino - nome di battaglia Giacomo - che formò e temprò all’antifascismo militante più di una generazione di giovani.
Inattuale perché il volume parla con passione di valori ed eventi oggi dimenticati, dei quali spesso si calpesta finanche la memoria senza riflettere sul fatto incontestabile che fu grazie al successo di quella straordinaria epopea se oggi si può pensare e dire liberamente, anche dalle nostre parti, tutto e il contrario di tutto, in pubblico e nel privato.
Arricchita da una presentazione di don Angelo Chiappa, una nota biografica di Giordana Masi Arduino, una postfazione di Nicola Galvani (a nome degli studenti del Liceo statale Enrico Fermi di Salò che hanno curato la trascrizione del libro in formato elettronico) e un’analisi storica di Rolando Anni sulla sua complessa costruzione, l’opera torna quindi a circolare, a due anni dalla morte del suo autore e a 48 dalla prima pubblicazione a botta calda per i gloriosi tipi dell’editore Vittorio Gatti.
Da queste pagine sgorga caloroso e avvincente il racconto della lotta di liberazione condotta da Arduino insieme ai compagni fra la Val Sabbia e la Val Trompia, una vicenda drammatica che li costrinse a rifugiarsi sulle nostre montagne per quello che lui chiama “un ghiribizzo di libertà”. Il giovane Emilio, di formazione marxista, si trovò a combattere nelle file delle Fiamme Verdi, intrecciando fecondi vincoli di amicizia e solidarietà con i coetanei cattolici e senza mai scadere nell’irrispettoso vilipendio degli uomini che si trovo a fronteggiare per ridare alla patria giustizia e libertà.
Pur scritte a pochi mesi dal 25 aprile 1945, le parole di Arduino – poi al lavoro come professore di lettere all'Istituto magistrale “Gambara” di Brescia – contengono sovente già un senso disincanto e amarezza. La quotidianità della vita dei “ribelli per amore” vi è raccontata senza alcuna retorica, come una realtà semplice, fatta sia di umane debolezze sia di momenti di eroico sacrificio. “Singolare fenomeno di monellaggio in calzoni lunghi”, la Resistenza per lui “costituì lo schiaffo più formidabile contro la tirannia dell’ordine costituito, contro la riverenza alle baffute tradizioni, contro l’ ossequio alle borghesi regole del verosimile”.
Sobrio ed essenziale, lo stile appare pervaso dalla sottile ironia che fu poi il tratto caratteristico del suo autore, una figura cristallina che fu tra l’altro giudice popolare durante il primo processo per la strage di piazza della Loggia, intuendo da subito i depistaggi che tanta fatica sarebbero costati ai giudici nella ricerca della verità. Ma anche questa è una storia di scarsa attualità, visti i recenti, inconcludenti approdi della tortuosa vicenda processuale su quell’ennesimo, orribile, attentato fascista.
Flavio Marcolini

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