venerdì 3 marzo 2023

Processo a Maria la Medica: caccia alla strega domani a Calcinato

La tragica storia di Maria la Medica a Calcinato esce dall’oscurità grazie allo storico Silvio Ferraglio, che ha rinvenuto in un armadio dell’Archivio Vaticano a Roma gli atti del processo a quella povera donna condannata come strega nel 1480.
Maria tornerà a rivivere in paese sabato 4 marzo, quando all'Auditorium Don Bertini quel documento sarà presentato per iniziativa del Comune.
“Si tratta di sette fogli scritti a mano fronte e retro” dichiara Ferraglio, che inquadra la vicenda: “Padre Giovanni da Orzinuovi, francescano che stava nel convento di Calcinatello, presenta il 14 marzo 1480 all'Inquisizione di Brescia una denuncia a carico di Maria da Calcinato, detta ‘la medica’ per la sua sospetta attività di curatrice. A parlargli delle presunte pratiche stregonesche della donna è stato il contadino Santo Romanelli, presso il quale Maria svolgeva lavori saltuari. Di madre vicentina e nata a Tignale intorno al 1440, è da lui quando non è impegnata come ‘fameia’ (malghesa - ndr) stagionale nella Bassa: svolge mansioni di fatica in cascina e arrotonda le scarse entrate con l’attività abusiva di levatrice e curatrice, anche nei dintorni”.
“Dopo aver raccolto informazioni - spiega - il tribunale ne ordina l'arresto il 17 settembre, mentre è al lavoro in una cascina di Remedello; portata a Calcinato, dove sarebbero avvenute le pratiche, invia sul posto il padre inquisitore Antonio Petroselli, Provinciale per la Lombardia dell'Ordine dei Carmelitani Predicatori, un fanatico impegnato in frenetiche attività di spionaggio, compilazione di liste, arresti e processi contro presunte streghe ed eretici”.
“Il processo a Maria è il suo banco di prova” sottolinea. “Mentre lei è detenuta in una cantina della cascina, comincia l'escussione dei teste, principalmente altri due lavoranti nella stessa proprietà. Maria si dichiara innocente. Sulle prime le uniche accuse sono quelle di aver causato per incantamento la morte di due bestie e di alcuni alberi da frutto, ma poi, su indicazione dell’inquisitore, si delinea l'accusa più grave: aver provocato durante la sua attività di levatrice la morte di almeno 15 neonati e averne dissepolti altri 12 fra Bedizzole, Calcinato, Lonato ed Esenta, per l’esercizio di pratiche divinatorie, in particolare avrebbe compiuto gli efferati delitti per asportarne i cervelli e seppellirli presso le radici di alberi di noce (il cervello, con le sue sinapsi e condotti, ricorda nella forma un gheriglio)”.
Maria dapprima mostra di non capire, poi nega decisamente. “Si passa quindi alle torture: le vengono inflitte quella della corda e poi quella del cavalletto. Dopo alcuni giorni cede e confessa ogni addebito, dicendosi istigata dall'influsso maligno del demone Lucibello, rimettendosi alla clemenza e al perdono dell'Inquisizione. Confessa di essersi recata dal 1466 tre volte la settimana ai sabba tenuti in un luogo indicato come ‘prato delle delizie’ dove in una grotta avrebbe rinnovato la sua fedeltà a Lucibello sacrificando prima un gallo, poi un cane e infine un bimbo” racconta lo storico.
Essendosi pentita e confessata, le viene risparmiata la condanna al rogo: “La sentenza è letta di sera, in un prato affollato. Petroselli annuncia che la strega sarà rinchiusa nel carcere cittadini della Pallata. La stessa scena si ripete in città, in piazza del comune. Da rea confessa di pluriomicidi, non può sfuggire al braccio secolare della giustizia, che la condanna a morte per impiccagione. Ma non salirà il patibolo poiché muore ancora in custodia, per le torture subite” conclude.
Dopo l’introduzione di Ferraglio, sabato sul palco reciteranno Giovanni Bellini, Paola Danieli e Domenico Gorno, per la regia di Osvaldo Romano. L’appuntamento è alle ore 20.30.

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