mercoledì 26 febbraio 2020

Coronavirus: Laura Mimini ci parla della Cina... e di noi


L’allarme per il coronavirus in Cina sta lentamente regredendo. È la notizia che oggi ci conferma la nostra concittadina calcinatese Laura Mimini, che da quasi due anni vive a Shunde, un villaggio di 230 mila abitanti in provincia di Foshan, nella regione del Guangdong, polo industriale e tecnologico situato fra Hong Kong, Shenzhen e Canton.
Divenuta famosa di recente a livello internazionale per essersi aggiudicata l'edizione 2020 dell’If Design Award (il massimo premio mondiale nel campo della progettazione) con un basso elettrico da lei realizzato, la giovane designer lavora part time per la Ewel, una azienda locale che vende prodotti legati al riscaldamento e alla ventilazione e investe su merci che esporta in tutto il mondo, soprattutto in Italia. Per il resto del suo tempo da qui si occupa di progetti personali e per vari clienti sparsi per il pianeta. 
“In questo momento - ci raccontava stamattina - sono diretta verso casa in taxi e abbiamo i finestrini aperti, una procedura normale in tempi di coronavirus, per far girare aria: c’è una bella temperatura e la giornata è splendida. Ora qui vediamo finalmente la luce in fondo al tunnel: dalla fine della settimana scorsa il numero dei contagiati è in costante diminuzione, evidentemente le pratiche di  contenimento messe in atto dalle autorità stanno dando i loro frutti. Sebbene vi siano ancora da seguire le procedere di quarantena, negozi e ristoranti stanno riaprendo, pur con orari limitati, e la situazione pian piano migliora e sembra tornare alla normalità, anche a livello di morale”.
Viste dalla Cina, le polemiche di questi giorni in Italia le sembrano surreali. “Tanta isteria che abbiamo da noi è stata creata da gran parte dei mass media, con molte false notizie che hanno versato benzina sul fuoco. Io confido nel solido sistema sanitario nazionale, una delle poche certezze rimastemi. Dopo le esperienze di vita negli ultimi anni sia in Australia sia in Cina, posso dire che da noi funziona davvero molto bene. Pare invece non si possa proprio contare sul buonsenso di gran parte dei cittadini, che inviterei piuttosto a calmarsi: non siamo davanti all’apocalisse, non c’è una pestilenza, è poco più di una influenza, una sorta di polmonite, un virus al quale bisogna stare attenti, ma senza cadere nel panico: la cosa più sbagliata è proprio quella che molti connazionali stanno facendo”.
Secondo lei “se i casi  si stanno moltiplicando esponenzialmente, soprattutto nel nord della penisola, non si devono creare allarmismi: probabilmente è così anche nel resto d’Europa ma, non avendo le autorità sanitarie eseguito migliaia e migliaia di tamponi, non si è impazziti come in Italia, dove  vedo verificarsi situazioni fuori di testa: si passa dai fedeli che recitano il rosario in fila alla gente che saccheggia i supermercati. Anche qua in Cina è successo che mancassero alcuni prodotti e cibi freschi, ma nessuno è corso all’accaparramento o ha gridato allo scandalo”.
Laura auspica che “l’esempio di compostezza offerto al mondo dai cinesi possa servire d’esempio anche per l’Italia, affinché si capisca che se tutti si comportano civilmente e rispettano le disposizioni, senza creare panico inutile, i risultati arrivano. Da marzo qui riparte tutto: le ditte, gli uffici, le compagnie. Le scuole sin dall’inizio si erano organizzate per lo svolgimento di lezioni on line e quindi i ragazzi stanno svolgendo le attività didattiche da casa, il che è ottimo”.
Alla fine ammette: “Sinceramente io sono molto più preoccupata per l’Italia di quanto non lo sia per la mia situazione qua, che è concretamente più grave”. 

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