Negli anni ’90 è diventato
egemone nella classe politica italiana il fascino del sistema maggioritario.
Successivamente per un voto moderato in più, con l’ansia della memoria
condivisa, rinasce in Italia il ricordo delle foibe e delle “atrocità comuniste
titine”. Vengono così recuperati modi e ricordi della propaganda fascista.
Lo sdoganamento del ventennio
fascista fatto per accreditarci come moderati filooccidentali degni di stare al
governo è stato l’inizio di una deriva che viviamo ancora oggi. Ci sono voluti
alcuni anni, ma nel marzo 2004, con il governo Berlusconi e largo consenso
bipartisan, si è arrivati ad approvare una legge sul “Giorno del Ricordo”, nota
a tutti come la Giornata delle vittime delle foibe e dell’esodo
giuliano-dalmata.
Per esemplificare come si
mistifica la storia, cito l’art. 2 comma 3 della legge: “Agli infoibati sono equiparati
a tutti gli effetti gli scomparsi e quanti nello stesso periodo e nelle stesse
zone sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro,
attentato, in qualsiasi modo perpetrati”. Insomma, bisogna far dimenticare che nei Balcani negli
anni ’40 era in corso una feroce guerra di liberazione contro l’invasione nazifascista.
Fa comodo avere una legge che definisce come infoibati tutti i morti e gli
scomparsi di quel periodo.
In Europa nel dopoguerra furono
decine di migliaia le vittime delle vendette contro fascisti, nazisti e
collaborazionisti: è l’esito tragico di ogni guerra. Queste vittime vengono
tutte trascurate. Solo noi Italiani siamo stati vittime innocenti e ci vuole un
Giorno apposito per ricordarlo; si comincia già nel gennaio del ’44. Si inizia così a parlare per l’Istria di centinaia di infoibati, che
diventeranno migliaia e poi decine di migliaia, per rilanciare il mito del
“buon italiano” vittima del feroce bolscevico. Poi nel ’45 si inventano altre
migliaia di infoibati nel Pozzo di Basovizza. Se i barbari “sciavi” ci hanno
vinto è perché sono di una crudeltà inumana.
Non una parola sulle stragi e
le violenze perpetrate dal nostro esercito sul Confine Orientale dopo
l’invasione nazifascista nel 1941 del Regno jugoslavo. Vengono ignorate le
deportazioni di donne, bambini e vecchi in decine di campi di concentramento
italiani, in condizioni pari ai lager nazisti. Non si ricordano i paesi e
villaggi da noi bruciati per rappresaglia. Meglio tacere anche sulla Risiera di
San Sabba: lì sotto il comando del Terzo Reich si lasciavano bruciare gli slavi
nei forni gestiti dai nostri alleati nazisti.
Va pure cancellato quanto è
avvenuto dal 1919 con un ventennio di “bonifica etnica” antislava: divieto di
usare la lingua slava, italianizzazione dei cognomi, epurazione del clero slavo
pericolosamente “allogeno”, impossibilità di esercitare attività economiche per
i non italiani e conseguente migrazione degli “altri”.
Ci furono diverse centinaia di
vittime nelle vendette della insurrezione popolare istriana nel settembre del
’43, realtà tragicamente usuali in tali contesti. La nostra propaganda di
regime fa credere che le persone sono state uccise solo “in quanto italiane”. Si
parla di pulizia etnica anti-italiana, eppure si sa che decine di migliaia di
militari italiani dopo l’8 settembre hanno combattuto con l’esercito di
liberazione jugoslavo. Si sa e non si spiega perché migliaia di soldati
italiani sono stati salvati dalla deportazione in Germania da partigiani slavi
e nascosti dalla popolazione croata e slovena.
E poi, sul Confine Orientale,
chi all’epoca non “risultava” italiano? Ad esempio, il francescano Padre
Flaminio Rocchi, fra i più citati e conosciuti inventori di storie sulle foibe,
era in realtà Anton Sokolic di famiglia croata.
Si finisce poi di parlare
dell’esodo come fosse una tragedia solo italiana, e si dimenticano i milioni di
rifugiati in tutta Europa durante la guerra e dopo il ‘45 con la ridefinizione
dei confini in chiave rigidamente nazionalistica. Si enfatizzano singoli e
circoscritti casi di maltrattamenti per una narrazione di persecuzioni e disagi
patiti dagli esuli giuliano-dalmati anche all’arrivo in Patria.
Vittimisticamente si ignora il contesto di distruzione post-bellica per i tanti
residenti in Italia. Si dimenticano volutamente i tanti provvedimenti adottati per
anni a favore degli stessi profughi, tra cui: sostegno economico, facilitazione
per trovare posti di lavoro e abitazione in sostituzione degli alloggi
provvisori.
In fondo, anche la data del 10 febbraio 2004 è
stata voluta per cancellare il ricordo del 10 febbraio 1947. In quel giorno a
Parigi veniva firmato il Trattato di pace e l’Italia cominciava a pagare il conto per una guerra voluta dal fascismo imperiale, con
il corollario di distruzioni e profughi. Una ideologia totalitaria che ora
rialza la testa con i suoi vari eredi, in nome di una necessaria italianità
condivisa e perfino di una memoria corporativa e razzista, come a Fiume insegnava
Gabriele d’Annunzio.
Adriano Moratto, figlio di esuli istriani
Nessun commento:
Posta un commento