Questa mattina si è tenuta presso la Sala della Biblioteca di Peschiera del Garda una conferenza stampa indetta da noi per presentare con l’avv. Fausto Scappini l’esposto alla Corte dei
Conti che abbiamo notificato relativamente al progetto AV/AC
Brescia-Verona.
Il progetto è al vaglio della Corte dei Conti proprio in questi
giorni e noi auspichiamo che la Corte tenga conto dei gravi elementi che
incidono negativamente sull’economicità dell’opera sia in termini di
costi che in termini di benefici potenzialmente raggiungibili.
Riportiamo qui uno stralcio dell’esposto con i punti essenziali che abbiamo sollevato:
“Come risulta dal verbale della seduta del 15 dicembre 2016
dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il
progetto contestato è talmente inadeguato, anche in materia di sicurezza
delle opere e di obsolescenza delle normative utilizzate per la
redazione del progetto, da aver ottenuto il parere negativo
dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ha
aspramente criticato la progettazione nonché l’inadeguatezza, anche
tecnica, delle soluzioni adottate in base a della normativa ampiamente
superata ed ha invitato il Governo a rivedere completamente il progetto –
Lo stesso Governo, con il Documento di Programmazione Economica
(deliberato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile 2017) ha disposto la
revisione del progetto ( project review) della tratta AV/AV Brescia –
Verona (quantomeno per lo shunt di Brescia) nonché la sua
sottoposizione all’analisi costi – benefici .
Il progetto della tratta Brescia – Verona risulta ormai completamente stravolto rispetto al progetto originario, ma, grazie ad interpretazioni legislative a dir poco forzate, a provvedimenti
derogatori approvati ad hoc, ed alla “abnormità” del sistema di realizzazione dei lavori pubblici per lotti costruttivi non funzionali, si è pervenuti all’approvazione del progetto definitivo contenente la
dichiarazione di pubblica utilità, oltre il quale sarà difficile tornare indietro senza un grandissimo spreco di denaro pubblico. […]
Il progetto della tratta Brescia – Verona risulta ormai completamente stravolto rispetto al progetto originario, ma, grazie ad interpretazioni legislative a dir poco forzate, a provvedimenti
derogatori approvati ad hoc, ed alla “abnormità” del sistema di realizzazione dei lavori pubblici per lotti costruttivi non funzionali, si è pervenuti all’approvazione del progetto definitivo contenente la
dichiarazione di pubblica utilità, oltre il quale sarà difficile tornare indietro senza un grandissimo spreco di denaro pubblico. […]
La sensazione evidentissima che si ricava dall’approfondimento delle
questioni direttamente o indirettamente connesse alla progettazione
dell’Alta Velocità è quella di una situazione in cui ha avuto importanza
solamente l’aspetto economico (scegliendo il progetto in assoluto più
dispendioso) ed invece non sembra essere stata adeguatamente valutata la
situazione ambientale ed economica del territorio (turismo, agricoltura
ecc.), nè sembra essere stata comparata la situazione ambientale con le
esigenze da perseguire con la tratta ferroviaria, anche a livello
di valutazione degli interessi prevalenti né, infine, sembrano essere
state valutate soluzioni alternative praticabili e rispondenti a ciò che
chiede l’Europa.
Il parere della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale
espresso il 28 agosto 2003 non ha neppure preso in considerazione
l’opzione zero e le opzioni alternative perché, nonostante la
realizzazione della linea ferroviaria comporti gravi ripercussioni sul
territorio, vi sarebbe una “limitata gravità degli impatti” con la
“possibilità di limitazione dei medesimi” e tutto questo consentirebbe
di escludere “la necessità di approfondire lo studio della c.d.
alternativa 0” nonché la necessità di escludere le opzioni alternative.
Laddove il Governo Locale (Friuli Venezia Giulia) ha ritenuto troppo impattante sul territorio la linea a 300 km/h è stata scelta una tipologia (ammodernamento della linea tradizionale e tratta a 200
km/h) assai meno costosa e meno impattante.
La stessa modifica del tracciato approvata con il progetto definitivo, che ha eliminato lo shunt di Montichiari, dimostra che gli obbiettivi di ammodernamento potevano essere ottenuti anche con studi diversi e molto meno dispendiosi.
E’ bene ricordare inoltre che per la conformazione stessa del territorio e per la vicinanza delle fermate di sosta progettate quest’alta velocità non sarà mai nemmeno in grado di raggiungere
le velocità ipotizzate.
Da ultimo sembra utile ricordare al Giudice Contabile, dal momento che la situazione non è ancora irreversibile, che riguardo i costi dell’opera, nel primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue (relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo – Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 03/02/2014) si può leggere: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto
Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.
La nostra posizione riguardo questo progetto non cambia e proseguiamo determinati nella richiesta del rispetto delle leggi e delle normative, di cui le grandi opere non posso e non devono essere esenti, e della tutela dei cittadini che troppo ignari, con le proprie tasse, finanziano quest’enorme speculazione italiana.
Laddove il Governo Locale (Friuli Venezia Giulia) ha ritenuto troppo impattante sul territorio la linea a 300 km/h è stata scelta una tipologia (ammodernamento della linea tradizionale e tratta a 200
km/h) assai meno costosa e meno impattante.
La stessa modifica del tracciato approvata con il progetto definitivo, che ha eliminato lo shunt di Montichiari, dimostra che gli obbiettivi di ammodernamento potevano essere ottenuti anche con studi diversi e molto meno dispendiosi.
E’ bene ricordare inoltre che per la conformazione stessa del territorio e per la vicinanza delle fermate di sosta progettate quest’alta velocità non sarà mai nemmeno in grado di raggiungere
le velocità ipotizzate.
Da ultimo sembra utile ricordare al Giudice Contabile, dal momento che la situazione non è ancora irreversibile, che riguardo i costi dell’opera, nel primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue (relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo – Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 03/02/2014) si può leggere: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto
Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.
La nostra posizione riguardo questo progetto non cambia e proseguiamo determinati nella richiesta del rispetto delle leggi e delle normative, di cui le grandi opere non posso e non devono essere esenti, e della tutela dei cittadini che troppo ignari, con le proprie tasse, finanziano quest’enorme speculazione italiana.
Coordinamento No Tav Brescia-Verona
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