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domenica 28 febbraio 2010
sabato 27 febbraio 2010
L'AMIANTO NELLA BRUGHIERA

[P. Gorlani - Bresciaoggi - novembre 2009]
Nella nostra provincia ci sono 500mila metri cubi d'amianto da smaltire entro il 2015. Equivalgono alla volumetria totale di Crystal Palace insieme. E riguarderebbero solamente le coperture, visto che le cifre sono state desunte dal telerilevamento effettuato dal Pral (piano regionale amianto Lombardia): vanno aggiunti le quantità interne, quali le coibentazioni e le strutture antirumore. Dati davvero inquietanti, forniti dall'assessore provinciale all'Ambiente Stefano Dotti nell'ultimo consiglio provinciale, rispondendo ad una interrogazione scritta dell'opposizione del Pd. Ma c'è un altro dato preoccupante: la nostra provincia si candida a diventare la pattumiera d'amianto della Lombardia, visto che al Pirellone sono piovute richieste di discariche per un totale di oltre 3 milioni di metri cubi. Autorizzata al momento c'è solo la discarica di via Brocchi in città (80mila mq), che nel 2007 aveva ottenuto il via libera sia di Comune (dell'allora sindaco Corsini) sia della Provincia (allora l'assessore all'Ambiente era Enrico Mattinzoli).
C'è poi la Ecoeternit srl di Montichiari (960 mila mc di cui 605mila contenenti amianto) che ha già ottenuto la Valutazione d'impatto ambientale (Via) favorevole il 10 febbraio: piccolo particolare l'area è ancora sotto sequestro della magistratura perché già si smaltivano illecitamente rifiuti inerti, ancor prima di avere l'autorizzazione. C'è poi la cerca srl di Travagliato, località Madonna Valverde (435mila mc) che ha già incassato il 10 luglio un decreto Via positivo e adesso si avvia la fase di Aia (autorizzazione integrata ambientale), che fa capo alla Provincia. Non è finita: resta il rebus della Profacta spa di Cazzago (2milioni di mc): fino ad aprile 2009 risultava l'iter «discarica monorifiuto cemento-amianto» a settembre viene catalogata come «speciali non pericolosi». Dulcis in fundo: l'Aspireco srl di Gavardo ha iniziato l'iter in Regione per realizzare a Vighizzolo di Montichiari un impianto sperimentale per la trasformazione cristallochimica dell'amianto (240mila tonnellate l'anno): le emissioni di micro fibre di amianto in uscita dai camini dell'impianto saranno abbondantemente sotto i limiti di legge (0,0003 microgrammi di amianto per metro cubo d'aria a fronte di un limite di legge di 0,01). Ma per quanto le limitate, sarebbero l'ennesimo tassello grigio in un quadro ambientale della Bassa non certo roseo.
Risale al 31 agosto un'interrogazione dei consiglieri provinciali Pd al presidente della Provincia Daniele Molgora per chiedere alla Regione «il blocco delle autorizzazioni in corso, proprio perché la nostra provincia verrebbe ad essere la patria dello smaltimento di amianto lombardo e italiano». Chiedeva anche un piano programmatico serio a livello regionale, con una Via regionale e un forte richiamo ai principi dell'autosufficienza provinciale. Ovvero: Brescia si smaltisce i suoi 500mila mc, le altre province lombarde smaltiranno i loro. Chiara la risposta dell'assessore provinciale Dotti: la Regione per quanto riguarda i rifiuti speciali ha delle regole pianificatorie alle quali ci si deve attenere. Inoltre «la circolazione dei rifiuti speciali nella Ue è tendenzialmente libera» anche se una grossa fetta dei quantitativi previsti per lo smaltimento proverrà dalla nostra provincia. Infine per l'assessore è da valutare positivamente il fatto che si tolga amianto dai tetti delle case e delle fabbriche, diminuendo il rischio di inquinamento: «le molteplici attività poste in essere dalle varie strutture coinvolte nel Piano regionale amianto siano da valutare in termini positivi: a fronte di un incremento delle quantità di rifiuti di amianto rimossi ogni anno vi è un giudizio assolutamente rassicurante degli organismi preposti al monitoraggio della concentrazione di fibre d'amianto aerodisperse che valutano basso il rischio per la popolazione». Ultima nota: l'assessore vede di buon occhio l'impianto sperimentale per la vetrificazione dell'amianto, che – quando in funzione – potrebbe rendere superflue l'apertura delle discariche.
OSSERVAZIONI ALL'IMPIANTO ASPIRECO DI LEGAMBIENTE MONTICHIARI E MEDICINA DEMOCRATICA CASTELLANZA

1. Quadro programmatico
Si ricorda l’obbligo legale di assicurare un “elevato livello di tutela ambientale” che tende a spostare il sistema giuridico europeo dalla considerazione del danno da riparare, alla prevenzione. Questo per uno sviluppo economico davvero sostenibile ed un miglioramento sociale che veda garantita la qualità della vita e l’ambiente quale valore umano fondamentale di ogni persona e della società .
1.2 Nel SIA l’eventuale incremento di traffico diurno feriale dei veicoli pesanti sulla provinciale (per 1 solo impianto!), ex statale 236, è stimato del 10%. Si aumenterà il già pesante, e potenzialmente eccezionale, impatto viabilistico della zona di Fascia d’Oro al centro di programmi infrastrutturali di trasporto imponenti, data la vicinanza all’aeroporto di Montichiari (non a caso tuttora interessato da apposito Piano d’Area con relativa procedura di V.A.S.) peggiorando, ad esempio, la situazione del PM 10. Inoltre appare quantomeno strano che l’area interessata all’impianto vada a sovrapporsi in parte col sedime del percorso ipotizzato per la linea Alta Capacità nella tratta Milano-Venezia.
1.5 L’impianto verrebbe ad inserirsi in prossimità di terreni agricoli destinati a produzione di ortaggi, foraggi per il consumo animale e, soprattutto, sottrarrebbe al paesaggio ed al suolo agricolo oltre 60.000 m2 sin qui individuati dal PRG comunale (che necessiterebbe di modifica) come zona “E1-agricola produttiva” e confermato a livello provinciale dal PTCP come ambito “agricolo strategico.
1.6 La proposta di realizzazione dell’impianto a livello –6 m dal piano campagna prevede la realizzazione di una cava temporanea con asportazione di circa 300.000 m3 di ghiaia da cedere a terzi.
1.7 Ci pare sfuggito ai tecnici estensori del progetto che la limitrofa cascina Pasqua non è affatto disabitata e che il nucleo abitato più prossimo composto da oltre 200 abitanti, residenti in villette unifamiliari, case a schiera e palazzine, è quello di Fascia d’Oro, distante non più di 1 Km dal sito ipotizzato, e non più di 2 Km come dichiarato.
2. Quadro progettuale –Relazione tecnica AIA
2.1 Il processo: Il processo prevede temperature di esercizio molto maggiori rispetto al brevetto alla base della tecnologia, scelta che non viene adeguatamente giustificata, essendo l’85%-90% del rifiuto cemento e solo il resto amianto, di vario tipo. Non si capisce inoltre perché non si usino tecnologie prese ad esempio dall’industria ceramica, come la fornace a tunnel.
Nella SIA si elencano le tipologie di rifiuti di amianto che si intendono accettare senza specificare le stime relative alla quantità annua e/o il fabbisogno di stoccaggio (rifiuti della lavorazione dell’amianto, rifiuti della fabbricazione di amianto cemento oppure contenenti amianto). Si ritiene opportuno che il proponente specifichi le quantità previste per ogni tipologia (codice CER) di rifiuto che si intende conferire all’impianto. Ancor meno comprensibile appare il passaggio ove questi vengono considerati come rifiuti speciali non pericolosi, in contrasto con la normative.
3. Quadro ambientale
Un primo aspetto che si vuole evidenziare sono le concentrazioni degli inquinanti, proposte nello SIA, utilizzate per elaborare il modello -6 fibre/l – sono in contrasto al valore di 200 fibre/l, indicato nella parte progettuale. Da notare che non è possibile individuare lo scenario meteoclimatico utilizzato.
Dal contenuto dello SIA, inoltre, emerge che non sono stati considerati nelle simulazioni i gas serra prodotti oltre a tutti gli altri inquinanti (da combustione del combustibile fossile di supporto e da altri materiali avviati al forno). Per far funzionare l’impianto di 18 MW si utilizzerebbe l’energia consumata in un anno dalle famiglie dell’intera città di Montichiari. La CO2 prodotta necessiterebbe di una foresta di km2 per essere riassorbita. Ma non è possibile a tale proposito reperire in alcuna parte della documentazione riferimenti agli adempimenti previsti dal proponente.
che venga espressa una pronuncia negativa di compatibilità ambientale e negata l’autorizzazione richiesta.
venerdì 26 febbraio 2010
DAL CONSIGLIO COMUNALE
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Ha fatto presto mercoledì sera il consiglio comunale di Calcinato a piombareall’argomento clou, la richiesta dei 7 consiglieri di minoranza (WilliamSpassini, Gialuca Capra, Flavio Vida, Elena Ringhini, Ivan Bertoli, AntonioGuarisco e Fabio Quinzani) di discutere il “progetto per la realizzazione diuna discarica per lo smaltimento di rifiuti inerti in località Cavicchione”,che pure era posto all’ultimo punto dell’ordine del giorno.Nei primi 40 minuti il consiglio ha rimandato l’esame dei due regolamenti perl'istituzione della commissione per le pari opportunità e per l'assegnazione diborse di studio per studenti, accettato la cessione gratuita di un’area dellaCooperativa La Famiglia, varato l’accorpamento al demanio stradale di porzionidi terreni, approvato tre piani attuativi, un piano di recupero, una varianteal Prg per l’adeguamento della fascia di rispetto stradale sulla provinciale11.E così alle 21.25 precise, in un’aula affollata dai cittadini, l’assessoreall’ecologia Roberto De Giovanni iniziava la relazione introduttiva sul nuovoimpianto di rifiuti (che, come si ricorderà, era stato approvato a fine anno),facendo una cronistoria del sito (e, più in generale, delle discarichecalcinatesi) e rivendicando questa volta a merito dell’amministrazione di“avere ottenuto un aumento dello strato d’argilla di altri 10 cm, un ulterioretelo di protezione, l’applicazione di un sistema di monitoraggio in temporeale, la presenza costante sul posto di un esperto di fiducia del Comune”.Sottolineando che il nuovo impianto “non inquinerà minimamente il territorio,né la falda freatica né l’atmosfera”, ha giudicato impensabile opporvisi:“avremmo dovuto iniziare una causa con il fortissimo rischio di perderla etrovarci comunque la discarica”.In seguito sulla decisione presa è intervenuto il consigliere Guarisco,stigmatizzandone il metodo - “da dicembre a oggi il provvedimento, forse permotivi d’urgenza, non è passato in consiglio comunale” - e il “merito - “ilnostro territorio è già fortemente compromesso”. Gli ha replicato la sindacaLegati che ha ricordato “le conferenze dei capigruppo e gli incontri deiconsiglieri con il tecnico incaricato”. “La fretta – ha detto – l’aveva laRegione, non certo il Comune”.Il dibattito si è sviluppato poi con il consigliere Capra che ha ricordatoche “nelle linee programmatiche dell’amministrazione c’era scritto di opporsifermamente a nuove discariche”, ma il vicesindaco Alberto Bertagna ha ribadito:“Questa discarica c’è già; i risultati ottenuti non sono una conquista, sono ilminore dei mali. Ora bisogna batterci affinché le cave presenti non diventinoaltre discariche”. Anche Bertoli ha invitato a “guardare avanti e prevenirenuovi e più preoccupanti insediamenti estrattivi che diventeranno altrettantediscariche fino a trasformare l’intera campagna di Calcinatello così come noila conosciamo”.A questo punto il capogruppo di minoranza Spassini chiedeva di “uscire dallalogica del prendere accorgimenti monetizzando il rischio. Bisogna tirare unariga e impedire che sorgano altre attività inquinanti sul territorio”. Ha poipresentato una risoluzione, chiedendo e ottenendo la sospensione della sedutaper consentirne l’esame. Dopo la pausa, la sindaca Legati riapriva i lavoriannunciando la costituzione a breve di “una commissione consiliare chepreparerà una mozione da presentare alla prossima seduta, inaugurando un nuovometodo di lavoro collaborativo”. Obiettivo condiviso studiare tutte le modalitàcon le quali impedire il ripetersi in futuro di vicende come questa.
giovedì 25 febbraio 2010
A PIE' DEL COLLE SCORRE IL LAMBRO, LIMPIDISSIMO FIUME (francesco petrarca)

[Gabriele Cereda - La Repubblica]
Lambro, dietro quel sabotaggio appalti ed un progetto milionario
Quasi 200mila metri quadri di superfici, piste ciclabili ed edifici ecosostenibili: così dovrebbe cambiare il volto dell'antico complesso industriale di Monza da cui qualcuno ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro e il Po. La Procura indaga sul sottobosco degli appalti
[Rita Querzè - Corriere della Sera]
GLI IMMOBILIARISTI ORIGINARI DI CERIGNOLA, IN PROVINCIA DI FOGGIA, IERI ERANO IRREPERIBILI
Le sette cisterne sabotate nella Ecocity mai decollata alle porte di Monza
Amianto e degrado dappertutto. «Attentato per fare pressioni». Si parla anche di «avvertimento» mafioso
MILANO — «Ecocity, il più grande progetto multifunzionale della Brianza». Dove oggi ci sono le sette cisterne violate della Lombarda Petroli sorgeranno a breve villette, uffici e centri commerciali. Lo annunciano gli enormi cartelli che costeggiano la strada che porta allo stabilimento. In fondo ci sono già i numeri a cui telefonare per prendere informazioni. Una città ecologica su terreni satolli di gasolio? Bella grana per i fratelli Addamiano (Giosuè, Rosario e Matteo), gli artefici del progetto. Ma tant’è, gli immobiliaristi originari di Cerignola, in provincia di Foggia, ieri erano irreperibili. Come del resto Enzo Tagliabue, il proprietario della Lombarda Petroli. Gli Addamiano hanno precisato soltanto che il terreno su cui sorge la Lombarda Petroli è ancora di Tagliabue. Come dire: noi con questo disastro non c’entriamo nulla.
Qui alle porte di Monza tutti sanno che gli Addamiano e Tagliabue si sono intesi da tempo sul futuro dell’area. Una parte dei terreni che erano della Lombarda Petroli sono già passati di mano e ora ospitano una fila di capannoni. Insomma, le sette cisterne svuotate con le cattive avevano i giorni contati. Come testimonia lo stato complessivo del sito: amianto e degrado dappertutto. Del resto il 15 aprile del 2009 il progetto «multifunzionale» è stato approvato dal consiglio comunale. Insomma, si potrebbe partire a suon di fondamenta e calcestruzzo per costruire 172 mila metri quadrati dedicati a uffici, residenza, commerciale e produttivo. Il tutto — recitano le brochure— «immerso in un grande parco di 80 mila metri quadrati».
Ma ora è l’immobiliare a tardare nella firma della convenzione. D’altra parte il mercato del mattone è ingessato dalla crisi. Sottoscrivere il documento vorrebbe dire mettere liquidità nel nuovo progetto. E gli Addamiano adesso sono impegnati su un altro fronte, la commercializzazione del polo tecnologico di Desio sull’ex area Autobianchi. Cui prodest? A chi conveniva avventurarsi di notte dentro il perimetro della Lombarda Petroli (operazione peraltro semplice, la sorveglianza delle telecamere pare fosse limitata al cancello d’ingresso)? Qualcuno sussurra che la responsabilità potrebbe essere dei vecchi dipendenti dell’azienda, cacciati via ad uno ad uno (oggi sono rimasti solo in cinque).
Ma l’assessore regionale al Territorio della Lombardia lascia intuire altre ipotesi.«Questo è un atto doloso di gravità eccezionale — ha detto ieri Davide Boni —. E se qualcuno pensa che così facendo si possa avere qualche agevolazione urbanistica ha sbagliato Regione». Il presidente delle Provincia di Milano, Guido Podestà, si è addirittura spinto oltre: « Potremmo pensare a un vincolo perenne». «E se si trattasse di un avvertimento mafioso?», sussurrano altri. Le infiltrazioni della ’ndrangheta a Buccinasco sono note, ma anche Desio non è estranea al fenomeno. A dipanare il groviglio delle ipotesi in queste ore è la procura di Monza. Il primo punto da chiarire riguarda la quantità di olio combustibile presente nelle cisterne. La Lombarda petroli aveva autocertificato meno di 5 milioni. Una soglia che permetteva una semplificazione delle procedure di sicurezza.
[da Monza Brianza news -http://www.mbnews.it/ambiente/81-ambiente/12471-villasanta-disastro-ambientale-ecco-la-storia-della-lombarda-petroli.html ]
La Lombarda Petroli è un’azienda storica, nata sul finire della Seconda Guerra mondiale e capace, nel 1965, dopo l’accordo con la francese Total, di pompare qualcosa come un milione e mezzo di tonnellate di combustibile.
Giuseppe Tagliabue, 54 anni, presidente della Lombarda Petroli, è rimasto, insieme al cugino Rinaldo, a dirigere l’impresa dopo che lo zio, il fondatore dell’attività, si è ritirato a vita privata. La prima svolta, per la Lombarda Petroli, è datata 1984, quando la raffineria chiude, con buona pace dei suoi 220 operai, e si trasforma in un deposito di stoccaggio di idrocarburi in conto terzi: petrolio, combustibile e gasolio.
Nel 2004, il secondo colpo di scena, i Tagliabue firmano un accordo storico con l’amministrazione comunale di Villasanta: la Lombarda Petroli, circa 330mila metri quadrati, corrispondenti a circa un terzo del territorio comunale, verrà dismessa.
Al suo posto vedrà la luce una nuova città: case, uffici, attività produttive, terziario e, nel mezzo, un parco a punta di diamante. Un restyling che, ultimato, avrebbe un valore stimato tra i 25 e i 50 milioni di euro.
Della partita è Addamiano srl, società immobiliare di Nova Milanese, che progetta un cantiere futuristico: “Eco City Villasanta”. L’accordo è chiaro: Addamiano bonifica l’area, Lombarda Petroli paga.
Sorgono le prime crepe nell’intesa: Addamiano chiede di rivedere il piano licenziato dal comune di Villasanta, trasformando 30mila metri quadrati da uffici a case. Nel frattempo, dopo 15 anni di governo di centrosinistra, in paese, è la volta di una nuova giunta di centrodestra.
Infine, alla Lombarda Petroli scade la convenzione per continuare a utilizzare i 100mila metri quadrati rimasti come deposito di idrocarburi.
Quindi, ieri, il sabotaggio.
HONNY SOIT QUI MAL Y PENSE
mercoledì 24 febbraio 2010
martedì 23 febbraio 2010
AL CONSIGLIO COMUNALE
