A 72 anni dallo scoppio delle due bombe atomiche su
Hiroshima e Nagasaki, che il 6 e il 9 agosto 1945
causarono oltre 250 mila morti, l'arsenale atomico dispone oggi di armi 50 volte più potenti di quelle lanciate sulle città
giapponesi e nel mondo ci sono oltre 15 mila ordigni nucleari
potenzialmente in grado di distruggere più volte l’intera
umanità.
Questi
armamenti hanno costi, anche sociali,
insostenibili: tali risorse potrebbero essere proficuamente
utilizzati per scuole, salute, assistenza ai più deboli e per la
protezione civile. Tutte richieste già presenti nella proposta di
legge sulla difesa civile nonviolenta in discussione in Parlamento,
sottoscritta da 74 parlamentari.
Un
importante passo sulla strada del disarmo atomico
è stato compiuto con il voto del 6 luglio scorso della Conferenza
indetta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: con 122 voti
favorevoli, uno contrario e una astensione è stato approvato un
trattato che vieta di testare, produrre, acquisire, possedere,
trasferire e consentire la dislocazione di armi nucleari. Ricordiamo
al riguardo la presenza di basi nucleari a Ghedi ed Aviano, una
minaccia permanente per la sicurezza dei cittadini residenti.
Lo
storico voto però non ha visto la partecipazione dei Paesi che
detengono le armi nucleari e
delle nazioni a loro alleate. La gran parte dei Paesi Nato (Italia
compresa) ha infatti scelto di non partecipare. Continua perciò il nostro impegno
nei confronti dell'opinione pubblica e della politica, affinché il
Trattato per la messa al bando di queste armi criminali venga
sottoscritto anche dall’Italia: finché
esisteranno armi nucleari vi sarà sempre il pericolo che prima o poi
vengano usate: l'unica vera sicurezza è data dal disarmo nucleare
totale.
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