Mentre i treni passavano
insolitamente lenti e radi, il vivace pomeriggio ha coinvolti partecipanti di
almeno quattro provincie: oltre che dalla nostra c’erano delegazioni mantovane,
veronesi e cremonesi.
A riassumere i
contenuti della vivace mobilitazione Fiorenzo Bertocchi, volto storico del movimento
No Tav bresciano.
“Al contrario di
quanto si possa pensare – ha detto – il progetto del Tav è già fallito. Doveva
unire Milano e Venezia con pochissime fermate e invece in 20 anni si è fatto
tutt’altro, con numerose fermate, e quella di Brescia si può definire a media
velocità”.
“Lo shunt nella
campagna fra Calcinatello e Vighizzolo – ha sottolineato – sembra essere stato
accantonato definitivamente. Siamo in piena crisi economica e il bilancio delle
tratte già in funzione è negativo, come nel caso della Torino-Milano che
presenta ingenti perdite nella gestione. A questo punto è opportuno abbandonare
le pulsioni propagandistiche e dare concrete risposte alla domande di mobilità
sui brevi tratti percorsi dalla nostra gente - pendolari studenti e lavoratori –
riattivando le stazioni che costellano la linea Brescia-Verona, frettolosamente
disabilitate negli scorsi anni: migliorare queste strutture e i loro binari è
possibile grazie all’evoluzione tecnologica e contribuirebbe a dirottare su
rotaia il trasporto su gomma, fonte di problematiche gravose in termini di
inquinamento e viabilità”.
“Nel sostenere il
percorso giuridico che entro il 19 ottobre ci porterà a presentare un secondo ricorso collettivo al Tar – ha informato – proseguiamo
con fermezza la nostra azione di informazione e diamo appuntamento a tutti
coloro che intendono esprimere la propria protesta per il 10 dicembre, quando
il premier Renzi sarà in città a inaugurare la tratta Brescia-Treviglio di questa
opera inutile, dannosa e costosa”.
In seguito Annalisa Baldrati ha condotto una visita
guidata poche centinaia di metri più in là, sull’area che, stando al progetto attualmente
sul tappeto, dovrebbe essere cantierizzata
per circa 17mila e 600 mq, con la realizzazione di una galleria che da qui giungerà
sino a Desenzano a una profondità media di 40 metri e con cunicoli a doppia
canna, il potenziamento della linea ad alta tensione fino a 130mila volt (che
dovrebbe partire in traliccio dalla località Fornaci e finire all’ingresso
della galleria, tagliando trasversalmente le campagne, con una zona di rispetto
di circa 200 metri) e un nuovo, imponente, cavalcavia due o tre volte più
grande di quello attuale, per consentire il passaggio dei mezzi per realizzare
l’opera.
Al ritorno sull’area del
presidio il dibattito è continuato in gruppi e capannelli fino all’imbrunire.
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