venerdì 6 novembre 2009

PAESE CHE VAI, POETA CHE TROVI




04.11.09 Da G. Perché il sentimentale, fascinoso, sensualtriviale García Lorca, che certo non scriveva dell’antifranchismo che ne causò l’assassinio, è un grande poeta (civile!) e Pasolini no? Perché il primo viveva l’unica vita tollerabile per un poeta, cioè per un cittadino qualsiasi, viveva una vita politica, senza rete di protezione alcuna, politica in ogni dettaglio della sua personalità e delle sue azioni, mentre il secondo scriveva la poesia più intollerabile e trombona per chiunque, una poesia politica, restando poi nella vita, specialmente sessuale/privata e quindi civile/pubblica, un superficiale sentimentaloide pieno di vizi doppiogiochisti, di miopia misogina e omofoba, di plagiario narcisismo piccolo borghese – nonché di segrete richieste di aiuto e di spinte ai finti nemici (notamente a Andreotti, niente di meno). Triste la sorte toccata in Italia ai due più grandi poeti della modernità: Rimbaud è stato oggetto di un saggio di tale Minore, un modesto travet cattolico che spudoratamente in Lui si identifica, Lorca è stato tradotto da Carlo Bo, il più onorato, pigro, servizievole e scientemente pavido dei cani da guardia, dalla salda poltrona, del democristiano clericalismo accademico. (Ho appena letto il riassunto che un quotidiano spagnolo fa dell’intervista rilasciata ieri alla Stampa da Confalonieri sui casi giudiziari e l’innocente, non antidemocratico peronismo di Berlusconi: ho riso talmente tanto, mi sembra il promo più azzeccato per l’imminente spettacolo di Daniele Luttazzi al Nuovo di Milano). Aldo Busi

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