giovedì 12 marzo 2009

LA GUERRA FREDDA NELLA BRUGHIERA DI GHEDI



Unità speciali chiamate «i centurioni» sorvegliano le testate
A Ghedi, l’ultima base delle atomiche «italiane»
Nel Bresciano sei bombe nucleari Usa destinate ai nostri caccia


1 Il bunker sotterraneo dove la Guerra fredda non è ancora finita
Martedì a Pratica di Mare finirà la Guerra fredda. Ma in Italia ci sono due basi dove l’allarme atomico non è mai cessato. Una è notissima: Aviano, la grande struttura statunitense che sorveglia i Balcani. L’altra invece è nel cuore della Lombardia, la base militare di Ghedi, a meno di cento chilometri da Milano: a Ghedi nel Bresciano un bunker sotterraneo protegge le ultime bombe termonucleari americane presenti in un aeroporto italiano. Almeno sei ordigni, con la potenza distruttiva di ottanta Hiroshima. Sono nelle mani di duecento soldati Usa, premiati con indennità speciali e tenuti continuamente in stato di allerta. Un arsenale attivo dagli anni Sessanta, in attesa dell’ordine che tutti speravano non dovesse mai arrivare: in caso di attacco sovietico, le bombe sarebbero state agganciate sotto le ali dei caccia italiani. In un hangar a bordo pista due jet erano sempre pronti al decollo, per incenerire i comandi dell’Armata rossa nei Balcani. Ma la missione è stata superata dalla storia: non ci sono più orde di tank schierate per invadere la frontiera orientale, il Patto di Varsavia si è dissolto e i bersagli di una volta sono diventati i nuovi alleati. Il muro di Berlino è crollato, anche l’Urss è scomparsa senza che nei depositi d’acciaio di Ghedi sia cambiato nulla: l’allarme prosegue, notte e giorno. «Endeavor to persevere», lo sforzo di perseverare: così recita il motto dei custodi dell’atomica bresciana. SEGRETO INTERNAZIONALE- La presenza degli ordigni a Ghedi non è mai stata confermata ufficialmente: la politica di Washington è quella di non fornire mai informazioni sulle dotazioni nucleari dei reparti all’estero. E’ un comportamento che spesso ha provocato scontri con alcuni degli alleati, in particolare con il Giappone dove la memoria di Hiroshima e Nagasaki resta forte. Ma numerose fondazioni americane si sono dedicate a penetrare il muro del silenzio, sfruttando le notizie raccolte dal Congresso e i documenti contabili resi pubblici negli Usa, per tracciare la radiografia degli arsenali. Lo studio più importante è stato completato da due esperti del «Bollettino degli scienziati atomici», l’organizzazione che promuove l’«orologio dell’apocalisse»: le lancette che indicano all’umanità il livello di pericolo dell’olocausto nucleare. Secondo il dossier curato da William Arkin e Robert Norris, il deposito bresciano venne costruito nel ’63 e gestito da un’unità speciale, il «Detachment 1200» dell’aviazione Usa. Il reparto ha cambiato nome tre volte: oggi si chiama «831° squadrone supporto munizionamento», i «centurioni» di Ghedi. Il simbolo mostra infatti un elmo da centurione, una spada e le sagome di due caccia italiani: come a dire, noi siamo la testa e la lama degli alleati.


IL BUNKER - Il primo deposito sotterraneo è stato completamente ricostruito tra il ’94 e il ’96 secondo le nuove tecniche di sicurezza: oggi non c’è solo il pericolo di attacchi dal cielo, ma anche quello di incursioni terroristiche. Per questo ora ogni ordigno dispone di una sua «bara» corazzata mentre prima erano custoditi tutti insieme. Sono state costruiti undici «loculi», alcuni rimasti vuoti: si stima che le bombe presenti siano almeno sei. Nel giugno ’97 sono cominciati gli esami per provare l’efficienza della nuova struttura. Test per verificare la resistenza delle pareti e degli impianti speciali, ispezioni improvvise per controllare la riservatezza di codici e radio, raid notturni di parà per studiare la prontezza dei difensori. Tre anni di esercitazioni, poi è stata concessa la piena operatività del comando. Prima dell’11 settembre non era difficile trovare su Internet disegni e foto di questi bunker, detti in codice Ws3 e costruiti nei Paesi della Nato secondo lo stesso progetto. Ma dopo l’attacco alle Torri Gemelle tutte queste pagine web sono state oscurate. Paradossalmente, la censura non ha colpito il sito del reparto di Ghedi (http://www.aviano.af.mil/Ghedi/index.htm), dove non si fa mai cenno alle testate ma c’è uno scorcio della «cripta»: un’immagine confusa tra altre, con una squadra di tecnici che si addestra a innescare una testata. LE BOMBE - Gli ordigni di Ghedi sono del tipo B-61, la bomba termonucleare americana costruita in più esemplari. E’ un’arma tattica, non destinata alla rappresaglia sulle metropoli nemiche: doveva servire per spazzare via le divisioni di carri armati sovietici nei Balcani. La potenza delle testate è compresa tra 0,3 chilotoni e 300 chilotoni, a seconda dei modelli: si ritiene probabile che a Ghedi gran parte sia da 200 chilotoni, ossia tredici volte l’ordigno che distrusse Hiroshima. Ogni arma può cancellare tutto nel raggio di un chilometro e uccidere qualunque persona su un’area tripla: in pratica, con una sola bomba si può distruggere Milano. Ma le procedure di sicurezza adottate dal Pentagono dovrebbero escludere il rischio di incidenti catastrofici. Inneschi e testate sono custoditi in locali separati: non è possibile che ci sia un’esplosione per errore. L’attivazione, poi, segue il principio della «doppia chiave»: occorrono due persone per rendere operativi i congegni, eliminando così l’incubo di gesti folli come quelli descritti da Stanley Kubrick nel «Doctor Strangelove».


SOVRANITA’ USA - Le bombe sono nelle mani del personale americano: l’unica autorità è quella del Pentagono. Fino al ’91 esisteva un altro bunker gemello: a Rimini, poco lontano dallo scalo di Miramare affollato di charter e turisti. Poi le atomiche sono state trasferite, perché dopo l’inizio del conflitto in Jugoslavia la postazione è sembrata troppo esposta. Ma sono rimaste in Italia, nella misteriosa «Area D» di Aviano dove l’anno scorso sarebbero state spostate anche le testate ritirate dalla Grecia: oggi nell’«Area D» dovrebbero esserci diciotto bombe termonucleari. Aviano è una struttura che gode di un’ampia extraterritorialità ma anche nell’aeroporto italiano di Ghedi le regole non cambiano: i nostri militari non hanno nessun potere sulle bombe. Dalla mensa al campo di basket, tutte le installazioni degli americani sono autonome e separate, sempre sorvegliate da «centurioni» in tuta mimetica. Un presidio fuori dal tempo, che ricorda la fortezza del «Deserto dei tartari» in perenne attesa di un nemico inesistente. Martedì proprio in Italia la Russia farà il primo passo per entrare nella Nato; l’altroieri Putin e Bush hanno deciso di dimezzare il loro arsenale nucleare: forse questo disarmo potrebbe partire da Ghedi, arsenale di una guerra finita ormai da dieci anni.
Corriere della Sera 26 maggio 2002 Gianluca Di Feo


2 Rapporto del Pentagono. Tra i siti più esposti quello italiano di GhediLa «maggior parte dei siti» in cui sono dispiegate testate nucleari nelle basi dei Paesi alleati in Europa manca delle misure di sicurezza considerate come standard dal dipartimento della Difesa americanoLa «maggior parte dei siti» in cui sono dispiegate testate nucleari nelle basi dei Paesi alleati in Europa manca delle misure di sicurezza considerate come standard dal dipartimento della Difesa americano.È quanto emerge da un'inchiesta interna condotta dall'Air Force Usa e diffusa in modo dettagliato dalla Federazione degli scienziati americani (Fas), secondo cui Italia (delle 200-350 testate americane di tipo B61 in Europa, 50 si troverebbero ad Aviano, e 20-40 a Ghedi), Germania (10-20), Olanda (10-20) e Belgio (10-20) mantengono testate in basi militari nazionali.I nuovi particolari del rapporto «Air Force Blue Ribbon Review of Nuclear Weapons Policies and Procedures», parzialmente declassificato in questi giorni (lo scorso febbraio ne era stato diffuso solo un riassunto), rivelano «un problema di sicurezza in Europa molto maggiore» di quanto non fosse emerso, sottolinea la Fas in un comunicato pubblicato sul suo sito web. Ma non solo: secondo una notizia pubblicata sul sito dell'Usaf, il problema di sicurezza non riguarda le basi di Kleine Brogel, in Belgio, e Volkel, in Olanda, bensì «altri siti».E questo, scrive la Fas, «suggerisce che il problema sia a Buchel, in Germania, o a Ghedi, in Italia». A rafforzare le indicazioni della base italiana come insicura vi è anche la notizia, raccolta dalla Fas da fonti anonime, secondo cui il Pentagono sta pianificando il ritiro dei suoi Munition Support Squadron (MUNSS) proprio da Ghedi. «Non si sa ancora quale sia la base, ma fonti indicano che potrebbe coinvolgere il 704 MUNSS di Ghedi, nel nord dell'Italia», si legge sul sito dell'organizzazione americana.Il rapporto era stato sollecitato dopo che per 36 ore, nell'agosto dello scorso anno, si erano perse le tracce di sei testate nel corso di un loro trasferimento negli Stati Uniti avvenuto senza che i militari predisposti al loro controllo ne forssero a conoscenza.Per questo, i militari americani stanno pianificando il ritiro delle loro unità di custodia delle testate nucleari da «almeno» una base e, forse, anche di ridurre il numero delle basi "nucleari" in Europa.Sempre secondo le informazioni raccolte da Fas, nel caso dell'Italia, oltre al ritiro dei MUNSS da Ghedi, sarebbe previsto il concentramento delle testate ad Aviano. I siti di cui si parla nel rapporto sono quelli in cui sono custodite testate destinate al possibile uso da parte degli aerei del paese ospitante. Testate sono mantenute in siti sotterranei noti come WS3 (Weapon Storage and Security System) nelle basi in Belgio, Germania, Olanda, Italia, Turchia e Gran Bretagna, ricorda la Federazione degli scienziati americani, precisando che nella maggior parte dei casi si tratta di basi americane. Ma che in Belgio, Germania, Olanda e Italia armi nucleari sono dislocate in basi nazionali (la base bresciana di Ghedi, nel caso dell'Italia).In questi casi, in tempo di pace, le testate beneficiano di un servizio di custodia dell'Air Force americana. Ma in caso di guerra verrebbero consegnate alle Aeronautiche nazionali che userebbero le testate sui loro aerei da guerra (nel caso italiano dai Tornado del 6° stormo).

Liberazione 22 giugno 2008


3 Il Dipartimento della Difesa Usa dà ragione al blog. Nel 2005 scrissi che a Ghedi Torre e ad Aviano c'erano novanta testate nucleari americane. Potenza distruttiva pari a 900 volte Hiroshima. Dissi nel mio spettacolo Reset che il livello di sicurezza del sito di Ghedi era inesistente. La televisione svizzera mostrò un gruppo di ragazzi entrato nella base a fare un picnic dimostrativo senza alcun problema. La sicurezza intervenne quasi mezz'ora dopo. Nel caso di un attentato le bombe contenute a Ghedi farebbero sparire l'Italia del Nord insieme a parte dell'Europa Centrale. Il federalismo della Lega sarebbe finalmente realizzato. Il rapporto riservato dell'Air Force è stato pubblicato dalla Federazione degli scienziati americani (FAS).Il rapporto è stato ordinato da Roger Brady, comandante dell'Air Force in Europa, dopo che un B52 trasportò per errore sei testate atomiche sorvolando gli Stati Uniti. Nel rapporto si legge: "problemi di edifici di supporto, alle recinzioni dei depositi, all'illuminazione e ai sistemi di sicurezza, a guardia delle basi vi sono soldati di leva con pochi mesi di addestramento".Anna Maria Guarneri, sindaco di Ghedi, è sorpresa. "Ora (ORA?) si indica che nella base del mio centro ci sono bombe atomiche". La bella addormentata.In questa situazione di emergenza nazionale (che cosa è infatti emergenza se non la possibile scomparsa dalla cartina geografica dell'Italia?) La Russa e l'ambasciatore USA Ronald Spogli insistono perchè sia allargata la base di Vicenza. Nonostante la sospensione dei lavori a seguito dell'ordinanza del Tar del Veneto. La Russa: "Questa decisione non ci turba. Gli impegni con gli alleati saranno mantenuti". Spogli:"Le truppe USA di ritorno dalle missioni in Afghanistan si eserciteranno a Vicenza con i soldati italiani che si preparano a intervenire nello stesso teatro".Perchè siamo in Afghanistan? Perchè abbiamo novanta bombe atomiche americani sotto il culo? I discendenti di Mussolini sono i primi ad aver abdicato alla sovranità nazionale. I leghisti vogliono essere padroni a casa loro, ma con le bombe e le basi degli altri e l'esercito per le strade.Fuori le bombe atomiche dall'Italia. Fuori gli italiani dalla guerra in Afghanistan.A ottobre ci sarà un referendum a Vicenza contro l'allargamento della base. Io ci sarò.
Beppe Grillo 22 giugno 2008

4 La televisione svizzera ha dedicato pochi giorni fa un servizio alle bombe nucleari presenti nella base di Ghedi Torre - Brescia.
Chiunque voglia ascoltarlo e preoccuparsi può farlo cliccando
qua .
Il Sindaco di Ghedi, Anna Guarneri, ha dichiarato alla televisione svizzera:“Notizie ufficiali non ce ne sono mai state date però ci sono tantissime persone di Ghedi che lavorano all'interno della base, per cui le indiscrezioni ci sono e sono anni ormai che siamo a conoscenza anche se non ufficialmente di questi strumenti nucleari…”
Finora da parte del Ministero che tipo di risposta avete avuto?
“Nessuna. Nessuna risposta”

Beppe Grillo 3 marzo 2005


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