mercoledì 28 agosto 2024

Un democristiano ante litteram

A cento anni dalla sua scomparsa, è illuminante ripercorrere l'itinerario politico del barone Carlo Monti, che Montichiari ricorda come una gloria locale.
Nato a Rapallo nel 1851, Carlo Monti appartiene a una delle più antiche famiglie bresciane. A Genova nel 1854 Carlo conobbe il marchese Giacomo Della Chiesa, il futuro Benedetto XV, di cui fu compagno in collegio e università. Divenne poi segretario particolare di Benedetto Cairoli, occupandosi della erogazione della congrua ai parroci e delle pensioni ai membri delle corporazioni religiose disciolte. Stretto collaboratore di Giuseppe Zanardelli, Monti scalò i vertici del Fondo per il Culto, che diresse fino a poco prima della morte, segnalandosi per le sue capacità di mediazione con le autorità ecclesiastiche. 
L’ascesa al soglio pontificio del suo amico Della Chiesa gli consentì di diventare un incaricato d’affari ufficioso nei rapporti fra Stato e Chiesa: prezioso il suo diario, in cui annotava tutti i suoi incontri con il papa, il segretario di Stato cardinale Pietro Gasparri e gli alti prelati cattolici.
Si impegnò ad assicurare l’esenzione dal servizio militare durante la Grande Guerra per il personale incaricato della custodia e del funzionamento delle strutture in Vaticano. Per tutta la durata del conflitto seppe risolvere delicate questioni e sciogliere tensioni, tanto che in Vaticano fu soprannominato «il vice-papa». Appoggiò poi gli sforzi di Benedetto XV per migliorare la sorte dei prigionieri italiani, agevolando la trasmissione di pacchi-viveri e intensificando le ricerche dei dispersi o il recapito della corrispondenza. 
Nel dopoguerra il barone era considerato «l’ambasciatore di fatto», favorendo la soluzione di vertenze difficili, da quelle relative alle circoscrizioni diocesane nei territori annessi alla nomina di nuovi presuli in sostituzione di quelli austrofili, dalla difesa delle prerogative italiane nella Custodia di Terrasanta al miglioramento dei rapporti fra i due poteri. Morì a Roma, l’11 marzo 1924 di polmonite.

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