mercoledì 28 aprile 2021

Un '77 tutto da sfogliare

A Gussago i fratelli Tonini hanno pubblicato per le loro edizioni L'Arengario i vivaci e icastici Disegni per Lotta Continua (58 pagine a colori, s.i.p.), realizzati nel fatidico anno 1977 dall'illustratore Pablo Echaurren, figlio del pittore surrealista Sebastian Matta e noto per essere stato fra i maggiori protagonisti della controcultura giovanile e uno dei fondatori degli indiani metropolitani.
Per chi allora non c'era, è bene sapere che già il quotidiano “Lotta Continua” non era un giornale come gli altri. “Nel panorama della sinistra extraparlamentare - scrive Paolo Tonini nella prefazione al volume - loro erano gli 'spontaneisti', quelli senza 'linea', 'strategia' ecc., punto di riferimento per chiunque avesse qualcosa da rivendicare: il comunismo, l’anarchia, dissidenti, giovani scappati di casa, femministe, omosessuali, disoccupati, sballati, vagabondi, cani sciolti, hippies, santoni, zombies”.
“In mezzo a quella congerie di varia umanità - racconta - c’era anche Pablo. Già da dieci anni le sue opere circolavano nelle gallerie d’avanguardia (Arturo Schwarz in particolare). Ma l’etichetta di artista non lo ispirava. Voleva stare in mezzo alla vita, comprendere il casino, dare forma ai pensieri, alle preoccupazioni, ai sogni di quello 'strano movimento di strani studenti' così diverso dal '68, renitente a ogni autorità, ostile a leader, deleghe e prediche. Cortei, spranghe, risate, sparatorie, girotondi e lacrimogeni, feste collettive e polizia, sgomberi, occupazioni, qualcuno che moriva, qualcuno che spariva, galera e jacquerie, baciarsi e abbracciarsi senza che pesi un sesso o l’altro, mille giornali durati un giorno, muri dipinti, scriversi addosso. Pablo tutto questo lo ha raccontato coi suoi disegni. Niente celebrazioni né satira: solo tenerezza e ironia, la consapevolezza che tutto fosse troppo bello per durare”.
Il primo disegno esce il 12 marzo, il giorno in cui a Bologna un carabiniere uccide lo studente Francesco Lorusso. E poi l'assalto al palco di Lama all'università di Roma, l'assassinio di Giorgiana Masi, le campagne libertarie, i festival di Re Nudo, l'esperienza delle radio libere. La potenza di fuoco della sua ironia animò le colonne del quotidiano extraparlamentare con mostri anomali, animali parlanti, alfabeti ignoti, alieni, mutanti, linguaggi incomprensibili, altrove che mai si sarebbero visti. Segni inconfondibili di quell’anno irripetibile.
“Riprendiamoci la vita” si urlava nelle piazze e cantava Claudio Lolli nella canzone simbolo di quell'anno ribelle. Ed è proprio di vita che sono colmi i segni, i colori e le parole di queste pagine che mai ingialliranno, lungo le quali scorrono i fenomeni e gli eventi che marchiarono indelebilmente quella generazione in cerca di pane ma anche di rose.

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