Le
problematiche che porterà al territorio di Lonato del Garda il
passaggio della nuova linea ferroviaria ad alta velocità mercoledì
scorso sono
state illustrate nel corso dell'assemblea organizzata dal
coordinamento No Tav Brescia-Verona e dai tre portavoce del Comitato
No Tav locale Eraldo Cavagnini, Giovanni Contiero e Danilo Zeni -
nella
sala del centro sportivo della frazione Campagna.
“Stando al progetto
definitivo attualmente sul tappeto per la tratta Brescia-Verona –
hanno detto - una lunga e ampia galleria partirà proprio dalla
frazione Campagna e giungerà sino al territorio di Desenzano del
Garda, a una profondità media di 40 metri e con cunicoli a doppia
canna. Questa galleria costerà 700 milioni di euro, praticamente 100
milioni al chilometro, con un’area di cantiere che occuperà circa
170 mila mq. E tutto ciò mentre si trascura da tempo la viabilità
di collegamento di questa frazione”.
E' previsto poi “il
potenziamento della linea ad alta tensione, fino a 130mila volt, che
dovrebbe partire in traliccio dalla località Fornaci, dalle parti
della mulitisala King, e finire all’ingresso della galleria,
tagliando trasversalmente le nostre campagne, con una zona di
rispetto di circa 200 metri. Sono decine gli agricoltori proprietari
di fondi interessati dalle servitù da elettrodotto per la presenza
dei plinti sul tracciato; ricordiamo che la direttiva comunitaria
(già recepita in Trentino) è che le linee non devono più essere
aeree ma solo interrate, dal momento che l'elettromagnetismo causerà
nel tempo danni alla salute dei cittadini”.
“Inoltre – hanno
sottolineato i No Tav - la zona di cantiere in frazione Campagna
dovrebbe vedere la costruzione di un nuovo, imponente, cavalcavia due
o tre volte più grande di quello attuale, per consentire il
passaggio dei mezzi per realizzare l’opera”.
In
sala erano presenti diversi consiglieri del Movimento 5 Stelle e
delle liste civiche Ritrovo Lonato e Bene Comune di Calcinato.
Per
fermare l'avvio dei cantieri – preannunciato a più riprese dal
minstro Graziano Delrio per la fine dell'anno – i No Tav puntano
anche sul ricorso al Tar contro il
decreto 50, con il quale il 22 febbraio scorso il Ministero
dell’Ambiente determinava la positiva conclusione dell’istruttoria
di verifica di ottemperanza del progetto definitivo del lotto
funzionale Brescia–Verona della linea ad alta velocità alle
prescrizioni poste con il progetto preliminare. Il movimento
configura una serie di vizi e lacune che contemplerebbero, secondo
Marina Beatini che è intervenuta nella seconda parte della serata:
“la violazione dei trattati europei in materia di appalti, libertà
di stabilimento, libera prestazione di servizi, divieto di
restrizioni del movimento di capitali; la richiesta di rinvio
pregiudiziale alla Corte di Giustizia della Ue per violazione delle
norme sull'affidamento dei lavori pubblici; la mancata o tardiva
sottoposizione del piano generale dei trasporti e quindi del progetto
alta velocità alla Valutazione di Impatto Ambientale; la mancata
conformità del progetto definitivo a numerose prescrizioni del Cipe
imposte con il progetto preliminare approvato nel 2003; la
compromissione del laghetto del Frassino, oasi naturalistica di
elevata importanza e sito Unesco, il quale rischia il prosciugamento
a causa dei lavori in galleria; la mancata valutazione delle
prescrizioni imposte dalla Commissione per la valutazione d'impatto
ambientale”.
E
domenica 22 maggio i No Tav sul Garda ridiscenderanno in piazza con
una biciclettata che partirà alle ore 15 dal piazzale delle piscine
comunali di Desenzano per arrivare alla torre di San Martino della
Battaglia, attraversando i territori interessati da questa nuova
grande opera pubblica.
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