Oggi a Firenze gli amici e i compagni daranno l'ultimo saluto a Pietro Pinna, morto mercoledì scorso a 89 anni.
Primo obiettore di coscienza politico nell'Italia del dopoguerra, Pinna era nato a
Finale Ligure nel 1927 ed ha speso la sua vita per la costruzione della
nonviolenza organizzata. Dopo gli anni di carcere militare a cui fu
sottoposto per il suo rifiuto del servizio militare obbligatorio, si
impegnò attivamente per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza.
Dopo la prima Marcia Perugia-Assisi del 1961 divenne
il più stretto collaboratore di Capitini, con il quale nel 1962 fondò
il Movimento Nonviolento e nel 1964 la rivista Azione nonviolenta, della
quale è stato fino alla morte direttore responsabile.
Pietro Pinna ha
avuto sempre chiaro che non si può sconfiggere la guerra senza
eliminarne lo strumento che la rende possibile, gli eserciti. E in
questo impegno per la nonviolenza specifica - fatto di disobbedienze
civili, marce antimilitariste, azioni dirette nonviolente per il disarmo
unilaterale - è stato sempre coerente e rigoroso, soprattutto con se
stesso, e sempre aperto all'incontro con l'altro nella ricerca della
verità.
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