Il 4 dicembre 1944 a Centallo moriva assassinato dai fascisti Duccio Galimberti. Nato a Cuneo il 30 aprile 1906, fu avvocato ed è medaglia d'oro della
Resistenza. Suo padre, Tancredi, era stato ministro delle Poste
con Giovanni Giolitti e poi senatore fascista; la madre, l'inglese Alice
Schanzer, era una poetessa. A Duccio erano stati imposti i nomi di
Tancredi, Achille, Giuseppe, Olimpio, ma per tutta la vita sarebbe
stato, appunto, Duccio, il vezzeggiativo familiare che gli e' rimasto
pure e, soprattutto, dopo la morte, anche se per un certo periodo nella
Resistenza fu conosciuto come professor Garnera. Duccio, considerato un
valente penalista gia' in giovane eta', non venne mai, nonostante la
posizione del padre, a compromessi con il fascismo. Quando giunse il
momento della leva, non pote' fare il corso di allievo ufficiale perche'
per frequentarlo avrebbe dovuto iscriversi al fascio; fece cosi' il
servizio da soldato semplice. Negli anni tra il 1940 e il 1942 tento' di
organizzare a Cuneo, lui mazziniano fervente, gli antifascisti del
luogo. E' con la caduta di Mussolini che Duccio viene clamorosamente
allo scoperto: il 26 luglio del 1943 arringa la folla dalla finestra del
suo studio che dava sulla Piazza Vittorio a Cuneo; nello stesso giorno
parla in un comizio a Torino. Riferendosi al proclama del generale
Badoglio grida: "Si', la guerra continua fino alla cacciata dell'ultimo
tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista".
Queste parole gli valgono subito un mandato di cattura delle autorita'
badogliane, che sara' revocato soltanto tre settimane dopo. L'8
settembre lo Studio Galimberti a Cuneo si trasforma in centro operativo
per l'organizzazione della lotta armata popolare, dopo che Duccio non
riesce a convincere il Comando militare di Cuneo ad opporsi in armi ai
tedeschi. Tre giorni dopo Galimberti, con Dante Livio Bianco ed altri
dieci amici e' gia' in Val di Gesso, dove costituisce il primo nucleo
della banda "Italia Libera" (analoga banda viene formata in Valle Grana
da Giorgio Bocca, Benedetto Dalmastro ed altri amici di Duccio), dalla
quale nasceranno le brigate di Giustizia e Liberta'. Nel gennaio del
1944 Duccio, durante un rastrellamento, viene ferito; e' curato
sommariamente da una dottoressa, ebrea polacca, sfuggita ai nazisti e
riparata tra i partigiani. Ma le ferite sono troppo gravi e Galimberti
viene trasportato, su una slitta, sino all'ospedale di Canale. Quando si
ristabilisce, viene nominato comandante di tutte le formazioni GL del
Piemonte e loro rappresentante nel Comitato militare regionale. In tale
veste, il 22 maggio del 1944, conclude a Barcelonette un patto di
collaborazione e di amicizia con i "maquisards" francesi. In veste di
"diplomatico" tratta pure l'unificazione e il coordinamento delle bande
operanti in Val d'Aosta. Si sposta poi a Torino ed e' qui che viene
localizzato e bloccato dai repubblichini. E' il 28 novembre del 1944.
Inutili i frenetici tentativi delle forze della Resistenza di operare
uno scambio con i tedeschi. I repubblichini considerano Duccio una loro
preda, tanto che quattro giorni dopo, nel pomeriggio del 2 dicembre, un
gruppo di fascisti dell'Ufficio politico di Cuneo arriva a Torino e lo
preleva dal carcere. Lo trasportano nella caserma delle brigate nere di
Cuneo: qui Galimberti viene interrogato e ridotto in fin di vita dalle
sevizie, ma non parla. Il mattino del 4 dicembre, l'eroico comandante di
Giustizia e Liberta' viene caricato su un camioncino, trasportato nei
pressi di Centallo e abbattuto dai suoi aguzzini con una raffica alla
schiena.
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