martedì 20 settembre 2022

Ciao, Franco!

Quando Alexander Langer ci parlava di Hoffnungsträger noi pensavamo istintivamente al compagno Franco Stuani, per oltre mezzo secolo infaticabile animatore di speranze collettive, con centinaia di attività e iniziative in difesa della povera gente, dei diritti civili e dell'ambiente.
Stanotte Franco è morto improvvisamente per un aneurisma: non mangeremo più il suo pane buono, non sentiremo più ragionare la sua voce, non vedremo più il suo timido sorriso. 
La salma riposa nella sua casa di via De Gasperi 46 a Lonato, dove giovedì 22 settembre alle ore 14.30 si svolgerà il rito civile.
Lo ricordiamo pubblicando un suo breve testo, ospitato  nel volume di Carlo Susara Genova per noi, recentemente uscito per le edizioni PresentArtSì.
Nel luglio 2001 andai a manifestare al G8 di Genova per lottare a favore di un altro mondo. Aspiravo ad altre possibilità, in linea con l’adesione all’area dell’antagonismo sociale, che non esiste più. Nonostante quell’area sia in sostanza sparita, non mi è possibile abbandonare gli ideali in cui credevo allora e in cui credo ancora oggi: sono come l'aria per respirare.
Dei vari eventi tragici di quei giorni (la morte di Carlo, Bolzaneto, gli assalti alla scuola Diaz e al Media Center, etc.), mi è rimasta l’idea di una reazione che era consuetudine: lo Stato reagiva alle lotte. Quella volta in maniera più tragica e violenta del normale.
Fu così consueto il modo di reagire dello Stato, che ricordo le sensazioni dei giorni successivi al ritorno: un vuoto assoluto, misto allo slancio nella preparazione, mentre c’era chi ci preannunciava che sarebbe stato un massacro, al ricordo del caos a Genova. Tornammo un po’ tutti leccandoci le ferite.
Partecipare era una sorta di necessità per chi aveva una sensibilità a contrasto dell’appuntamento che vedeva protagonisti loro (i capi di Stato) e noi (trecentomila persone). Andammo nonostante qualcuno ci avvisasse del pericolo e della repressione preparata, immancabile del resto per il ruolo del fascista Gianfranco Fini dentro al Governo. Era chiaro che c’era chi voleva chiudere una fase facendo capire chi comandava.
Oggi non so se tornerei: non ho risposte rispetto all’utilità di manifestare.
Sono per mia natura un movimentista, ma sta proprio nel movimento il limite: nasce, cresce e si disperde nel processo che trasforma la realtà, poi trova altre forme. Il nostro ha segnato un periodo di cambiamento del quale la società aveva bisogno. Penso questo da figlio di un comunista, dato che ritengo che anche il PCI fosse una Chiesa e noi lo consideravamo un avversario politico, nonostante alcune personalità significative che lo componevano e che oggi non ci sono più.
Militavo in Rifondazione Comunista, ma il partito non ha più seguito. Non ho mai assunto impegni istituzionali, locali e\o regionali, ma da tempo faccio parte del “mondo biologico” e opero per diffondere sul territorio un minimo di attività. Sono un po' più saggio, studio un po' di più e credo che l'orizzonte politico sia legato alla vita della Terra. Insomma, cerco ancora strade per dare corso ai miei ideali socio-politici perché non è possibile ritirarsi!
Dicevo che non so se tornerei a manifestare a Genova: i tempi sono profondamente cambiati: anche ieri le decisioni venivano prese da pochi, ma oggi in numero ancora più ristretto. Bisogna studiare ancora tanto per dare gambe a quelle istanze.
Gli stimoli che cerco di dare a mio figlio, che oggi ha 21 anni, riguardano la necessità di avere autonomia di pensiero, capacità operativa e che se sbagli devi imparare e pagare. Questi i contenuti che mi porto dietro da sempre, quelli del tempo che mi ha visto crescere.

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