sabato 30 ottobre 2021

Promemoria

Un figlio del secolo come me, senza nome né persona, ha visto gli alberi appassire, ha visto il cielo svanire e il mare annerire, ha visto i muri bianchi sporcarsi di catrame e porte scardinate dalle cerniere, ha visto gli orizzonti sgretolarsi e le pianure invase da lamiere di ferro arrugginite, ha visto eserciti bruciare la terra e bambini carbonizzati nei fossi, ha visto donne piangenti e vecchi in fuga, ha visto cose crescergli intorno piano piano, senza capire mai che cosa stava succedendo, riuscendo soltanto a capire, ogni volta che capiva, che certamente era troppo tardi per aver capito, riuscendo caso mai a capire che ogni proposta sarebbe stata distrutta e ogni tentativo sarebbe stato soffocato, che ogni ferita sarebbe rimasta aperta: che ogni morte sarebbe rimasta oscura. 
Un figlio del secolo come me, forse, ha finito per capire soltanto queste cose; capire, forse, che i destini hanno perduto l’antica misura e l’antica forma, non hanno più né misura né forma e i poteri non hanno più nome né faccia, forse perché in questo sacro diritto al possesso, in questa globale corsa alla sopravvivenza, perduti a correre comunque e dovunque tra sterpi e paludi, autostrade e piazze, immagini e suoni, parole e richiamo, allettamenti e disfatte, anche le mete hanno perso la loro figura, sono coperte di nebbia. 
Ettore Sottsass

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