Giulio Goglione aveva 19 anni quando ricevette la cartolina che
lo spediva a far la guerra. Dopo la chiamata alle armi, alla caserma di
Vignola, in provincia di Modena, fu accerchiato da un gruppo di soldati
tedeschi che gli ordinarono di deporre le armi. Condotto a piedi con i suoi commilitoni
fino a Modena, fu poi fatto salire a forza su un treno-bestiame diretto in
Germania. Giunto a Moosburg, venne portato a Monaco di Baviera per alcuni giorni
e poi internato a lavori forzati in una fornace a nord della città, dove visse in
terribili condizioni fino al 23 aprile 1945, quando riuscì a fuggire avventurosamente insieme ad altri dieci compagni di prigionia,
camminando con il terrore di essere catturato fino a Monaco e poi attraversando con
alterne fortune le Alpi bavaresi, l’Austria, le Alpi Orientali, per giorni interminabili,
fino al tanto agognato ritorno a casa l’8 maggio 1945.
Nel dopoguerra a
Calcinato trovò lavoro come ferroviere e si sposò con l’amata Teresa, dalla
quale ebbe due figlie, Vincenza e Raffaella. La sua vita di dedizione al lavoro
e alla famiglia è stata di esempio per tanti compaesani, che ha sempre esortato
a mantenere alta l’attenzione nei confronti del pericolo che possa rinascere il
fascismo: l’ultimo suo messaggio era stato letto alla torre civica nella
manifestazione per la Liberazione lo scorso 25 aprile. Assiduo negli anni della
pensione anche il suo impegno al Centro sociale degli anziani.
Un uomo libero, integro, aperto e
attento alle esigenze della comunità: lunedì 25 maggio alle ore 15 il funerale,
partendo dalla sua casa per la chiesa parrocchiale e il cimitero locali.
Nessun commento:
Posta un commento