Sull'edizione di domenica 27 dicembre di Bresciaoggi è
stata dedicata una pagina intera all'emergenza inquinamento a Brescia,
in particolare alle polveri fini, e tra gli altri si riporta un
intervento del presidente dell'Arpa, il dottor Bruno Simini. Ebbene, può
sembrare una battuta teatrale, invece l'autorevole rappresentante
istituzionale invita a... limitare i fuochi d'artificio in occasione
delle festività di fine anno per limitare il problema! Poi ritorna su un
argomento caro a tanti amministratori locali: la colpa di tutto è l'uso
che si fa dell'automobile, utilizzata per muoversi in ogni occasione,
anche per piccoli spostamenti. Argomentazione non scientificamente
fondata, e sicuramente molto discutibile localmente, con gli impianti
industriali e commerciali presenti, e a fronte di un calo rilevante
negli ultimi 10 anni delle emissioni dei veicoli grazie all'evoluzione
tecnica. Lo stesso sostiene poi che grazie alle temperature miti il
riscaldamento grava di meno per inquinamento a Brescia: Del Bono
dovrebbe spiegargli che a Brescia per scelte di business c'è la
cogenerazione, e la maggior parte degli edifici sono collegati ad
impianti che bruciano carbone e rifiuti per 24 ore al giorno per 365
giorni l'anno. Purtroppo non bruciano metano, che emette poche polveri
fini: bruciano carbone e rifiuti, questi ultimi contenenti tra l'altro
«pulper» di cartiera, biomasse industriali, forti emettitori.
Dimenticavo: l'Arpa rilascia sempre pareri favorevoli a tutte le
centrali a biomasse sorte in questi anni sul territorio bresciano, che
com'è noto si colloca in area critica o di risanamento. Come si fa a
risanare l'aria se si aggiungono nuove combustioni? Mentre
l'amministrazione del capoluogo multa i diesel degli extracomunitari,
quei pochi in circolazione, unicamente per scopi commerciali abbiamo
oltre una linea su tre dell'inceneritore più grande d'Italia che brucia
rifiuti industriali, e le due tonnellate annue di polveri fini emesse
dal sistema teleriscaldamento (A2A - Bilancio di sostenibilità
territoriale, 2014) corrispondono a 2600 Diesel Euro 3 circolanti 24 ore
su 24 in città. Poi restano le 400 tonnellate anno di ossidi di azoto
emessi dalle centrali A2A a Brescia, che si trasformano quasi tutte in
particolato fine secondario, soprattutto nella stagione calda. Il
particolato fine secondario corrisponde all'incirca a oltre 400.000
autoveicoli Euro 3. Il rappresentante dell'Arpa segnala che le cose
vanno migliorando: in 14 anni siamo scesi da 50 a 40 microgrammi per
metro cubo medi annui; peccato che ci troviamo ancora su valori
inaccettabili per la salute umana. In questi giorni ho ricevuto la
pubblicazione sopra citata di A2A, dove il grafico delle emissioni di
polveri fini e di NOx ha un andamento che somiglia molto al grafico dei
giorni di supero riportato dal giornale: le centrali del sistema
teleriscaldamento Brescia sono passate da 9 a 2 tonnellate anno di
emissione di polveri fini nello stesso periodo. Analogo trend per gli
ossidi di azoto: da 1400 tonnellate/anno (!) a 400 in 10 anni circa. Con
i filtri a maniche sulla centrale a carbone e con filtri HD
sull'inceneritore. Quando si vuole le soluzioni strutturali si trovano,
ma a Brescia, anche per uno scandaloso conflitto di interessi, manca la
parte più consistente, ossia la riduzione dei consumi alla fonte, con la
coibentazione degli edifici a partire da quelli pubblici, e l'uso
dell'energia solare. Una politica «per il bene comune» imporrebbe agli
amministratori di usare almeno gli utili ricevuti dalla società
controllata, per tali interventi. Peraltro è un obbligo, sancito dalla
direttiva 2012/27/UE, quello di consentire anche ai meno abbienti
l'accesso al risparmio energetico. Proviamo a immaginare come
diventerebbe Brescia nel giro di pochi anni, e quali risorse si
muoverebbero, e le ricadute occupazionali. Altro che le targhe
alterne!
Massimo Cerani, Bresciaoggi, 29 dicembre 2015
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