martedì 8 luglio 2014

Riprende la mobilitazione no tav

Sala gremita ieri sera a Lonato sopra la civica biblioteca per l’assemblea no tav che ha visto la partecipazione dei comitati delle provincie di Brescia, Mantova e Verona.
 Roberto Saleri ha raccontato dell’arrivo della grande opera a Brescia nei giorni scorsi “con il suo carico di disagi (traffico stravolto per due anni in mezza città), devastazione (26 famiglie sfrattate, numerose altre espropriate di giardini e murate dietro a pannelli di cemento di 6 metri d’altezza) e probabilmente malaffare (le ditte che la realizzano sono le stesse degli scandali Expo e Mose)”, definendo la tav “un’opera inutile, costosa e dannosa, dal momento che man mano che si costruisce il servizo di trasporto pubblico locale viene lasciato a se stesso”.  Oltre che costare due miliardi di euro, “la tratta Brescia-Verona colpirà duramente i viticoltori, con danni per  14 milioni per la scomparsa di 250 ettari di vigneti Lugana”.
   Secondo Saleri “il progetto esecutivo sarà pronto per la fine dell’anno prossimo e quindi la cantierizzazione partirà nel 2016”. Il giovane ha poi sottolineato “la necessità di costruire un movimento  popolare di opposizione, andando a risignificare l’utilizzo del territorio del basso Garda, con il suo distretto di economia solidale, esperienze di turismo responsabile, coltivazioni agricole di pregio”.
 “Al termine della vendemmia, ai primi di ottobre – ha detto - incominceremo la mobilitazione sui luoghi del Lugana, con una passeggiata nei  territori colpiti e, in particolare, fra i vigneti fra Desenzano e Lonato, incontrando gli operatori vitivinicoli e le popolazioni che verranno espropriati  dei terreni e abitazioni”.
 Alessandra Zanini, una delle espropriate di via Toscana, ha ripercorso con accenti commoventi la sua  storia di cittadina che nel giro di un anno è passata dalla lettura della notizia sulla stampa a vedere abbattuta la palazzina in cui abiatva senza poter fare nulla, “a condizioni ridicole: 1500 euro al mq di indennizzo”. “Per evitare che questo accada di nuovo altrove – ha dichiarato – occorre da subito mobilitarsi e informare i cittadini anche qui”.
 Infine Marco Bendinelli ha inquadrato l’opera nel contesto europeo, in cui “uno dopo l’altro i paesi stranieri stanno fermando la realizzazione del Corridoio Mediterraneo, l’Italia  è l’unica a occuparsene,  fra l’altro con costi al km del triplo degli altri Stati”. Ha poi prefigurato lo scenario per i prossimi anni nella zona: “cantieri, traffico di camion, movimentazione terra, soprattutto per il doppio tunnel di 7 km a Lonato, in frazione campagna, dove la linea poi proseguirà fino a Desenzano in trincea verso le colline moreniche del Lugana, con un paio di viadotti e innumerevoli strade secondarie”.
 Fra le proposte più significative emerse dall’articolato dibattito, quella di “acquistare collettivamente terreni per realizzarvi presidi permanenti di coscientizzazione delle persone” e la preparazione di “due punti informativi in luoghi che si preannunciano caldi, uno  in località Campagna di Lonato e l’altro nei pressi della Chiesa di Sant’Anna a Calcinato”.

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