sabato 1 febbraio 2014

Eliminare le barriere architettoniche sulle autolinee

E’ iniziata nel giugno 2011 e non è ancora finita.
L’epopea (non trovo altro termine per definirla) che unisce me, indomita diversabile con carrozzina elettrica, all’APAM, azienda di trasporti, martedì 28 ha visto l’ennesima vergognosa puntata.
In mezzo ci stanno innumerevoli telefonate, mail, incontri con l’amministratore della società, con la responsabile dell’area marketing, con chi si occupa della gestione dei mezzi, con il capofficina.
A tutto questo si somma la mia sperimentazione con i tecnici dell’APAM di tipologie diverse di pulman, una nuova carrozzina a tre ruote (al posto di quella a quattro) che, se da un lato permette di andare a posizionarmi correttamente nello spazio dedicato alla “contea dei ruotanti”(di cui faccio parte), mi espone ad un rischio notevole quando, scesa dal pulman, devo percorrere le nostre strade ed i marciapiedi, che sono ormai, pressoché ovunque, un colabrodo.
Ma il problema, per me, sorge ancora prima. Molti pulman (purtroppo anche quelli nuovi) hanno le cinture di sicurezza che sono troppo corte e, quindi, io non riesco ad agganciarmi ed essere “trattenuta”. Devo portare, quindi, sempre con me la mia personale vecchia cintura che, come si dice, è “meglio che niente”!
Anche perché i mezzi corrono veloci: gli autisti hanno tempi stretti da rispettare.
Il giorno 28 avevo prenotato la corsa delle 20.15 da Calcinato a Montichiari.
Poi, ho dovuto fare un cambio programma. Capita a tutti nella vita, no?
Sono andata a Brescia e per il ritorno anziché la corsa delle 19,40 (la stessa che passa alle 20.15 a Calcinato ed arriva a Montichiari alle 20,30) dato che ero in ritardo, ho deciso di prendere quella delle 19,50 che arriva, comunque, a Montichiari.
E qui iniziano i problemi. L’autista mi anticipa che non sa se la pedana funziona e lui non l’ha mai usata. Dopo varie telefonate all’officina dell’ APAM per ricevere istruzioni, riesce a farmi salire. Sono infreddolita. Chiedo di accendere il riscaldamento, ma pare che non funzioni. Partiamo con un ritardo di almeno 15 minuti.
A qualcuno dei passeggeri questo ritardo fa saltare degli impegni ed è, chiaramente, “disturbato”.
Ma il tutto precipita quando, giunti a Montichiari, la pedana non funziona più.
L’autista mi rimprovera di non avere prenotato perché questo avrebbe fatto sì che gli dessero un altro mezzo con pedana manuale….
Certo, lo sappiamo, che tutti i cittadini prima di usare il pulman telefonano al call-center dell’APAM in modo che in officina si accertino che il motore del mezzo che devono prendere funzioni!............
No, non serve, al motore del pulman si fa una regolare manutenzione!
E perché alle pedane per gli handicappati no? So che la disposizione è che, quando io prenoto, l’autista prima di partire deve controllare che la pedana funzioni. SOLO se c’è una prenotazione.
Ed io prenoto, quando mi è possibile. Lo faccio per evitare di trovarmi nella bruttissima situazione dell’altra sera: al freddo (l’autista ha detto che dovevo tenere le porte aperte perché altrimenti poteva essere accusato di sequestro di persona….), aspettando che arrivassero i pompieri a “salvarmi” (non è la prima volta che vengono a farmi scendere a braccia).
Mentre attendevo ho condiviso quasi un’ora con gli altri passeggeri di cui qualcuno solidarizzava con me, qualcuno si preoccupava del grande ritardo, e qualcuno voleva a tutti i costi tirarmi giù a braccia (così come avrebbero fatto i vigili del fuoco…), così il pulman sarebbe potuto ripartire….
Io, sempre più congelata, ero anche a disagio di fronte alla loro irritazione, mentre cercavo di spiegare che no, non potevo accettare, perché sarebbe stato pericoloso per loro e per me.
Il colpevole, a quel punto, non era più l’APAM, ero io.
Come si dice: “Oltre il danno, anche la beffa”!

Calcinato, 30.1.14

Tiziana Treccani - Via Baratello 28/O – 25011 Calcinato (Bs) – tel 030.9969899 - 333.6970048

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