mercoledì 30 gennaio 2019

No Tav: parla Giulio Botticini

Da un po’ di tempo a questa parte, quando mi si chiede perché sono contrario al Tav, rispondo molto semplicemente e brevissimamente che non sono un mafioso e neppure un fiancheggiatore della mafia. Dopodiché, visto il volto sconvolto del mio occasionale interlocutore, comincio a sciorinare un poco di dati, di cifre, sempre con il timore che, chi mi sta ad ascoltare, non pensi che stia inventando questi elementi con il gusto di stupire o di avvalorare una tesi contraria al progetto del supertreno. 
Le Ferrovie dello Stato (FFS) nelle ultime decadi del secolo scorso, utilizzavano per l’alta velocità, un treno denominato Pendolino, la cui prerogativa essenziale era quella, per mezzo di un assetto variabile, di seguire, con inclinazioni del convoglio, le curve del tracciato ferroviario. Questo treno, più volte modificato e migliorato tecnicamente, è risultato sempre molto affidabile e poteva raggiungere tranquillamente i 250 Km/h. Un’ottima velocità per la seconda metà del secolo scorso, con una tecnologia di cinquant’anni fa e, soprattutto, con l’informatica in embrione. 
Attualmente, la tecnologia ha fatto passi da gigante, l’informatica fa da padrona in qualsivoglia settore; qualche tempo fa ci sono stati degli aggiustamenti tecnici sulla linea ferroviaria Torino - Padova, con un progetto denominato ToPa (forse ci si poteva esimere da un acronimo di questo genere), la velocità di 250 Km/h è stata presa come riferimento dalle ferrovie tedesche e svizzere (il che è tutto dire…) per non incidere sui costi di gestione e di manutenzione di tutte le strutture dell’Alta velocità; il materiale rotabile è destinato ad usurarsi. Noi perciò, con una spesa irrisoria, avremmo potuto tranquillamente soddisfare le richieste della Comunità Europea per quanto concerne l’adeguamento delle linee ferroviarie. Ma giustamente, l’Italia vende il brevetto del Pendolino all’Alstom francese, che ancora oggi continua a fabbricarlo e a venderlo in tutto il mondo e da noi inizia la telenovela Tav. 
Brevemente, dopo queste lapidarie considerazioni, trent’anni fa senza computer i treni viaggiavano maggiormente spediti rispetto ai giorni nostri, il servizio è incresciosamente peggiorato, centinaia di stazioni ferroviarie sono state chiuse, o meglio, come dicono in gergo disabilitate, e decine e decine di chilometri di binari supplementari sono stati eliminati. Di pari passo continuiamo ad avere tratte ferroviarie, anche importanti, con un solo binario, così che ogni tanto ci scappa il morto, oppure come a Pioltello dove un binario era stato riparato con una zeppetta di legno! 
Analizzando i documenti e i testi di FFS si può scoprire che i conti dell’Alta velocità in Italia sono vergognosamente in rosso e che il progetto fa acqua da tutte le parti. Parafrasando l’immagine dell’acqua, verrebbe da dire: dove si è realizzata una linea Tav, l’acqua è irrimediabilmente scomparsa, vedi il Mugello con fiumi scomparsi, sorgenti inaridite e l’acqua che in determinate zone viene ormai fornita con autobotti. Un grosso pericolo è vicinissimo a noi: a Lonato dovrebbe essere realizzata una galleria atta ad oltrepassare l’abitato del comune, lunga quasi otto chilometri, ad una profondità di quaranta metri, ciò provocherebbe un effetto di sbarramento, quasi una diga, sulle falde acquifere a monte, che notoriamente approvvigionano la zona dell’Alto mantovano, sia per i bisogni umani, sia per le coltivazioni e l’agricoltura; un bacino di utenza superiore alle centodiecimila persone. Un altro sito a rischio, ed è Cepav 2 (general contractor, incaricato di eseguire i lavori), a dirlo, è il laghetto del Frassino; biotopo da salvaguardare di rilevanza europea, patrimonio dell’Unesco, un’oasi naturale protetta per le sue peculiarità faunistiche e floristiche. Le acque di questo bacino dovrebbero ridursi di un 20% all’anno, nel giro di un niente sarà destinato a sparire! 
Sui conti dell’Alta velocità è presto detto: se in un qualsiasi programma tu riesci a catturare un risicato 5% dei potenziali fruitori, per forza di cose sei destinato al fallimento; hai impiegato una montagna di denaro pubblico per un’opera che non decolla. Quale sarebbe l’imprenditore oggi disposto ad investire denaro proprio per un progetto fallimentare, già destinato al tracollo. Eppure è proprio Confindustria che spinge vergognosamente perché il Tav si faccia a tutti i costi. L’attuale linea ferroviaria Brescia - Padova, ad oggi, senza nessun implemento tecnologico potrebbe reggere il transito di 250 treni al giorno, ne circolano a malapena 130 (dati RFI), ciò sta a significare che la linea non è assolutamente satura. 
Sulle tratte di Alta velocità già funzionanti, si parlava, in termini di percorrenza di centinaia di convogli; sulla Milano - Napoli, che risulta la più utilizzata, attualmente si contano alcune decine di convogli giornalieri. Ma allora le merci? Abbiamo promosso da decenni, all’inverosimile, il trasporto su gomma, evidentemente per accelerare le operazioni di consegna dei prodotti in generale e per interessi privatistici in particolare, ed ora che assistiamo ad un calo preoccupante del trasporto merci, vogliamo che quest’ultime viaggino su rotaia. 
Effettivamente il progetto del supertreno parla sì di Alta velocità, ma anche di Alta capacità, ben sapendo che al mondo non esistono motrici in grado di trainare convogli pesantissimi. Signor Bauli (presidente di Confindustria veneta), quanti panettoni o pandori, ha fatto trasportare su rotaia per il Natale scorso? Signor Pasini (presidente di Confindustria bresciana), ultimamente ha voluto dare un’immagine green al suo gruppo aziendale, quanto pensa che sia pulito ed ecologico il progetto Tav? Da Brescia a Verona esistono ben quarantacinque siti inquinati sulla direttrice interessata alla nuova linea ferroviaria che dovranno (sic!) essere bonificati (e con questo termine non significa che si coprirà il tutto con cemento o sedime ferroviario); ad avvalorare la mia tesi c’è il terreno di proprietà della ditta Vezzola s.p.a. che doveva servire per il cantiere Tav, ma è stato messo sotto sequestro dalla Magistratura per possibili interramenti illeciti di rifiuti con conformi alle normative. Signor Boccia (presidente di Confindustria nazionale), lei parla di ben 50.000 persone che potrebbero essere assunte con lo sblocco delle grandi opere, ma davvero non sa che il potenziale di investimento investito in questo settore (grandi opere) è il più basso in assoluto in termini di creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato?
Una nota di colore, considerando che siamo in Carnevale: è tornata in questi giorni la notizia della fantomatica “Stazione del Garda” che dovrebbe sorgere a San Martino della Battaglia, perché apostrofarla così, quando colui che ha suggerito quest’idea, ha consumato un sacco di energie? Semplicemente perché, una linea ad Alta velocità ha senso se le distanze tra le stazioni sono di un certo chilometraggio, penso ad un tratto quale Milano - Verona (oltre 150 km.), ma in mezzo troviamo Brescia, poi San Martino della Battaglia ed infine Verona; tu dimmi come può fare un treno che impiega ben quindici minuti per raggiungere la velocità di crociera ed altrettanti per fermarsi a chiamarsi Alta velocità. Sarà semplicemente un treno a velocità alta, quelli che comunemente vedi passare quotidianamente e non penso che per guadagnare meno di una decina di minuti tra le stazioni di Milano e quella di Venezia ci si possa permettere il lusso di spendere ulteriormente una cifra preventivata (poi, tanto, alla fine aumenterà…!!!) di quattro miliardi di euro, no non suona bene…. ottomila miliardi di lire! Questo è un fiume di denaro impressionante, se poi consideriamo, e ciò è ormai un dato di fatto ormai largamente assodato, che i conti finali saranno inevitabilmente maggiorati, che si può lavorare anche e soprattutto non a regola d’arte, aumentando così in maniera esponenziale i profitti (vedi l’indagine dei magistrati fiorentini per la tratta Milano - Napoli) senz’altro qualcuno ha da parecchio tempo fiutato l’affaire
La nostra nazione ha bisogno sì di grandi opere che possono essere la messa in sicurezza del territorio, sotto l’aspetto del dissesto idrogeologico; un enorme ed importante studio per quanto riguarda il problema sismico e l’adeguamento delle costruzioni civili, pubbliche e private, per evitare ad ogni scossa tellurica, una carneficina. Ma abbiamo anche e soprattutto bisogno di un serio ed adeguato piano trasportistico su rotaia a livello regionale e provinciale; il 95% dei fruitori avrebbero bisogno di treni locali, onde evitare il più possibile l’uso indiscriminato, ma tante volte imposto, dell’automobile. 
Adesso, dopo aver tediato notevolmente, non faccio altro che tornare alla primissima frase di questo sconclusionato articolo: chi sono coloro che attendono con ansia quel benedetto fiume di denaro se non gli amici, degli amici, degli amici…                                                                              Giulio Botticini 

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