sabato 21 luglio 2012

Passato il PGT, la campagna ambientalista continua




Come previsto, ieri sera il PGT è stato approvato. Votato tavola per tavola, due tavole addirittura spezzate metà, ovviamente con i soli voti della maggioranza, diversi consiglieri della quale nel corso delle votazioni sono usciti dall'aula a turni di uno o due per aggirare il conflitto di interessi e quindi l'incompatibilità alla votazione. Estensore e maggioranza non si sono neanche preoccupati di organizzare le tavole del PdR (Piano delle Regole), dividendole al fine di evitare questo imbarazzante balletto.
Pubblichiamo il testo dell'intervento del capogruppo di Linea Indipendente Flavio Vida, chiamando a raccolta le intelligenze del paese per la prosecuzione della campagna, in sede di osservazioni al Piano, contro questa ennesima inutile mortificazione del territorio.
"Appare quantomeno bizzarra l’idea di intendere quali stralci delle tavole di un documento unitario, quale è il PdR, nel caso in esame suddiviso solo per questioni di scala, di rappresentazione.
Avremmo forse condiviso, benché modalità non prevista dalla legge, l’opzione di votare i 3 documenti che compongono il piano in sede distinta: un voto per il DdP (Documento di Piano), uno del PdS (Piano dei Servizi), uno per il PdR (Piano delle Regole). Pur appartenenti ad un unico elaborato sono differenti per applicazione e per durata.
Ma la regolamentazione del DIRITTO DI USO DEL SUOLO è una legge indistinta su tutto il territorio comunale. Altrimenti vale la regola che un domani, qualora venisse inserita un gigantesca variante nel PGT, che ne modifica completamente i parametri dimensionali, si voterà solo quella tavola in cui tale variante è collocata, lasciando perdere il voto (e quindi la conformità) con tutte le altre componenti del piano.
La scelta che la maggioranza va a rendere operativa questa sera è INOPPORTUNA e SBAGLIATA. Sbagliata non in riferimento alla giurisprudenza che ad oggi, sottolineo ad oggi, lo consente (anche se la sentenza che ne ha aperto la strada deriva dall’analisi di un quesito e di una situazione territoriale/amministrativa e legislativa completamente diversa, oltre ad essere stata emessa da un tribunale amministrativo di un’altra regione, quello di Venezia, dove vige una legge urbanistica diversa), ma al diritto: diritto esplicitato sin dall’art. 2 della LR 12/2005, dall’art. 7 che definisce il PGT come composto di 3 distinti documenti, dell’art. 13 secondo cui gli atti del PGT sono adottati ed approvati dal consiglio comunale; i comuni approvano il DdP, il PdS ed il PdR mediante un unico procedimento.
Inopportuna perché la stessa costituzione, all’articolo 97, individua un principio (ben superiore alle nostre sentenze o leggi regionali, scavalcate, modificate di continuo e quindi perfettibili): quello dell’obbligo di astensione che trova il suo fondamento nel principio costituzionale di imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa, ribadito dal parere del Ministero dell’Interno che richiama il dovere di astensione de quo, in tutti i casi in cui gli amministratori versino in situazioni anche POTENZIALMENTE IDONEE a porre in pericolo la loro assoluta imparzialità e serenità di giudizio.
Il PGT deve essere strumento condiviso, progetto di uno scenario territoriale di trasformazione di una comunità, che si dota di un disegno, di un piano e di alcune regole, per stabilire la convivenza e la produzione di una città futura e migliore.
Ma l’idea di un paese futuro è completamente assente nel documento di cui stasera si sarebbe potuto discutere: il PGT di Calcinato, ben lungi dalla filosofia della rivoluzione copernicana rispetto alle norme di pianificazione precedenti, introdotta dalla LR12/2005, si limita a confermare lo status quo, in maniera acritica, inserendo semplicemente una serie di aree. E questo si manifesta non solo nel PdR, che genera questo impasse imbarazzante, che stasera (forse solo temporaneamente?) la maggioranza supererà con un abile (anche se dipende dai punti di vista) escamotage, ma è evidente soprattutto dalla parte conoscitiva e preliminare dle piano.
Abbiamo qui numerossisime considerazioni sulla parte di studio, che avevamo già avanzato in commento alla bozza del 2008 ed alla Vas nel 2010: che senso ha impiegare 6 anni e mezzo ed impegnare e spendere fior di denaro pubblico per delle relazioni incoerenti, superficiali, acritiche, ovvie e con errori materiali? Anche se riteniamo che lo studio sulla componente geologica sia ben fatto: preciso, esaustivo, completo e quindi in grado di apportare conoscenza e generare coscienza trasformativa.
Per il resto gli esempi sarebbero innumerevoli: molte disposizioni di piani sovraordinati (PTCP e PPR) sono completamente disattese quando non contraddette negli elaborati operativi (a partire dalle fasce PAI, entro cui ci sono almeno 5 comparti); altri riferimenti (di ordine regionale) non sono neanche presi in considerazione (dagli studi sul patrimonio della Regione Lombardia, ai Piani d’Area); la relazione agronomica fa continui riferimenti a dati risalenti al decennio 1990/2000 (vecchi di 12/22 anni ed antecedenti al precedente PRG, oltre che alle recenti disposizioni sullo spandimento dei reflui con componente azotata); scopriamo che tra i beni di interesse architettonico c’è il piazzale della chiesa di Ponte San Marco (l’uscita del sottopasso ferroviario per intenderci) o una più volte citata villa al gazzo, stendendo un velo pietoso sul proliferare dei siti di interessa archeologico; il calcolo del suolo urbanizzato alla tavola 5 del DDP-DPC è più che sommario (esclude alcune parti di abitato, gli edifici isolati, conteggia alcune strade escludendone altre, parte della roggia maggiore promiscua, ma non altri canali…); la relazione DDP-DP-Paes pare un grande copia incolla di documenti indicatori e direttori della provincia: si citano la valle delle cartiere di Toscolano, le pievi della valtenesi, le fortificazioni dela valle sabbia, le risorgive, le conche lacustri, i vuoti metropolitani.
Per non dilungarci nella discussione ribadiamo le nostre considerazioni politiche e di opportunità in merito alla pianificazione espresse e depositate il 26 giugno 2012 ed il 10 luglio 2010.
Il nostro punto di vista sul Piano, pur ravvisandone alcuni spunti interessanti, è estremamente critico: siamo distanti dalla sua dipendenza da una struttura di potere, di amministrazione e di idea di trasformazione, che oltre a non appartenerci, è evidentemente superata sia dalla cultura che dal mercato.
I nostri punti di vista sull’urbanistica sono distanti e l’atteggiamento di delusione nei confronti di questo strumento lo conferma.
Anche l’idea di politica amministrativa è distante; il nostro commissario all'urbanistica ha chiesto la disponibilità degli atti unilaterali, solo citati nelle schede degli Ambiti di trasformazione e non allegati ai documenti consultabili: l’ha fatto sia in fase di visione, in giugno, che nella commissione urbanistica con la conferenza dei capigruppo; documentazione che è stata consegnata alla collega capogruppo di Calcinato Migliore solo ieri pomeriggio alle 16.30, in concomitanza con la comunicazione della scelta di votazione tavola per tavola... elementi che sono forse in correlazione?
Prendiamo atto, di questa decisione, che la giurisprudenza contempla, ma che forse mette in crisi la trasparenza di un processo durato troppo a lungo e votato così in fretta.

Prima della riflessione politica viene però quella etica, una scelta personale, prima che collettiva; e questa ci suggerisce di non partecipare oltre alla discussione ed all’approvazione dei documenti del PGT; documenti che abbiamo studiato attentamente, perché abbiamo a cuore il nostro paese e crediamo di poter incidere, nel bene, nella sua gestione ed amministrazione.
Non parteciperemo neanche alla votazione dei documenti, essendo la nostra posizione, in termini di numeri comunque ininfluente ai fini dell'approvazione del documento, approvazione che come molto spesso succede è per partito preso indipendentemente dal contenuto dell'oggetto o da una possibile discussione; questa volta la nostra posizione è anche, in quanto disinteressata, trasparente e finalizzata al bene collettivo, mortificata.
Nella fase di osservazione avremo comunque modo di avanzare i nostri commenti, suggerimenti, e critiche specifiche ai diversi punti dello strumento urbanistico comunale".

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